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View Full Version : Il nuovo boom della Svezia arriva da un mix di rigore e ultramercatismo


frankytop
07-07-2010, 10:32
Miracolo svedese? Nel mezzo della crisi del debito pubblico, la Svezia alza l'asticella delle aspettative. Il ministro delle Finanze, Anders Borg (nella foto), durante un infuocato dibattito parlamentare ha previsto, nel 2010, un tasso di crescita economica del 3,3% (3,8% nel 2011), contro il 2,5 atteso, e un calo della disoccupazione all'8,9% (8,4% l'anno prossimo), contro il 9,2% del forecast precedente. Questa concessione alla speranza arriva dopo la decisione della Banca centrale svedese di aumentare il tasso di sconto di un quarto di punto.

Borg ha disegnato un percorso di completo rientro dalla crisi in una manciata di anni: crescita economica sostenuta (tra il 3 e il 4 per cento) e graduale riassorbimento della disoccupazione, che entro il 2014 dovrebbe tornare sotto il livello di guardia del 6 per cento.

Non è detto che sia un eccesso di ottimismo. Negli ultimi dieci anni, mentre l'Italia cresceva nell'ordine dell'1 per cento all'anno e l'Europa del 2 per cento, la Svezia ha corso a un tasso superiore al 3 per cento. Questo risultato – dentro cui Borg rinviene la possibilità di una rapida ripresa – è tanto più sorprendente se si pensa che la costruzione di un pesante welfare state aveva, negli ultimi trent'anni del Ventesimo secolo, pesantemente impattato il successo scandinavo, facendo precipitare Stoccolma dalla quarta posizione nell'indice di prosperità nel 1970 alla quattordicesima nel 2003. Oggi il Legatum Institute assegna alla Svezia il terzo posto: cosa è cambiato?

Una possibile risposta viene guardando altri due indici. Uno è quello della libertà economica pubblicato ogni anno dalla Heritage Foundation, che nel 2010 assegna al paese il ventunesimo posto, con un punteggio del 72,4 per cento. Può apparire non esaltante – o almeno insufficiente a spiegare l'undicesimo Pil pro capite al mondo – ma bisogna entrare dentro le variabili considerate dal think tank conservatore: si scoprirà allora che, a dispetto della cattiva performance per pressione fiscale e spesa pubblica, la Svezia svetta rispetto a tutti gli altri indicatori, in particolare libertà d'impresa e protezione dei diritti di proprietà (entrambe sopra il 95 per cento). Una lettura analoga viene scorrendo i risultati dell'Indice della libertà di intrapresa , elaborato dall'Istituto Bruno Leoni per il Centro studi di Confindustria, che assegna alla Svezia un punteggio complessivo del 59 per cento, ma enfatizza un ragguardevole livello di libertà d'impresa (81 per cento) e libertà dalla regolazione (74 per cento), tra i più alti in Europa.

Quello che emerge, dunque, è la peculiarità svedese di sostenere un massiccio (ma decrescente nel tempo) sforzo redistributivo attraverso la creazione di un contesto "ultramercatista" per le imprese. In altre parole, Stoccolma ha capito che, per essere ridistribuita, la ricchezza deve prima essere creata; e, perché sia creata, bisogna che lo Stato stia fuori dai piedi il più possibile e lasci fare agli "spiriti animali" del mercato.

Il ministro Borg, intervistato dal Financial Times lo scorso 9 giugno, ha rivendicato i meriti del governo di cui fa parte, senza tuttavia rinnegare gli sforzi precedenti, a partire dalla dura terapia di rigore contabile che ha portato in pareggio (pre-crisi) un bilancio in deficit strutturale di 12 punti di prodotto interno lordo. Il tutto si sposa a un set di poche e semplici regole, che proprio in quanto poche e semplici sono tendenzialmente rispettate di più e meglio. A Borg ha risposto, un po' piccato, l'ex governatore della Riksbank, Lars Wohlin, il quale ha evidenziato il ruolo fondamentale della politica monetaria rigorista, che ha dato a imprese e banche gli incentivi corretti e li ha trattenuti dal cadere nella spirale del sovraindebitamento.

Il "nuovo" modello scandinavo si basa su tre pilastri: rigore nella spesa pubblica, rigore monetario, e libertà d'impresa. Se la Svezia è l'anti-Grecia, forse per chi sta in mezzo al guado è arrivata l'ora di fare una scelta di campo.

Il Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-07-06/svezia-crescita-pil-debito-anders-borg-180013.shtml?uuid=AYRpmc5B)

Inugami
07-07-2010, 10:36
Quindi fino a ieri erano una manica di stronzi comunisti ora che voglio fare come ha fatto il resto del mondo negli ultimi 20 anni sono da imitare e sono da imitare perchè loro non sono in crisi...ma a nessuno viene in mente che loro non sono in crisi perchè non hanno fatto come il resto del mondo? :rotfl:

mixkey
07-07-2010, 10:37
Mi sembra giusto che anche la' comincino a raccogliere le monete perse in autostrada come fanno i sedicenti benestanti italiani.

Un po' di miseria anche a loro che diamine e molta piu' ricchezza a chi e' gia ricco come deve essere, cribbio!

Wesker
07-07-2010, 10:41
Il problema del mercato selvaggio è che può farti diventare ricco o può farti divenatre povero.

E uno satto non può permettersi la seconda opzione.

mixkey
07-07-2010, 10:43
Il problema del mercato selvaggio è che può farti diventare ricco o può farti divenatre povero.

E uno satto non può permettersi la seconda opzione.

Come no, lo stanno facendo in tutto il mondo ed i poveri plaudono perche' ad essi dispiace vedere i ricchi soffrire.

Xilema
07-07-2010, 11:04
Il fatto è che in Svezia esiste ancora l'etica (e probabilmente un salariato di quelle industrie così aggressive e capitaliste prende il doppio di un pari ruolo italiano), mentre da noi Marchionne cancella col ricatto 60 anni di lotte sociale per la dignità sul lavoro.
L'Italia sta male perchè prima di tutto è un paese immorale ed incivile, e fare impresa in questo paese significa solo arricchimento personale ed evasione, non capacità di elevare le condizioni sociali di molte persone (e non pochi singoli).

frankytop
07-07-2010, 11:13
Il fatto è che in Svezia esiste ancora l'etica (e probabilmente un salariato di quelle industrie così aggressive e capitaliste prende il doppio di un pari ruolo italiano), mentre da noi Marchionne cancella col ricatto 60 anni di lotte sociale per la dignità sul lavoro.

A Pomigliano non si può fare altrimenti,anzi devono ringraziare che la Fiat resti da quelle parti.

L'Italia sta male perchè prima di tutto è un paese immorale ed incivile, e fare impresa in questo paese significa solo arricchimento personale ed evasione, non capacità di elevare le condizioni sociali di molte persone (e non pochi singoli).
Il compito di una impresa non è quello di elevare le condizioni sociali delle persone,questo è un solo una conseguenza,l'azienda di per se ha l'obiettivo di creare ricchezza per gli azionisti o per i beneficiari degli introiti.

Poi il rispetto delle regole naturalmente implica una una società sana nel suo complesso.

lowenz
07-07-2010, 11:23
Il compito di una impresa non è quello di elevare le condizioni sociali delle persone,questo è un solo una conseguenza,l'azienda di per se ha l'obiettivo di creare ricchezza per gli azionisti o per i beneficiari degli introiti.
Sì ma l'azienda se perde appeal per i lavoratori come "elevatore di condizione sociale" (lavoro->sto meglio) crolla :p

Xilema
07-07-2010, 11:28
A Pomigliano non si può fare altrimenti,anzi devono ringraziare che la Fiat resti da quelle parti.

Il compito di una impresa non è quello di elevare le condizioni sociali delle persone,questo è un solo una conseguenza,l'azienda di per se ha l'obiettivo di creare ricchezza per gli azionisti o per i beneficiari degli introiti.

Poi il rispetto delle regole naturalmente implica una una società sana nel suo complesso.


Questo tuo modo di pensare è troppo capitalistico imho.
Certo, nessuno fa impresa aggratisse, ma se si guardano solo i soldi... si finisce esattamente come in Italia, ovvero male, oppure come negli USA... dove il dio denaro ha massacrato il paese.
Se invece si fa impresa per elevare non solo se stessi, m anche quelli che lavorano per te, senza trattarli come "schiavi", allora vedi che il paese cresce come la Svezia, la Finalndia e la Norvegia.

Inugami
07-07-2010, 11:56
Sì ma l'azienda se perde appeal per i lavoratori come "elevatore di condizione sociale" (lavoro->sto meglio) crolla :p

E poi ci ritroviamo con 2 milioni di giovani...com'è che li chiamano? workless? si be insomma che il lavoro non se lo cercano nemmeno.
Ah ma naturalmente basta liquidare il tutto con un po di retorica padana "fannulloni"+"bamboccioni"+"vogliono la pappa pronta"+"che imparino a rimboccarsi le maniche".:sofico:

frankytop
07-07-2010, 12:14
Sì ma l'azienda se perde appeal per i lavoratori come "elevatore di condizione sociale" (lavoro->sto meglio) crolla :p

L'azienda non deve creare nessun "appeal",semplicemetne si limita ad erogare uno stipendio e se questo risultasse troppo elevato rispetto al fatturato allora si che l'impresa crolla.

Se fornisce uno stipendio troppo basso allora ci sono i sindacati o in un sistema di vero libero mercato del lavoro i lavoratori si rivoglono ad altra aziende (...se sono ancora giovani,s'intende)

mixkey
07-07-2010, 12:16
edit

mixkey
07-07-2010, 12:18
L'azienda non deve creare nessun "appeal",semplicemetne si limita ad erogare uno stipendio e se questo risultasse troppo elevato rispetto al fatturato allora si che l'impresa crolla.

Se fornisce uno stipendio troppo basso allora ci sono i sindacati o in un sistema di vero libero mercato del lavoro i lavoratori si rivoglono ad altra aziende (...se sono ancora giovani,s'intende)

Dipende dalle competenze, un idraulico o un elettricista vecchio sono molto avvantaggiati rispetto ad uno dei milioni di programmatori giovani.

balint
07-07-2010, 12:20
Veramente lo scopo primario dell'impresa è la produzione di beni e/o servizi

frankytop
07-07-2010, 12:21
Questo tuo modo di pensare è troppo capitalistico imho.
Certo, nessuno fa impresa aggratisse, ma se si guardano solo i soldi... si finisce esattamente come in Italia, ovvero male, oppure come negli USA... dove il dio denaro ha massacrato il paese.

Io addebiterei il problema all'impunità di certi comportamenti perchè le regole ci sono ma se i controllori non controllano o sono corrotti il sistema crolla.

Se invece si fa impresa per elevare non solo se stessi, m anche quelli che lavorano per te, senza trattarli come "schiavi", allora vedi che il paese cresce come la Svezia, la Finalndia e la Norvegia.

I lavoratori per non essere trattati come schiavi devo avere una qualche forma di potere che gli deriva dai sindacati o dalla concorrenza del lavoro,in un sistema normale.

In ogni caso anche i sindacati in passato hanno mostrato arroganza non badando troppo all'interesse degli impiegati/lavoratori soffocando le imprese e spesso facendole fallire a meno che non fossero azuende pubbliche o semipubbliche perchè tanto c'è lo stato che paga (Alitalia)..ma qui è un discorso più ampio.

frankytop
07-07-2010, 12:22
Veramente lo scopo primario dell'impresa è la produzione di beni e/o servizi

..al fine di realizzare ricchezza pecuniaria per gli azionisti o per i titolari dell'azienda e la produzione di beni e servizi è il mezzo attraverso il quale la si realizza.

frankytop
07-07-2010, 12:25
Dipende dalle competenze, un idraulico o un elettricista vecchio sono molto avvantaggiati rispetto ad uno dei milioni di programmatori giovani.

Eh forse sarebbe meglio se molti giovani smanettoni si mettessero a fare l'idraulico o l'elettricista. :D

mixkey
07-07-2010, 12:31
Eh forse sarebbe meglio se molti giovani smanettoni si mettessero a fare l'idraulico o l'elettricista. :D

Certamente, basta che non lo facciano tutti o troppi pero' altrimenti siamo allo stesso punto.

mixkey
07-07-2010, 12:32
..al fine di realizzare ricchezza pecuniaria per gli azionisti o per i titolari dell'azienda e la produzione di beni e servizi è il mezzo attraverso il quale la si realizza.

Piu' semplicemente "lo scopo dell'impresa e' fare profitto".

frankytop
07-07-2010, 12:38
Piu' semplicemente "lo scopo dell'impresa e' fare profitto".

Si,così è anche più sintetico ed è meglio espresso il concetto.

scorpionkkk
07-07-2010, 12:39
...

Se tutto il panegirico è un inno al libero mercato allora c'è un vizio di fondo.

La Svezia , come tutti i paesi scandinavi, scalza lo stato dal privato innanzitutto perchè fa anche l'esatto contrario, ovvero scalza il privato dallo stato.
Non esiste commistione tra i due e lo stato interpreta il suo ruolo fino in fondo con un livello di imposizione fiscale molto alto a cui corrispondono servizi di base sia per il privato che per le imprese. Di contro ogni possibile commistione tra pubblico e privato per favorire quest'ultimo viene scoraggiata mantenendo il mercato integro.

La ricetta quindi della svezia non è quindi di privatizzare il mercato ma è un ruolo statale forte e deciso che distribuisce la ricchezza in modo strategico permettendo al mercato di avere un ruolo.

Da noi invece, tentando di scopiazzare malamente, stanno realizzando nell'ordine:
1) la scomparsa dello stato a favore del privato.
2) la canonizzazione del rapporto tra stato e privato in modo tale che l'ultimo scampolo di stato continui ad essere commisto al privato.

Inugami
07-07-2010, 12:43
L'azienda non deve creare nessun "appeal"

Non è ha il dovere, ma gli conviene. :asd:

blamecanada
07-07-2010, 12:43
Piu' semplicemente "lo scopo dell'impresa e' fare profitto".
Lo scopo dell'impresa è la valorizzazione del capitale.

:O

Inugami
07-07-2010, 12:47
Ma poi scusate ma se il lavoro non da promesse di svolta non c'è il rischio che la gente si rivolga di più a chi quelle promesse le da?
Tipo che so quella roba che non esiste e con la quale bisogna convivere...

Johnn
07-07-2010, 15:32
In riferimento al primo post, dal basso della mia ignoranza, mi pare che sia del tutto ignorato, anche da parte del governo svedese, il fatto che il mondo attuale è economicamente fortemente connesso. Quindi in parte la sua economia non dipende dalle scelte del governo. Per dirla terra-terra, la Svezia possiede il debito di quali stati? Oppure, gli Islandesi quale politica di governo hanno sbagliato?

Varilion
07-07-2010, 15:53
L'idea svedese secondo me la si può riassumere nel: "abbiamo fattole cicale ed eravamo ricchi, adesso facciamo le formiche, così diventiamo ricchissimi!". Comunque il "nuovo corso" dell'economia svedese è da anni che va avanti, mica un idea "post-crisi".

In riferimento al primo post, dal basso della mia ignoranza, mi pare che sia del tutto ignorato, anche da parte del governo svedese, il fatto che il mondo attuale è economicamente fortemente connesso. Quindi in parte la sua economia non dipende dalle scelte del governo. Per dirla terra-terra, la Svezia possiede il debito di quali stati? Oppure, gli Islandesi quale politica di governo hanno sbagliato?

Il problema dell'Islanda era un economia basata su un solo settore (la finanza), comunque non è che se la passino poi così male eh.

Gnubbolo
07-07-2010, 16:33
libero mercato non vuol dire corporativismo.
le aziende devono scannarsi non proteggersi l'un l'altra.
e quando si fa innovazione è facile che qualcuno che non sta al passo venga ridimensionato, e se lo stato lo aiuta automaticamente si crea parassitismo.

continuo sulle parole di mixkey:
Dipende dalle competenze, un idraulico o un elettricista vecchio sono molto avvantaggiati rispetto ad uno dei milioni di programmatori giovani.

il problema è: in Italia facciamo innovazione ? il problema è sociologico prima che economico.
non c'è voglia di associarsi.
perchè 4 contadini continuano ad usare ognuno il suo trattore di 30 anni fa quando potrebbero mettersi insieme ed acquistarne uno moderno che fa tutto automatizzato ?
perchè 4 ragazzi bravi a fare mappe per videogiochi continuano a cazzeggiare invece di proporre una demo comune ad una start up ? e se stupissero ?

siamo solo buoni a litigare, tranne che per spartirsi le torte dell'edilizia, li si che siamo i migliori del mondo, ma quello non è progresso o innovazione è solo sviluppo, cioè costruzione, impiego o meglio spreco di risorse.

in Italia quando si parla di aiuti alle imprese, alla fine si finanzia sempre l'edilizia, il settore con cui è più facile creare denaro e posti di lavoro.
ma questo ripeto non favorisce l'innovazione.

blamecanada
07-07-2010, 17:17
libero mercato non vuol dire corporativismo.
Nella realtà le grandi aziende si accordano tra loro, e hanno in mano per larga parte il potere politico che dovrebbe controllare che non lo facciano.
Il libero mercato è, in linea di massima, una fantasia.