Ja]{|e
05-06-2010, 15:14
Abbiamo arrestato questo, abbiamo preso quello, intanto qui va sempre peggio...
LINK (http://www.antimafiaduemila.com/index.php?option=com_content&task=view&id=28744&Itemid=78)
Ecomafia 2010: un ''settore produttivo'' da 20,5 miliardi di euro l'anno
di Aaron Pettinari - 4 giugno 2010
Roma. Sono dati a dir poco allarmanti quelli presentati oggi da Legambiente nella XVII edizione del rapporto “Ecomafia 2010”. Un settore che non conosce crisi e che è in grado di produrre ingenti introiti per la criminalità organizzata, pari ad un fatturato da 20,5 miliardi di euro.
Percentuali e numeri sono ricavati dalle attivita' di prevenzione e repressione svolte nel 2009 da tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali: Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dell'Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Corpi forestali regionali, Polizia di Stato, Direzione investigativa Antimafia, Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Polizia Provinciale.
Numeri che parlano chiaro e che presentano un quadro allarmante. Perché se da una parte aumentano gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316), le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) ed i sequestri effettuati (+11%, da 9.676 a 10.737), dall'altra si registra l'accertamento di un maggior numero di illeciti, saliti da 25.776 nel 2008 a 28.576, 78 reati al giorno, più di 3 l'ora. Nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero.
Nella “speciale” classifica sull'illegalita' ambientale del 2009, il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio e' sempre piu' esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia.
Abusivismo edilizio e calcestruzzo depotenziato portano a 2 miliardi persi in 27.000 costruzioni (quelle contate) costruite senza regole e di «pessima qualità» con conseguente rischio di crollo per strade, ponti, viadotti, scuole e ospedali. Secondo il rapporto «il primo dato da segnalare per il ciclo del cemento è quello relativo al mancato ridimensionamento del fenomeno dell'abusivismo a causa della crisi economica». E sulla base delle stime Cresme Consulting, a dispetto del calo delle abitazioni ultimate (da 316.000 a 280.000) nel settore legale, la parte illegale ha visto una diminuzione di sole 1.000 abitazioni (da 28.000 a 27.000). L'abusivismo organizzato, dice lo studio di Legambiente, «opera in nero in tutta la sua filiera» dall'acquisto dei materiali alla manodopera: 7.463 infrazioni accertate, 9.784 denunce e 2.832 sequestri (triplicano gli arresti a quota 13). La Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati (15,8% del totale), al secondo la Calabria (12,1%), al terzo il Lazio (11,8%), mentre la prima regione del nord è la Liguria (4%). Spuntano - rileva il dossier - le cosìdette 'ricette di produzionè per il calcestruzzo depotenziato: ne sanno qualcosa - spiega il rapporto - gli aeroporti di Palermo e Trapani, il lungomare di Mazara del Vallo, l'Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento e perfino per il commissariato di polizia di Catelvetrano (Tp). Ma il fenomeno del cemento depotenziato si estende a molte altre regioni, tra cui Calabria, Molise, e Campania dove «la camorra impone materiale scadente e rifornisce multinazionali», senza contare la possibilità che potrebbe esserci «una brutta storia di calcestruzzo depotenziato anche dietro al crollo della casa dello studente de L'Aquila».
"Con oltre 20,5 miliardi di euro di fatturato - si legge nel rapporto di Legambiente -, l'ecomafia si conferma come una holding solida e potente. Eppure, la stima del fatturato globale dell'ecomafia risente quest'anno della mancata pubblicazione del dato sui rifiuti speciali nel Rapporto rifiuti 2010 dell'Ispra. Circostanza che ci impedisce di valutare economicamente la mole di rifiuti industriali spariti nel nulla e che, con ogni probabilita', sono finiti nel giro illegale dei trafficanti di monnezza, trasformandosi in moneta sonante". Non solo, "grazie all'abusivismo edilizio, la somma in nero accumulata, si conferma in 2 miliardi. Un dato che rispecchia un andamento sostanzialmente stabile del fenomeno che, se letto alla luce della grave crisi economica in atto e del conseguente calo di costruzioni legali, dimostra tutta la sua gravita'".
Nel ciclo dei rifiuti si e' registrato un significativo aumento delle infrazioni accertate: 5.217 nel 2009, erano 3.911 nel 2008, con un incremento del 33,4%, ma anche delle denunce (6.249, erano 4.591 l'anno precedente), e degli arresti: 2.429 a fronte dei 2.406 del 2008. La Campania si conferma in testa alla classifica con 810 reati accertati (15,5% del totale nazionale), seguita da Puglia (735 infrazioni), Calabria (386), Sicilia (364) e Toscana (327). Prima regione del Nord e' il Piemonte, ottava, con 270 reati. "Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa - denuncia ancora Legambiente - anche nel 2009 superano i 7 miliardi e mezzo di euro. Manca all'appello il dato relativo ai furti e sui traffici di opere d'arte e reperti archeologici, il cui mercato continua a sfuggire a una precisa quantificazione monetaria, ma che genera una cifra d'affari che, per volume e' seconda solo al traffico internazionale di stupefacenti". Anche per il racket degli animali, stando alla stima della Lega antivivisezione (Lav), il giro d'affari "si conferma di 3 miliardi di euro, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione clandestina".
Roberto Saviano, autore della prefazione del rapporto scrive: “Quello dei rifiuti è diventato uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie, come per il narcotraffico, i profitti dell'ecomafia vengono poi utilizzati dalle organizzazioni criminali per accumulare capitali con cui poi entra in altri settori, come negozi, proprietà immobiliari, trasporti. Quindi in realtà usare il territorio italiano come un'eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre”. “Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo. Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene” - continua Saviano il quale sottolinea come, con i più di venti miliardi di guadagni annui, “le mafie attraverso gli affari del settore ambientale ricavano un profitto superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro, e di Benetton, che è di circa 120 milioni di euro”.
:(
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Ecomafia 2010: un ''settore produttivo'' da 20,5 miliardi di euro l'anno
di Aaron Pettinari - 4 giugno 2010
Roma. Sono dati a dir poco allarmanti quelli presentati oggi da Legambiente nella XVII edizione del rapporto “Ecomafia 2010”. Un settore che non conosce crisi e che è in grado di produrre ingenti introiti per la criminalità organizzata, pari ad un fatturato da 20,5 miliardi di euro.
Percentuali e numeri sono ricavati dalle attivita' di prevenzione e repressione svolte nel 2009 da tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali: Comando tutela ambiente e tutela patrimonio culturale dell'Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Corpi forestali regionali, Polizia di Stato, Direzione investigativa Antimafia, Agenzia delle Dogane, Capitanerie di Porto e Polizia Provinciale.
Numeri che parlano chiaro e che presentano un quadro allarmante. Perché se da una parte aumentano gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316), le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) ed i sequestri effettuati (+11%, da 9.676 a 10.737), dall'altra si registra l'accertamento di un maggior numero di illeciti, saliti da 25.776 nel 2008 a 28.576, 78 reati al giorno, più di 3 l'ora. Nello specifico, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero.
Nella “speciale” classifica sull'illegalita' ambientale del 2009, il Lazio sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio e' sempre piu' esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino, con Latina che si attesta addirittura al terzo posto nella classifica provinciale del ciclo del cemento in Italia.
Abusivismo edilizio e calcestruzzo depotenziato portano a 2 miliardi persi in 27.000 costruzioni (quelle contate) costruite senza regole e di «pessima qualità» con conseguente rischio di crollo per strade, ponti, viadotti, scuole e ospedali. Secondo il rapporto «il primo dato da segnalare per il ciclo del cemento è quello relativo al mancato ridimensionamento del fenomeno dell'abusivismo a causa della crisi economica». E sulla base delle stime Cresme Consulting, a dispetto del calo delle abitazioni ultimate (da 316.000 a 280.000) nel settore legale, la parte illegale ha visto una diminuzione di sole 1.000 abitazioni (da 28.000 a 27.000). L'abusivismo organizzato, dice lo studio di Legambiente, «opera in nero in tutta la sua filiera» dall'acquisto dei materiali alla manodopera: 7.463 infrazioni accertate, 9.784 denunce e 2.832 sequestri (triplicano gli arresti a quota 13). La Campania si conferma al primo posto con 1.179 reati accertati (15,8% del totale), al secondo la Calabria (12,1%), al terzo il Lazio (11,8%), mentre la prima regione del nord è la Liguria (4%). Spuntano - rileva il dossier - le cosìdette 'ricette di produzionè per il calcestruzzo depotenziato: ne sanno qualcosa - spiega il rapporto - gli aeroporti di Palermo e Trapani, il lungomare di Mazara del Vallo, l'Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento e perfino per il commissariato di polizia di Catelvetrano (Tp). Ma il fenomeno del cemento depotenziato si estende a molte altre regioni, tra cui Calabria, Molise, e Campania dove «la camorra impone materiale scadente e rifornisce multinazionali», senza contare la possibilità che potrebbe esserci «una brutta storia di calcestruzzo depotenziato anche dietro al crollo della casa dello studente de L'Aquila».
"Con oltre 20,5 miliardi di euro di fatturato - si legge nel rapporto di Legambiente -, l'ecomafia si conferma come una holding solida e potente. Eppure, la stima del fatturato globale dell'ecomafia risente quest'anno della mancata pubblicazione del dato sui rifiuti speciali nel Rapporto rifiuti 2010 dell'Ispra. Circostanza che ci impedisce di valutare economicamente la mole di rifiuti industriali spariti nel nulla e che, con ogni probabilita', sono finiti nel giro illegale dei trafficanti di monnezza, trasformandosi in moneta sonante". Non solo, "grazie all'abusivismo edilizio, la somma in nero accumulata, si conferma in 2 miliardi. Un dato che rispecchia un andamento sostanzialmente stabile del fenomeno che, se letto alla luce della grave crisi economica in atto e del conseguente calo di costruzioni legali, dimostra tutta la sua gravita'".
Nel ciclo dei rifiuti si e' registrato un significativo aumento delle infrazioni accertate: 5.217 nel 2009, erano 3.911 nel 2008, con un incremento del 33,4%, ma anche delle denunce (6.249, erano 4.591 l'anno precedente), e degli arresti: 2.429 a fronte dei 2.406 del 2008. La Campania si conferma in testa alla classifica con 810 reati accertati (15,5% del totale nazionale), seguita da Puglia (735 infrazioni), Calabria (386), Sicilia (364) e Toscana (327). Prima regione del Nord e' il Piemonte, ottava, con 270 reati. "Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa - denuncia ancora Legambiente - anche nel 2009 superano i 7 miliardi e mezzo di euro. Manca all'appello il dato relativo ai furti e sui traffici di opere d'arte e reperti archeologici, il cui mercato continua a sfuggire a una precisa quantificazione monetaria, ma che genera una cifra d'affari che, per volume e' seconda solo al traffico internazionale di stupefacenti". Anche per il racket degli animali, stando alla stima della Lega antivivisezione (Lav), il giro d'affari "si conferma di 3 miliardi di euro, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione clandestina".
Roberto Saviano, autore della prefazione del rapporto scrive: “Quello dei rifiuti è diventato uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie, come per il narcotraffico, i profitti dell'ecomafia vengono poi utilizzati dalle organizzazioni criminali per accumulare capitali con cui poi entra in altri settori, come negozi, proprietà immobiliari, trasporti. Quindi in realtà usare il territorio italiano come un'eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre”. “Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo. Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene” - continua Saviano il quale sottolinea come, con i più di venti miliardi di guadagni annui, “le mafie attraverso gli affari del settore ambientale ricavano un profitto superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro, e di Benetton, che è di circa 120 milioni di euro”.
:(