Scalor
29-04-2010, 19:44
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Operazione ''Cherubino'' contro l'industria del caro estinto
di Dora Quaranta - 29 aprile 2010
Catania. “Un immondo sciacallaggio nei confronti di persone che sono psicologicamente indifese: i familiari di defunti in un momento di grandissimo dolore”.
Lo ha detto il procuratore capo di Catania Vincenzo D’Agata a margine dell’operazione “Cherubino”, scattata oggi alle prime luci dell’alba contro la famiglia D’ Emanuele del clan Santapaola.
Le indagini avrebbero portato alla luce il monopolio da parte dei D’Emanuele nel mercato delle onoranze funebri nel capoluogo etneo.
18 provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip Alba Sammartino con l’accusa a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza e corruzione. Tra i destinatari vi è il capomafia Natale D’Emanuele, 70 anni, cugino del boss ergastolano Benedetto Santapaola, già detenuto ed i suoi figli Antonino di 36 anni e Andrea di 29.
Stando alle dichiarazioni della Dia di Catania il clan avrebbe lucrato per anni grazie alla collaborazione di personale interno all’ospedale Cannizzaro. Nel 2006 i D’Emanuele avrebbero gestito ben 2.050 funerali nel catanese, pari al 50% di quelli celebrati in tutta la provincia. La famiglia mafiosa poteva contare quindi sia sulla sua forza intimidatrice sia su una corruzione organizzata e sistematica dei custodi del reparto necroscopico e di vari infermieri ausiliari.
Le indagini culminate con l’operazione “Cherubino” hanno preso avvio nel 2005 in seguito al ritrovamento di armi nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro e si sono avvalse delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/27845/78/
http://www.ilgiornale.it/milano/parla_impresario_vi_spiego_come_funziona_racket_caro_estinto/27-01-2010/articolo-id=417031-page=0-comments=1
Parla un impresario: "Vi spiego come funziona il racket del caro estinto"
di Enrico Silvestri
Anche in provincia, obitori controllati da poche aziende E gli infermieri impediscono ai concorrenti di avvicinarsi
Stanco di essere «sorpassato» con mezzi scorretti dai colleghi ha preso carta e penna e ha scritto al magistrato. E lo scorso mese è stato interrogato da un maresciallo dei carabinieri. Il nostro interlocutore ha i capelli grigi, da anni fa l’impresario di pompe funebri in provincia ma non ha mai voluto abbassarsi ai soliti mezzucci per accaparrarsi i clienti. «In città da sempre gli infermieri sono a libro paga, ma la piaga è ormai diffusa in tutto il milanese».
E così lei si è rivolto alla magistratura
«Ero stanco di subire. Uno stillicidio di porte chiuse, piccoli soprusi e poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tempo fa arrivano da me dei clienti che voglio cremare il loro congiunto. Li mando in comune a Milano per la “espressione di volontà”, un atto che non può essere delegato. Negli uffici comunali hanno trovato i rappresentanti di una società che se li sono presi sotto braccio».
E lei ha perso il contratto
«Appunto. La concorrenza è sempre più aggressiva e l’atteggiamento dei procacciatori è ormai da codice penale».
Per esempio?
«Un giorno mi chiamano dal San Raffaele dei conoscenti a cui era appena morto un parente. Disperati. L’infermiere gli stava creando una serie di difficoltà, tutte inventate: ci vogliono subito i vestiti, la cassa e quell’impresa non è autorizzata a operare a Milano».
Ma al maresciallo che l’ha interrogata cosa ha detto?
«Che l’andazzo è ormai sotto gli occhi di tutti. Vedo un giorno il mio concorrente arrivare con dei clienti. Con un po’ di delicatezza avvicino i congiunti per capire come sono andate le cose, sentendomi ripetere la solita solfa. L’addetto all’obitorio dell’ospedale del mio paese appena li ha visti ha spiegato che non si preoccupassero, l’impresa l’aveva già chiamata lui».
Una pratica diffusa ormai anche in provincia?
«In tutta la regione. A Varese, sempre chiamato dai congiunti, vengo bloccato all’ingresso dall’infermiere: “Non può rimanere qui, deve andarsene”. Certo, non possiamo stazionare davanti agli obitori come avvoltoi, ma una volta chiamati sì».
E come è finita?
«Ho fatto firmare i documenti ai parenti al bar, scusandomi mille volte».
Ha mai provato a rivolgersi alle autorità sanitarie?
«Come no. Anche a Niguarda sono stato bloccato dal solito addetto prezzolato. Sono andato dal direttore sanitario che mi ha dato ragione. Sì, la ragione che si dà ai fessi».
È così rigido il controllo?
«A Milano, prima degli arresti del 2008, avevano fatto i “turni”: per una settimana tutti i morti di un ospedale spettavano a un’agenzia, la settima dopo a un’altra e via di seguito. Non solo, ma ci sono ditte che non hanno più bare o carri. Si limitano a “rivendere” i morti “comprati” dagli infermieri».
Ma così ci sono ben due intermediari da pagare.
«Che problema c’è? Tanto tutto viene messo in conto al cliente. Attenzione però, la situazione sta peggiorando. Già nel 2008 eravamo arrivati alle bombe, alle pistolettate, agli attentati incendiari. Poi l’inchiesta della magistratura ha calmato gli animi. Il giro d’affari è spaventoso e per ritagliarsi la fetta più grossa c’è sempre chi è disposto a spostare ancora il limite».
http://www.molfettalive.it/News/news.aspx?idnews=10888
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/cronaca/tangenti-estinto/tangenti-estinto/tangenti-estinto.html
http://www.ecodibiella.it/eco/index.php?pag=650
http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=6442
Operazione ''Cherubino'' contro l'industria del caro estinto
di Dora Quaranta - 29 aprile 2010
Catania. “Un immondo sciacallaggio nei confronti di persone che sono psicologicamente indifese: i familiari di defunti in un momento di grandissimo dolore”.
Lo ha detto il procuratore capo di Catania Vincenzo D’Agata a margine dell’operazione “Cherubino”, scattata oggi alle prime luci dell’alba contro la famiglia D’ Emanuele del clan Santapaola.
Le indagini avrebbero portato alla luce il monopolio da parte dei D’Emanuele nel mercato delle onoranze funebri nel capoluogo etneo.
18 provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip Alba Sammartino con l’accusa a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza e corruzione. Tra i destinatari vi è il capomafia Natale D’Emanuele, 70 anni, cugino del boss ergastolano Benedetto Santapaola, già detenuto ed i suoi figli Antonino di 36 anni e Andrea di 29.
Stando alle dichiarazioni della Dia di Catania il clan avrebbe lucrato per anni grazie alla collaborazione di personale interno all’ospedale Cannizzaro. Nel 2006 i D’Emanuele avrebbero gestito ben 2.050 funerali nel catanese, pari al 50% di quelli celebrati in tutta la provincia. La famiglia mafiosa poteva contare quindi sia sulla sua forza intimidatrice sia su una corruzione organizzata e sistematica dei custodi del reparto necroscopico e di vari infermieri ausiliari.
Le indagini culminate con l’operazione “Cherubino” hanno preso avvio nel 2005 in seguito al ritrovamento di armi nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro e si sono avvalse delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/27845/78/
http://www.ilgiornale.it/milano/parla_impresario_vi_spiego_come_funziona_racket_caro_estinto/27-01-2010/articolo-id=417031-page=0-comments=1
Parla un impresario: "Vi spiego come funziona il racket del caro estinto"
di Enrico Silvestri
Anche in provincia, obitori controllati da poche aziende E gli infermieri impediscono ai concorrenti di avvicinarsi
Stanco di essere «sorpassato» con mezzi scorretti dai colleghi ha preso carta e penna e ha scritto al magistrato. E lo scorso mese è stato interrogato da un maresciallo dei carabinieri. Il nostro interlocutore ha i capelli grigi, da anni fa l’impresario di pompe funebri in provincia ma non ha mai voluto abbassarsi ai soliti mezzucci per accaparrarsi i clienti. «In città da sempre gli infermieri sono a libro paga, ma la piaga è ormai diffusa in tutto il milanese».
E così lei si è rivolto alla magistratura
«Ero stanco di subire. Uno stillicidio di porte chiuse, piccoli soprusi e poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tempo fa arrivano da me dei clienti che voglio cremare il loro congiunto. Li mando in comune a Milano per la “espressione di volontà”, un atto che non può essere delegato. Negli uffici comunali hanno trovato i rappresentanti di una società che se li sono presi sotto braccio».
E lei ha perso il contratto
«Appunto. La concorrenza è sempre più aggressiva e l’atteggiamento dei procacciatori è ormai da codice penale».
Per esempio?
«Un giorno mi chiamano dal San Raffaele dei conoscenti a cui era appena morto un parente. Disperati. L’infermiere gli stava creando una serie di difficoltà, tutte inventate: ci vogliono subito i vestiti, la cassa e quell’impresa non è autorizzata a operare a Milano».
Ma al maresciallo che l’ha interrogata cosa ha detto?
«Che l’andazzo è ormai sotto gli occhi di tutti. Vedo un giorno il mio concorrente arrivare con dei clienti. Con un po’ di delicatezza avvicino i congiunti per capire come sono andate le cose, sentendomi ripetere la solita solfa. L’addetto all’obitorio dell’ospedale del mio paese appena li ha visti ha spiegato che non si preoccupassero, l’impresa l’aveva già chiamata lui».
Una pratica diffusa ormai anche in provincia?
«In tutta la regione. A Varese, sempre chiamato dai congiunti, vengo bloccato all’ingresso dall’infermiere: “Non può rimanere qui, deve andarsene”. Certo, non possiamo stazionare davanti agli obitori come avvoltoi, ma una volta chiamati sì».
E come è finita?
«Ho fatto firmare i documenti ai parenti al bar, scusandomi mille volte».
Ha mai provato a rivolgersi alle autorità sanitarie?
«Come no. Anche a Niguarda sono stato bloccato dal solito addetto prezzolato. Sono andato dal direttore sanitario che mi ha dato ragione. Sì, la ragione che si dà ai fessi».
È così rigido il controllo?
«A Milano, prima degli arresti del 2008, avevano fatto i “turni”: per una settimana tutti i morti di un ospedale spettavano a un’agenzia, la settima dopo a un’altra e via di seguito. Non solo, ma ci sono ditte che non hanno più bare o carri. Si limitano a “rivendere” i morti “comprati” dagli infermieri».
Ma così ci sono ben due intermediari da pagare.
«Che problema c’è? Tanto tutto viene messo in conto al cliente. Attenzione però, la situazione sta peggiorando. Già nel 2008 eravamo arrivati alle bombe, alle pistolettate, agli attentati incendiari. Poi l’inchiesta della magistratura ha calmato gli animi. Il giro d’affari è spaventoso e per ritagliarsi la fetta più grossa c’è sempre chi è disposto a spostare ancora il limite».
http://www.molfettalive.it/News/news.aspx?idnews=10888
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/cronaca/tangenti-estinto/tangenti-estinto/tangenti-estinto.html
http://www.ecodibiella.it/eco/index.php?pag=650
http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=6442