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View Full Version : Il libro komunista che non ti aspettavi


Ja]{|e
04-06-2010, 17:28
LINK (25 maggio 2010)

la stroncatura
Un libro (di sinistra) demolisce Gomorra
«Eroi di carta» è pubblicato da «il manifesto» e ne è autore un sociologo di simpatie di sinistra, Dal Lago
di MARCO DEMARCO

NAPOLI— «Bisogna leggere due volte tutti gli scrittori, buoni e cattivi. Si riconosceranno i primi, si smaschereranno i secondi». Si comincia così, con una velenosa citazione di Karl Kraus, e si capisce subito dove si va a parare. Il Berlusconi che teme gli effetti negativi di Gomorra e l’Emilio Fede che pensa di Saviano quel che Bersani dice della Gelmini al confronto sono dilettanti allo sbaraglio.

La stroncatura più impietosa che mai sia stata scritta del libro che ha fatto gridare al miracolo editoriale porta la firma di Alessandro Dal Lago, studioso dei processi culturali, sociologo che più di sinistra non si può. Suo un pamphlet dal titolo inequivocabile: Eroi di carta. E come se non bastasse, la casa editrice è quella del «manifesto». Dunque, questa volta c’è poco da sospettare. L’attacco diretto all’icona della letteratura impegnata non genera né dall’emotività politica, né dal narcisismo professionale. Questa volta la censura è ideologica, totale, argutamente motivata. E viene da sinistra; da quella sinistra colta e elitaria che ha preferito Bertold Brecht a Eugène Sue, Adorno a Andy Warhol; da quella sinistra che un tempo odiava tutto ciò che era nazional-popolare e ora mal digerisce tutto ciò che è nazional-mediatico.

Il caso c’è tutto. E difficilmente la potenza distruttiva di Dal Lago passerà inosservata. Tra gli intellettuali di sinistra, prima, solo Alberto Asor Rosa aveva avuto l’ardire di escludere Saviano dalla sua Storia europea della letteratura italiana, pur avendo invece inserito Niccolò Ammanniti e perfino Giorgio Faletti. Ma con Eroi di carta si fa molto di più. Dal Lago infrange il tabù, entra nel merito di Gomorra, smonta e rimonta l’opera di culto, coglie ogni forzatura stilistica, denuncia la colpevole confusione tra l’io narrante, l’io autore e l’io reale; sottolinea con la matita rossa ogni sbavatura formale, ogni citazione nascosta; e allarga le braccia davanti alle contraddizioni e alle illogicità. E talvolta esagera per il gusto di sorprendere. Come quando segnala quella erezione «pendula» di cui si parla nel romanzo, quasi un ossimoro fisico. O quando mette la lente di ingrandimento su un boss di Secondigliano descritto, in una stessa scena, una volta con eleganti scarpette da ginnastica, un’altra con minacciosi stivaletti. Dal punto di vista letterario, ideologico, e addirittura morale, poco si salva. Saviano viene fatto a pezzi, addirittura irriso, come quando, a proposito della lotta ai clan, Dal Lago gli rovescia addosso i versi di Leopardi: «…L’armi, qua l’armi: io solo combatterò, procomberò sol io».

Ma quel che più conta, il mito di cui tanto si parla non solo è un «eroe di carta», non solo è un «cattivo scrittore», ma viene descritto come un banale populista, un semplificatore ipermoralista, un doppiogiochista con vocazione ecumenica. Perché si arriva a tanto? Perché «l’inclusione di Saviano nel martirologio fa si che chiunque non si allinei sia considerato di fatto un alleato dei camorristi». Del Lago non ci sta e travolge chiunque a sinistra abbia esaltato Gomorra, da Wu Ming a Nichi Vendola. Saviano identifica i casalesi con il Male, ma Dal Lago ha studiato Hannah Arendt e sa quanto sia inutile il concetto di male radicale. Nel descrivere la mostruosità dei camorristi, che prima uccidono e poi si scolano una birra, Saviano apparentemente svolge il discorso sulla banalità del male. In realtà, si argomenta, è l'opposto: «Non sono loro ad essere come noi, gente qualsiasi, ma noi come loro; insomma, siamo tutti mostri, almeno in potenza». Da qui l'altra accusa, quella di impoliticità. Se il male è assoluto, la responsabilità non può essere politica. E neanche dello Stato. Saviano non elogia forse il ministro Maroni? Ai lettori non resta, allora, che riscattarsi dal disimpegno leggendo Gomorra; che redimersi credendo nell’Eroe, cioè nello stesso Saviano, unico, mitico, insostituibile alfiere del Bene. Una sorta di Leonida, quello delle Termopili, non a caso magnificato in una recensione del film 300, tratto dal fumetto di Frank Miller. Ma basta con tutta questa retorica «anestetizzante e distraente» sull’eroismo, sbotta Dal Lago. E aggiunge: non ci sono bastati i Borrelli e i Di Pietro?

Infine, il punto centrale, forse quello più delicato: l’ossessione della camorra che porterebbe Saviano in un vicolo cieco. «Le mafie— scrive Dal Lago— hanno un enorme potere. Spadroneggiano nei loro territori, fanno affari con le aziende e le banche, si ramificano nel resto del paese, si espandono all’estero. E in qualche misura influenzano il potere politico. Ma non sono il potere. Quand’anche le mafie fossero ridotte all'impotenza, il bel paese continuerebbe ad essere governato da altri poteri, meno sanguinari e pestiferi e non di meno decisivi». La differenza con Emilio Fede è qui più che altrove. Per quest’ultimo, Saviano «rompe» perché oscura il lavoro di Berlusconi, unico vero eroe. Per Dal Lago, invece, perché lo critica con troppa prudenza e troppi distinguo. E perché oscura tutti gli altri che cercano di penetrare la complessità del mondo.

lowenz
04-06-2010, 17:35
La prova che al Manifesto sanno arrampicarsi bene quanto al Giornale :p

thewebsurfer
04-06-2010, 17:42
peccato che Saviano non l'hanno ammazzato quando avevano promesso, non avrebbe visto niente di sto schifo :fagiano:

Nevermind
04-06-2010, 17:46
Da come viene descritto nell'articolo 99/100 sto libro sarà na cagata atomica.:D

zesto
04-06-2010, 17:46
Beh ognuno è libero di dire quel che vuole...se a lui non "piace" amen. Il fatto che Saviano sia minacciato di morte dai clan vuol dire che fastidio a qualcuno ha dato e comunque penso preferirebbe poter girare tranquillamente per strada piuttosto che essere incluso nel martirologio...

Alien
04-06-2010, 17:53
Come guadagnare soldi senza rischiare la pelle come saviano: parli male di un libro che parla male della malavita ed ha ottenuto un grande successo.

E poi criticano Saviano, questi sì che sono parassiti.

Aldin
04-06-2010, 17:56
L'articolo fa schifo, non dice niente. Comunque io il libro non l'ho letto e non ne sento il bisogno. I miei occhi sono già aperti. Da come Saviano parla non sembra particolarmente intelligente o un grande scrittore, forse mi sbaglio. Se questo libro lo critica stilisticamente o sociologicamente o quello che è non ha molto senso, perché Gomorra ha soprattutto un'importanza sociale (sembra che mi contraddico ma voglio dire che saviano scrive per fischi, e lo criticano per fiaschi) . Non penso gli si chieda di scivere come Dante :doh:

SuperMario=ITA=
04-06-2010, 18:02
ma è risaputo che gomorra è scritto col culo.

E' l'argomento che ha fatto la differenza.

FagioloOne
04-06-2010, 18:46
L'articolo non dice niente che non sia stato scritto gia' nel titolo, cita solamente parti non dicendo niente. (Addirittura gli rovescia addosso i versi di Leopardi, ooooh aiuto... fortuna che gli ha rovesciato addosso lo zibaldone quello si che fa male).

Comunque Gomorra non e' scritto male, anzi... non capisco su quali dati stilistici dite che Gomorra e' scritto male.

redsith
04-06-2010, 18:59
E' una critica letteraria, a Dal Lago non è piaciuto come è scritto Gomorra e inoltre non condivide lo stesso punto di vista di Saviano.
Da qui a dire che demolisce Saviano come se lo sbugiardasse ce ne passa. Non mi pare che Dal Lago, da quanto emerge dall'articolo, abbia contestato i contenuti del libro.

Dream_River
04-06-2010, 21:00
In effetti da come descrive l'articolo la critica rivolta a Saviano, sembra davvero una critica "intellettualoide", e sia chiaro, io ritengo importantissimo la presenza e il ruolo degli intellettuali all'interno di un paese, ma secondo me una critica del genere, basata sui rischi del uso di figure di male radicale riprendendo la Arent, e altro cose del genere, non tiene per niente conto del contesto in cui Gomorra è stato scritto, in un Italia in cui il male è già da un pezzo diventato banale, almeno dalla caduta della prima repubblica, e sulla base di ciò si mostra la vera importanza di un libro come Gomorra (Che non ho letto, per inciso, rimedierò al più presto, ma mi baso sul impatto sociale che ha avuto)

Questa è veramente una critica di chi ha scelto Adorno a Andy Warhol, una critica mossa da chi non ha capito che escludere il nazional-popolare e il nazional-mediatico dai propri interessi vuol dire farsi una cultura a metà

ferste
04-06-2010, 21:37
Però non ha attaccato Saviano come nemico della camorra, ma l'ha attaccato per forma, stile, è una critica letteraria e concettuale. Condivisibile o meno ma assolutamente lecita.

ConteZero
04-06-2010, 21:44
Domani: "Anna Frank sbagliava tutti i congiuntivi"

redsith
04-06-2010, 22:03
Domani: "Anna Frank sbagliava tutti i congiuntivi"

Si esatto, e poi aveva questa ossessione per i nazisti, che noia...