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View Full Version : La vera storia della spedizione dei mille


black_wizard
11-05-2010, 17:50
Per festeggiare i 150 anni dallo sbarco a Marsala

La vera storia della spedizione dei mille
Come e perché l’Inghilterra decise la fine delle Due Sicilie
di Angelo Forgione

La spedizione garibaldina, per la storiografia ufficiale, ha il sapore di un’avventura epica quasi cinematografica, compiuta da soli mille uomini che salpano all’improvviso da nord e sbarcano a sud, combattono valorosamente e vincono più volte contro un esercito molto più numeroso, poi risalgono la penisola fino a giungere a Napoli, Capitale di un regno liberato da una tirannide oppressiva, e poi più su per dare agli italiani la nazione unita.

Troppo hollywoodiano per essere vero, e difatti non lo è. La spedizione non fu per niente improvvisa e spontanea ma ben architettata, studiata a tavolino nei minimi dettagli e pianificata dalle massonerie internazionali, quella britannica in testa, che sorressero il tutto con intrighi politici, contributi militari e cospicui finanziamenti coi quali furono comprati diversi uomini chiave dell’esercito borbonico al fine di spianare la strada a Garibaldi che agli inglesi non mancherà mai di dichiarare la sua gratitudine e amicizia.

I giornali dell’epoca, ma soprattutto gli archivi di Londra, Vienna, Roma, Torino e Milano e, naturalmente, Napoli forniscono documentazione utile a ricostruire il vero scenario di congiura internazionale che spazzò via il Regno delle Due Sicilie non certo per mano di mille prodi alla ventura animati da un ideale unitario.

Il Regno britannico, con la sua politica imperiale espansionistica che tanti danni ha fatto nel mondo e di cui ancora oggi se ne pagano le conseguenze (vedi conflitto israelo-palestinese), ebbe più di una ragione per promuovere la fine di quello napoletano e liberarsi di un soggetto politico-economico divenuto scomodo concorrente.

Innanzitutto furono i sempre più idilliaci rapporti tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio a generare l’astio di Londra. La massoneria inglese aveva come priorità politica la cancellazione delle monarchie cattoliche e la cattolica Napoli era ormai invisa alla protestante e massonica Londra che mirava alla cancellazione del potere papale. I Borbone costituivano principale ostacolo a questo obiettivo che coincideva con quello dei Savoia, anch’essi massoni, di impossessarsi dei fruttuosi possedimenti della Chiesa per risollevare le proprie casse. Massoni erano i politici britannici Lord Palmerston, primo ministro britannico, e Lord Gladstone, gran denigratore dei Borbone. E massoni erano pure Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Cavour.

In questo conflittuale scenario di potentati, la nazione Napoletana percorreva di suo una crescita esponenziale ed era già la terza potenza europea per sviluppo industriale come designato all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. Un risultato frutto anche della politica di Ferdinando II che portò avanti una politica di sviluppo autonomo atto a spezzare le catene delle dipendenze straniere.
La flotta navale delle Due Sicilie costituiva poi un pericolo per la grande potenza navale inglese anche e soprattutto in funzione dell’apertura dei traffici con l’oriente nel Canale di Suez i cui scavi cominciarono proprio nel 1859, alla vigilia dell’avventura garibaldina.

L’integrazione del sistema marittimo con quello ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le merci potessero viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per Londra che già non aveva tollerato gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l'Impero Russo grazie ai quali la flotta sovietica aveva navigato serenamente nel Mediterraneo, avendo come basi d’appoggio proprio i porti delle Due Sicilie.

Proprio il controllo del Mediterraneo era una priorità per la “perfida Albione” che si era impossessata di Gibilterra e poi di Malta, e mirava ad avere il controllo della stessa Sicilia quale punto più strategico per gli accadimenti nel mediterraneo e in oriente. L’isola costituiva la sicurezza per l’indipendenza Napolitana e in mano agli stranieri ne avrebbe decretata certamente la fine, come fece notare Giovanni Aceto nel suo scritto “De la Sicilie et de ses rapports avec l’Angleterre”.
La presenza inglese in Sicilia era già ingombrante e imponeva coi cannoni a Napoli il remunerativo monopolio dello zolfo di cui l’isola era ricca per i quattro quinti della produzione mondiale; con lo zolfo, all’epoca, si produceva di tutto ed era una sorta di petrolio per quel mondo. E come per il petrolio oggi nei paesi mediorientali, così allora la Sicilia destava il grande interesse dei governi imperialisti.

I Borbone, in questo scenario, ebbero la colpa di non fare tesoro della lezione della Rivoluzione Francese, di quella Napoletana del 1799 e di quelle a seguire, di considerarsi insovvertibili in Italia e di non capire che il pericolo non era da individuare nella penisola ma più in la, che nemico era alle porte, anzi, proprio in casa. Il Regno di Napoli e quello d’Inghilterra erano infatti alleati solo mezzo secolo prima, ma in condizione di sfruttamento a favore del secondo per via dei considerevoli vantaggi commerciali che ne traeva in territorio duosiciliano. Fu l’opera di affrancamento e di progressiva riduzione di tali vantaggi da parte di Ferdinando II a rompere l’equilibrio e a suscitare le cospirazioni della Gran Bretagna che si rivelò così un vero e proprio cavallo di Troia. Per questo fu più comodo per gli inglesi “cambiare” l’amicizia ormai inimicizia con lo stato borbonico con un nuovo stato savoiardo alleato.

Questi furono i motivi principali che portarono l’Inghilterra a stravolgere gli equilibri della penisola italiana, propagandando idee sul nazionalismo dei popoli e denigrando i governi di Russia, Due Sicilie e Austria. La mente britannica armò il braccio piemontese per il quale il problema urgente era quello di evitare la bancarotta di stampo bellico accettando l’opportunità offertagli di invadere le Due Sicilie e portarne a casa il tesoro.

Un titolo sul “Times” dell’epoca, pubblicato già prima della morte di Ferdinando II, è foriero di ciò che sta per accadere e spiega l’interesse imperialistico inglese nelle vicende italiane. “Austria e Francia hanno un piede in Italia, e l’Inghilterra vuole entrarvi essa pure”.

Lo sbarco a Marsala e l’invasione del Regno delle Due Sicilie sono a tutti gli effetti un “gravissimo atto di pirateria internazionale”, compiuto ignorando tutte le norme di Diritto Internazionale, prima fra tutte quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Il fatto che nessuna nazione straniera abbia mosso un dito mentre avveniva e si sviluppava fa capire quale sia stata la predeterminazione di un atto così grave.
Garibaldi è un burattino in mano a Vittorio Emanuele II Cavour, l’unico che può compiere questa invasione senza dichiarazione non essendo né un sovrano né un politico. E viene manovrato a dovere dal conte piemontese, dal Re di Sardegna e dai cospiratori inglesi, fin quando non diviene scomodo e arriva il momento di costringerlo a farsi da parte.

Di soldi, nel 1860, ne circolano davvero parecchi per l’operazione. Si parla di circa tre milioni di franchi francesi solo in Inghilterra, denaro investito per comprare il tradimento di chi serve allo scopo, ma anche armi, munizioni e navi. A Londra nasce il “Garibaldi Italian Fund Committee”, un fondo utile ad ingaggiare i mercenari che devono formare la “Legione Britannica”, uomini feroci che aiuteranno il Generale italiano nei combattimenti che verrano.
Garibaldi diviene un eroe in terra d’Albione con una popolarità alle stelle. Nascono i “Garibaldi’s gadgets”: ritratti, composizioni musicali, spille, profumi, cioccolatini, caramelle e biscotti, tutto utile a reperire fondi utili all’impresa in Italia.

In realtà, alla vigilia della spedizione dei mille, tutti sanno cosa sta per accadere, tranne la Corte e il Governo di Napoli ai quali “stranamente” non giungono mai quei telegrammi e quelle segnalazioni che vengono inviate dalle ambasciate internazionali. In Sicilia invece, ogni unità navale ha già ricevuto le coordinate di posizionamento nelle acque duosiciliane.

La traversata parte da Quarto il 5 Maggio 1860 a bordo della “Lombardo” e della “Piemonte”, due navi ufficialmente rubate alla società Rubattino ma in realtà fornite favorevolmente dall’interessato armatore genovese, amico di Cavour. Garibaldi non sa neanche quanta gente ha a bordo, non è una priorità far numero; se ne contano 1.089 e il Generale resta stupito per il numero oltre le sue stime. Sono persone col pedigree dei malavitosi e ne farà una raccapricciante descrizione lo stesso Garibaldi. Provengono da Milano, Brescia, Pavia, Venezia e più corposamente da Bergamo, perciò poi detta “città dei mille”. Ci sono anche alcuni napoletani, calabresi e siciliani, 89 per la precisione, proprio quelli sfrattati dalla toponomastica delle città italiane.
La rotta non è casuale ma già stabilita, come il luogo dello sbarco. Marsala non è la terra scorta all’orizzonte ma il luogo designato perché li c’è una vastissima comunità inglese coinvolta in grandi affari, tra cui la viticoltura.

Il 10 Maggio, alla vigilia dello sbarco, l’ammiragliato inglese a Londra dà l’ordine ai piroscafi bellici “Argus” e “Intrepid”, ancorati a Palermo, di portarsi a Marsala; ufficialmente per proteggere i sudditi inglesi ma in realtà con altri scopi. Ci arrivano infatti all’alba del giorno dopo e gettano l’ancora fuori a città col preciso compito di favorire l’entrata in rada delle navi piemontesi. Navi che arrivano alle 14 in punto, in pieno giorno, e questo dimostra quanta sicurezza avessero i rivoltosi che altrimenti avrebbero più verosimilmente scelto di sbarcare di notte.

L’approdo avviene proprio dirimpetto al Consolato inglese e alle fabbriche inglesi di vini “Ingham” e “Whoodhouse” con le spalle coperte dai piroscafi britannici che, con l’alibi della protezione delle fabbriche, ostacolano i colpi di granate dell’incrociatore napoletano “Stromboli”, giunto sul posto insieme al piroscafo “Capri” e la fregata a vela “Partenope”.

Le trattative che si intavolano fanno prendere ulteriore tempo ai garibaldini e sortiscono l’effetto sperato: I “mille” sbarcano sul molo. Ma sono in 776 perché i veri repubblicani, dopo aver saputo che si era andati a liberare la Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, si sono fatti sbarcare a Talamone, in terra toscana. Contemporaneamente sbarcano dall’Intrepid dei marinai inglesi anch’essi di rosso vestiti che si mischiano alle “camicie rosse”, in modo da impedire ai napoletani di sparare.
Napoli invia proteste ufficiali a Londra per la condotta dei due bastimenti inglesi ma a poco serve.
Garibaldi e i suoi sbarcano nell’indifferenza dei marsalesi e la prima cosa che fanno è saccheggiare tutto ciò che è possibile

Il 13 Maggio Garibaldi occupa Salemi, stavolta nell’entusiasmo perché il barone Sant’Anna, un uomo potente del posto, si unisce a lui con una banda di “picciotti”. Da qui si proclama “dittatore delle Due Sicilie” nel nome di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia”.
Il 15 Maggio è il giorno della storica battaglia di Calatafimi. I mille sono ora almeno il doppio; vi si uniscono “picciotti” siciliani, inglesi e marmaglie insorte, e sfidano i soldati borbonici al comando del Generale Landi. La storiografia ufficiale racconta di questo conflitto come di un miracolo dei garibaldini ma in realtà si tratta del risultato pilotato dallo stesso Generale borbonico, un corrotto accusato poi di tradimento.
I primi a far fuoco sono i “picciotti” che vengono decimati dai fucili dei soldati Napoletani.

Il Comandante borbonico Sforza, con i suoi circa 600 uomini, assalta i garibaldini rischiando la sua stessa vita e mentre il Generale Nino Bixio chiede a Garibaldi di ordinare la ritirata il Generale Landi, che già ha rifiutato rinforzi e munizioni a Sforza scongiurando lo sterminio delle “camicie rosse”, fa suonare le trombe in segno di ritirata. Garibaldi capisce che è il momento di colpire i borbonici in fuga e alle spalle, compiendo così il “miracolo” di Calatafimi. Una battaglia che avrebbe potuto chiudere sul nascere l’avanzata garibaldina se non fosse stato per la condotta di Landi che fu accusato di tradimento dallo stesso Re Francesco II e confinato sull’isola d’Ischia; non a torto perché poi un anno più tardi, l'ex generale di brigata dell'esercito borbonico e poi generale di corpo d'armata dell'esercito sabaudo in pensione, si presenta al Banco di Napoli per incassare una polizza di 14.000 ducati d’oro datagli dallo stesso Garibaldi ma scopre che sulla sua copia, palesemente falsificata, ci sono tre zeri di troppo. Landi, per questa delusione, è colpito da ictus e muore.

Garibaldi, ringalluzzito per l’insperata vittoria di Calatafimi, s’inoltra nel cuore della Sicilia mentre le navi inglesi, sempre più numerose, ne controllano le coste con movimenti frenetici. In realtà la flotta inglese segue in parallelo per mare l’avanzata delle camicie rosse su terra per garantire un’uscita di sicurezza.
Intanto sempre gli inglesi fanno arrivare in Sicilia corposi rinforzi, armi e danari per i rivoltosi e preziose informazioni da parte di altri traditori vendutisi all’invasore per fare del Sud una colonia. Le banche di Londra sono piene di depositi di cifre pagate come prezzo per ragguagli sulla dislocazione delle truppe borboniche e di suggerimenti dei generali corruttibili, così come di tante altre importantissime informazioni segrete.

Garibaldi entra a Palermo e poi arriva a Milazzo ormai rafforzato da uomini e armi moderne e l’esito della battaglia che li si combatte, a lui favorevole, é prevalentemente dovuto all’equipaggiamento individuale dei rivoltosi che hanno ricevuto in dotazione persino le carabine-revolver americane “Colt” e il fucile rigato inglese modello “Enfield ‘53”.
Quando l’eroe dei due mondi passa sul territorio peninsulare, le navi inglesi continuano a scortarlo dal mare e anche quando entra a Napoli da Re sulla prima ferrovia italiana ha le spalle coperte dall’Intrepid (chi si rivede) che dal 24 Agosto, insieme ad altre navi britanniche, si muove nelle acque napoletane.

Il 6 Settembre, giorno della partenza di Francesco II e del concomitante arrivo di Garibaldi a Napoli in treno, il legno britannico sosta vicino alla costa, davanti al litorale di Santa Lucia, da dove può tenere sotto tiro il Palazzo Reale. Una presenza costante e incombente, sempre minacciosa per i borbonici e rassicurante per Garibaldi, una garanzia per la riuscita dell’impresa dei “più di mille”. l’Intrepid lascia Napoli il 18 Ottobre 1860 per tornare definitivamente in Inghilterra dando però il cambio ad altre navi inglesi, proprio mentre Garibaldi, “dittatore di Napoli”, dona agli amici inglesi un suolo a piacere che viene designato in Via San Pasquale a Chiaia su cui viene eretta quella cappella protestante che Londra aveva sempre voluto costruire per gli inglesi di Napoli ma che i Borbone non avevano mai consentito di realizzare. Lo stesso accadrà a Palermo nel 1872.

Qualche mese dopo, la città di Gaeta che ospita Francesco II nella strenua difesa del Regno è letteralmente rasa al suolo dal Generale piemontese Cialdini, pagando non solo il suo ruolo di ultimo baluardo borbonico ma anche e soprattutto l’essere stato nel 1848 il luogo del rifugio di Papa Pio IX, ospite dei Borbone, in fuga da Roma in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana ad opera di Giuseppe Mazzini, periodo in cui la città assunse la denominazione di “Secondo Stato Pontificio”.

Scompare così l’antico Regno di Ruggero il Normanno sopravvissuto per quasi otto secoli, non a caso nel momento del suo massimo fulgore.
Dieci anni dopo, nel Settembre 1870, la breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia decreta la fine anche dello Stato Pontificio e del potere temporale del Papa, portando a compimento il grande progetto delle massonerie internazionali nato almeno quindici anni prima, volto a cancellare la grande potenza economico-industriale del Regno delle Due Sicilie e il grande potere cattolico dello Stato Pontificio. Il Vaticano, proprio da qui si mondanizza per sopravvivenza e comincia ad affiancarsi alle altre supremazie mondiali che hanno cercato di eliminarlo.

Garibaldi, pochi anni dopo la sua impresa, è ospite a Londra dove viene accolto come un imperatore. I suoi rapporti con l’Inghilterra continuano per decenni e si manifestano nuovamente quando, intorno alla metà del 1870, il Generale è impegnato nell’utopia della realizzazione di un progetto faraonico per stravolgere l’aspetto di Roma: il corso del Tevere entro Roma completamente colmato con un’arteria ferroviaria contornata da aree fabbricabili. Da Londra si tessono contatti con società finanziarie per avviare il progetto ed arrivano nella Capitale gli ingegneri Wilkinson e Fowler per i rilievi e i sondaggi. È pronta a realizzare la remunerativa follia la società britannica Brunless & McKerrow che non vi riuscirà mai perché il progetto viene boicottato del Governo italiano.

L’ideologia nazionale venera i “padri della patria” che operarono il piano internazionale, dimenticando tutto quanto di nefasto si raccontasse di Garibaldi, un avventuriero dal passato poco edificante. L’Italia di oggi festeggia un uomo condannato persino a “morte ignominiosa in contumacia” nel 1834 per sentenza del Consiglio di Guerra Divisionale di Genova perché nemico della Patria e dello Stato, motivo per il quale fuggì latitante in Sud America dove diede sfogo a tutta la sua natura selvaggia.

In quanto a Cavour, al Conte interessava esclusivamente ripianare le finanze dello Stato piemontese, non certo l’unità di un paese di cui non conosceva neanche la lingua, così come Vittorio Emanuele II primo Re d’Italia, benché non a caso secondo di nome nel solco di una continuazione della dinastia sabauda e non italiana. Non a caso il 21 Febbraio 1861, nel Senato del Regno riunito a Torino, il nuovo Re d’Italia fu proclamato da Cavour «Victor-Emmanuel II, Roi d’Italie», non Re d’Italia.

10/5/2010

lowenz
11-05-2010, 18:00
La spedizione non fu per niente improvvisa e spontanea ma ben architettata, studiata a tavolino nei minimi dettagli e pianificata dalle massonerie internazionali, quella britannica in testa
We, io non dico niente eh :asd:
Tanto siam sempre a questo punto :D

La cosa divertente è farlo notare a chi sostiene che i massoni ora vogliono la distruzione dell'Italia (cattolica).

first register
11-05-2010, 18:20
l'unità d'Italia organizzata dagli inglesi ??? :asd:

Wolfgang Grimmer
11-05-2010, 18:23
We, io non dico niente eh :asd:
Tanto siam sempre a questo punto :D

La cosa divertente è farlo notare a chi sostiene che i massoni ora vogliono la distruzione dell'Italia (cattolica).

La prima cosa che ho pensato anche io.
L'articolo fa passare la massoneria come un'organizzazione segreta simil-terrorista quando invece era abbastanza comune all'epoca farvi parte. Mi sembra che gli stessi Borboni sia stati massoni.
Per il resto si sa che l'unità si sarebbe potuta fare meglio.

-kurgan-
11-05-2010, 18:34
La cosa divertente è farlo notare a chi sostiene che i massoni ora vogliono la distruzione dell'Italia (cattolica).

e chi lo sostiene? :confused: mi pare piuttosto insensato visto che la massoneria ha un suo rappresentante come capo del governo :confused:

_Magellano_
11-05-2010, 18:35
We, io non dico niente eh :asd:
Tanto siam sempre a questo punto :D

La cosa divertente è farlo notare a chi sostiene che i massoni ora vogliono la distruzione dell'Italia (cattolica).
Mi sa che non hai capito il punto,era tutta una questione di soldi e commercio(soldi).
Il regno borbonico aveva posizione privilegiata nel mediterraneo,aveva un economia molto solida e forti patti politici come nel caso citato con i russi che grazie a questi potevano muoversi nel mediterraneo,senza scordare lo stretto di suez che stava per essere aperto.
Oppure pur di sfrugugliare un utente in particolare che presto arriverà hai fatto il finto tonto.

M@gic
11-05-2010, 18:37
dai che i savoiardi avevano le pezze al culo, li hanno finanziati per potersi procurare i dindi per appianare i debiti...:asd:

El Macho
11-05-2010, 18:57
Sotto i Borboni i napoletani vivevano da dio... sisi... :asd:

M@gic
11-05-2010, 19:03
Sotto i Borboni i napoletani vivevano da dio... sisi... :asd:

può essere, ma non c'entra molto...:D

zerothehero
11-05-2010, 19:08
We, io non dico niente eh :asd:
Tanto siam sempre a questo punto :D

La cosa divertente è farlo notare a chi sostiene che i massoni ora vogliono la distruzione dell'Italia (cattolica).

Però è vero, in parte.
Palmerston (foreign office inglese) era un massone, idem Raffaele Rubattino.

Alchè io dico...
E allora?
L'unità d'Italia fu una benedizione per la nazione italiana che per colpa delle divisioni politiche rimase per secoli sotto dominazione straniera.... che poi il processo unitario venne usato anche per soddisfare "altri" interessi francamente è quasi irrilevante o cmq è un argomento inutilizzabile per mettere in cattiva luce il processo unitario (positivo).

zerothehero
11-05-2010, 19:12
Mi sa che non hai capito il punto,era tutta una questione di soldi e commercio(soldi).
Il regno borbonico aveva posizione privilegiata nel mediterraneo,aveva un economia molto solida e forti patti politici come nel caso citato con i russi che grazie a questi potevano muoversi nel mediterraneo,senza scordare lo stretto di suez che stava per essere aperto.
Oppure pur di sfrugugliare un utente in particolare che presto arriverà hai fatto il finto tonto.

Il regno borbonico era così solido che crollò sotto la spinta di qualche migliaio di soldati scalcagnati, appoggiati dagli inglesi (indirettamente), finendo poi annesso con dei plebisciti (unica reazione: brigantaggio, poi giustamente fatto a pezzi occupando militarmente i territori conquistati).
Solidissimo...quasi come il governo di Baidoa dei signori della guerra in Somalia. :asd:

El Macho
11-05-2010, 19:31
Il regno borbonico era così solido che crollò sotto la spinta di qualche migliaio di soldati scalcagnati, appoggiati dagli inglesi (indirettamente), finendo poi annesso con dei plebisciti (unica reazione: brigantaggio, poi giustamente fatto a pezzi occupando militarmente i territori conquistati).
Solidissimo...quasi come il governo di Baidoa dei signori della guerra in Somalia. :asd:

Beh tu avevi il treno nel 1839?




















:sofico: :asd:

Varilion
11-05-2010, 19:52
Beh tu avevi il treno nel 1839?
:
Quella davanti a casa mia è stata inaugurata il 17 agosto del 1840, dopo essere stata costruita da una società privata.

L'economia del regno delle due Sicilie era ancora di stampo feudale, nessuno si era preso la briga di fare una riforma agraria e il livello di sviluppo della borghesia era da medioevo (corporazioni e balle varie). L'unica industria era quella messa in piedi dallo stato con il supporto inglese (prima che questi si seccassero dell'immobilismo borbonico). Perfino la Spagna (altro esempio di modernità!) con Isabella II aveva cominciato a fare riforme liberali.

Praticamente era una Russia che non disponeva dei milioni di cosacchi che almeno lo zar era in grado di schierare sul campo di battaglia.

lowenz
11-05-2010, 20:31
Però è vero, in parte.
Palmerston (foreign office inglese) era un massone, idem Raffaele Rubattino.

Alchè io dico...
E allora?
L'unità d'Italia fu una benedizione per la nazione italiana che per colpa delle divisioni politiche rimase per secoli sotto dominazione straniera.... che poi il processo unitario venne usato anche per soddisfare "altri" interessi francamente è quasi irrilevante o cmq è un argomento inutilizzabile per mettere in cattiva luce il processo unitario (positivo).
E pure Garibaldi, Mazzini, Carducci, Pascoli e tantissimi altri ebbero contatti o partecipazioni dirette.....come è stato detto era normalissimo, ma queste cose OGGI sono lette in un'altra chiave, che è quella che ho riportato dopo io.....solo che stride fortemente con l'idea che l'Unità l'abbiano voluta gli "stessi" (per modo di dire, son tutti morti e sepolti quelli di 150 anni fa :D)

lowenz
11-05-2010, 20:32
e chi lo sostiene? :confused: mi pare piuttosto insensato visto che la massoneria ha un suo rappresentante come capo del governo :confused:
Quelli che sostengono che Silvio non è mai stato vero massone, ma uno che "ha sempre fatto gli interessi dell'Italia contro i poteri forti (innominati ed innominabili)" :D

lowenz
11-05-2010, 20:38
Mi sa che non hai capito il punto,era tutta una questione di soldi e commercio(soldi).
Il regno borbonico aveva posizione privilegiata nel mediterraneo,aveva un economia molto solida e forti patti politici come nel caso citato con i russi che grazie a questi potevano muoversi nel mediterraneo,senza scordare lo stretto di suez che stava per essere aperto.
Oppure pur di sfrugugliare un utente in particolare che presto arriverà hai fatto il finto tonto.
Lo stretto di Suez l'aveva pensato l'Austria.....i Borboni erano parenti, anzi erano TUTTI parenti in un modo o in un altro :asd:

Dalla diabolica wiki!

Francesco Giuseppe e Vittorio Emanuele II erano due volte secondi cugini. Essi avevano in comune quattro bisnonni: l'Imperatore Leopoldo II d'Austria, sua moglie Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, il re delle due Sicilie Ferdinando I di Borbone e sua moglie Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.

A volte mi chiedo perchè si facessero guerra dato che da centinaia di anni le dinastie si intrecciavano e mischiavano :asd:

CYRANO
11-05-2010, 20:47
Lo stretto di Suez l'aveva pensato l'Austria.....i Borboni erano parenti, anzi erano TUTTI parenti in un modo o in un altro :asd:

Dalla diabolica wiki!

Francesco Giuseppe e Vittorio Emanuele II erano due volte secondi cugini. Essi avevano in comune quattro bisnonni: l'Imperatore Leopoldo II d'Austria, sua moglie Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, il re delle due Sicilie Ferdinando I di Borbone e sua moglie Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.

A volte mi chiedo perchè si facessero guerra dato da centinaia di anni le dinastie si intrecciavano e mischiavano :asd:

Perche' l'amore non e' bello se non e' litigarello !

:O



C;'.a;'.z;'.a;'.za

lowenz
11-05-2010, 21:00
Perche' l'amore non e' bello se non e' litigarello !

:O



C;'.a;'.z;'.a;'.za
Prendiamo Ferdinando II (che poi è quello morto un attimo prima dello sbarco dei Mille) I, tanto per notare la cosa :asd:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_II_delle_Due_Sicilie

Ferdinando di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810, primogenito di Francesco I delle Due Sicilie e della sua seconda moglie, Maria Isabella di Borbone-Spagna. I suoi nonni paterni erano Ferdinando I, figlio di Carlo III di Spagna e di Maria Amalia di Sassonia, e l'arciduchessa Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, figlia degli imperatori Francesco I del Sacro Romano Impero e Maria Teresa d'Austria, nonché sorella della regina di Francia Maria Antonietta. I suoi nonni materni, invece, erano Carlo IV di Spagna, anch'egli figlio di Carlo III e di Maria Amalia, e Maria Luisa di Borbone-Parma, figlia di Filippo I di Parma e di Elisabetta di Borbone-Francia. Nelle vene di Ferdinando, pertanto, scorreva il sangue delle più importanti dinastie europee, i Borboni di Francia, Spagna e Napoli, e gli Asburgo-Lorena.

Più semplice di così :sofico:

_Magellano_
11-05-2010, 21:00
Il regno borbonico era così solido che crollò sotto la spinta di qualche migliaio di soldati scalcagnati, appoggiati dagli inglesi (indirettamente), finendo poi annesso con dei plebisciti (unica reazione: brigantaggio, poi giustamente fatto a pezzi occupando militarmente i territori conquistati).
Solidissimo...quasi come il governo di Baidoa dei signori della guerra in Somalia. :asd:
Io do per buono quanto detto nell'articolo a rigor di logica,perchè se fosse stato uno schifo di regno nessuno mai se lo sarebbe voluto annettere,a che pro?
Ti risulta qualcuno abbia mai provato ad invadere il deserto del sahara?


Lo stretto di Suez l'aveva pensato l'Austria.....i Borboni erano parenti, anzi erano TUTTI parenti in un modo o in un altro :asd:

Dalla diabolica wiki!

Francesco Giuseppe e Vittorio Emanuele II erano due volte secondi cugini. Essi avevano in comune quattro bisnonni: l'Imperatore Leopoldo II d'Austria, sua moglie Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, il re delle due Sicilie Ferdinando I di Borbone e sua moglie Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.

A volte mi chiedo perchè si facessero guerra dato che da centinaia di anni le dinastie si intrecciavano e mischiavano :asd:La maggior parte della gente scannerebbe il fratello per due lire di eredità,figurati dei cugini alla lontana per terre e possedimenti.

zerothehero
11-05-2010, 21:27
Io do per buono quanto detto nell'articolo a rigor di logica,perchè se fosse stato uno schifo di regno nessuno mai se lo sarebbe voluto annettere,a che pro?
Ti risulta qualcuno abbia mai provato ad invadere il deserto del sahara?
.

Si. L'Italia con la Libia. :fagiano:
Il Marocco con il sahara occidentale.

Ragiona, per l'appunto...se fosse stato uno stato "organizzato" (e non in disfacimento) sarebbe crollato in quel modo?
Ovvio che no.

Cfranco
11-05-2010, 21:56
se fosse stato uno stato "organizzato" (e non in disfacimento) sarebbe crollato in quel modo?
Ovvio che no.
"organizzato" e "ricco" sono due cose diverse .
Il regno delle Due Sicilie era pieno di soldi , ma guidato da un re imbelle e con una classe dirigente corrotta che si è fatta comprare con 30 denari ( o meglio ... sterline )

zerothehero
11-05-2010, 21:58
"organizzato" e "ricco" sono due cose diverse .
Il regno delle Due Sicilie era pieno di soldi , ma guidato da un re imbelle e con una classe dirigente corrotta che si è fatta comprare con 30 denari ( o meglio ... sterline )

Vero.
cmq non conosco monarchi poveri. :D
Almeno un centinaio di maiali li ha anche il più pezzente capo tribù della foresta :sbonk:
Qualcuno ha nostalgia del regno delle due sicilie?

Sheera
11-05-2010, 22:33
l'unità d'Italia organizzata dagli inglesi ??? :asd:

E che è una novità? Loro diedero i soldi ai piemontesi che avevano le pezze nel...

Sheera
11-05-2010, 22:35
Mi sa che non hai capito il punto,era tutta una questione di soldi e commercio(soldi).
Il regno borbonico aveva posizione privilegiata nel mediterraneo,aveva un economia molto solida e forti patti politici come nel caso citato con i russi che grazie a questi potevano muoversi nel mediterraneo,senza scordare lo stretto di suez che stava per essere aperto.
Oppure pur di sfrugugliare un utente in particolare che presto arriverà hai fatto il finto tonto.

Gli inglesi sono sempre stati essenzialmente dei pirati, per fortuna che adesso sono finiti.

Sheera
11-05-2010, 22:37
Il regno borbonico era così solido che crollò sotto la spinta di qualche migliaio di soldati scalcagnati, appoggiati dagli inglesi (indirettamente), finendo poi annesso con dei plebisciti (unica reazione: brigantaggio, poi giustamente fatto a pezzi occupando militarmente i territori conquistati).
Solidissimo...quasi come il governo di Baidoa dei signori della guerra in Somalia. :asd:

None, non andò così. I soldi degli inglesi servirono per comperare una parte sufficiente di aristocrazia borbonica disposta a tradire.

Sheera
11-05-2010, 22:39
Lo stretto di Suez l'aveva pensato l'Austria.....i Borboni erano parenti, anzi erano TUTTI parenti in un modo o in un altro :asd:

Dalla diabolica wiki!

Francesco Giuseppe e Vittorio Emanuele II erano due volte secondi cugini. Essi avevano in comune quattro bisnonni: l'Imperatore Leopoldo II d'Austria, sua moglie Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, il re delle due Sicilie Ferdinando I di Borbone e sua moglie Maria Carolina d'Asburgo-Lorena.

A volte mi chiedo perchè si facessero guerra dato che da centinaia di anni le dinastie si intrecciavano e mischiavano :asd:Guarda che i Romanoff sono stati fatti ammazzare dai loro cugini inglesi e tedeschi.

_Magellano_
11-05-2010, 22:40
Ma poi questi 1000 siamo sicuri che erano solo 1000?

lowenz
11-05-2010, 22:40
Qualcuno ha nostalgia del regno delle due sicilie?
Dipende da che moscato di Sicilia si faceva all'epoca :D

Sheera
11-05-2010, 22:42
In Sicilia la "conquista" fu organizzata dagli albanesi (di allora eh!).
Cfr il libro del Petrotta.

lowenz
11-05-2010, 22:43
Guarda che i Romanoff sono stati fatti ammazzare dai loro cugini inglesi e tedeschi.
Infatti non capisco come sia possibile che c'è chi sostiene che ci siano "gruppi" di gente che si mette d'accordo per controllare il mondo (massoneria) e poi chi è(ra) veramente unito da legami familiari e controlla(va) di fatto il mondo potendosi mettere d'accordo senza grossi problemi non aspettava altro che la morte dell'altro o in qualche modo la causava :asd:

C'è qualcosa che stride :D

lowenz
11-05-2010, 22:44
E che è una novità? Loro diedero i soldi ai piemontesi che avevano le pezze nel...
NEL? :D
Problemi alle emorroidi? :asd:

Direi "AL" :p

Wolfgang Grimmer
12-05-2010, 06:14
Infatti non capisco come sia possibile che c'è chi sostiene che ci siano "gruppi" di gente che si mette d'accordo per controllare il mondo (massoneria) e poi chi è(ra) veramente unito da legami familiari e controlla(va) di fatto il mondo potendosi mettere d'accordo senza grossi problemi non aspettava altro che la morte dell'altro o in qualche modo la causava :asd:

C'è qualcosa che stride :D
beh dopo tutto il primo omicidio fu proprio un fratricidio :asd:

regaluigi
12-05-2010, 08:17
Signori, stiamo uscendo un po fuori dalle righe.
non dimentichiamo che al termine della campagna per l' unità d' Italia l' 80 % di tutto il PIL del neonato regno era ereditato da quello delle due sicilie.
Giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando vi allego un po di dati relativi al regno di Napoli (tutti documentati e ufficiali), tanto per farvi capire il perche lo stato sabaudo cercasse tanto di annettere il regno borbonico:

1° Paese industrializzato d'Italia (circa 1.600.000 addetti su circa 3.130.000 complessivi: 51% degli addetti totali con il 35% di abitanti - 1861) [cfr: Censimento del Regno d'Italia, 1861]

Maggior complesso industriale metalmeccanico d'Italia: Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea.

Maggior industria navalmeccanica d'Italia: Napoli e Castellammare

Prima flotta mercantile d'Italia (2a in Europa dopo l'inglese)

Prima nave a vapore dell'Europa continentale, Ferdinando I, realizzato nel cantiere di Stanislao Filosa al Ponte di Vigliena, presso Napoli, varato il 27 settembre 1818

Primo Transatlantico a vapore d'Italia ("Sicilia", 1854)

Primo Codice Marittimo Italiano (il Codice De Jorio, redatto nel 1781 per il regio governo da Michele De Jorio, giurista di Procida)

Terza flotta militare d'Europa (dopo UK e F)

Prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sugli stipendi)

Primo statuto socialista del mondo (seterie di San Leucio)

Più alta percentuale d'Italia di medici per abitante

Primo ponte sospeso in ferro d'Italia

più basso tasso di mortalità infantile d'Italia

Prime Legislazioni in Italia contro la tratta degli schiavi e contro il vassallaggio dei contadini

Minor pressione fiscale di tutti gli Stati Italiani

Prima ferrovia e prima stazione in Italia

Prima galleria ferroviaria del mondo

Primo telegrafo sottomarino dell'Europa continentale

Teatro San Carlo (1° al mondo, costruito in soli 270 giorni)

primo esempio di vincolo di salvaguardia di un monumento: Teatro di Taormina, 1745

1745: primo esempio di vincolo ambientale per la tutela e la conservazione dei boschi del Carpineto e del Castagno dei Cento Cavalli, Sicilia

Primo Stato Italiano per ricchezza (al momento dell'annessione le Due Sicilie avevano più del doppio in oro di tutti gli altri Stati della penisola uniti assieme: 445,2 milioni su 670 in totale)

Rendita di Stato quotata nella Borsa di Parigi al 120%



Per ora penso possa bastare, ....magari se a qualcuno interessa posso cercare di illustrarvi il fenomeno del brigantaggio.

P.S. Ricordatevi che la storia la scrivono sempre i vincitori !

Ciao

gugoXX
12-05-2010, 08:24
E cosi' tanto "fighi" e sono bastati 1000 improvvisati per conquistarli? :asd:

Comunque hanno inventato anche mafia e assenteismo.
Il saldo torna negativo.

El Macho
12-05-2010, 08:25
Lo stavamo aspettando quel post... :asd:

Wolfgang Grimmer
12-05-2010, 08:28
Comunque hanno inventato anche mafia e assenteismo.


I borboni?

Froze
12-05-2010, 08:58
I borboni?

e certo! non lo sapevi che Ferdinando II e' stato il primo capocosca? :O

regaluigi
12-05-2010, 09:24
Be non è tanto vero che erano solo 1000, tieni presente che la spedizione fu architettata giusto sei mesi dopo che lo stato borbonico aveva rimandato in svizzera due reggimenti di guardie (tieni presente che all' epoca era prassi comune pagare mercenari per rinfoltire gli eserciti).
Comunque per farti capire di che numeri stiamo parlando ti allego la cronistoria delle battaglie intercorse ed i numeri delle controparti:


CALATAFIMI

I Mille, affiancati da 500 "picciotti", ebbero un primo scontro nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro circa 4.000 soldati borbonici. In un primo momento sembrava che le forze garibaldine fossero destinate alla sconfitta, tanto che Nino Bixio suggerì a Garibaldi la ritirata. Il generale, pare, rispose con le celebri parole:

« Bixio, qui si fa l'Italia o si muore! »

le forze napoletane avevano già preso anche le insegne garibaldine, che indietreggiavano e stavano per disperdersi; ma poi improvvisamente le truppe napoletane si ritirarono, sottraendosi al conflitto. Una probabile spiegazione dell'improvviso ritiro delle truppe napoletane sta nella Fede di Credito di 14.000 Ducati che il Generale Francesco Landi, comandante di quei reparti, presentò all'incasso qualche tempo dopo.


Durante il mese di giugno, ai garibaldini si aggregarono altri volontari siciliani e provenienti da altre parti d'Italia, inquadrandosi in quello che poi fu chiamato esercito meridionale.

Battaglia di Milazzo

La battaglia di Milazzo fu molto diversa da quella sostenuta a Calatafimi. Per la prima volta i garibaldini si misuravano con una formazione borbonica guidata da un comandante fermamente intenzionato a battersi e all'altezza della situazione.

Le forze borboniche, inviate da Messina a difendere la fortezza di Milazzo e la sua piccola guarnigione, erano composte da tre battaglioni di Cacciatori a piedi, uno squadrone di Cacciatori a cavallo ed una batteria di artiglieria da montagna, per un totale di 3.400 uomini, guidati dall'abile colonnello Ferdinando Beneventano del Bosco.

In questa occasione, però, anche lo schieramento garibaldino era temibile, forte delle 8.000 carabine a canna rigata e delle 400.000 cartucce inviate dal Piemonte. Inoltre, i garibaldini potevano contare sulla supremazia numerica.



Mentre forze borboniche attendevano lo sbarco garibaldino a Reggio, il 19 agosto Garibaldi prescelse un tragitto alquanto più lungo e sbarcò sulla spiaggia ionica di Melito Porto Salvo, in Calabria. Garibaldi disponeva, ormai, di circa ventimila volontari.



BATTAGLIA DEL VOLTURNO

La battaglia principale si svolse il 1º ottobre 1860 a sud del fiumeIl re Francesco II abbandonò Napoli per portare l'esercito fra la fortezza di Gaeta e quella di Capua, con al centro il fiume Volturno. Furono impegnati circa 24.000 garibaldini, costituenti l'esercito meridionale, contro circa 25.000 borbonici.


L'impresa dei Mille si può considerare terminata con l' incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II del 26 ottobre 1860 a Teano. Il 6 novembre Garibaldi schierò in riga, davanti alla Reggia di Caserta, 14 mila uomini, 39 artiglierie e 300 cavalli.



Per ora è tutto
Ciao

ferste
12-05-2010, 10:48
3d ciclico.

Innanzitutto è vero che il Piemonte utilizzo i fondi borbonici per ritirarsi su finanziariamente ed è vero che in alcuni campi il Regno pareva essere ben organizzato. Detto questo la potenza industriale era scarsa, il numero degli addetti non conta niente, conta che queste industrie sopravvivevano solo grazie alla politica protezionistica (e infatti come si trovò la concorrenza europea andò a bagno).
La flotta era la terza europea come numero.....in realtà era in condizioni di pessima manutenzione e pessimo addestramento dai sottoufficiali in giu (da Storia Militare del Risorgimento di Pieri).
Per l'esercito vale più o meno lo stesso discorso aggiungendo però che i reparti napoletani avrebbero ributtato in mare i garibaldini (infatti per loro ci vollero le truppe Savoiarde, che avevano si le pezze al culo e probabilmente per invidia lo spaccarono ai Borbonici)...furono quelli siciliani a rifiutare il combattimento (d'altronde le rivolte erano frequentissime in sicilia...strano dato che tutti stavano bene ed erano tutti Briatore in quel regno), permettendo la creazione della testa di ponte e soprattutto un movimento popolare che, basato su aspettative di democrazia e promozione sociale (che in realtà non sarebbero mai state mantenute) provocò l'onda che distrusse il regno.

regaluigi
12-05-2010, 11:25
Non dimentichiamoci che proprio in sicilia i garibaldini al comando di Brixio sedarono nel sangue i malumori che i contadini nutrivano nei confronti degli invasori (è vero che inizialmente si allearono con i savoiardi, ma non appena annusarono le vere intenzioni incominciarono le sommosse)

ECCIDIO DI BRONTE

In Bronte, il 1° agosto vi fu il primo esempio di come agivano i "liberatori" piemontesi. A
Bronte esisteva la Ducea di Nelson, una specie di feudo di 25.000 ettari concesso da
Ferdinando I all’ammiraglio Nelson, come ricompensa per gli aiuti forniti al Reame nel 1799.
Alle notizie delle avanzate garibaldine, i contadini insorsero contro i padroni delle terre,
aizzati dai settari che, dovendo sollevare comunque dei tumulti, promettevano loro le terre
secondo i proclami garibaldini. Essi insorsero il 2 agosto, commettendo violenze nei
confronti dei notabili, saccheggiando e bruciandone le case. Furono uccisi una decina di
"galantuomini". Cosicché il 4 agosto furono inviati a Bronte ottanta uomini della guardia
nazionale, comandati dal questore Gaetano de Angelis, i quali però fraternizzarono con gli
insorti, addirittura consentendo che venissero uccisi nella località detta Scialandro altri
quattro "galantuomini". Garibaldi fu immediatamente sollecitato, con numerosi dispacci, dal
console inglese che gli intimava di far rispettare la proprietà britannica della Ducea, e anche
perché erano iniziate delle rivolte simili a Linguaglossa, Randazzo, Centuripe e Castiglione,
confinanti con le proprietà inglesi. Fu cosí che per non danneggiare gli inglesi, Garibaldi
preoccupatissimo inviò il 6 agosto sei compagnie di soldati piemontesi e due battaglioni
cacciatori, l’Etna e l’Alpi, al comando di Nino Bixio. Queste orde circondarono il paese, ma
poiché i rivoltosi erano già scappati, Bixio fece arrestare l’avvocato Nicolò Lombardo,
ritenendolo arbitrariamente il capo dei rivoltosi e poi facendolo passare anche per
reazionario borbonico, mentre invece era stato l’unico che aveva cercato di pacificare gli
animi di tutti. Lo stesso giorno, 6 agosto, Bixio emise un decreto con il quale intimava la
consegna di tutte le armi, l’esautorazione delle autorità comunali, la condanna a morte dei
responsabili delle rivolte e una tassa di guerra per ogni ora trascorsa fino alla
"pacificazione" della cittadina. Bixio si rivelò in questa vicenda un feroce assassino. Per
terrorizzare ulteriormente i cittadini, uccise personalmente a sangue freddo un notabile che
stava protestando per i suoi metodi. Nei giorni successivi raccolse piú di 350 tipi di armi e
incriminò altre quattro persone, tra le quali un insano di mente. Il giorno 9 vi fu un processo
farsa che condannò a morte i cinque imprigionati, che erano del tutto innocenti e che fece
fucilare spietatamente il giorno successivo. Per ammonizione, all'uso piemontese, i
cadaveri furono lasciati esposti al pubblico insepolti. Bixio ripartí il giorno dopo portando con
sé un centinaio di prigionieri presi indiscriminatamente tra gli abitanti. La Sicilia, nel
frattempo, venne posta praticamente in stato d'assedio dalla flotta piemontese, con l’aiuto
delle navi francesi ed inglesi, che effettuarono un blocco dei porti e delle coste, causando il
crollo dei commerci marittimi e di ogni altra attività produttiva dell’isola.



Giusto per farti capire cosa pensasse Garibaldi della spedizione ti allego una frase che scrisse da Caprera in una sua lettera:

"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò, non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio"

zerothehero
12-05-2010, 13:37
Processo farsa lo dici tu.
Fu un normalissimo processo davanti ad una corte militare. La fucilazione per i briganti e gli assassini era normalissima, anche nell' "avanzatissimo" regno borbonico.

ferste
12-05-2010, 13:40
Processo farsa lo dici tu.
Fu un normalissimo processo davanti ad una corte militare. La fucilazione per i briganti e gli assassini era normalissima, anche nell' "avanzatissimo" regno borbonico.

Dalle parole dell'autore del pezzo pareva che l'eccidio di 15 persone dovesse finire a tarallucci e vino......

girodiwino
12-05-2010, 15:25
Per festeggiare i 150 anni dallo sbarco a Marsala

La vera storia della spedizione dei mille
Come e perché l’Inghilterra decise la fine delle Due Sicilie
di Angelo Forgione

La spedizione garibaldina, per la storiografia ufficiale, ha il sapore di un’avventura epica quasi cinematografica, compiuta da soli mille uomini che salpano all’improvviso da nord e sbarcano a sud, combattono valorosamente e vincono più volte contro un esercito molto più numeroso, poi risalgono la penisola fino a giungere a Napoli, Capitale di un regno liberato da una tirannide oppressiva, e poi più su per dare agli italiani la nazione unita.

Troppo hollywoodiano per essere vero, e difatti non lo è. La spedizione non fu per niente improvvisa e spontanea ma ben architettata, studiata a tavolino nei minimi dettagli e pianificata dalle massonerie internazionali, quella britannica in testa, che sorressero il tutto con intrighi politici, contributi militari e cospicui finanziamenti coi quali furono comprati diversi uomini chiave dell’esercito borbonico al fine di spianare la strada a Garibaldi che agli inglesi non mancherà mai di dichiarare la sua gratitudine e amicizia.

I giornali dell’epoca, ma soprattutto gli archivi di Londra, Vienna, Roma, Torino e Milano e, naturalmente, Napoli forniscono documentazione utile a ricostruire il vero scenario di congiura internazionale che spazzò via il Regno delle Due Sicilie non certo per mano di mille prodi alla ventura animati da un ideale unitario.

Il Regno britannico, con la sua politica imperiale espansionistica che tanti danni ha fatto nel mondo e di cui ancora oggi se ne pagano le conseguenze (vedi conflitto israelo-palestinese), ebbe più di una ragione per promuovere la fine di quello napoletano e liberarsi di un soggetto politico-economico divenuto scomodo concorrente.

Innanzitutto furono i sempre più idilliaci rapporti tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio a generare l’astio di Londra. La massoneria inglese aveva come priorità politica la cancellazione delle monarchie cattoliche e la cattolica Napoli era ormai invisa alla protestante e massonica Londra che mirava alla cancellazione del potere papale. I Borbone costituivano principale ostacolo a questo obiettivo che coincideva con quello dei Savoia, anch’essi massoni, di impossessarsi dei fruttuosi possedimenti della Chiesa per risollevare le proprie casse. Massoni erano i politici britannici Lord Palmerston, primo ministro britannico, e Lord Gladstone, gran denigratore dei Borbone. E massoni erano pure Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Cavour.

Già la faccenda massonica fa sorridere, non tanto perchè non sia verosimile quanto perchè anche se fosse esistita non si può dimenticare che molti nostri patrioti hanno riparato in inghilterra; naturale che buona parte dei fondi arrivassero da lì.
Inoltre Palmerston e Gladstone sono noti più per i loro sforzi nella promozione del progresso politico che per la loro appartenenza a conventicole non meglio identificate, naturale che lo stato pontificio e il regno delle due sicilie venissero prima considerati delle zavorre e poi dei bubboni da far scoppiare. Questo anche perchè in inghilterra evidentemente erano riusciti ad avere più peso i sostenitori italiani dell'unità d'italia.


In questo conflittuale scenario di potentati, la nazione Napoletana percorreva di suo una crescita esponenziale ed era già la terza potenza europea per sviluppo industriale come designato all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. Un risultato frutto anche della politica di Ferdinando II che portò avanti una politica di sviluppo autonomo atto a spezzare le catene delle dipendenze straniere.
La flotta navale delle Due Sicilie costituiva poi un pericolo per la grande potenza navale inglese anche e soprattutto in funzione dell’apertura dei traffici con l’oriente nel Canale di Suez i cui scavi cominciarono proprio nel 1859, alla vigilia dell’avventura garibaldina.

L’integrazione del sistema marittimo con quello ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le merci potessero viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per Londra che già non aveva tollerato gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l'Impero Russo grazie ai quali la flotta sovietica aveva navigato serenamente nel Mediterraneo, avendo come basi d’appoggio proprio i porti delle Due Sicilie.

Proprio il controllo del Mediterraneo era una priorità per la “perfida Albione” che si era impossessata di Gibilterra e poi di Malta, e mirava ad avere il controllo della stessa Sicilia quale punto più strategico per gli accadimenti nel mediterraneo e in oriente. L’isola costituiva la sicurezza per l’indipendenza Napolitana e in mano agli stranieri ne avrebbe decretata certamente la fine, come fece notare Giovanni Aceto nel suo scritto “De la Sicilie et de ses rapports avec l’Angleterre”.
La presenza inglese in Sicilia era già ingombrante e imponeva coi cannoni a Napoli il remunerativo monopolio dello zolfo di cui l’isola era ricca per i quattro quinti della produzione mondiale; con lo zolfo, all’epoca, si produceva di tutto ed era una sorta di petrolio per quel mondo. E come per il petrolio oggi nei paesi mediorientali, così allora la Sicilia destava il grande interesse dei governi imperialisti.

I Borbone, in questo scenario, ebbero la colpa di non fare tesoro della lezione della Rivoluzione Francese, di quella Napoletana del 1799 e di quelle a seguire, di considerarsi insovvertibili in Italia e di non capire che il pericolo non era da individuare nella penisola ma più in la, che nemico era alle porte, anzi, proprio in casa. Il Regno di Napoli e quello d’Inghilterra erano infatti alleati solo mezzo secolo prima, ma in condizione di sfruttamento a favore del secondo per via dei considerevoli vantaggi commerciali che ne traeva in territorio duosiciliano. Fu l’opera di affrancamento e di progressiva riduzione di tali vantaggi da parte di Ferdinando II a rompere l’equilibrio e a suscitare le cospirazioni della Gran Bretagna che si rivelò così un vero e proprio cavallo di Troia. Per questo fu più comodo per gli inglesi “cambiare” l’amicizia ormai inimicizia con lo stato borbonico con un nuovo stato savoiardo alleato.

Again: bisogna essere massoni per essere degli imperialisti che vogliono mettere le mani su risorse e infrastrutture? Queste motivazioni di guerra esistono dai tempi della guerra di troia :fagiano:
Se la flotta borbonica era un pericolo per quella inglese come si spiega che le navi inglesi hanno potuto tranquillamente ostacolare le operazioni della marina delle due sicilie. E ancora, se il regno delle due sicilie era così forte come è possibile che sia stato rovesciato con un'azione simile?
E' vero che gli scavi del canale di suez iniziano poco prima, ma mi pare che trascuri il fatto che il canale per la parte europea era francese e non inglese.
Lo sviluppo infrastrutturale fa pensare più ad un voler appropriarsene che ad un "aver paura".




Questi furono i motivi principali che portarono l’Inghilterra a stravolgere gli equilibri della penisola italiana, propagandando idee sul nazionalismo dei popoli e denigrando i governi di Russia, Due Sicilie e Austria. La mente britannica armò il braccio piemontese per il quale il problema urgente era quello di evitare la bancarotta di stampo bellico accettando l’opportunità offertagli di invadere le Due Sicilie e portarne a casa il tesoro.

Un titolo sul “Times” dell’epoca, pubblicato già prima della morte di Ferdinando II, è foriero di ciò che sta per accadere e spiega l’interesse imperialistico inglese nelle vicende italiane. “Austria e Francia hanno un piede in Italia, e l’Inghilterra vuole entrarvi essa pure”.

Lo sbarco a Marsala e l’invasione del Regno delle Due Sicilie sono a tutti gli effetti un “gravissimo atto di pirateria internazionale”, compiuto ignorando tutte le norme di Diritto Internazionale, prima fra tutte quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Il fatto che nessuna nazione straniera abbia mosso un dito mentre avveniva e si sviluppava fa capire quale sia stata la predeterminazione di un atto così grave.
Garibaldi è un burattino in mano a Vittorio Emanuele II Cavour, l’unico che può compiere questa invasione senza dichiarazione non essendo né un sovrano né un politico. E viene manovrato a dovere dal conte piemontese, dal Re di Sardegna e dai cospiratori inglesi, fin quando non diviene scomodo e arriva il momento di costringerlo a farsi da parte.

INfatti la triplice alleanza l'abbiamo fatta con l'inghilterra poco dopo (:fagiano:) e l'inghilterra a mezzo secolo di distanza non si era alleata con la russia
Che sarebbe il nazionalismo dei popoli?
A proposito di popoli, come me la spieghi la violazione del diritto all'autodeterminazione se questo diritto fa la prima comparsa in scritti di rilevanza internazionale nel 1919 a versailles? Ovviamente tralasciando che questo diritto ha sempre avuto un'applicazione piuttosto creativa data l'impossibilità oggettiva di definire in modo univoco cosa sia un popolo


Di soldi, nel 1860, ne circolano davvero parecchi per l’operazione. Si parla di circa tre milioni di franchi francesi solo in Inghilterra, denaro investito per comprare il tradimento di chi serve allo scopo, ma anche [U]armi, munizioni e navi[U]. A Londra nasce il “Garibaldi Italian Fund Committee”, un fondo utile ad ingaggiare i mercenari che devono formare la “Legione Britannica”, uomini feroci che aiuteranno il Generale italiano nei combattimenti che verrano.
Garibaldi diviene un eroe in terra d’Albione con una popolarità alle stelle. Nascono i “Garibaldi’s gadgets”: ritratti, composizioni musicali, spille, profumi, cioccolatini, caramelle e biscotti, tutto utile a reperire fondi utili all’impresa in Italia.

Come mai si parla di franchi francesi quando è l'inghilterra a muovere i fili? Quale è stato il gioco del governo francese, dal momento che somme così grosse di certo non le potevano ottenere tramite collette?



Garibaldi, pochi anni dopo la sua impresa, è ospite a Londra dove viene accolto come un imperatore. I suoi rapporti con l’Inghilterra continuano per decenni e si manifestano nuovamente quando, intorno alla metà del 1870, il Generale è impegnato nell’utopia della realizzazione di un progetto faraonico per stravolgere l’aspetto di Roma: il corso del Tevere entro Roma completamente colmato con un’arteria ferroviaria contornata da aree fabbricabili. Da Londra si tessono contatti con società finanziarie per avviare il progetto ed arrivano nella Capitale gli ingegneri Wilkinson e Fowler per i rilievi e i sondaggi. È pronta a realizzare la remunerativa follia la società britannica Brunless & McKerrow che non vi riuscirà mai perché il progetto viene boicottato del Governo italiano.

Non avevo mai sentito parlare di questo progetto, hai qualche fonte per favore?







Si. L'Italia con la Libia. :fagiano:
Il Marocco con il sahara occidentale.

Azz me l'hai soffiata :D

ferste
12-05-2010, 16:14
INfatti la triplice alleanza l'abbiamo fatta con l'inghilterra poco dopo (:fagiano:) e l'inghilterra a mezzo secolo di distanza non si era alleata con la russia


ti quoto tutto ma volevo fare una precisazione su questa parte, in realtà i Savoia furono tradizionalmente in ottimi rapporti con l'ENG, d'altronde con i vicini grandi e scomodi che avevamo era fondamentale avere amici potenti........e infatti a farci allontanare da loro in epoca pre-1WW fu principalmente l'operato della Francia in Tunisia (gli inglesi ce l'avrebbero lasciata ma i francesi con un bel colpo di mano misero tutti di fronte al fatto compiuto spedendoci tra le braccia crukke).

CYRANO
12-05-2010, 16:22
L'eccidio di bronte mi sembra di averlo studiato all'itis , ma non nelle ore di storia ma di italiano tramite la novella " liberta' " del mai troppo amato verga ...

in pratica i poracci siciliani son passati da un padrone all'altro , altro che liberta'...



c'.a'.z'.a'.s;l,s,s;

Giuseppe Tubi
12-05-2010, 17:23
A me pare la solita accozzaglia di scemenze che periodicamente spuntano da parte di storici fai da te.
Sinceramente non ho mai sentito dire che il Regno delle 2 Sicilie fosse una tale potenza industriale e marittima da infastidire addirittura l'impero britannico. Che avesse una flotta numerosa può essere e che fosse terza numericamente dopo Inghilterra e Francia è molto facile, visto che le potenze navali e commerciali erano solo due.
Se fosse stata davvero una tale terra di bengodi mi parrebbe difficile un tale consenso popolare all'impresa di Garibaldi, il quale arrivò in Campania con un esercito di 30mila volontari. Era andato a cercare con annunci sui giornali i 29mila più scansafatiche, ladri e ingrati? Io ho sempre sentito dire che da quelle parti la maggioranza della popolazione era contadina, analfabeta e piuttosto misera, sottoposta ad un'economia feudale, mentre adesso apprendo che in realtà erano milioni di operai in un'economia prettamente industriale. Boh.

Che in Inghilterra ci fossero simpatie per Garibaldi è storico, ci furono anche grosse raccolte di fondi, ma là c'erano pure molti fuoriusciti mazziniani e carbonari (persino Napoleone III era stato uno di loro in gioventù).
Che gli inglesi avessero interessi economici da quelle parti anche, (mi pare industrie tessili, meccaniche e altro, oltre alla produzione del Marsala) e forse erano stanchi di avere a che fare con quel governo e ritenevano il regno d'Italia un partner migliore.
Inoltre anche Cavour aveva simpatie per il sistema inglese e nel 1855 aveva partecipato alla spedizione di Crimea assieme alle potenze occidentali.
Ma attribuire tutto al complotto massonico mi pare troppo comico.

Poi leggiamo le solite cose su Garibaldi bandito e avventuriero
L’ideologia nazionale venera i “padri della patria” che operarono il piano internazionale, dimenticando tutto quanto di nefasto si raccontasse di Garibaldi, un avventuriero dal passato poco edificante. L’Italia di oggi festeggia un uomo condannato persino a “morte ignominiosa in contumacia” nel 1834 per sentenza del Consiglio di Guerra Divisionale di Genova perché nemico della Patria e dello Stato, motivo per il quale fuggì latitante in Sud America dove diede sfogo a tutta la sua natura selvaggia.
nefasto davvero! Peccato che fosse stato condannato a morte per aver partecipato a preparare una insurrezione mazziniana, come molti patrioti di quel periodo. Ce ne sono dei delinquenti tra i nostri padri della patria!
Ovviamente poi i Mille erano la feccia del Regno di Sardegna, mercenari e banditi in cerca di bottino :rolleyes:

Ma c'è una chicca che mi ha fatto scompisciare
L’integrazione del sistema marittimo con quello ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le merci potessero viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per Londra che già non aveva tollerato gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l'Impero Russo grazie ai quali la flotta sovietica aveva navigato serenamente nel Mediterraneo, avendo come basi d’appoggio proprio i porti delle Due Sicilie.
A parte l'integrazione ferrovia-nave che ci si domanda come potesse esistere se le linee ferrate ammontavano sì e no a 100 km dei quali nessuno in Sicilia, abbiamo scoperto a cosa fosse dovuta tutta questa potenza economica e militare!
http://www.vendita-bandiere.it/pics/urss-unione-sovietica-2407b.gif

Comunisti! :rotfl: :rotfl: :rotfl:

CYRANO
12-05-2010, 18:12
la flotta sovietica decine di anni prima dell'unione sovietica ? :asd: :asd:



Ca/lalaml,aml,a

Cfranco
12-05-2010, 20:17
A me pare la solita accozzaglia di scemenze che periodicamente spuntano da parte di storici fai da te.
A parte esagerazioni e qualche interpretazione un po' forzata il racconto è abbastanza corretto , non meno di quello che trovi nei libri di storia "ufficiale" .

regaluigi
13-05-2010, 11:08
Il vero interesse in sicilia degli inglesi non erano ne le fabbriche ne le terre, ma erano i giacimenti di zolfo presenti sull' isola.
Non dimentichiamoci che nel 1859 la Sicilia era il primo produttore mondiale di zolfo e che lo stesso era considerato di importanza strategica (un po come il petrolio al giorno d' oggi) e che quindi chi avesse avuto il monopolio dello stesso avrebbe visto accrescere la propria potenza economica/militare.
L' interssamento inglese era dovuto alla necessità di spuntare condizioni economiche migliori per lo zolfo di produzione siciliana, di cui le navi a vapore inglesi facevano largo consumo. Lo zolfo era un elemento essenziale nella lavorazione dell'acciaio, oltre ad essere un additivo del carbone combustibile, ed era un protagonista collegato alla Seconda Rivoluzione Industriale, del carbone e dell'acciaio.
Ditemi un po, secondo voi, "controllare" le 412 miniere siciliane di zolfo, il petrolio del tempo, senza il quale nè industria nè flotta militare di Sua Maestà britannica avrebbero potuto dominare il Mondo per un secolo era un buon pretesto per invadere uno stato sovrano?

Sono i soliti corsi e ricorsi della storia (IRAQ docet)

ferste
13-05-2010, 11:15
A parte esagerazioni e qualche interpretazione un po' forzata il racconto è abbastanza corretto , non meno di quello che trovi nei libri di storia "ufficiale" .

ma corretto su cosa? è stato smontato riga per riga!

Il vero interesse in sicilia degli inglesi non erano ne le fabbriche ne le terre, ma erano i giacimenti di zolfo presenti sull' isola.
Non dimentichiamoci che nel 1859 la Sicilia era il primo produttore mondiale di zolfo e che lo stesso era considerato di importanza strategica (un po come il petrolio al giorno d' oggi) e che quindi chi avesse avuto il monopolio dello stesso avrebbe visto accrescere la propria potenza economica/militare.
L' interssamento inglese era dovuto alla necessità di spuntare condizioni economiche migliori per lo zolfo di produzione siciliana, di cui le navi a vapore inglesi facevano largo consumo. Lo zolfo era un elemento essenziale nella lavorazione dell'acciaio, oltre ad essere un additivo del carbone combustibile, ed era un protagonista collegato alla Seconda Rivoluzione Industriale, del carbone e dell'acciaio.
Ditemi un po, secondo voi, "controllare" le 412 miniere siciliane di zolfo, il petrolio del tempo, senza il quale nè industria nè flotta militare di Sua Maestà britannica avrebbero potuto dominare il Mondo per un secolo era un buon pretesto per invadere uno stato sovrano?

Sono i soliti corsi e ricorsi della storia (IRAQ docet)

Un conto è dire che gli inglesi avevano interessi sullo zolfo siciliano, un conto sono le cose contenute nell'articolo che sono state smentite ampliamente

girodiwino
13-05-2010, 14:27
L’integrazione del sistema marittimo con quello ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le merci potessero viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per Londra che già non aveva tollerato gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e l'Impero Russo grazie ai quali la flotta sovietica aveva navigato serenamente nel Mediterraneo, avendo come basi d’appoggio proprio i porti delle Due Sicilie.


Grande storico l'autore eh...
Mi domando come abbia fatto a sfuggirmi:stordita:

Scalor
13-05-2010, 14:36
... Sono persone col pedigree dei malavitosi e ne farà una raccapricciante descrizione lo stesso Garibaldi. Provengono da Milano, Brescia, Pavia, Venezia e più corposamente da Bergamo, perciò poi detta “città dei mille”.....

Bérghem de huta o de hura ? :D

Giuseppe Tubi
13-05-2010, 15:07
In effetti i bergamaschi (e anche le femmine) hanno sempre avuto una pessima fama! Gentaglia :nono:

Giuseppe Tubi
13-05-2010, 15:12
Il vero interesse in sicilia degli inglesi non erano ne le fabbriche ne le terre, ma erano i giacimenti di zolfo presenti sull' isola.
Non dimentichiamoci che nel 1859 la Sicilia era il primo produttore mondiale di zolfo e che lo stesso era considerato di importanza strategica (un po come il petrolio al giorno d' oggi) e che quindi chi avesse avuto il monopolio dello stesso avrebbe visto accrescere la propria potenza economica/militare.
L' interssamento inglese era dovuto alla necessità di spuntare condizioni economiche migliori per lo zolfo di produzione siciliana, di cui le navi a vapore inglesi facevano largo consumo. Lo zolfo era un elemento essenziale nella lavorazione dell'acciaio, oltre ad essere un additivo del carbone combustibile, ed era un protagonista collegato alla Seconda Rivoluzione Industriale, del carbone e dell'acciaio.
Ditemi un po, secondo voi, "controllare" le 412 miniere siciliane di zolfo, il petrolio del tempo, senza il quale nè industria nè flotta militare di Sua Maestà britannica avrebbero potuto dominare il Mondo per un secolo era un buon pretesto per invadere uno stato sovrano?

Sono i soliti corsi e ricorsi della storia (IRAQ docet)

Hai ragione, aggiungici pure lo zolfo. Ma che c'entra l'invasione di uno stato sovrano? Mica Cavour aveva offerto lo zolfo gratis agli inglesi. Che ci fossero altri motivi che rendevano lo stato borbonico un partner commerciale inaffidabile?
E' esatto che lo zolfo fosse un minerale indispensabile all'industria, dalla produzione della polvere da sparo a quella dell'acido solforico e un mucchio di altre cose, ma non ho mai sentito che venisse aggiunto al carbone per migliorarne la combustione, anzi mi è sempre sembrato un elemento indesiderato nei minerali combustibili. Hai informazioni in merito? Grazie!

Cfranco
13-05-2010, 18:08
ma corretto su cosa? è stato smontato riga per riga!

Ad esempio :

Il 10 Maggio, alla vigilia dello sbarco, l’ammiragliato inglese a Londra dà l’ordine ai piroscafi bellici “Argus” e “Intrepid”, ancorati a Palermo, di portarsi a Marsala; ufficialmente per proteggere i sudditi inglesi ma in realtà con altri scopi. Ci arrivano infatti all’alba del giorno dopo e gettano l’ancora fuori a città col preciso compito di favorire l’entrata in rada delle navi piemontesi. Navi che arrivano alle 14 in punto, in pieno giorno, e questo dimostra quanta sicurezza avessero i rivoltosi che altrimenti avrebbero più verosimilmente scelto di sbarcare di notte.

L’approdo avviene proprio dirimpetto al Consolato inglese e alle fabbriche inglesi di vini “Ingham” e “Whoodhouse” con le spalle coperte dai piroscafi britannici che, con l’alibi della protezione delle fabbriche, ostacolano i colpi di granate dell’incrociatore napoletano “Stromboli”, giunto sul posto insieme al piroscafo “Capri” e la fregata a vela “Partenope”.

Le trattative che si intavolano fanno prendere ulteriore tempo ai garibaldini e sortiscono l’effetto sperato: I “mille” sbarcano sul molo. Ma sono in 776 perché i veri repubblicani, dopo aver saputo che si era andati a liberare la Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, si sono fatti sbarcare a Talamone, in terra toscana. Contemporaneamente sbarcano dall’Intrepid dei marinai inglesi anch’essi di rosso vestiti che si mischiano alle “camicie rosse”, in modo da impedire ai napoletani di sparare.
Napoli invia proteste ufficiali a Londra per la condotta dei due bastimenti inglesi ma a poco serve.

Sembrerà strano ma è andata proprio così ...
Anche se manca la parte su quanto ritardo avessero i garibaldini sulla tabella di marcia , il che costringerà il comandante delle navi napoletane a inventarsele tutte pur di riuscire a trovare scuse per perdere tempo e non bombardarli ( anche lui era sul libro paga dei Savoia ... ) .
Chi vuole scoprire quello che la storiografia ufficiale continua a nascondere sotto il tappeto potrebbe andarsi a leggere Lorenzo Del Boca e farsi un' idea non stereotipata dei fatti .

ferste
13-05-2010, 20:56
) .
Chi vuole scoprire quello che la storiografia ufficiale continua a nascondere sotto il tappeto

Mai sentito parlare di fonti e di confronto tra esse? noooooooooo.....

Giuseppe Tubi
13-05-2010, 21:58
A dimostrazione dell'obiettività storica del papiro:
Ma sono in 776 perché i veri repubblicani, dopo aver saputo che si era andati a liberare la Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, si sono fatti sbarcare a Talamone, in terra toscana.

Invece:
Tra alcuni dei 1.162 uomini, arrivati a Talamone, serpeggia il malumore. Nove di essi, di estrazione mazziniana, e quindi fedeli al sogno di una Repubblica Italiana, non ne vogliono sapere di proseguire il viaggio sotto l’insegna reale sabauda. La lotta tra chi voleva un’Italia unita sotto lo scettro piemontese e chi invece la voleva repubblicana, iniziava già a fare capolino. Di pronta risposta al rifiuto di calare il vessillo monarchico, i nove mazziniani lasceranno la spedizione, e torneranno a casa.

Altri 64 uomini della spedizione, invece, capeggiati da Callimaco Zambianchi, storico amico di Garibaldi e, soprattutto, feroce anticlericale (al punto che era dovuto scappare dalla sua Forlì, all’epoca Stato Pontificio per cercare asilo all’estero), si distaccano e si muovono verso l’Umbria e le Marche, ancora in mano al Papa, con l’intento di scatenare una sollevazione popolare che portasse ai plebisciti d’annessione al Regno d’Italia.

Come 73 dissidenti (o meglio 9 visto che si parlava di repubblicani) diventano come per incanto 386...
Eh, ma la storia la scrivono i vincitori! :rolleyes: