elect
11-05-2010, 12:26
Bertolaso, Berlusconi Saccà
e le indagini diventano un "buco nero"
ROMA - Il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti, l'avvocato penalista che ha difeso Buscetta, Mannoia e Brusca, da settimane ormai rimprovera spesso al Guardasigilli Angelino Alfano di parlare della legge sulle intercettazioni "senza conoscerne il contenuto". E ieri, a sentire il ministro della Giustizia consigliare ai cronisti di "studiare bene" il ddl per rendersi conto che non è un bavaglio all'informazione, non si poteva che dar ragione a Li Gotti. Ma di che legge parla Alfano? Non certo di quella che porta il suo nome e che il Senato, in commissione Giustizia, potrebbe licenziare già in settimana.
Perché lì è scritto, senza alcuna possibilità di equivoco, che i giornalisti non possono in alcun modo pubblicare le intercettazioni, anche se le trascrizioni figurano per esteso in un'ordinanza di custodia cautelare che perde la sua segretezza quando viene notificata all'indagato e ai suoi avvocati. Il segreto è totale perché non potranno essere né riproposte per esteso, né tantomeno raccontate per riassunto o nel loro contenuto. Nulla. Il cronista le leggerà e dovrà far finta di non averle mai viste. Un buco nero. Neppure un rigo delle conversazioni Berlusconi-Saccà sulle veline, non uno dell'inchiesta di Firenze sulla cricca degli appalti, niente sulla clinica Santa Rita, quella dove operavano la gente solo per fare il business.
Clicca qui per firmare l'appello contro la legge
(http://www.nobavaglio.it/)
Clicca qui per metterci la faccia anche su Facebook
(http://www.facebook.com/#!/pages/Liberta-e-partecipazione/119377854750382?ref=ts)
Qualora il giornalista dovesse arrischiarsi a pubblicarle potrebbe subire una multa fino a 20mila euro. E l'editore, in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi dai dipendenti, potrà incappare in una condanna patrimoniale da un minimo di 64.500 euro a 465mila. Le conseguenze sulla libertà di stampa sono evidenti. Ma Alfano consiglia di "leggere bene" la legge.
E andiamo avanti, allora, in questa lettura. Per scoprire che non solo le intercettazioni saranno top secret finché non si arriverà al processo, con un black out che potrebbe durare anni, ma anche sugli atti dell'inchiesta cala una cortina pesantissima. E su questo la mano del Guardasigilli è stata determinante, visto che le ultime modifiche alla legge sono state scritte proprio nei suoi uffici in via Arenula. Lo stesso relatore al Senato Roberto Centaro ha ammesso che la stretta è stata tutta "politica". Lì è stata cancellata ogni possibile apertura. Neppure "per riassunto" sarà possibile dar conto degli atti di un'indagine finché non si arriva al termine dell'udienza preliminare. Anche in questo caso ci vorranno anni prima di poter sapere.
È bastato cancellare due sole righe contenute nel ddl approvato alla Camera l'11 giugno 2009 e la cronaca giudiziaria è definitivamente defunta, nonostante le minacce di sciopero della Fnsi, le proteste indignate dell'Ordine e degli editori. Quelle righe dicevano: "Di tale atti è sempre consentita la pubblicazione per riassunto". Le aveva volute il Quirinale e le aveva imposte nella trattativa la presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno. Ora queste due righe non ci sono più. Le ha cancellate un emendamento di Centaro che la maggioranza ha già approvato in commissione, respingendo le proteste dell'opposizione. E dunque, senza alcuna possibilità di equivoci, non si sarebbe potuta scrivere una sola riga del caso Scajola, visto che l'ex ministro non è neppure indagato. Per chi viola la nuova regola ancora multe, stavolta fino a 10mila euro. E l'arresto fino a due mesi.
Muta la cronaca ma anche la storia dell'Italia quando, durante una conferenza stampa come quella tenuta da Guido Bertolaso, non gli si potrà neppure contestare un fatto che emerge dall'inchiesta giudiziaria, perché anche quel semplice quesito si risolverà nella violazione di un segreto col il rischio di multe e di cella. Ma di che parla Alfano quando consiglia di "leggere bene" la legge?
(11 maggio 2010)
http://www.repubblica.it/rubriche/la-legge-bavaglio/2010/05/11/news/bertolaso_-3978344/
e le indagini diventano un "buco nero"
ROMA - Il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti, l'avvocato penalista che ha difeso Buscetta, Mannoia e Brusca, da settimane ormai rimprovera spesso al Guardasigilli Angelino Alfano di parlare della legge sulle intercettazioni "senza conoscerne il contenuto". E ieri, a sentire il ministro della Giustizia consigliare ai cronisti di "studiare bene" il ddl per rendersi conto che non è un bavaglio all'informazione, non si poteva che dar ragione a Li Gotti. Ma di che legge parla Alfano? Non certo di quella che porta il suo nome e che il Senato, in commissione Giustizia, potrebbe licenziare già in settimana.
Perché lì è scritto, senza alcuna possibilità di equivoco, che i giornalisti non possono in alcun modo pubblicare le intercettazioni, anche se le trascrizioni figurano per esteso in un'ordinanza di custodia cautelare che perde la sua segretezza quando viene notificata all'indagato e ai suoi avvocati. Il segreto è totale perché non potranno essere né riproposte per esteso, né tantomeno raccontate per riassunto o nel loro contenuto. Nulla. Il cronista le leggerà e dovrà far finta di non averle mai viste. Un buco nero. Neppure un rigo delle conversazioni Berlusconi-Saccà sulle veline, non uno dell'inchiesta di Firenze sulla cricca degli appalti, niente sulla clinica Santa Rita, quella dove operavano la gente solo per fare il business.
Clicca qui per firmare l'appello contro la legge
(http://www.nobavaglio.it/)
Clicca qui per metterci la faccia anche su Facebook
(http://www.facebook.com/#!/pages/Liberta-e-partecipazione/119377854750382?ref=ts)
Qualora il giornalista dovesse arrischiarsi a pubblicarle potrebbe subire una multa fino a 20mila euro. E l'editore, in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi dai dipendenti, potrà incappare in una condanna patrimoniale da un minimo di 64.500 euro a 465mila. Le conseguenze sulla libertà di stampa sono evidenti. Ma Alfano consiglia di "leggere bene" la legge.
E andiamo avanti, allora, in questa lettura. Per scoprire che non solo le intercettazioni saranno top secret finché non si arriverà al processo, con un black out che potrebbe durare anni, ma anche sugli atti dell'inchiesta cala una cortina pesantissima. E su questo la mano del Guardasigilli è stata determinante, visto che le ultime modifiche alla legge sono state scritte proprio nei suoi uffici in via Arenula. Lo stesso relatore al Senato Roberto Centaro ha ammesso che la stretta è stata tutta "politica". Lì è stata cancellata ogni possibile apertura. Neppure "per riassunto" sarà possibile dar conto degli atti di un'indagine finché non si arriva al termine dell'udienza preliminare. Anche in questo caso ci vorranno anni prima di poter sapere.
È bastato cancellare due sole righe contenute nel ddl approvato alla Camera l'11 giugno 2009 e la cronaca giudiziaria è definitivamente defunta, nonostante le minacce di sciopero della Fnsi, le proteste indignate dell'Ordine e degli editori. Quelle righe dicevano: "Di tale atti è sempre consentita la pubblicazione per riassunto". Le aveva volute il Quirinale e le aveva imposte nella trattativa la presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno. Ora queste due righe non ci sono più. Le ha cancellate un emendamento di Centaro che la maggioranza ha già approvato in commissione, respingendo le proteste dell'opposizione. E dunque, senza alcuna possibilità di equivoci, non si sarebbe potuta scrivere una sola riga del caso Scajola, visto che l'ex ministro non è neppure indagato. Per chi viola la nuova regola ancora multe, stavolta fino a 10mila euro. E l'arresto fino a due mesi.
Muta la cronaca ma anche la storia dell'Italia quando, durante una conferenza stampa come quella tenuta da Guido Bertolaso, non gli si potrà neppure contestare un fatto che emerge dall'inchiesta giudiziaria, perché anche quel semplice quesito si risolverà nella violazione di un segreto col il rischio di multe e di cella. Ma di che parla Alfano quando consiglia di "leggere bene" la legge?
(11 maggio 2010)
http://www.repubblica.it/rubriche/la-legge-bavaglio/2010/05/11/news/bertolaso_-3978344/