sander4
27-02-2010, 16:10
Il vivaio dell'estrema destra romana
Stefano Andrini, Gennaro Mokbel, Paolo Colosimo. Sono alcuni dei nomi finiti a vario titolo nell'inchiesta romana sul maxi-riciclaggio che hanno un denominatore comune: la frequentazione, con ruoli diversi e in epoche differenti, di pezzi della destra romana.
....
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/estrema-destra-romama-vivaio.shtml?uuid=78f07514-22e6-11df-8394-ca219c0f0fc1&DocRulesView=Libero
Neri del quartierino e senatore zombie
Gli amici di Mokbel e del politico ex An
In cima ai Monti Parioli, a Roma, c'è uno splendido casale ottocentesco. E' impossibile entrare, per chi non è socio. Arredamento lussuoso, sale dove conversare in maniera riservata, una tradizione da difendere. E' qui che Gennaro Mokbel ha incontrato diverse volte il deputato della Lega Nord Giacomo Chiappori. «Tutti lo conoscevano», racconta oggi Chiappori, l'ex promotore dell'Alleanza federalista, un tentativo politico di creare una Lega nel centro e nel sud Italia.
A metà del 2007 Gennaro Mokbel - oggi agli arresti perché accusato di essere a capo della gang dei riciclatori di soldi che sarebbero venuti, secondo i magistrati, dalle evasioni fiscali di Fastweb e Telecom Sparkle - era stato presentato a Chiappori. «Non ricordo da chi - spiega il deputato leghista - l'ho conosciuto in una riunione e mi accorsi che aveva tantissimi contatti su Roma». Avvocati, imprenditori e costruttori. La Roma che conta, che gestisce i voti della destra, da sempre legati a doppio filo con quella consorteria fascista radicata nei quartieri bene della capitale. Di nomi Chiappori non ne vuole fare. «Io sono di Genova - si giustifica - e non sono in grado di ricordarmi oggi volti che non conoscevo».
C'è tanta - forse troppa - destra eversiva in questa storia di truffe fiscali e di conti milionari. Ad iniziare proprio da lui, da Gennaro Mokbel, che spiegava al senatore Nicola Di Girolamo chi contava veramente, chi era lo schiavo e chi il padrone. «Un mascalzoncello di quartiere», lo ha definito ieri Valerio Fioravanti, condannato per la strage alla stazione di Bologna del 1982 (vedi intervista a fianco).
Mokbel è stato arrestato una prima volta il 9 maggio del 1994. Aveva ospitato a casa sua il killer dei Nar - legato anche alla banda della Magliana - Antonio D'Inzillo. Gente feroce, dal grilletto facile, spietata. Destra estrema, fascisti legati a pezzi deviati, a storie mai risolte, a quel ventre molle della repubblica che in inchieste come questa riemerge.
E Mokbel - secondo quanto ricostruito dall'ordinanza di custodia cautelare - avrebbe anche finanziato l'ex Nar. C'è un messaggio che Giorgia Ricci riceve sul suo cellulare da una cabina telefonica pubblica, che suona decisamente misterioso: «Mokbel finanzia la latitanza in Africa di Inzillo». Non si sa chi e perché mandò questo sms.
C'è un'altra traccia che potrebbe legare Mokbel a D'Inzillo. Nel giugno del 2008 arriva in Italia la notizia della morte del killer nero. Sarebbe deceduto per cirrosi epatica a Nairoibi, in Kenia. Ma dalle indiscrezioni che trapelarono all'epoca dalla procura poco prima sarebbero state intercettate delle conversazioni sul telefono della moglie, dove si accennava alla sua residenza a Kampala, in Uganda. E proprio da questo paese africano sarebbe arrivata una parte dei diamanti utilizzati dalla gang di Mokbel per il riciclaggio dei soldi. Una traccia debole, ma che disegna quel mondo nero che si cela dietro i milioni di euro che il gruppo muoveva in giro per il mondo.
Se D'Inzillo, Fioravanti e Mambro sono pezzi del passato di Mokbel, il nero Stefano Andrini è un presente vicinissimo. Partiamo da quello che scrive il Gip, chiedendo l'arresto di Gennaro Mokbel e del senatore Nicola Di Girolamo: c'è l'accusa di falsificazione aggravata di liste elettorali, «perché il Mokbel Gennaro, l'Andrini Stefano e il Ferretti Gianluigi, quali istigatori, e il Di Girolamo e il Matiussi quali esecutori materiali» avrebbero fornito false dichiarazioni sul domicilio del senatore Pdl in Belgio.
Stefano Andrini ha un passato da fascista di peso. Riconosciuto come appartenente a una squadraccia nera che prese a sprangate alcuni ragazzi davanti al cinema Capranica nel 1989, era stato lo scorso anno promosso da Alemanno ai vertici di Ama servizi ambientali. Contro di lui non è stata ordinata nessuna misura cautelare, ma di certo nelle carte del processo viene descritto come molto vicino a Mokbel. Così vicino da farsi affidare un incarico delicato, quello di costruire le condizioni per la candidatura del senatore Nicola Di Girolamo. Si vedrà nel seguito dell'inchiesta se il suo nome rientra o meno nell'elenco completo degli indagati - che per ora non è ancora noto - anche se l'ex presidente Ama non ha mai smentito di aver fatto da intermediario nell'operazione «indirizzo farlocco».
Accanto ai neri c'è un bel pezzo della Roma cafona e pariolina, arrogante e pericolosa. «Mokbel era un ragazzino sbandato, avvezzo alla violenza e alle droghe, divenuto poi estremista di destra», continuava nel racconto Valerio Fioravanti ieri, cercando di allontanare il solo sospetto di aver ricevuto tanti soldi dal capo della gigantesca organizzazione dei riciclatori professionisti. Ma di certo il linguaggio di Gennaro Mokbel lascia poco spazio alla fantasia. Duro, minaccioso, arrogante. Usa il peggior linguaggio della mala romana quando parla con chi gli sta sotto. Ma china il capo quando dall'altra parte del telefono rispondono i calabresi, gente pratica, che bada al sodo.
Un gruppo di neretti del quartierino, che cercava di scalare la politica italiana, prima con un movimento venuto dal Nord, poi costruendo un senatore zombie, che rispondeva ai loro comandi, che abbassava lo sguardo davanti agli insulti. Una gang che da almeno quindici anni - secondo la Dda di Roma - agiva con truffe carosello, con società fantasma, cercando i settori economici con maggiore liquidità. Quella stessa economia che oggi licenzia, lasciando sui tetti lavoratori e speranze.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100226/pagina/03/pezzo/272373/
Stefano Andrini, Gennaro Mokbel, Paolo Colosimo. Sono alcuni dei nomi finiti a vario titolo nell'inchiesta romana sul maxi-riciclaggio che hanno un denominatore comune: la frequentazione, con ruoli diversi e in epoche differenti, di pezzi della destra romana.
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http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/02/estrema-destra-romama-vivaio.shtml?uuid=78f07514-22e6-11df-8394-ca219c0f0fc1&DocRulesView=Libero
Neri del quartierino e senatore zombie
Gli amici di Mokbel e del politico ex An
In cima ai Monti Parioli, a Roma, c'è uno splendido casale ottocentesco. E' impossibile entrare, per chi non è socio. Arredamento lussuoso, sale dove conversare in maniera riservata, una tradizione da difendere. E' qui che Gennaro Mokbel ha incontrato diverse volte il deputato della Lega Nord Giacomo Chiappori. «Tutti lo conoscevano», racconta oggi Chiappori, l'ex promotore dell'Alleanza federalista, un tentativo politico di creare una Lega nel centro e nel sud Italia.
A metà del 2007 Gennaro Mokbel - oggi agli arresti perché accusato di essere a capo della gang dei riciclatori di soldi che sarebbero venuti, secondo i magistrati, dalle evasioni fiscali di Fastweb e Telecom Sparkle - era stato presentato a Chiappori. «Non ricordo da chi - spiega il deputato leghista - l'ho conosciuto in una riunione e mi accorsi che aveva tantissimi contatti su Roma». Avvocati, imprenditori e costruttori. La Roma che conta, che gestisce i voti della destra, da sempre legati a doppio filo con quella consorteria fascista radicata nei quartieri bene della capitale. Di nomi Chiappori non ne vuole fare. «Io sono di Genova - si giustifica - e non sono in grado di ricordarmi oggi volti che non conoscevo».
C'è tanta - forse troppa - destra eversiva in questa storia di truffe fiscali e di conti milionari. Ad iniziare proprio da lui, da Gennaro Mokbel, che spiegava al senatore Nicola Di Girolamo chi contava veramente, chi era lo schiavo e chi il padrone. «Un mascalzoncello di quartiere», lo ha definito ieri Valerio Fioravanti, condannato per la strage alla stazione di Bologna del 1982 (vedi intervista a fianco).
Mokbel è stato arrestato una prima volta il 9 maggio del 1994. Aveva ospitato a casa sua il killer dei Nar - legato anche alla banda della Magliana - Antonio D'Inzillo. Gente feroce, dal grilletto facile, spietata. Destra estrema, fascisti legati a pezzi deviati, a storie mai risolte, a quel ventre molle della repubblica che in inchieste come questa riemerge.
E Mokbel - secondo quanto ricostruito dall'ordinanza di custodia cautelare - avrebbe anche finanziato l'ex Nar. C'è un messaggio che Giorgia Ricci riceve sul suo cellulare da una cabina telefonica pubblica, che suona decisamente misterioso: «Mokbel finanzia la latitanza in Africa di Inzillo». Non si sa chi e perché mandò questo sms.
C'è un'altra traccia che potrebbe legare Mokbel a D'Inzillo. Nel giugno del 2008 arriva in Italia la notizia della morte del killer nero. Sarebbe deceduto per cirrosi epatica a Nairoibi, in Kenia. Ma dalle indiscrezioni che trapelarono all'epoca dalla procura poco prima sarebbero state intercettate delle conversazioni sul telefono della moglie, dove si accennava alla sua residenza a Kampala, in Uganda. E proprio da questo paese africano sarebbe arrivata una parte dei diamanti utilizzati dalla gang di Mokbel per il riciclaggio dei soldi. Una traccia debole, ma che disegna quel mondo nero che si cela dietro i milioni di euro che il gruppo muoveva in giro per il mondo.
Se D'Inzillo, Fioravanti e Mambro sono pezzi del passato di Mokbel, il nero Stefano Andrini è un presente vicinissimo. Partiamo da quello che scrive il Gip, chiedendo l'arresto di Gennaro Mokbel e del senatore Nicola Di Girolamo: c'è l'accusa di falsificazione aggravata di liste elettorali, «perché il Mokbel Gennaro, l'Andrini Stefano e il Ferretti Gianluigi, quali istigatori, e il Di Girolamo e il Matiussi quali esecutori materiali» avrebbero fornito false dichiarazioni sul domicilio del senatore Pdl in Belgio.
Stefano Andrini ha un passato da fascista di peso. Riconosciuto come appartenente a una squadraccia nera che prese a sprangate alcuni ragazzi davanti al cinema Capranica nel 1989, era stato lo scorso anno promosso da Alemanno ai vertici di Ama servizi ambientali. Contro di lui non è stata ordinata nessuna misura cautelare, ma di certo nelle carte del processo viene descritto come molto vicino a Mokbel. Così vicino da farsi affidare un incarico delicato, quello di costruire le condizioni per la candidatura del senatore Nicola Di Girolamo. Si vedrà nel seguito dell'inchiesta se il suo nome rientra o meno nell'elenco completo degli indagati - che per ora non è ancora noto - anche se l'ex presidente Ama non ha mai smentito di aver fatto da intermediario nell'operazione «indirizzo farlocco».
Accanto ai neri c'è un bel pezzo della Roma cafona e pariolina, arrogante e pericolosa. «Mokbel era un ragazzino sbandato, avvezzo alla violenza e alle droghe, divenuto poi estremista di destra», continuava nel racconto Valerio Fioravanti ieri, cercando di allontanare il solo sospetto di aver ricevuto tanti soldi dal capo della gigantesca organizzazione dei riciclatori professionisti. Ma di certo il linguaggio di Gennaro Mokbel lascia poco spazio alla fantasia. Duro, minaccioso, arrogante. Usa il peggior linguaggio della mala romana quando parla con chi gli sta sotto. Ma china il capo quando dall'altra parte del telefono rispondono i calabresi, gente pratica, che bada al sodo.
Un gruppo di neretti del quartierino, che cercava di scalare la politica italiana, prima con un movimento venuto dal Nord, poi costruendo un senatore zombie, che rispondeva ai loro comandi, che abbassava lo sguardo davanti agli insulti. Una gang che da almeno quindici anni - secondo la Dda di Roma - agiva con truffe carosello, con società fantasma, cercando i settori economici con maggiore liquidità. Quella stessa economia che oggi licenzia, lasciando sui tetti lavoratori e speranze.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100226/pagina/03/pezzo/272373/