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View Full Version : Afghanistan e ricchezze minerarie


Sheera
18-06-2010, 08:34
Afghanistan e ricchezze minerarie
Fine del conflitto necessaria per il loro sfruttamento
17 giu 2010
di GIANANDREA GAIANI -

Le ingenti risorse minerarie rinvenute in Afghanistan dai geologi statunitensi del Geological Survey ampliando le ricerche effettuate dai sovietici negli anni '80, potranno aiutare la stabilizzazione del Paese e la fine del conflitto? In linea teorica gli immensi giacimenti di ferro, oro, rame, cobalto e litio il cui valore stimato sarebbe superiore a mille miliardi di dollari dovrebbero offrire a USA ed Europa un motivo in più per restare in Afghanistan affiancando a ragioni strategiche e geopolitiche robuste motivazioni economiche. In realtà, come hanno fatto notare numerosi analisti internazionali, l'Eldorado afghano difficilmente influenzerà l'andamento della guerra anche perché non potrà essere sfruttato proficuamente senza ingenti investimenti per molti miliardi di dollari necessari a realizzare strade, ferrovie, ponti e altre infrastrutture indispensabili per le attività estrattive. Ne sanno qualcosa i cinesi della compagnia statale MCC che si è aggiudicata nel 2007 la concessione per la grande miniera di rame di Aynak, nella provincia di Logar, ma che nonostante investimenti per 4 miliardi di dollari difficilmente potranno cominciare a sfruttarla prima del 2014. Il Pentagono ritiene che l'Afghanistan potrebbe diventare «l'Arabia Saudita del litio» e il generale David Petraeus, alla testa del Central Command, ha parlato di «un potenziale straordinario». Anche a Kabul si ostenta ottimismo e il portavoce presidenziale, Waheed Omar, ha ipotizzato che le risorse superino le stime statunitensi basate su rilievi approfonditi sul 30 per cento del territorio afghano. Il Ministero delle miniere vuole assegnare già tra sei mesi i diritti di esplorazione dei giacimenti e stima che le miniere possano essere operative entro cinque o dieci anni mentre il rapporto del Geological Survey stima occorrano decenni. La guerra e lo scarso controllo del territorio da parte delle forze di Kabul costituiscono l'ostacolo principale a ogni progetto di sviluppo anche perché parte dei giacimenti sono stati rinvenuti nelle provincie meridionali e orientali ad elevata presenza talebana. Il rapporto statunitense del resto non è il primo a evidenziare ampie ricchezze nel sottosuolo afghano al punto che non si può non notare che i dati erano stati raccolti tra il 2006 e il 2007, ma sono stati curiosamente resi noti, dal Pentagono, solo ora. Ce n'è abbastanza per ipotizzare un'operazione mediatica tesa a contrastare il crescente malcontento diffuso presso l'opinione pubblica occidentale circa la partecipazione al conflitto afghano che ha già indotto molti governi (USA e Gran Bretagna in testa) ad annunciare per l'anno prossimo l'inizio del ritiro delle truppe. In termini politici le ricchezze minerarie offrono al presidente Hamid Karzai opportunità e sfide. Con i talebani potrà affrontare un eventuale negoziato mettendo sul tavolo i proventi delle risorse del sottosuolo, utili anche a garantire un maggiore supporto economico internazionale. Al tempo stesso Kabul dovrà dimostrarsi in grado di gestire in maniera trasparente le concessioni minerarie, combattendo la corruzione e soprattutto distribuendo i diritti di sfruttamento a compagnie di tutto il mondo per coinvolgere nella stabilizzazione del Paese statunitensi, europei, cinesi, russi ma anche Pakistan, India e Iran. Lo sfruttamento delle miniere afghane, se verrà attuato, potrebbe comportare un indotto notevole in Pakistan e Iran, naturali sbocchi al mare per le materie prime estratte.
Il rischio è che l'incapacità di Kabul di gestire la questione mineraria porti l'Afghanistan verso scenari africani accentuando (come è accaduto in Congo) la feudalizzazione del Paese con le ingerenze straniere che alimentano milizie e signori della guerra locali. La pace resta quindi la condizione prioritaria per lo sfruttamento delle risorse afghane anche perché i soldati alleati sono insufficienti a schiacciare i talebani e non potranno certo occuparsi di proteggere le miniere, esigenza che potrebbe determinare un nuovo boom delle «private security companies».

(Aggiornamento notizia: 17 giu 2010 10:15)
CdT