View Full Version : Sperimentazione animale
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=4767
La sperimentazione sugli animali a fini medici è una pratica necessaria o meno? Da ignorante in materia vorrei conoscere l'opinione di qualcuno che possibilmente se ne intende, dato che è difficile di norma instaurare un dibattito con animalisti e antivivisezionisti data la loro intransigenza assoluta sull'argomento. Insomma, esistono ragioni etiche che dovrebbero farci propendere per l'abbandono di questa pratica, ma da un punto di vista razionale la sperimentazione è ad oggi necessaria? Leggo dell'impossibilità di determinare se un dato farmaco funziona per l'uomo una volta testato sugli animali, data la diversa struttura fisiologica e conseguentemente una diversa reazione al farmaco,ma è davvero così? Esistono metodi alternativi validi? E se così fosse, perchè scienziati e ricercatori proseguono con questa pratica immorale? Ragioni solo economiche? Leggo che in realtà la sperimentazione animale è costosa, ed inoltre, perchè sottoporsi al fuoco incrociato degli antivivisezionisti se fosse una pratica evitabile? In buona sostanza, abbiamo da un lato innegabili ragioni etiche per abolire questa pratica, dall'altro abbiamo (a quanto pare) l'inevitabilità dell'uso di tali metodi per la sperimentazione di farmaci che potrebbero salvare vite umane. ma la situazione è davvero questa?Attendo lumi in materia.:help: In
Ziosilvio
11-06-2010, 11:38
Da utente e profano:
La sperimentazione sugli animali sarebbe superflua se possedessimo modelli al calcolatore in grado di sostituirla. Purtroppo al momento non ce li abbiamo, e l'unico modo per svilupparli, è basarsi sui risultati che si ottengono con la sperimentazione animale!
Alcuni gruppi animalisti obiettano che spesso i risultati ottenuti sugli animali non sono affidabili sull'uomo. Questo è vero in certi casi, ma non in tutti. Inoltre, la sperimentazione sugli esseri umani è regolamentata in maniera ancora più ferrea, quindi non si può sostituire tout court la sperimentazione sugli animali con quella sulle persone... che sarebbe sì più "affidabile" ma anche molto meno "etica".
C'è anche da dire che gli animali da laboratorio producono nuove generazioni a un ritmo molto maggiore che non gli esseri umani, quindi una sostituzione come quella anzidetta comporterebbe un brusco rallentamento della sperimentazione---e conseguentamente della disponibilità di nuovi farmaci.
Sono d'accordo con l'affermazione del professor Roberts, secondo cui nel dibattito su questi argomenti l'emotività supera la scienza.
Concludo con un'osservazione di Davide Bianchi: http://www.soft-land.org/commenti/comm123
Ziosilvio
11-06-2010, 11:41
Sempre da utente:
perchè scienziati e ricercatori proseguono con questa pratica immorale?
In quale modo la sperimentazione sugli animali sarebbe "immorale"?
Bada che non mi sto riferendo alle degenerazioni, tipo trapiantare la testa di una scimmia sul collo di un'altra.
abbiamo da un lato innegabili ragioni etiche per abolire questa pratica
Quali?
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=4767
La sperimentazione sugli animali a fini medici è una pratica necessaria o meno? Da ignorante in materia vorrei conoscere l'opinione di qualcuno che possibilmente se ne intende, dato che è difficile di norma instaurare un dibattito con animalisti e antivivisezionisti data la loro intransigenza assoluta sull'argomento. Insomma, esistono ragioni etiche che dovrebbero farci propendere per l'abbandono di questa pratica, ma da un punto di vista razionale la sperimentazione è ad oggi necessaria? Leggo dell'impossibilità di determinare se un dato farmaco funziona per l'uomo una volta testato sugli animali, data la diversa struttura fisiologica e conseguentemente una diversa reazione al farmaco,ma è davvero così? Esistono metodi alternativi validi? E se così fosse, perchè scienziati e ricercatori proseguono con questa pratica immorale? Ragioni solo economiche? Leggo che in realtà la sperimentazione animale è costosa, ed inoltre, perchè sottoporsi al fuoco incrociato degli antivivisezionisti se fosse una pratica evitabile? In buona sostanza, abbiamo da un lato innegabili ragioni etiche per abolire questa pratica, dall'altro abbiamo (a quanto pare) l'inevitabilità dell'uso di tali metodi per la sperimentazione di farmaci che potrebbero salvare vite umane. ma la situazione è davvero questa?Attendo lumi in materia.:help: In
Guarda che le ragioni "morali" si applicano agli animali DOMESTICI, non penso tu ti suicidi o ti disperi per i MILIONI di acari (->animali) che uccidi quando pulisci tappeti, o casi simili.
Quindi quella che va regolamentata moralmente è la sperimentazione su animali con i quali l'uomo ha rapporti affettivi particolari (perchè "naturalmente" è portato ad averli, come con i cani ad esempio, o altre speci di mammiferi che ormai da millenni fanno parte del nostro concetto di "focolare").....parlare di "animali" in generale non ha senso, anche un lombrico o un corallo sono animali.
Cerchiamo di stare con i piedi per terra.
Ti rispondo con due argomentazioni del filosofo peter Singer (opinabili, per carità):
Nel 1975, Singer (che si può considerare il fondatore del moderno movimento per i diritti animali) pubblicò il celebre saggio Liberazione animale, in cui introdusse il principio della pari considerazione degli interessi. Secondo tale principio, le nostre deliberazioni morali devono tener conto di tutti gli interessi simili di tutti coloro che sono influenzati dalle nostre azioni:
« Se un essere soffre, non ci può essere una giustificazione morale per rifiutare di prendere in considerazione questa sofferenza. Non importa quale sia la natura di questo essere, il principio d'uguaglianza richiede che la sua sofferenza sia valutata alla pari di sofferenze simili – nella misura in cui è possibile fare queste comparazioni - di qualsiasi altro essere. »
Discriminare gli animali rispetto a questa considerazione, per Singer, sarebbe infatti infondato e ingiustificabile, e quindi puro specismo. Per dimostrare l'insostenibilità delle posizioni che discriminano gli interessi animali come irrilevanti o secondari, Singer fa appello soprattutto a due argomenti:
Argomento degli esseri umani marginali. Per concludere che tutti e solo gli esseri umani meritano uno status morale pieno ed eguale, gli esseri umani dovrebbero avere una qualche proprietà esclusiva che li distingue dagli altri animali. Tuttavia, le proprietà considerate esclusive della specie umana (per esempio la razionalità o l'uso della parola) mancano ad alcuni esseri umani (i "casi marginali") quali i neonati o certi tipi di malati di mente. Viceversa, tutte le proprietà comuni a tutti gli uomini senza eccezione (quali la capacità di provare dolore) risultano condivise anche dagli animali.
Argomento non egalitario raffinato. Oltre a utilizzare l'argomento degli esseri umani marginali, Singer muove un'altra obiezione alla tesi comune secondo cui razionalità, autonomia, capacità di agire moralmente e così via possano giustificare la discriminazione degli animali sul piano morale. Infatti, secondo l'autore, se tali elementi fossero la base su cui fondare il giudizio morale su un soggetto, se ne potrebbe ricavare un sistema di discriminazioni verso gli esseri umani, strutturalmente analogo al razzismo o al sessismo, secondo cui un essere umano dotato di maggiore razionalità (o autonomia, o moralità) sarebbe portatore di uno status morale superiore ad altri esseri umani meno dotati.
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_degli_animali#Filosofi_contemporanei
Personalmente, riterrei moralmente inaccettabile la sperimentazione animale nel caso in cui questa fosse sostituibile con altre metodologie, ma se fosse davvero necessaria perchè utile all'uomo dal punto di vista medico (e qui tralascio, ad esempio, la sperimentazione animale di prodotti cosmetici, che ritengo inutile e criminale) allora non avrei nulla da ridire, posto che comunque andrebbe usata la massima cautela al fine di minimizzare la sofferenza dell'animale.La questione è comunque spinosa, e si gioca su due fronti (efficacia-etica). Ad ogni modo,siamo indubbiamente in una fase storica importante, in cui sta prendendo piede una sorta di moralità planetaria che non coinvolge più solo la nostra specie, e nella quale la portata delle questioni etiche si sta estendendo a tutte le creature viventi. Insomma, si tratta di abbracciare o meno una posizione specista, che riconosce all'uomo uno status morale superiore rispetto alle altre creature viventi. Ma non è forse proprio in virtù di tale presunta superiorià che avremmo il dovere morale di prenderci cura ed interessarci della sofferenza delle altre specie? A voi.
Guarda che le ragioni "morali" si applicano agli animali DOMESTICI, non penso tu ti suicidi o ti disperi per i MILIONI di acari (->animali) che uccidi quando pulisci tappeti, o casi simili.
Quindi quella che va regolamentata moralmente è la sperimentazione su animali con i quali l'uomo ha rapporti affettivi particolari (perchè "naturalmente" è portato ad averli, come con i cani ad esempio, o altre speci di mammiferi che ormai da millenni fanno parte del nostro concetto di "focolare").....parlare di "animali" in generale non ha senso, anche un lombrico o un corallo sono animali.
Cerchiamo di stare con i piedi per terra.
Beh, questo mi pareva talmente ovvio che non ho ritenuto opportuno specificare. Il realtà il punto centrale non è tanto il legame affettivo quanto piuttosto il riconoscere all'animale oggetto di sperimentazione la capacità di soffrire. E' questo il punto centrale.
Beh, questo mi pareva talmente ovvio che non ho ritenuto opportuno specificare. Il realtà il punto centrale non è tanto il legame affettivo quanto piuttosto il riconoscere all'animale oggetto di sperimentazione la capacità di soffrire. E' questo il punto centrale.
Non arrivi da nessuna parte con quel ragionamento, anche un acaro soffre se tenti di ucciderlo.
Non arrivi da nessuna parte con quel ragionamento, anche un acaro soffre se tenti di ucciderlo.
A quanto ne so, gli insetti non hanno i nocicettori, responsabili della trasmissione del segnale doloroso ai neuroni. Ergo, ti sbagli.
Ziosilvio
11-06-2010, 13:04
Da utente:
Ti rispondo con due argomentazioni del filosofo peter Singer (opinabili, per carità):
OK, esaminiamole:
Nel 1975, Singer (che si può considerare il fondatore del moderno movimento per i diritti animali) pubblicò il celebre saggio Liberazione animale, in cui introdusse il principio della pari considerazione degli interessi. Secondo tale principio, le nostre deliberazioni morali devono tener conto di tutti gli interessi simili di tutti coloro che sono influenzati dalle nostre azioni:
Principio tanto affascinante quanto impraticabile, per ragioni di tempo ed energia richiesti.
Argomento degli esseri umani marginali. Per concludere che tutti e solo gli esseri umani meritano uno status morale pieno ed eguale, gli esseri umani dovrebbero avere una qualche proprietà esclusiva che li distingue dagli altri animali. Tuttavia, le proprietà considerate esclusive della specie umana (per esempio la razionalità o l'uso della parola) mancano ad alcuni esseri umani (i "casi marginali") quali i neonati o certi tipi di malati di mente. Viceversa, tutte le proprietà comuni a tutti gli uomini senza eccezione (quali la capacità di provare dolore) risultano condivise anche dagli animali.
Qui noto almeno un errore logico grave: il fatto che alcuni esseri umani siano "meno umani degli altri" (brrr, che brutta espressione) vuoi dal punto di vista funzionale vuoi da altro, non ha niente a che vedere col fatto che gli animali siano equiparabili alle persone.
Quello che propone Singer, mi sembra semplicemente un nuovo insieme di regole per definire cosa ha dignità e cosa non ce l'ha. Ma questo non implica che la sua proposta sia valida.
Argomento non egalitario raffinato. Oltre a utilizzare l'argomento degli esseri umani marginali, Singer muove un'altra obiezione alla tesi comune secondo cui razionalità, autonomia, capacità di agire moralmente e così via possano giustificare la discriminazione degli animali sul piano morale. Infatti, secondo l'autore, se tali elementi fossero la base su cui fondare il giudizio morale su un soggetto, se ne potrebbe ricavare un sistema di discriminazioni verso gli esseri umani, strutturalmente analogo al razzismo o al sessismo, secondo cui un essere umano dotato di maggiore razionalità (o autonomia, o moralità) sarebbe portatore di uno status morale superiore ad altri esseri umani meno dotati.
A me questa sembra un'istanza di quell'errore logico che si chiama pendio scivoloso, e consiste nel dire che, accettando una certa ipotesi, ne seguiranno conseguenze spiacevoli... quando non è chiaro per niente perché tali conseguenze dovrebbero seguire.
Vedi anche: http://www.linux.it/~della/fallacies/pendio-scivoloso.html
Incidentalmente aggiungo che Singer dovrebbe anche spiegare in quale modo gli animali dovrebbero reciprocare al trattamento etico da parte degli umani.
A quanto ne so, gli insetti non hanno i nocicettori, responsabili della trasmissione del segnale doloroso ai neuroni. Ergo, ti sbagli.
Guarda che la sofferenza non è solo quella simil-umana che si esplica tramite quel fenomeno nervoso chiamato "dolore", è lo stato dell'organismo fuori dal suo normale funzionamento ed il dolore è uno dei MEZZI per avvisare il cervello di questa cosa.
Quindi qualsiasi organismo può soffrire una condizione di "malfunzionamento".
Guarda che la sofferenza non è solo quella simil-umana che si esplica tramite quel fenomeno nervoso chiamato "dolore", è lo stato dell'organismo fuori dal suo normale funzionamento ed il dolore è uno dei MEZZI per avvisare il cervello di questa cosa.
Quindi qualsiasi organismo può soffrire una condizione di "malfunzionamento".
Per come la vedo io invece, sofferenza=dolore. Il che presuppone un sistema nervoso ed un cervello, per forza di cose.
Per come la vedo io invece, sofferenza=dolore. Il che presuppone un sistema nervoso ed un cervello, per forza di cose.
A questo punto bastarebbe fare sperimentazione su animali in coma indotto (non serve lo stato di coscienza dell'animale per vedere se un vaccino funziona), quindi non ci vedo una grande senso nell'usare come criterio il dolore (proprio perchè è eliminabile artificialmente) quanto piuttosto un residuato di come vediamo noi la nostra esistenza (dolore fisico->stress mentale).
Come criterio preferisco di gran lunga l'empatia provata per l'animale in questione.
Principio tanto affascinante quanto impraticabile, per ragioni di tempo ed energia richiesti.
Certo, ma non concordi sul fatto che dovrebbe comunque un dover essere, un qualcosa a cui tendere? Anche eliminare la fame nel mondo è un obiettivo irrealizzabile ad oggi, ma non per questo è un qualcosa che va accantonato no?
Qui noto almeno un errore logico grave: il fatto che alcuni esseri umani siano "meno umani degli altri" (brrr, che brutta espressione) vuoi dal punto di vista funzionale vuoi da altro, non ha niente a che vedere col fatto che gli animali siano equiparabili alle persone.
Quello che propone Singer, mi sembra semplicemente un nuovo insieme di regole per definire cosa ha dignità e cosa non ce l'ha. Ma questo non implica che la sua proposta sia valida.
A me questa sembra un'istanza di quell'errore logico che si chiama pendio scivoloso, e consiste nel dire che, accettando una certa ipotesi, ne seguiranno conseguenze spiacevoli... quando non è chiaro per niente perché tali conseguenze dovrebbero seguire.
Vedi anche: http://www.linux.it/~della/fallacies/pendio-scivoloso.html
Incidentalmente aggiungo che Singer dovrebbe anche spiegare in quale modo gli animali dovrebbero reciprocare al trattamento etico da parte degli umani.
Quindi mi pare di capire che ti fai portare di quella posizione specista di cui sopra, vale a dire riconosci all'essere umano un qualche tipo di superiorità rispetto agli altri animali. Che anche a parer mio è innegabile, ma come ho specificato, non è proprio in forza di questa superiorità vera o presunta che dovremmo preoccuparci della sofferenza delle altre creature? Il problema delle reciprocità è legato a doppio filo al fatto che siamo probabilmente l'unica specie dotata di una capacità empatica cosi potente, e conseguentemente siamo l'unica specie che è in grado di porsi problematiche morali riguardo la sofferenza di altre creature. Ad ogni modo, mi piacerebbe leggere anche qualche intervento in merito all'efficacia o meno della sperimentazione animale, argomento sul quale non ho sinceramente in mezzi per giudicare.
Basta chiedere.....questa era mortale ma è andata bene:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/06/09/visualizza_new.html_1820701200.html
Io direi che l'uomo deve garantire la sopravvivenza dell'ecosistema, più che il "non dolore" dei simil-umani.
A questo punto bastarebbe fare sperimentazione su animali in coma indotto (non serve lo stato di coscienza dell'animale per vedere se un vaccino funziona), quindi non ci vedo una grande senso nell'usare come criterio il dolore (proprio perchè è eliminabile artificialmente) quanto piuttosto un residuato di come vediamo noi la nostra esistenza (dolore fisico->stress mentale).
Come criterio preferisco di gran lunga l'empatia provata per l'animale in questione.
No penso la sperimentazione si limiti ai vaccini e non penso (ma potrei sbagliarmi) che uno stato di coma indotto sia compatibile con la sperimentazione, ad esempio, di pratiche chirurgiche o di medicinali in cui c'è bisogno che l'animale sia cosciente. In ogni caso, anche approvando la tua obiezione la questione non cambia. Se preferisci e se insisti sul tasto "domesticità", possiamo restringere il campo a cani e scimmie. Qual'è la tua posizione? Sei a favore o contro, e quali argomentazioni porti a sostegno della tua posizione, qualsiasi essa sia?
Non arrivi da nessuna parte con quel ragionamento, anche un acaro soffre se tenti di ucciderlo.
Beh però la sofferenza si può studiare, anche a partire dalla complessità del sistema nervoso e tenendo conto di cose come la coscienza di sè, e la capacità di adattamento e cose simili.
E se vogliamo anche il tuo discorso non arriva da nessuna parte: io non sono particolamente affezionato ai veneziani perchè non ne conosco nemmeno uno, quindi dovrebbe andarmi bene se li usano per le sperimentazioni?
Inoltre nemmeno l'empatia è una cosa facilmente misurabile (come non lo è il dolore) quindi secondo me la cosa è un po' in una situazione di stallo... nessuno ha ragione e nessuno ha torto perchè è una cosa estremamente soggettiva.
No penso la sperimentazione si limiti ai vaccini e non penso (ma potrei sbagliarmi) che uno stato di coma indotto sia compatibile con la sperimentazione, ad esempio, di pratiche chirurgiche o di medicinali in cui c'è bisogno che l'animale sia cosciente. In ogni caso, anche approvando la tua obiezione la questione non cambia. Se preferisci e se insisti sul tasto "domesticità", possiamo restringere il campo a cani e scimmie. Qual'è la tua posizione? Sei a favore o contro, e quali argomentazioni porti a sostegno della tua posizione, qualsiasi essa sia?
Per le pratiche chirurgiche abbiamo gli ospedali pieni di candidati.....gli animali vengono usati soprattutto in ambito infettivologico.
Per i primati (molto più sensati dei cani come soggetti in vista della ricerca per cure umane) giustifico la sperimentazione negli ambiti dove ci sono patologie comuni (e con comuni dinamiche di sviluppo) da studiare: in questo modo è possibile trovare pure cure per LORO, non solo per noi.
Beh però la sofferenza si può studiare, anche a partire dalla complessità del sistema nervoso e tenendo conto di cose come la coscienza di sè, e la capacità di adattamento e cose simili.
Come ho detto dopo, scindo sofferenza e dolore: se tu hai una polmonite il tuo organismo soffre anche quando dormi e pertanto non provi alcun dolore coscientemente.
E se vogliamo anche il tuo discorso non arriva da nessuna parte: io non sono particolamente affezionato ai veneziani perchè non ne conosco nemmeno uno, quindi dovrebbe andarmi bene se li usano per le sperimentazioni?
Non mi riferivo ad empatie PERSONALI, ma quelle "storiche" che l'umanità ha mostrato nel corso di millenni di convivenza con le altre specie.
Inoltre nemmeno l'empatia è una cosa facilmente misurabile (come non lo è il dolore) quindi secondo me la cosa è un po' in una situazione di stallo... nessuno ha ragione e nessuno ha torto perchè è una cosa estremamente soggettiva.
Vedi sopra.
Come ho detto dopo, scindo sofferenza e dolore: se tu hai una polmonite il tuo organismo soffre anche quando dormi e pertanto non provi alcun dolore coscientemente.
Non mi riferivo ad empatie PERSONALI, ma quelle "storiche" che l'umanità ha mostrato nel corso di millenni di convivenza con le altre specie.
Vedi sopra.
sì scusa, quando ho postato avevo lasciato la pagina aperta sul thread da molto e non avevo visto tutti i reply successivi non avendo ricaricato... colpa mia :)
Ziosilvio
11-06-2010, 14:36
Da utente:
non concordi sul fatto che dovrebbe comunque un dover essere, un qualcosa a cui tendere?
Sì e no.
Concordo che possa essere un ideale; non concordo che debba essere un obiettivo.
Anche eliminare la fame nel mondo è un obiettivo irrealizzabile ad oggi, ma non per questo è un qualcosa che va accantonato no?
L'eliminazione della fame nel mondo è un obiettivo irrealizzato ad oggi perché ad oggi non è ancora stato fatto tutto il lavoro necessario.
Il principio della pari considerazione è impraticabile in ogni caso a meno di possedere informazioni complete e una capacità di calcolo spaventosa.
Quindi mi pare di capire che ti fai portare di quella posizione specista di cui sopra, vale a dire riconosci all'essere umano un qualche tipo di superiorità rispetto agli altri animali.
Ammesso e non concesso che lo specismo sia una cosa "cattiva" (cosa che senz'altro è secondo i canoni etici personali di Peter Singer) io riconosco senz'altro all'essere umano una posizione di altritudine rispetto agli animali.
Semplicemente, le categorie etiche che vanno bene nei rapporti tra uomini e uomini, non sono le stesse che vanno bene nel rapporto tra uomini e animali. E questo per lo stesso motivo per cui, ad esempio, i cani si comportano in maniera diversa con gli altri cani che con gli esseri umani, i gatti si comportano in maniera diversa con gli altri gatti che con gli esseri umani, ecc.
Ciascuna specie animale è speciale per se stessa. Perché per quella umana non dovrebbe essere altrettanto?
non è proprio in forza di questa superiorità vera o presunta che dovremmo preoccuparci della sofferenza delle altre creature?
No, perché non è la "superiorità" o l'"inferiorità" e nemmeno l'"altritudine" a motivare l'empatia che ci spinge a prenderci cura delle sofferenze degli animali.
Il problema delle reciprocità è legato a doppio filo al fatto che siamo probabilmente l'unica specie dotata di una capacità empatica cosi potente, e conseguentemente siamo l'unica specie che è in grado di porsi problematiche morali riguardo la sofferenza di altre creature.
Se le cose stanno così, allora vuol dire che i tempi sono prematuri per un'etica paritaria con gli animali.
Quando emergerà un'altra specie (animale, aliena, quel che è) in grado di porsi e discutere problematiche morali verso specie diverse, allora potremo fondare un'etica interspecifica paritaria su basi realistiche.
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=4767
La sperimentazione sugli animali a fini medici è una pratica necessaria o meno?
il problema va valutato da un punto di vista "oggettivo" o "filosofico" ??
perchè il problema che poni non è diverso dal chiedere se è giusto o necessario "uccidere/far soffrire" un altro essere vivente, allo scopo di sopravvivere.
e da quel che ho capito ( ma magari mi sbaglio ), cerchi una risposta del tipo "si/no", che per come la si guardi è una ricerca piuttosto naive
lo scopo di creare farmaci non è tanto diverso da quello per cui ci si alimenta, per cui le questioni etiche circa la sperimentazione animale non sono tanto diverse da quelle sull'allevamento, tant'è che molte persone decidono di non mangiare carne. attualmente ho letto da qualche parte che secondo qualcuno le piante possono soffrire, per cui a quel punto anche la coltivazione non sarebbe estranea alla discussione.
sulla base di queste premesse, il problema si riduce a scegliere se rinunciare o meno allo spirito di sopravvivenza, ovvero mettere la propria esistenza in secondo piano rispetto a quella di qualsiasi altro essere vivente.
estremizzando la cosa un frutto o un uovo sono potenzialmente esseri viventi per cui mangiarli ci riporterebbe al punto di cui sopra.
io personalmente non credo di voler aspettare che gli animali allevati muoiano di vecchiaia e nel frattempo mangiare solo latticini, per cui mi dispiace per gli animali ma, meglio che soffrano loro piuttosto che io...
:)
estremizzando la cosa un frutto o un uovo sono potenzialmente esseri viventi per cui mangiarli ci riporterebbe al punto di cui sopra.
ot
scusa ma un uovo è potenzialmente niente, quello che compri in giro non è stato fecondato quindi non ne può uscire niente.
/ot
il problema va valutato da un punto di vista "oggettivo" o "filosofico" ??
perchè il problema che poni non è diverso dal chiedere se è giusto o necessario "uccidere/far soffrire" un altro essere vivente, allo scopo di sopravvivere.
e da quel che ho capito ( ma magari mi sbaglio ), cerchi una risposta del tipo "si/no", che per come la si guardi è una ricerca piuttosto naive
lo scopo di creare farmaci non è tanto diverso da quello per cui ci si alimenta, per cui le questioni etiche circa la sperimentazione animale non sono tanto diverse da quelle sull'allevamento, tant'è che molte persone decidono di non mangiare carne. attualmente ho letto da qualche parte che secondo qualcuno le piante possono soffrire, per cui a quel punto anche la coltivazione non sarebbe estranea alla discussione.
sulla base di queste premesse, il problema si riduce a scegliere se rinunciare o meno allo spirito di sopravvivenza, ovvero mettere la propria esistenza in secondo piano rispetto a quella di qualsiasi altro essere vivente.
estremizzando la cosa un frutto o un uovo sono potenzialmente esseri viventi per cui mangiarli ci riporterebbe al punto di cui sopra.
io personalmente non credo di voler aspettare che gli animali allevati muoiano di vecchiaia e nel frattempo mangiare solo latticini, per cui mi dispiace per gli animali ma, meglio che soffrano loro piuttosto che io...
:)
L'Unico quesito che ho posto e che ammette probabilmente una risposta Si/no riguarda l'utilità e l'eventuale insostuibilità della sperimentazione sugli animali. Sulle questioni morali possiamo discuterne all'infinito, ma se viene fuori che i risultati ottenuti sulle cavie non sono direttamente estensibili all'uomo come sostengono gli animalisti/antivivisezionisti allora c'è poco da discutere...ed era proprio questo che mi interessava sapere, oltre che all'interessante discorso che è saltato fuori riguardo la componente etica
Da utente:
Sì e no.
Concordo che possa essere un ideale; non concordo che debba essere un obiettivo.
Un ideale è "un insieme di principi o valori etici", un valore guida l'agire, e pertanto un ideale è per definizione un obiettivo verso cui tendere
Ammesso e non concesso che lo specismo sia una cosa "cattiva" (cosa che senz'altro è secondo i canoni etici personali di Peter Singer) io riconosco senz'altro all'essere umano una posizione di altritudine rispetto agli animali.
Semplicemente, le categorie etiche che vanno bene nei rapporti tra uomini e uomini, non sono le stesse che vanno bene nel rapporto tra uomini e animali. E questo per lo stesso motivo per cui, ad esempio, i cani si comportano in maniera diversa con gli altri cani che con gli esseri umani, i gatti si comportano in maniera diversa con gli altri gatti che con gli esseri umani, ecc.
Ciascuna specie animale è speciale per se stessa. Perché per quella umana non dovrebbe essere altrettanto?
Esatto, le categorie etiche intraspecie non sono le medesime che applichiamo infraspecie, o meglio, come ho accennato solo da poco di stiamo ponendo il problema di fondare un'etica che abbracci anche altre specie...si tratta di decidere come e su cosa basare tale etica: ad esempio, la compassione e la simpatia per gli animali, o la repulsione verso le sofferenze imposte loro dall'uomo, pur non avendo fondamento razionale potrebbero essere elementi significativi sui quali fondare tale sistema etico .
D'accordo con te che la posizione filosofica di Singer presenta diverse difficoltà dal punto di vista logico e filosofico.
No, perché non è la "superiorità" o l'"inferiorità" e nemmeno l'"altritudine" a motivare l'empatia che ci spinge a prenderci cura delle sofferenze degli animali.
Probabilmente esistono meccanismi innati, ma c'è anche la presa di coscienza razionale che possiamo/dobbiamo in qualche modo evitare se possibile inutili sofferenze ad altre specie, che non sono comunque oggetti di cui possiamo disporre a piacimento.
Se le cose stanno così, allora vuol dire che i tempi sono prematuri per un'etica paritaria con gli animali.
Quando emergerà un'altra specie (animale, aliena, quel che è) in grado di porsi e discutere problematiche morali verso specie diverse, allora potremo fondare un'etica interspecifica paritaria su basi realistiche.
Perchè aspettare ?
Ho trovato questo interessante link:
ùhttp://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/marginal/menicali/cap3.htm#h2
In particolare, al punto 3.2 e 3.4, vengono affrontare due delle questioni cruciali che abbiamo sollevato qui
Probabilmente esistono meccanismi innati, ma c'è anche la presa di coscienza razionale che possiamo/dobbiamo in qualche modo evitare se possibile inutili sofferenze ad altre specie, che non sono comunque oggetti di cui possiamo disporre a piacimento.
IMHO come ho detto prima l'unico dovere "innegabile" è il mantenimento dell'ecosistema nel suo complesso perchè da quello dipendiamo anche noi.
Cmq l'hai vista la notizia su Ebola?
Cmq l'hai vista la notizia su Ebola?
Visto. A tal proposito:
“Come ho accennato nel capitolo precedente, è "credo" diffuso tra i ricercatori che le metodologie in vitro non siano idonee a rimpiazzare in toto gli animali, in quanto, se offrono il grande vantaggio di lavorare su meccanismi molto semplici, non consentono una valutazione di insieme "che solo un organismo intero può fornire". Secondo l'opinione della comunità scientifica ufficiale, condivisa dal comitato nazionale di bioetica, la ricerca biomedica non può fare a meno della sperimentazione sull'animale. Conferma di questo generale convincimento si rinviene anche nel codice di deontologia medica del 1995 che regolamenta la ricerca sugli animali, dedicandole ben due articoli (43 e 47). La necessarietà del ricorso alle pratiche vivisettorie sarebbe giustificata dal fatto che lo studio sui sistemi isolati (colture cellulari, tessuti in vitro, organi per fusi) non è giudicata sufficiente, dal momento che all'aumento dell'organizzazione delle strutture viventi si accompagna un aumento di informazione legata alla struttura, non deducibile dalla somma dei singoli componenti della medesima (63).
Nel caso di prodotti destinati all'uomo, la trasposizione a quest'ultimo dei risultati ricavati attraverso la sperimentazione sull'animale è automatica o soggetta a riserve, ovvero potrebbe riuscire anche fallace? A fronte di coloro (65) che sostengono che nessuna sperimentazione condotta su una specie può essere applicata ad un'altra, la maggior parte dei ricercatori obietta che se è possibile l'estensione da sistemi semplici (molecole, microrganismi, cellule, tessuti) all'uomo, a maggior ragione deve essere accettabile tra organismi superiori. Dello stesso avviso è la Sottocommissione ad hoc di bioetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che rileva come,ad esempio, la medicina veterinaria opera continuamente trasferendo le proprie conoscenze da una specie all'altra (66). In conclusione, se la sperimentazione animale non può garantire con assoluta certezza l'applicabilità all'uomo dei risultati ottenuti sull'animale, ciò non significa che questi risultati siano inutili o facciano progredire in direzioni errate. L'eventuale fallacia non sembra, quindi, costituire una pecca intrinseca della metodologia sperimentale, dipendendo, caso mai, dalgi errori degli sperimentatori (67). (Fonte: http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/marginal/menicali/cap3.htm#h2)
Il fatto che i risultati non siano direttamente trasferibili non implica che le osservazioni fatte non possano suggerire soluzioni adeguate all'uomo E pure agli animali.
frankytop
12-06-2010, 13:21
La biologia molecolare è una branca della scienza estremamente complessa perchè intervengono migliaia di interruttori molecolari spesso interdipendenti il cui studio è necessario al fine di ricavare dei modelli di funzionalità applicabili per passi successivi all'uomo.
Non eisiste un altro sistema per sondare una simile complessità se non attraverso la sperimentazione sugli animali con i quali condividiamo la stragrande maggioranza dei meccanismi biologici e genetici:molte risultati sulla lotta ai tumori infatti sono derivati proprio dalla sperimentazione animale.
F1R3BL4D3
12-06-2010, 14:43
Che io sappia (quando ho fatto farmacologia), non è ancora possibile tecnicamente evitare la sperimentazione animale in tutti i campi.
Tra l'altro c'è da dire che avere la possibilità di eliminarla (ovviamente avendone le tecnologie e le tecniche adatte, che attualmente mancano) porterebbe benefici anche in termini monetari.
Inoltre c'è un codice bioetico che consente di ridurre al minimo la sofferenza dei soggetti che vengono sottoposti ai test (già questo è un passo avanti).
brazoayeye
12-06-2010, 19:54
Ho conosciuto 1 persona che faceva dei chip da inserire nel cervello con dei sensori che rilevavano la attività cellulare.
Stava facendo esperimenti sui ratti.
Ovviamente è una cosa essenziale x testare se funzionano.
Devo dire che però mi sembra abbastanza giusto anche xk il ratto viene addormentato e quindi non si accorge di niente
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