Noir79
02-07-2010, 00:12
Da FaithFreedom Italia (http://www.italian.faithfreedom.org/comment.php?t=2066),
che cita a sua volta Jihadwatch (http://www.jihadwatch.org/2010/06/muslim-fbi-informant-ostracized-by-muslim-community-in-us.html), che cita a sua volta il Philadelphia Inquirer (http://www.philly.com/inquirer/front_page/20100627_From_star_FBI_witness_to_ostracism__loss.html):
Verrebbe da pensare che la Vasta Maggioranza di Musulmani Americani che sono pacifici, leali e patriottici avrebbe celebrato Mahmoud Omar come un eroe. Gia', perche' no? Perche' un uomo che ha aiutato l'FBI contro dei jihadisti dovrebbe dire, "Ho perso la mia gente. Ho perso la mia religione"? E perche' le autorita' non si pongono la stessa domanda, e non cercano risposte per essa?
"Da testimone star dell'FBI ad ostracismo e bancarotta", di George Anastasia per il Philadelphia Inquirer (http://www.philly.com/inquirer/front_page/20100627_From_star_FBI_witness_to_ostracism__loss.html), 27 Giugno.
Non era cosi' che Mahmoud Omar pensava che sarebbe finita.
Omar, l'informatore egiziano dell'FBI che e' stato un testimone chiave del processo per terrorismo di Fort Dix, siede al tavolo della sua cucina nell'appartamento cercando di dare un senso a quello che sta passando.
Ha una notifica di sfratto per il mancato pagamento dell'affitto, un modulo di richiesta di assistenza sociale, un'attivita' commerciale di export in pessime acque, e un permesso di soggiorno dal futuro incerto.
L'appartamento di South Jersey e' arredato a macchia di leopardo. C'e' poco cibo nel frigorifero.
Omar vive di settimana in settimana, a volte alla giornata, con la sua moglie Americana di nascita, Jessica, cresciuta a Maple Shade, e i suoi due bambini, una figlia di 6 anni e un figlio di 3.
"Come puo' essere?" si chiede, i suoi occhi pieni di rabbia, delusione e incredulita'. "E' stato un buon processo. Ho aiutato. E cosa ci ho guadagnato?"
La sua voce dal forte accento si fa flebile. "Nulla."
Fumando una sigaretta dopo l'altra, Omar, 41 anni, parla in pubblico per la prima volta della sua esperienza di informatore dell'FBI come elemento centrale nell'investigazione di Fort Dix, e dell'impatto che il caso e le conseguenze di esso hanno avuto sulla sua vita.
Diciotto mesi dopo che una giuria federale a Camden ha condannato tutti e cinque i difensori, il testimone chiave non e' sicuro del suo futuro e ha ripensamenti anche sul suo passato. [...]
"Ho perso la mia gente," ha detto Omar durante una serie di interviste nel corso dell'ultimo mese. "Ho perso la mia religione. E non posso farci niente."
Se non vieni dalla sua cultura, dice, e' quasi impossibile capire cosa intende.
Per Omar, la sua capacita' di mantenersi in America era stata costruita attorno ad una rete di amici, pareti e conoscenti nella comunita' Musulmana.
Quella rete, dice, non esiste piu' per lui.
E' stato ostracizzato a causa di cio' che ha fatto.
Non importa, dice, che i cinque uomini che ha aiutato a far condannare fossero accusati di cospirare per uccidere soldati Americani. Secondo una logica distorta, dice, le loro azioni erano comprensibili agli occhi della comunita' Musulmana.
"Per i Musulmani siamo tutti fratelli, e io ho tradito dei fratelli", dice.
Omar non si reca piu' alla moschea, dice, perche' sa che non sarebbe il benvenuto.
Nessuno gliel'ha detto. Ma, ci dice toccandosi il petto, "Lo so qui dentro."
"I Musulmani non credono che questi ragazzi abbiano fatto nulla", dice. "E non lo crederanno mai. Non vogliono crederlo." [...]
Per molti di loro, ci spiega, egli e' un traditore.
Nel suo paese, i parenti e i clienti di un tempo non vogliono piu' avere a che fare con lui.
"La gente con cui intrattenevo affari e' sparita", racconta. "Mi dicono, 'Hai fatto la tua scelta. Hai aiutato il governo Americano. Perche' dovremmo aiutarti? Fatti aiutare dal governo Americano.'" [...]
L'Inquirer passa poi la parola ad un professore dhimmi che accusa gli Stati Uniti per l'ostracismo subito da Omar alle mani die Musulmani:
William Granara, un professore di studi Arabi all'universita' di Harvard, dice di notare che Omar stia passando un "conflitto di fedelta'" non raro presso gli immigrati.
Ma per molti immigrati Musulmani, questo si intensifica a causa del "senso di vulnerabilita' e alienazione" che la comunita' prova.
Questo, aggiunge Granara, puo' spiegare perche' alcuni Musulmani si rivolgono ad Omar e dicono, "come puoi aver fatto questo in un momento in cui l'America ci sta trattando in questo modo?"
In quale modo, di preciso? In un momento in cui l'America li sta rendendo piu' liberi, piu' prosperi, e piu' sicuri dalle minaccie fisiche a cui si va incontro virtualmente in qualsiasi paese Musulmano sulla terra?
che cita a sua volta Jihadwatch (http://www.jihadwatch.org/2010/06/muslim-fbi-informant-ostracized-by-muslim-community-in-us.html), che cita a sua volta il Philadelphia Inquirer (http://www.philly.com/inquirer/front_page/20100627_From_star_FBI_witness_to_ostracism__loss.html):
Verrebbe da pensare che la Vasta Maggioranza di Musulmani Americani che sono pacifici, leali e patriottici avrebbe celebrato Mahmoud Omar come un eroe. Gia', perche' no? Perche' un uomo che ha aiutato l'FBI contro dei jihadisti dovrebbe dire, "Ho perso la mia gente. Ho perso la mia religione"? E perche' le autorita' non si pongono la stessa domanda, e non cercano risposte per essa?
"Da testimone star dell'FBI ad ostracismo e bancarotta", di George Anastasia per il Philadelphia Inquirer (http://www.philly.com/inquirer/front_page/20100627_From_star_FBI_witness_to_ostracism__loss.html), 27 Giugno.
Non era cosi' che Mahmoud Omar pensava che sarebbe finita.
Omar, l'informatore egiziano dell'FBI che e' stato un testimone chiave del processo per terrorismo di Fort Dix, siede al tavolo della sua cucina nell'appartamento cercando di dare un senso a quello che sta passando.
Ha una notifica di sfratto per il mancato pagamento dell'affitto, un modulo di richiesta di assistenza sociale, un'attivita' commerciale di export in pessime acque, e un permesso di soggiorno dal futuro incerto.
L'appartamento di South Jersey e' arredato a macchia di leopardo. C'e' poco cibo nel frigorifero.
Omar vive di settimana in settimana, a volte alla giornata, con la sua moglie Americana di nascita, Jessica, cresciuta a Maple Shade, e i suoi due bambini, una figlia di 6 anni e un figlio di 3.
"Come puo' essere?" si chiede, i suoi occhi pieni di rabbia, delusione e incredulita'. "E' stato un buon processo. Ho aiutato. E cosa ci ho guadagnato?"
La sua voce dal forte accento si fa flebile. "Nulla."
Fumando una sigaretta dopo l'altra, Omar, 41 anni, parla in pubblico per la prima volta della sua esperienza di informatore dell'FBI come elemento centrale nell'investigazione di Fort Dix, e dell'impatto che il caso e le conseguenze di esso hanno avuto sulla sua vita.
Diciotto mesi dopo che una giuria federale a Camden ha condannato tutti e cinque i difensori, il testimone chiave non e' sicuro del suo futuro e ha ripensamenti anche sul suo passato. [...]
"Ho perso la mia gente," ha detto Omar durante una serie di interviste nel corso dell'ultimo mese. "Ho perso la mia religione. E non posso farci niente."
Se non vieni dalla sua cultura, dice, e' quasi impossibile capire cosa intende.
Per Omar, la sua capacita' di mantenersi in America era stata costruita attorno ad una rete di amici, pareti e conoscenti nella comunita' Musulmana.
Quella rete, dice, non esiste piu' per lui.
E' stato ostracizzato a causa di cio' che ha fatto.
Non importa, dice, che i cinque uomini che ha aiutato a far condannare fossero accusati di cospirare per uccidere soldati Americani. Secondo una logica distorta, dice, le loro azioni erano comprensibili agli occhi della comunita' Musulmana.
"Per i Musulmani siamo tutti fratelli, e io ho tradito dei fratelli", dice.
Omar non si reca piu' alla moschea, dice, perche' sa che non sarebbe il benvenuto.
Nessuno gliel'ha detto. Ma, ci dice toccandosi il petto, "Lo so qui dentro."
"I Musulmani non credono che questi ragazzi abbiano fatto nulla", dice. "E non lo crederanno mai. Non vogliono crederlo." [...]
Per molti di loro, ci spiega, egli e' un traditore.
Nel suo paese, i parenti e i clienti di un tempo non vogliono piu' avere a che fare con lui.
"La gente con cui intrattenevo affari e' sparita", racconta. "Mi dicono, 'Hai fatto la tua scelta. Hai aiutato il governo Americano. Perche' dovremmo aiutarti? Fatti aiutare dal governo Americano.'" [...]
L'Inquirer passa poi la parola ad un professore dhimmi che accusa gli Stati Uniti per l'ostracismo subito da Omar alle mani die Musulmani:
William Granara, un professore di studi Arabi all'universita' di Harvard, dice di notare che Omar stia passando un "conflitto di fedelta'" non raro presso gli immigrati.
Ma per molti immigrati Musulmani, questo si intensifica a causa del "senso di vulnerabilita' e alienazione" che la comunita' prova.
Questo, aggiunge Granara, puo' spiegare perche' alcuni Musulmani si rivolgono ad Omar e dicono, "come puoi aver fatto questo in un momento in cui l'America ci sta trattando in questo modo?"
In quale modo, di preciso? In un momento in cui l'America li sta rendendo piu' liberi, piu' prosperi, e piu' sicuri dalle minaccie fisiche a cui si va incontro virtualmente in qualsiasi paese Musulmano sulla terra?