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View Full Version : La grande truffa siciliana dell’eolico senza vento


zerothehero
09-05-2010, 19:10
Salemi - Ferma. Ferma. Ferma. Ferma. Ferma. Non ce n'è una, nella selva di immense pale eoliche stagliate nel cielo della stupenda valle di Mazara, che accenni a muoversi sotto un refolo di vento. Non una. Don Chisciotte, che nel romanzo di Cervantes si scaglia lancia in resta ammonendo i mulini «potreste agitar più braccia del gigante Briareo, che me l'avete pur da pagare », non correrebbe alcun rischio, qui, di finire rovesciato a gambe all'aria. «Mai: non si muovono mai», maledice Vittorio Sgarbi, che il bidone dell'eolico in Sicilia lo ha denunciato da un pezzo, «Peggio: se anche si muovessero e producessero energia, quelli di Terna, che gestiscono la rete, hanno detto che non sarebbero in grado di prenderla e redistribuirla ». Eppure, per tirar su questi bestioni giganteschi, hanno sventrato i fianchi delle colline, devastato i crinali, annientato ettari ed ettari di vigne in tutta la valle, tutto il Belice, tutta la Sicilia. Anche a ridosso di aree di pregio altissimo dove aziende modello come Donnafugata, Pellegrino o Tasca d’Almerita tentano tra mille difficoltà di tenere alto con prodotti di eccellenza l’onore dell’isola.
Uno sconcio. Sia chiaro: quella dell’eolico è una fonte di energia alternativa che un Paese che dipende in modo eccessivo dall'estero non può trascurare. Ma c'è modo e modo. Luogo e luogo. Vento e vento. E la storia del boom di questi ultimissimi anni dice che l'ultimo dei problemi che si sono posti molti investitori è quello di produrre sul serio energia nel modo giusto, nel posto giusto, col vento giusto. Lo dimostra una tabella di Terna sull'attività degli impianti in Europa: le pale girano mediamente per 1880 ore in Danimarca, 1960 in Belgio, 2000 in Svizzera, 2046 in Spagna, 2067 in Olanda, 2082 in Grecia, 2233 in Portogallo. Sapete quante ore, da noi? Solo 1466. E la media siciliana, spiegano gli esperti, è ancora più bassa. E allora come mai Terna ha domande di connessione alla rete per il solo eolico pari a 88.171 megawatt, cioè una volta e mezzo la punta massima del consumo italiano, che è di 56.000 megawatt? L’Anev, che riunisce i produttori di energia eolica, stima che al massimo la produzione nel 2020 potrà raggiungere nel nostro paese 16.000 megawatt. Dieci anni prima già ci sono domande per 5 volte quel totale. Altra domanda: come è possibile che la potenza installata in Sicilia sia di 1.140 megawatt, cioè più di un quarto del totale italiano? Che senso c’è a installare pale a vento dove non c’è vento?

Il segreto è negli incentivi elevatissimi per le energie rinnovabili. Nettamente superiori alla media europea. Dice un rapporto dell’Autorità dell’energia che nel 2009 il costo totale per la spinta alle fonti rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico, avrebbe superato i 2 miliardi di euro, per salire di questo passo a 3 miliardi quest’anno, 5 nel 2015 e 7 nel 2020. Chi paga? Semplice: gli utenti, sulle bollette. Che già sono le più care d’Europa a causa della scelta scellerata di dipendere dal petrolio e dal gas, e diventano ancora più care, paradossalmente, via via che aumenta la componente delle fonti rinnovabili. Introdotti nel ‘99 dal governo di centrosinistra con la durata di otto anni, gli incentivi sono stati poi portati a 12 e quindi, con l’ultima finanziaria Prodi, addirittura a 15. Il che significa che chi tira su una pala non solo becca un incentivo, ma lo becca per tre lustri dal momento in cui comincia a girare. Se gira. Il meccanismo è un po’ complesso. Si basa sui cosiddetti certificati verdi, dei veri e propri titoli che si vendono e si comprano alla borsa elettrica. Spiegare la cosa nei dettagli porterebbe via ore. Basti sapere che mediamente questi certificati verdi cui hanno diritto i produttori valgono 80 euro a megavattora. Ai quali vanno aggiunti i soldi che lo stesso produttore incassa per l’energia venduta al sistema e immessa in rete. Una somma che varia fra 60 e 70 euro a megavattora nella media italiana ma che in Sicilia sale fino a 90-100 euro. Risultato finale: fatti tutti i conti, l’installazione e la manutenzione d’una pala media costa un milione in Danimarca (lo stato europeo che più ha investito sull’eolico) e può arrivare a costare in Sicilia, in 15 anni di vita, il quadruplo: quattro milioni.
C’è poi da stupirsi se la corsa all’energia del vento, anche quando appare insensata, continua? Anche là dove i cavi di Terna non sono in grado di sopportare il carico elettrico, come spesso accade lungo la dorsale appenninica meridionale, con punte di crisi paradossali in Puglia, Basilicata, Campania, Sicilia? Direte: niente energia fornita, niente soldi. Macché: i produttori hanno comunque diritto al saldo per l’energia che «avrebbero prodotto se…» E anche questo si scarica sulle bollette. Quanto ci costa? Boh… I certificati verdi non sono disaggregabili per tipologia di fonte d’energia. Ma le cifre contenute a gennaio nella segnalazione dell’Authority al governo lasciano basiti: nel 2008 abbiamo sborsato 1.230 milioni di euro. Per la metà (630 milioni) a causa «dell’eccesso di offerta». Testuale. Va da sé che i primi ad accorgersi dell’affarone, insieme ad alcuni imprenditori seri, sono stati certi affaristi, spesso legati alla mafia, con pochissimi scrupoli. Men che meno quello di devastare il paesaggio. Anche quando si tratta di terre incantate, punteggiate qua e là da antichi bagli di pietra tra vigne dal fascino struggente, come la Val di Mazara. Che il grande storico dell'arte Cesare Brandi definì «la più bella strada del mondo». E che Giuseppe Garibaldi risalì 160 anni fa da Marsala per arrivare a Salemi, l’antica Alicia. Dove, dal Palazzo che si affacciava sulla splendida piazza del Municipio oggi ribattezzata piazza della Dittatura, davanti a una folla festante che occupava tutta la non meno splendida scalinata che scende verso l'uscita del paese, tuonò: «Siciliani! Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all'eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde. Noi siamo con voi! Non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l'opera sarà facile e breve. All'armi dunque!» Ciò detto, come molti siciliani ricordano con orgoglio, proclamò provvisoriamente Salemi prima capitale dell'Italia unita. Precisazione indispensabile: molti sono orgogliosi, non tutti. Anzi. Fu lo stesso Raffaele Lombardo, un paio di anni fa, a parlare a nome di altri siciliani convinti che l'Eroe dei due mondi sia stato per l'isola una specie di peste bubbonica. Al punto che Vittorio Sgarbi, paracadutatosi da Ferrara come sindaco per una specie di scommessa futurista, sbottò: «Non vorrei che per un pregiudizio ideologico nei confronti di Garibaldi si perdesse qualche milione di euro. Perché, sia chiaro, è questo il rischio che la Sicilia sta correndo. E forse è già troppo tardi». Esatto: per le grandi iniziative era già troppo tardi davvero. Così, visto che i soldi non c'erano, il pirotecnico critico d'arte si è arrangiato come poteva.

Le pale eoliche sono irrimediabilmente ferme? Vittorio gira a mille. Organizza mostre d'arte, convoca architetti, insulta sconosciuti al cellula re, ammaestra muratori, sfiducia assessori, pubblica libri, restaura palazzi, nomina consulenti, litiga con Oliviero Toscani, fa la pace con Oliviero Toscani, abbraccia Oliviero Toscani, scopre artisti sconosciuti, scegli piastrelle per il restauro del municipio, tampina una mora dai vistosi davanzali, prende per i fondelli i mafiosi, sbuffa con gli antimafiosi «che sono peggio dei mafiosi », rastrella volontari da tutta Europa disposti a partecipare «all'unico sforzo davvero utopista in corso in Italia», manda a spasso chi lo fa arrabbiare, sale scalini, scende scalini, si arrampica sui bastioni dell'antica rocca, declama versi davanti ai ruderi della Matrice lasciata appositamente scoperchiata dal progetto del portoghese Alvaro Siza, rimorchia qualche biondona di passaggio, fa spostare un paio di quadri, esalta le varie fasi del pittore Fausto Pirandello, maltratta un po' di collaboratori troppo lenti… Un tornado. Infaticabile, incontenibile, irrefrenabile. Attaccassero a lui i cavi elettrici invece che alle pale, accenderebbe i fari di uno stadio. Arrivò quaggiù nella primavera del 2008, invelenito come solo lui sa essere contro il sindaco Letizia Moratti che lo aveva fatto fuori come assessore alla cultura di Milano, deciso a dimostrare che tutti quelli che lo giudicavano un genialoide troppo collerico donnaiolo e dispersivo per combinare qualcosa di buono non capivano un fico secco. Candidato per sfizio dall'incandidabile signorotto politico locale, Pino Giammarinaro («Giamburattinaro», lo chiama Toscani) alle prese con qualche grana giudiziaria, fu incredibilmente eletto. Da quel momento, la bellissima e sventurata Salemi è il suo «giocattolo». Il luogo dove vuole dimostrare, sia pure in scala ridotta, cosa potrebbe fare se avesse lui per le mani il patrimonio artistico italiano. Cosa che il Cavaliere («Il berlusconismo cominciò a finire il 20 giugno 2002, quando fui cacciato dal governo») si è ben guardato dal fare.

Da quel momento, ne ha fatte di tutti i colori. Per cominciare, «assunse» (gratis, si capisce) come «assessore alla creatività» Oliviero Toscani, il quale radunò mezzo migliaio di ragazzi per selezionarne una cinquantina da coinvolgere (gratis) nel «Progetto terremoto», una fucina di idee come non se ne vedevano dai tempi in cui nel cielo del paese, nel 1911, con la gente a bocca aperta per la meraviglia, si levò una mongolfiera destinata però, di lì a poco, a sgonfiarsi e ad afflosciarsi sui tetti. Episodio documentato da un’immagine in bianco e nero nel libro fotografico «Ritratto di paese/Salemi da Cicerone a Sgarbi». Libro che il nostro apprezza assai. Soprattutto per l'accostamento con il retore, che in questo caso non ritiene riduttivo. Fare un elenco di tutte le iniziative varate a Salemi in questi due anni sarebbe troppo lungo. Mostre, concerti, presentazione di libri, conferenze... Di tutto. Dalla piscina riempita di vino per la kermesse eno-gastronomica «Benedivino» alla nomina dell’artista Graziano Cecchini quale «assessore al nulla». Dalla delega al grande chef Fulvio Pierangelini come «assessore alle mani in pasta » all'arruolamento come bibliotecario di Philippe Daverio, critico d' arte già assessore alla cultura di Milano. C'è chi dirà: «uffa, le solite sgarbate ». Errore. Non si tratta solo di fuochi d'artificio. Basti ricordare un po’ di cose che resteranno patrimonio della cittadina anche «dopo». Come l’accelerazione dei restauri della Rocca e del palazzo municipale. O lo stop imposto alla demolizione di palazzi di grande valore storico. O il progetto di recuperare un antico e straordinario baglio. O la battaglia, appunto, contro l'installazione di nuove pale eoliche. Battaglia che avrebbe procurato al sindaco una delle sorprese più brutte: il ritrovamento d’una testa mozza di maiale con un biglietto per Sgarbi contenente l'invito ad «andare via dal paese, per non fare la stessa fine».

Lui, fedele al personaggio, fa spallucce: «Con Oliviero siamo riusciti a portare gratis a Salemi strappandola a New York (dico: a Salemi!) la collezione “Kim’s video”, donataci da Yongman Kim, un ricco americano di origine coreana che aveva messi insieme 55.000 pellicole, cassette, dvd: la più straordinaria raccolta del cinema indipendente che esista». Per non dire del progetto «una casa a un euro»: «Mi hanno fatto diventare pazzo, coi problemi burocratici, ma finalmente ci siamo. Possiamo cominciare a distribuire le abitazioni acquisite dal comune dopo che tanti terremotati hanno preferito prendere i soldi per la ricostruzione e andarsi a rifare la casa, nuova, ai piedi del paese. I patti sono chiari: un euro e la casa va (ce ne sono di bellissime) a chi si impegna a ripararla entro due anni con criteri rispettosi ». Mille case, giura, diecimila richieste: da Massimo Moratti a Bill Gates. Per l'arrivo di Giorgio Napolitano, martedì prossimo, il cuore del paese è tutto un cantiere. Il presidente della Repubblica, oltre a un intervento del giurista Michele Ainis sul valore della costituzione, troverà tra il Castello normanno e il collegio dei Gesuiti una serie di mostre. Dal nuovo museo del Risorgimento ai «Paesaggi d’Italia» in collaborazione con il FAI, da «La Sicilia, il suo cuore» (ritratti d’autore di Leonardo Sciascia) all’esposizione «W Garibaldo».

Su tutto, però, svetta un museo che la Sicilia e l’Italia intera non hanno mai avuto e che non piacerà non solo ai mammasantissima ma neppure, viste le ultime battute su «Gomorra», a Silvio Berlusconi: il Museo della mafia. L'hanno voluto Sgarbi e Toscani (che ha disegnato il logo: una macchia di sangue a forma di Sicilia), l’hanno costruito Nicolas Ballario, Elisabetta Rizzuto e i ragazzi della «gruppo terremoto», l’ha ideato nella struttura Cesare Inzerillo, un giovane artista palermitano. Niente coppole, lupare, oggetti simbolici che poi ammuffiscono sotto la polvere. Ma un percorso multimediale. Nere le pareti, neri i pavimenti, nera l'atmosfera. Dentro, dieci cabine elettorali ognuna delle quali «arredata» per un tema: la violenza, la Chiesa, la famiglia, il potere, il carcere, l'informazione, la sanità... Pochi mezzi, pochi soldi (63.000 euro in totale, tutto compreso: un terzo di quello che costerà la «La Regata dei Mille» della vicina Marsala, che ha tappezzato i muri di manifesti accorgendosi troppo tardi che il lungomare era quello di Trapani!) ma in compenso tante idee. Sviluppate soprattutto attraverso i video. Intriganti. Affascinanti. Agghiaccianti. Da non perdere la strepitosa ricostruzione della storia della mafia attraverso le prime pagine dell'ultimo secolo, dall'uccisione di Petrosino all’arrivo del prefetto Mori, dal delitto Notarbartolo al sacco di Palermo, dalla morte di Salvatore Giuliano alla strage di Capaci. Undici sale complessive ricche di storia, dolore, orrore. Come quella dedicata a «Palermo felicissima » dove, dopo un amaro raffronto tra quella che era la bella città d’un tempo e la devastazione palazzinara, Inzerillo ha riprodotto un vero e proprio abuso edilizio, che culmina nella mummia di un morto ammazzato dalla mafia e cementata in un pilone. Non farà buona pubblicità all'Italia? Può darsi. Ma la mafia, al di là delle chiacchiere, si sfida anche così. A proposito: perché Garibaldi quella volta scelse Salemi? Lo ha spiegato ieri mattina, su Repubblica di Palermo, Lino Buscemi: perché la cittadina, dopo essere stata per secoli un esempio di convivenza con le sue comunità cristiana, islamica e ebraica, era piena anche di massoni e la massoneria...
Ma ne parleremo nella prossima puntata.

Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella



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News letta: 82 volte.

dantes76
09-05-2010, 19:13
comunista

demonbl@ck
09-05-2010, 19:28
L'eolico è una buona cosa..............
...
...
...
se non lo fai installare dove non c'è vento tanto per regalare soldi ad amici e amici di amici :rolleyes:

jumpermax
09-05-2010, 19:33
e dire che non è difficile risolvere il problema, basta legare gli incentivi ai kwh prodotti e non alla potenza dell'impianto....

indelebile
09-05-2010, 19:36
quando sarà l'ora del nucleare non ci voglio pensare ...mi ci metto le mani nei capelli....

dantes76
09-05-2010, 19:40
e dire che non è difficile risolvere il problema, basta legare gli incentivi ai kwh prodotti e non alla potenza dell'impianto....

ovvero: +kwh prodotti - voti

fabio80
09-05-2010, 19:46
ma pure il vento in sicilia batte la fiacca :asd:

MadJackal
09-05-2010, 19:46
e dire che non è difficile risolvere il problema, basta legare gli incentivi ai kwh prodotti e non alla potenza dell'impianto....

Chissà perchè in tutti questi anni i nostri competenti politici non ci hanno pensato. :stordita:

ovvero: +kwh prodotti - voti

...Ah, è vero, mi ero dimenticato di questo particolare! :eek:


Ma la Lega che fa, fa ancora compromessi per il federalismo?

fabio80
09-05-2010, 19:47
Ma la Lega che fa, fa ancora compromessi per il federalismo?

un cazzo come sempre, ma che lega e lega, serve un movimento indipendentista di quelli cattivi :mbe:

MadJackal
09-05-2010, 19:51
un cazzo come sempre, ma che lega e lega, serve un movimento indipendentista di quelli cattivi :mbe:

Vedrai che appena hanno la poltrona diventano come la Lega :cool:

marchigiano
09-05-2010, 20:51
oooooh finalmente saranno contenti i "verdi" ad aver regalato un po di soldi alla mafia...

quando sarà l'ora del nucleare non ci voglio pensare ...mi ci metto le mani nei capelli....

proprio per niente, quelli saranno progetti a livello nazionale la mafia al massimo si occuperà dei cestini merenda dei dipendenti...

ma pure il vento in sicilia batte la fiacca :asd:

:asd:

dantes76
09-05-2010, 21:02
S.

Centouno modi per chiedere soldi alla Regione
di Emanuele Lauria
Nascere, crescere, invecchiare a carico della Regione. Volendo, si può. Si può, nella Sicilia che aspira a smarcarsi dall´assistenzialismo ma non riesce a tagliare il cordone ombelicale con la madre di tutte le amministrazioni pubbliche. Acciaccata, certo, la vecchia Trinacria, con i bilanci in disordine. Ma ancora generosa, munifica. Anche con i soldi dell´Unione europea

Con le risorse della nuova programmazione che farà piovere nell´Isola, fino al 2013, sei miliardi e mezzo di euro. E allora, abbiamo provato a mettere in fila i contributi che un cittadino, un´impresa possono chiedere. Fermandoci a quota 101.

I 101 modi per prendere soldi dalla Regione. Un viaggio da tregenda in cui abbiamo incontrato figure leggendarie. Immaginarie, ma non troppo. Come l´homo regionalis.

No, non uno dei ventimila dipendenti, fra assunti stabili e a contratto, dell´ente. E neanche uno dei centomila e più precari, dai forestali agli lsu di stanza nei Comuni, foraggiati dall´amministrazione.

No, l´homo regionalis è semplicemente un siciliano medio, di famiglia dignitosa anche se non particolarmente agiata, che il primo sostegno dalla Regione lo riceve all´atto della nascita (1.500 euro di bonus bebè), che può chiedere una borsa di studio (da 60 a 100 euro annui) dalle elementari in poi, che magari poi spunta un posto da stabilizzato con un onesto salario (duemila euro al mese) e da anziano ha diritto a un buono socio-sanitario (443 euro) se non autosufficiente. E fino a qualche tempo fa, se gli andava bene, poteva pure ricevere un regalo di nozze da Cuffaro.

Sport per tutti. Evviva la vecchia Regione dall´ampio grembo, che mantiene con orgoglio impolverati filoni di finanziamento. Come la mitica legge 8 del 1978, che tutt´oggi dà ossigeno a 3.300 società sportive e altrettanti centri di avviamento dell´Isola. O come la legge 18 per le società professionistiche, che - per intenderci - dà un contributo non proprio irrinunciabile anche al Palermo calcio del milionario Zamparini. Restano in vita sussidi ed elargizioni ignoti ai più.

Sapevate che, in virtù di una legge del 1953 un qualsiasi cittadino che versa in stato di bisogno può scrivere all´assessore agli enti locali e, senza partecipare ad alcun bando, ricevere una somma in denaro? E sopravvivono, con disponibilità sempre più esigue, le sovvenzioni per le bande musicali o i contributi per i produttori di manna, di cui recentemente è stato fissato il prezzo di conferimento: per la cronaca, 12 euro al chilo per la manna lavorata a Castelbuono e 30 euro per la specialità frassino cannolo.

Gli impresari dello show business siculo sperano che il dipartimento Turismo trovi anche quest´anno i soldi per acquistare un pacchetto di concerti e spettacoli e poi rivenderli agli enti locali: 200 sindaci, con questo metodo, rallegrarono nel 2007 l´estate dei propri concittadini. Gli autotrasportatori salutano il recente pensionamento del mitico "eco bonus", il contributo regionale per chi viaggia in nave dando una mano alla lotta mondiale all´inquinamento.

L´antincendio che conviene. E chi pensava che vecchie, care, agevolazioni come i contributi per l´impianto (ma anche per l´espianto) dei vigneti fossero finite in soffitta con l´austera programmazione europea deve solo guardare nelle pieghe del Psr, il piano di sviluppo rurale da 2,1 miliardi di euro. Dove ritroverà una misura «per la riconversione delle colture».

Spulciando il programma ci si può rendere conto che nella Sicilia che brucia l´antincendio può diventare un business per i privati. Perché l´Europa mette a disposizione 300 milioni di euro per il cosiddetto «aumento della massa forestale», anche se un agricoltore, la suddetta massa, la fa crescere nel proprio terreno. Il Psr, che riguarda solo l´agricoltura, è stato il primo dei programmi del periodo 2007-2013 a decollare, con tre bandi pubblicati ad aprile.

Lì dentro, c´è il futuro e il passato dell´Isola. Ci sono i premi annui per chi alleva animali in via d´estinzione: un asino pantesco vale 500 euro, una capra girgentana 200. Ci sono altri possibili affari. Quello del biologico, con contributi da 800 euro ad ettaro per chi coltiva agrumi, 580 per mandorlo, noce, nocciolo, carrubo e pistacchio. O quello del turismo rurale, con contributi fino al 45 per cento delle spese per chi avvia un´attività agrituristica. E ci sono gli incentivi alla diversificazione energetica, che significa invogliare chi punta sui biogas, sui biocombustibili, sulle fonti rinnovabili.

L´energia sotto inchiesta. Settore in grande espansione, non privo di contraddizioni e intoppi. Hanno avuto grande successo, all´interno della vecchia programmazione che a fine anno chiuderà i suoi conti, i bandi per la realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici e solari-termici gestiti dal dipartimento Industria.

Cento aziende hanno avuto accesso ai fondi, altri attendono una nuova gara. Ma interessi poco chiari si sarebbero annidati in un quarto bando, quello che prevedeva agevolazioni per la produzione di biomasse. Di certo, come rivela la dirigente Francesca Marcenò «la magistratura ha avviato un´inchiesta. La misura, sostenuta da un finanziamento da 37 milioni di euro, ha una forte criticità». In pratica, si è bloccata. Per restare alle competenze dell´Industria, hanno funzionato le agevolazioni per le imprese femminili e giovanili: aiuti fino al 55 per cento dell´investimento che saranno riproposti ma con regole diverse nella nuova programmazione.

«Purtroppo abbiamo registrato una alta mortalità delle nuove iniziative. Colpa di piani economici poco solidi, figli di consulenze non sempre all´altezza», è il parere di un altro dirigente del dipartimento, Giuseppe Di Gaudio. Ma l´assalto ai soldi che la Regione eroga anche e soprattutto per conto terzi (l´Europa) non si ferma, e in questi mesi vive solo una pausa, nel passaggio fra la vecchia e la nuova programmazione. In una fase di transizione che si porta con sé qualche anomalia.

Tipo il boom delle imprese che hanno un titolare donna a Enna (non a Manhattan), quel 28 per cento ben al di sopra della media nazionale. Dato che ha spinto la Confagricoltura locale a una denuncia chiara e neppure tanto imbarazzata: o c´è un Eldorado rosa oppure molte imprenditrici agricole sono solo prestanome di padri e mariti.

L´ultima scialuppa. Già, l´Europa offre l´estrema chance, anche perché nessuno garantisce che fra cinque anni saremo ancora nell´obiettivo 1 che dà sostegno alle zone svantaggiate. E tornando a dare uno sguardo alle vecchie agevolazioni di fonte regionale non è che ci sia da rallegrarsi. Pensando alle 15 mila domande per l´assunzione di apprendisti artigiani ferme da anni. «Non c´è una lira», commenta sconsolato Mario Filippello, segretario regionale della Cna. O pensando alla incerta architettura dei contributi antiracket, che una legge del ‘99 ha messo in fila, fra crediti record dei legali di parte civile (la Regione deve loro oltre tre milioni di euro) e fondi che restano intatti.

Quelli a favore delle vittime di estorsione, ad esempio. Quanti imprenditori taglieggiati ne hanno fatto richiesta nel 2007? Appena due. Poca voglia di denunciare? No, spiega Pietro Fina, responsabile dell´ufficio antiracket: «Semplicemente, esiste un analogo contribuito da parte dello Stato. E noi raramente riusciamo a spendere le risorse a nostra disposizione».


http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Centouno-modi-per-chiedere-soldi-alla-Regione/1472438

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KiBuB
09-05-2010, 21:08
Qui http://www.youtube.com/watch?v=J5R0zTTgdfY ce un video trasmesso su La7 un paio di anni fa e che spiegava gia il fenomeno.

marchigiano
09-05-2010, 21:11
e dire che non è difficile risolvere il problema, basta legare gli incentivi ai kwh prodotti e non alla potenza dell'impianto....

ottima idea... ci sono tabelle sul rendimento dei FV installati? chissà magari ne hanno messi un po rivolti a nord...

dantes76
09-05-2010, 21:14
e dire che non è difficile risolvere il problema, basta legare gli incentivi ai kwh prodotti e non alla potenza dell'impianto....

invece il governo che finanzia questi sprechi non puo' :asd:
non conviene.
Gli incentivi per l’energia eolica (http://www.parcoeolico.it/incentivi/gli-incentivi-per-l-energia-eolica/)

Gli impianti per la produzione di energia eolica di grosse dimensioni (macro eolico) sono costituiti da torri alte dai 50 metri in su che montano pale di almeno 20 metri di lunghezza l’una sino ai pali giganti utilizzati molto nel campo dell’eolico offshore, cioè in mare al largo delle coste, e che raggiungono dimensioni di 200 mt di altezza. Le potenze degli impianti eolici di questo tipo, partono dai 200 kw sino ad arrivare ai 3 Megawatt per una singola turbina (in grado in sole due o tre ore di produrre una quantità di energia elettrica pari al fabbisogno annuo di una famiglia media europea)

Gli incentivi per produrre energia eolica sono erogati in funzione della potenza dell’impianto.

Al momento gli incentivi per il settore eolico sono stati stabiliti:
dalla Legge Finanziaria 2008 (legge 24 Dicembre 2007, n. 244), art. 2, commi da143 a 157, articolo 2, commi da 136 a 140; dal D.M 18/12/2008 (decreto attuativo della Finanziaria 2008)
La Legge Finanziaria 2008 ha delineato una nuova disciplina di incentivi della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l’eolico.

In particolare è previsto, per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte eolica, una suddivisione, rispetto al minieolico, basata su impianti eolici di potenza nominale media annua superiore a 1 MW (megawatt). Per questi impianti è previsto il rilascio dei cosiddetti certificati verdi (CV), emessi dal GSE (Gestore Servizi Elettrici), della durata di 15 anni, di valore variabile a seconda della fonte utilizzata. Essi consistono nella compra/vendita di crediti e nella contrattazione di questi tra chi produce energia da fonti rinnovabili ed il GSE. I CV hanno un valore unitario pari a 1 MWh.

Per calcolare il numero di Certificati Verdi cui si ha diritto la produzione netta di energia annua viene moltiplicata (per l’eolico)per il coefficiente “1”. In sede di prima valutazione (2008) ai Certificati Verdi è stato attribuito un valore di riferimento pari a 180 €/MWh .

Es. un impianto da 2Mw di potenza ha diritto a n.2 CV del valore di € 180.000 cadauno,e per un valore complessivo di € 360.000 annuo

Source: Gli incentivi per l’energia eolica | Parco Eolico (http://www.parcoeolico.it/incentivi/gli-incentivi-per-l-energia-eolica/) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)