sander4
06-03-2010, 19:36
Nuova ordinanza del gip di Firenze:
«Sistema collaudato in grado
di inquinare appalti»
NICCOLÒ ZANCAN
Trecentoquaranta pagine piene di telefonate così: «Ciao Riccardo». «C’hai parlato?». «No, è a Bruxelles, mi deve chiamare, è da stamattina che lo perseguito». «Maremma bucaiola...». «Stai tranquillo, lo piglio, lo piglio...».
Riassunto della storia: l’imprenditore fiorentino Riccardo Fusi pressa l’amico banchiere Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, affinché interessi il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, per cercare di riprendersi l’appalto della nuova scuola dei marescialli di Firenze. Tentativi, raccomandazioni: un’attività frenetica di pubbliche relazioni, ringraziamenti, regali, aperitivi, appuntamenti. Fusi ritiene che il lavoro gli sia stato tolto ingiustamente, con grave danno erariale per lo Stato, oltre che per se stesso. Aspira alle Grandi Opere. Vuole entrare negli appalti per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia: i nuovi Uffizi, il nuovo auditorium di Firenze. Sembra che il suo mestiere di presidente della Btp - sesta impresa di costruzioni italiana - consista precisamente in questo.
«La patente per uccidere»
Fusi da un lato aggancia Francesco De Vito Piscicelli, faccendiere con amici in «odore di camorra» e «un background di vent’anni di buttamento di sangue» negli uffici che contano. Il prezzo è giusto. «Quasi ci fosse un tariffario», scrive il gip Rosario Lupo. Un milione e mezzo per risolvere il problema. Dall’altra tenta una strada più alta: si rivolge all’amico del cuore Denis Verdini, toscano come lui. Tutte le strade lo portano inesorabilmente alla «cricca di via della Ferratella» a Roma: a Angelo Balducci e Fabio De Santis.Il versante fiorentino dell’inchiesta, quindi, sembra speculare a quello romano, dove l’imprenditore di riferimento era invece Diego Anemone.
«Emerge un sistema di corruttela consolidato e collaudato, esteso ed efficiente, annidato al vertice della struttura amministrativa della presidenza del Consiglio e, per ciò stesso, altamente pericoloso». Così ha scritto il gip facendo sue le parole della Procura di Firenze. Riassuntiva pare una frase di De Santis: «C’abbiamo la patente per uccidere... Possiamo piglià tutto quello che ci pare». Ecco il motivo delle quattro nuove ordinanze di custodia eseguite mercoledì notte.
La parcella dell’avvocato
Per Balducci, De Santis, Piscicelli e l’avvocato romano Guido Cerruti, nel ruolo di garante del patto fra Roma e Firenze, l’accusa è di concorso in corruzione aggravata e continuata. Anche il prezzo per il lavoro della cricca era già stato fissato, proprio attraverso la parcella dell’avvocato: «Due per cento sull’importo incassato qualora fosse stato riconosciuto un risarcimento economico in favore della Btp - scrive il gip - ovvero una somma di denaro pari allo 0,8 dell’importo dell’appalto (circa 250 milioni di euro) se i lavori fossero stati riaffidati all’impresa». Soldi, certo. In mezzo alla solita gelatina di rapporti scivolosi.
Le prime settanta pagine si concentrano su Fusi e Verdini, entrambi indagati a piede libero. Scrive il gip: «E’ un capitolo fondamentale per comprendere appieno questa complicata vicenda. Risulta dalle conversazioni riferite che Fusi e Verdini siano legati da un rapporto amicale, ma anche da rapporti economici...».
Gli amici toscani e il ministro
Ricorre spesso il nome del ministro Matteoli. L’annuncio trafelato di Verdini è del 3 dicembre 2008: «Devi andare subito al ministero. Ti aspetta Altero...». «Subito al ministero? Ma c’ho Rocco qui.. Come faccio?». «Tu fissi dopo con lui, via.. vai. Poi c’ha una delegazione». Alle 12,12 l’incontro è finito, Verdini vuole sapere: «Ci sei andato?». Fusi risponde: «Sì, sono uscito ora. S’è fatto un programma». I rapporti proseguono. 5 agosto 2008. Verdini: «Sono qui con Altero, secondo lui s’è fatto tutto ciò che doveva essere fatto». Agli atti c’è anche una telefonata fra Fusi e il ministro: «Ma sei già in vacanza?». Fusi: «Macché. Lavoro, lavoro, lavoro...». Matteoli: «Il tuo complice però è già in vacanza». Fusi: «Un po’ sì e un po’ no, ma tu come funzioni? Ci si può vedere un minuto? So che dovrebbero esserci sviluppi per quanto riguarda la scuola di Firenze...». Un impressionante incrocio di chiamate. Verdini a Balducci: «Ho lavorato bene con il ministro in maniera che le cose andassero... Mi prepari anche l’elenco dei nostri amici sul territorio che in questi giorni me li lavoro...». Balducci: «Come no! Certo...». Si incontrano. Balducci è radioso, ne parla con De Santis: «E’ andata al di là di ogni aspettativa. Mi ha detto: "Io sono qua per risolvere insieme a te, sul piano del territorio..."». Scrive il gip: «Con malcelata soddisfazione Balducci riferisce che Verdini gli ha chiesto di gestire insieme i prossimi appalti».
L’uomo giusto al posto giusto
Sempre Verdini avrebbe avuto un ruolo determinate nella nomina di Fabio De Santis a provveditore per le opere pubbliche della Toscana, ruolo cruciale per gestire la grana della scuola dei marescialli. Osserva il gip: «Un privato quale è Fusi si dà da fare affinché De Santis venga nominato, nonostante la sua qualifica tecnica sia di seconda fascia. Lo fa tramite l’amico Verdini e i rapporti di questo con il ministro competente». E’ un ginepraio di entrature. Il gip: «Un meccanismo messo in piedi da imprenditori senza scrupoli e da pubblici funzionari venduti che fa rilevantissimi danni non solo alle casse dello Stato ma anche all’ambiente e alla qualità degli interventi pubblici sul territorio». Va detto che Verdini è già stato interrogato. Non ha negato l’amicizia con Fusi, neppure di averlo raccomandato per fargli ottenere qualche appalto in Abruzzo: «Gli ho presentato delle persone, è vero che ho fatto una telefonato per caldeggiare la nomina di De Santis. Ma mi sono sempre comportato in maniera trasparente. Fra me e Riccardo Fusi non ci sono cointeressenze».
Ora sta per succedere una cosa importante. Forse la prima svolta nell’inchiesta. Proprio Fusi, che si è dimesso da ogni carica per scampare il carcere, verrà interrogato mercoledì 10 marzo. L'avvocato Alessandro Traversi: «Non andremo a difenderci. Il nostro sarà un atto d’accusa al sistema».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/52875girata.asp
la Premiata ditta Verdini & Co. http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2450982&yy=2010&mm=03&dd=06&title=premiata_ditta_verdini_co
«Sistema collaudato in grado
di inquinare appalti»
NICCOLÒ ZANCAN
Trecentoquaranta pagine piene di telefonate così: «Ciao Riccardo». «C’hai parlato?». «No, è a Bruxelles, mi deve chiamare, è da stamattina che lo perseguito». «Maremma bucaiola...». «Stai tranquillo, lo piglio, lo piglio...».
Riassunto della storia: l’imprenditore fiorentino Riccardo Fusi pressa l’amico banchiere Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, affinché interessi il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, per cercare di riprendersi l’appalto della nuova scuola dei marescialli di Firenze. Tentativi, raccomandazioni: un’attività frenetica di pubbliche relazioni, ringraziamenti, regali, aperitivi, appuntamenti. Fusi ritiene che il lavoro gli sia stato tolto ingiustamente, con grave danno erariale per lo Stato, oltre che per se stesso. Aspira alle Grandi Opere. Vuole entrare negli appalti per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia: i nuovi Uffizi, il nuovo auditorium di Firenze. Sembra che il suo mestiere di presidente della Btp - sesta impresa di costruzioni italiana - consista precisamente in questo.
«La patente per uccidere»
Fusi da un lato aggancia Francesco De Vito Piscicelli, faccendiere con amici in «odore di camorra» e «un background di vent’anni di buttamento di sangue» negli uffici che contano. Il prezzo è giusto. «Quasi ci fosse un tariffario», scrive il gip Rosario Lupo. Un milione e mezzo per risolvere il problema. Dall’altra tenta una strada più alta: si rivolge all’amico del cuore Denis Verdini, toscano come lui. Tutte le strade lo portano inesorabilmente alla «cricca di via della Ferratella» a Roma: a Angelo Balducci e Fabio De Santis.Il versante fiorentino dell’inchiesta, quindi, sembra speculare a quello romano, dove l’imprenditore di riferimento era invece Diego Anemone.
«Emerge un sistema di corruttela consolidato e collaudato, esteso ed efficiente, annidato al vertice della struttura amministrativa della presidenza del Consiglio e, per ciò stesso, altamente pericoloso». Così ha scritto il gip facendo sue le parole della Procura di Firenze. Riassuntiva pare una frase di De Santis: «C’abbiamo la patente per uccidere... Possiamo piglià tutto quello che ci pare». Ecco il motivo delle quattro nuove ordinanze di custodia eseguite mercoledì notte.
La parcella dell’avvocato
Per Balducci, De Santis, Piscicelli e l’avvocato romano Guido Cerruti, nel ruolo di garante del patto fra Roma e Firenze, l’accusa è di concorso in corruzione aggravata e continuata. Anche il prezzo per il lavoro della cricca era già stato fissato, proprio attraverso la parcella dell’avvocato: «Due per cento sull’importo incassato qualora fosse stato riconosciuto un risarcimento economico in favore della Btp - scrive il gip - ovvero una somma di denaro pari allo 0,8 dell’importo dell’appalto (circa 250 milioni di euro) se i lavori fossero stati riaffidati all’impresa». Soldi, certo. In mezzo alla solita gelatina di rapporti scivolosi.
Le prime settanta pagine si concentrano su Fusi e Verdini, entrambi indagati a piede libero. Scrive il gip: «E’ un capitolo fondamentale per comprendere appieno questa complicata vicenda. Risulta dalle conversazioni riferite che Fusi e Verdini siano legati da un rapporto amicale, ma anche da rapporti economici...».
Gli amici toscani e il ministro
Ricorre spesso il nome del ministro Matteoli. L’annuncio trafelato di Verdini è del 3 dicembre 2008: «Devi andare subito al ministero. Ti aspetta Altero...». «Subito al ministero? Ma c’ho Rocco qui.. Come faccio?». «Tu fissi dopo con lui, via.. vai. Poi c’ha una delegazione». Alle 12,12 l’incontro è finito, Verdini vuole sapere: «Ci sei andato?». Fusi risponde: «Sì, sono uscito ora. S’è fatto un programma». I rapporti proseguono. 5 agosto 2008. Verdini: «Sono qui con Altero, secondo lui s’è fatto tutto ciò che doveva essere fatto». Agli atti c’è anche una telefonata fra Fusi e il ministro: «Ma sei già in vacanza?». Fusi: «Macché. Lavoro, lavoro, lavoro...». Matteoli: «Il tuo complice però è già in vacanza». Fusi: «Un po’ sì e un po’ no, ma tu come funzioni? Ci si può vedere un minuto? So che dovrebbero esserci sviluppi per quanto riguarda la scuola di Firenze...». Un impressionante incrocio di chiamate. Verdini a Balducci: «Ho lavorato bene con il ministro in maniera che le cose andassero... Mi prepari anche l’elenco dei nostri amici sul territorio che in questi giorni me li lavoro...». Balducci: «Come no! Certo...». Si incontrano. Balducci è radioso, ne parla con De Santis: «E’ andata al di là di ogni aspettativa. Mi ha detto: "Io sono qua per risolvere insieme a te, sul piano del territorio..."». Scrive il gip: «Con malcelata soddisfazione Balducci riferisce che Verdini gli ha chiesto di gestire insieme i prossimi appalti».
L’uomo giusto al posto giusto
Sempre Verdini avrebbe avuto un ruolo determinate nella nomina di Fabio De Santis a provveditore per le opere pubbliche della Toscana, ruolo cruciale per gestire la grana della scuola dei marescialli. Osserva il gip: «Un privato quale è Fusi si dà da fare affinché De Santis venga nominato, nonostante la sua qualifica tecnica sia di seconda fascia. Lo fa tramite l’amico Verdini e i rapporti di questo con il ministro competente». E’ un ginepraio di entrature. Il gip: «Un meccanismo messo in piedi da imprenditori senza scrupoli e da pubblici funzionari venduti che fa rilevantissimi danni non solo alle casse dello Stato ma anche all’ambiente e alla qualità degli interventi pubblici sul territorio». Va detto che Verdini è già stato interrogato. Non ha negato l’amicizia con Fusi, neppure di averlo raccomandato per fargli ottenere qualche appalto in Abruzzo: «Gli ho presentato delle persone, è vero che ho fatto una telefonato per caldeggiare la nomina di De Santis. Ma mi sono sempre comportato in maniera trasparente. Fra me e Riccardo Fusi non ci sono cointeressenze».
Ora sta per succedere una cosa importante. Forse la prima svolta nell’inchiesta. Proprio Fusi, che si è dimesso da ogni carica per scampare il carcere, verrà interrogato mercoledì 10 marzo. L'avvocato Alessandro Traversi: «Non andremo a difenderci. Il nostro sarà un atto d’accusa al sistema».
fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/52875girata.asp
la Premiata ditta Verdini & Co. http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2450982&yy=2010&mm=03&dd=06&title=premiata_ditta_verdini_co