Dream_River
30-05-2010, 12:56
Legalità punita
Derubati di speranze e denari per aver avuto fiducia in una legge dello Stato, per aver cercato di stabilizzare un lavoro sommerso, per aver dichiarato la propria esistenza a prefetture e questure, e per aver pensato infine che la legge fosse uguale per tutti.
Parliamo della cosidetta “sanatoria” dei cittadini stranieri, anche se questo nome è improprio perché richiama alla mente condoni offerti ex post a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto il furbo. Nel caso dei lavoratori immigrati invece, non è di furbi che si tratta, ma di lavoratori onesti a cui è stata offerta la possibilità di emergere dalla clandestinità (in cui si trovavano costretti loro malgrado) e a vivere finalmente alla luce del sole. Peraltro tale possibilità è stata offerta arbitrariamente dal legislatore solo ai migranti dediti ai lavori domestici, lasciando costretti allo sfruttamento e alla clandestinità i dipendenti dell’industria e dell’agricoltura: l’ennesima discriminazione di Stato.
La regolarizzazione riguardava, come è ovvio, persone che erano prive del permesso di soggiorno e che lavoravano in nero. La normativa prevedeva che non potessero regolarizzarsi solo gli stranieri che erano stati espulsi per gravi ragioni di ordine pubblico e sicurezza e che avevano commesso reati penali di una certa rilevanza. Così, di fronte all'apertura di un percorso di legalità, lavoratori e datori di lavoro onesti sono “emersi”, sono usciti allo scoperto ed hanno riempito moduli e dichiarazioni, pagato quanto dovuto (nelle casse dello Stato sono entrati 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche da bollo), fiduciosi nella legge e convinti così di ristabilire almeno una piccola fetta di legalità.
Alla fine della procedura, ovvero al momento di consentire allo straniero che aveva fatto la regolarizzazione di ottenere l'agognato permesso di soggiorno e al datore di lavoro di ottenere una sorta di “condono” ecco che, dopo molte settimane di grave confusione e comprensibile apprensione dei migranti “emergendi” e dopo applicazioni “creative” della legge assolutamente differenti da città in città, interviene la novità, contenuta in una “circolare interpretativa” della polizia. Una circolare -destinata a cambiare la vita di centinaia di persone-, ove si prende atto del fatto (incontestabile) che la sanatoria sia destinata a regolarizzare i “clandestini” (parola che prima poi dovrebbe essere abolita per legge!), purché però gli interessati non siano “troppo” clandestini; via libera quindi, secondo la suddetta circolare, alla regolarizzazione di coloro che hanno ricevuto un solo decreto di espulsione; niente da fare invece per coloro che di decreti di espulsione ne hanno ricevuto più di uno; anche se sono faticosamente “emersi”, anche se quanto dovuto è stato pagato, anche se hanno un lavoro, una casa, una famiglia ed una identità. Secondo la citata circolare (che altro non è che una lettera, pure mal scritta di un singolo cittadino, alla faccia della democrazia e della riserva di legge in materia di stranieri imposta dalla nostra Costituzione), la “disobbedienza” all'ordine di auto-espulsione inflitto dal questore (quello che i migranti chiamano il foglio VAI VIA) equivarrebbe, come gravità, a reati che la legge prevede come ostativi alla regolarizzazione quali ad esempio truffa, fabbricazione di esplosivi, furto aggravato, lesione personale etc.
L'interpretazione sopra proposta ci indigna profondamente, perché riteniamo operi uno stravolgimento della legge determinando una situazione non rispettosa dei principi di uguaglianza, ragionevolezza e non discriminazione che sono alla base del nostro vivere civile e del nostro ordinamento costituzionale, nonché una violazione del principio di trasparenza degli atti amministrativi e di affidamento. Come persone che credono in uno stato di diritto siamo infatti allarmati se chi è rimasto a vivere nel nostro Paese, suo malgrado senza un documento di soggiorno viene messo sullo stesso piano di consumati criminali e viene preso in giro dallo stato che prima gli promette un permesso di soggiorno carpendogli fiducia e denaro e poi glielo nega sulla base di nuove regole create ad arte.
Riteniamo che si debba evitare di generare un autentico circolo vizioso, visto che lo scopo della sanatoria era proprio quella di regolarizzare chi era rimasto senza documenti di soggiorno, e che non ha alcun senso distinguere tra coloro che erano stato espulsi (sulla carta) una sola volta da coloro che lo sono stati (sempre sulla carta) più volte. Come si può ignorare che questa differenza tra situazioni identiche è del tutto casuale ed è legata alla maggiore visibilità di alcuni rispetto ad altri a causa del colore della pelle o alla povertà o semplicemente alla sfortuna?
Come possiamo non notare che tutta questa vicenda ha il sapore di una beffa nei confronti di chi- lavoratori e datori di lavoro onesti- ha creduto nella legalità, aderendo alla regolarizzazione? Come possiamo tacere, se il messaggio che emerge è che fidarsi delle autorità è un’imperdonabile ingenuità, che conviene sempre rimanere invisibili, far lavorare in nero, non pagare le tasse, in nome della convinzione tutta italiana che sia l’illegalità a premiare?
Riteniamo che in questa storia sia possibile vedere uno dei tanti segni del degrado etico che sta investendo il nostro paese, sempre più forte con i deboli e sempre più debole con i forti. Constatiamo allarmati la diffusione di norme e prassi che, facendo leva sulla paura, riservano solo agli stranieri dei trattamenti di ingiustificata e spesso incostituzionale durezza, mentre molte illegalità gravi e diffuse che scuotono il Paese vengono apertamente tollerate.
Auspichiamo quindi che anche in questa circoscritta ma illuminante vicenda -che riguarda migliaia di persone che accudiscono i nostri anziani e puliscono le nostre case alla fine prevalgano ragionevolezza e giustizia, ed è con questo spirito che è stato lanciato un appello (www.firmianoit/sanatoriatruffa2009) la sanatoria non si trasformi in una storia di legalità punita.
Alessandra Ballerini (avvocato Asgi) e Gianfranco Schiavone (del direttivo Asgi)
Fonte: http://www.unita.it/news/immigrazione/99277/legalit_punita
Derubati di speranze e denari per aver avuto fiducia in una legge dello Stato, per aver cercato di stabilizzare un lavoro sommerso, per aver dichiarato la propria esistenza a prefetture e questure, e per aver pensato infine che la legge fosse uguale per tutti.
Parliamo della cosidetta “sanatoria” dei cittadini stranieri, anche se questo nome è improprio perché richiama alla mente condoni offerti ex post a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto il furbo. Nel caso dei lavoratori immigrati invece, non è di furbi che si tratta, ma di lavoratori onesti a cui è stata offerta la possibilità di emergere dalla clandestinità (in cui si trovavano costretti loro malgrado) e a vivere finalmente alla luce del sole. Peraltro tale possibilità è stata offerta arbitrariamente dal legislatore solo ai migranti dediti ai lavori domestici, lasciando costretti allo sfruttamento e alla clandestinità i dipendenti dell’industria e dell’agricoltura: l’ennesima discriminazione di Stato.
La regolarizzazione riguardava, come è ovvio, persone che erano prive del permesso di soggiorno e che lavoravano in nero. La normativa prevedeva che non potessero regolarizzarsi solo gli stranieri che erano stati espulsi per gravi ragioni di ordine pubblico e sicurezza e che avevano commesso reati penali di una certa rilevanza. Così, di fronte all'apertura di un percorso di legalità, lavoratori e datori di lavoro onesti sono “emersi”, sono usciti allo scoperto ed hanno riempito moduli e dichiarazioni, pagato quanto dovuto (nelle casse dello Stato sono entrati 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche da bollo), fiduciosi nella legge e convinti così di ristabilire almeno una piccola fetta di legalità.
Alla fine della procedura, ovvero al momento di consentire allo straniero che aveva fatto la regolarizzazione di ottenere l'agognato permesso di soggiorno e al datore di lavoro di ottenere una sorta di “condono” ecco che, dopo molte settimane di grave confusione e comprensibile apprensione dei migranti “emergendi” e dopo applicazioni “creative” della legge assolutamente differenti da città in città, interviene la novità, contenuta in una “circolare interpretativa” della polizia. Una circolare -destinata a cambiare la vita di centinaia di persone-, ove si prende atto del fatto (incontestabile) che la sanatoria sia destinata a regolarizzare i “clandestini” (parola che prima poi dovrebbe essere abolita per legge!), purché però gli interessati non siano “troppo” clandestini; via libera quindi, secondo la suddetta circolare, alla regolarizzazione di coloro che hanno ricevuto un solo decreto di espulsione; niente da fare invece per coloro che di decreti di espulsione ne hanno ricevuto più di uno; anche se sono faticosamente “emersi”, anche se quanto dovuto è stato pagato, anche se hanno un lavoro, una casa, una famiglia ed una identità. Secondo la citata circolare (che altro non è che una lettera, pure mal scritta di un singolo cittadino, alla faccia della democrazia e della riserva di legge in materia di stranieri imposta dalla nostra Costituzione), la “disobbedienza” all'ordine di auto-espulsione inflitto dal questore (quello che i migranti chiamano il foglio VAI VIA) equivarrebbe, come gravità, a reati che la legge prevede come ostativi alla regolarizzazione quali ad esempio truffa, fabbricazione di esplosivi, furto aggravato, lesione personale etc.
L'interpretazione sopra proposta ci indigna profondamente, perché riteniamo operi uno stravolgimento della legge determinando una situazione non rispettosa dei principi di uguaglianza, ragionevolezza e non discriminazione che sono alla base del nostro vivere civile e del nostro ordinamento costituzionale, nonché una violazione del principio di trasparenza degli atti amministrativi e di affidamento. Come persone che credono in uno stato di diritto siamo infatti allarmati se chi è rimasto a vivere nel nostro Paese, suo malgrado senza un documento di soggiorno viene messo sullo stesso piano di consumati criminali e viene preso in giro dallo stato che prima gli promette un permesso di soggiorno carpendogli fiducia e denaro e poi glielo nega sulla base di nuove regole create ad arte.
Riteniamo che si debba evitare di generare un autentico circolo vizioso, visto che lo scopo della sanatoria era proprio quella di regolarizzare chi era rimasto senza documenti di soggiorno, e che non ha alcun senso distinguere tra coloro che erano stato espulsi (sulla carta) una sola volta da coloro che lo sono stati (sempre sulla carta) più volte. Come si può ignorare che questa differenza tra situazioni identiche è del tutto casuale ed è legata alla maggiore visibilità di alcuni rispetto ad altri a causa del colore della pelle o alla povertà o semplicemente alla sfortuna?
Come possiamo non notare che tutta questa vicenda ha il sapore di una beffa nei confronti di chi- lavoratori e datori di lavoro onesti- ha creduto nella legalità, aderendo alla regolarizzazione? Come possiamo tacere, se il messaggio che emerge è che fidarsi delle autorità è un’imperdonabile ingenuità, che conviene sempre rimanere invisibili, far lavorare in nero, non pagare le tasse, in nome della convinzione tutta italiana che sia l’illegalità a premiare?
Riteniamo che in questa storia sia possibile vedere uno dei tanti segni del degrado etico che sta investendo il nostro paese, sempre più forte con i deboli e sempre più debole con i forti. Constatiamo allarmati la diffusione di norme e prassi che, facendo leva sulla paura, riservano solo agli stranieri dei trattamenti di ingiustificata e spesso incostituzionale durezza, mentre molte illegalità gravi e diffuse che scuotono il Paese vengono apertamente tollerate.
Auspichiamo quindi che anche in questa circoscritta ma illuminante vicenda -che riguarda migliaia di persone che accudiscono i nostri anziani e puliscono le nostre case alla fine prevalgano ragionevolezza e giustizia, ed è con questo spirito che è stato lanciato un appello (www.firmianoit/sanatoriatruffa2009) la sanatoria non si trasformi in una storia di legalità punita.
Alessandra Ballerini (avvocato Asgi) e Gianfranco Schiavone (del direttivo Asgi)
Fonte: http://www.unita.it/news/immigrazione/99277/legalit_punita