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View Full Version : Accusa il premier, fermato e perquisito dopo la visita a l'Unità


Vincenzo1968
06-02-2010, 17:29
Accusa il premier, fermato e perquisito dopo la visita a l'Unità
di G. M. Bellu

L’inchiesta più delicata e segreta del momento ha bussato alla porta della nostra redazione alle 15 in punto di giovedì. Aveva le sembianze di un uomo corpulento, la barba lunga, i capelli quasi a zero, una valigetta tra le mani. Era Fabrizio Favata, 60 anni, ex manager e socio in affari di Paolo Berlusconi. Dallo scorso dicembre, Favata è indagato per estorsione e ricettazione nella stessa indagine nella quale è coinvolto, con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, Roberto Raffaelli, ex amministratore delegato della Research control system , una società che, per conto di varie procure, da anni realizza intercettazioni telefoniche. Tra le tante realizzò anche quella celeberrima (per la frase «Abbiamo una banca») tra Piero Fassino, allora segretario dei Ds, e Giovanni Consorte, presidente dell’Unipol, la cui divulgazione illegale nel 2006 cambiò il corso della politica italiana. L’oggetto dell’indagine è il modo in cui quell’intercettazione segreta divenne pubblica.

Favata è venuto da noi per offrici qualcosa. Precisamente: «Un memoriale corredato da una serie di file audio». Ma non ci ha fatto leggere l’uno, né sentire gli altri. Li aveva con sé, magari dentro la valigetta? Non lo sappiamo, ma qualcuno già conosce la risposta. Perché Favata, appena è uscito dalla redazione, è stato fermato e perquisito dagli uomini della polizia giudiziaria che, su incarico del pm milanese Massimo Meroni, l’avevano seguito fino alla porta de l’Unità . Porta che hanno varcato poco dopo. Si sono, infatti, presentati da noi e hanno interrogato, come persona informata sui fatti, Claudia Fusani, la giornalista che - lo scorso 9 dicembre - per prima svelò l'esistenza dell’indagine sull'intercettazione rubata. Quindi hanno esibito un ordine di perquisizione e, con molto garbo, l’hanno, messo in atto. Sospettavano che Favata ci avesse affidato il memoriale e, soprattutto, i file . Uno in particolare: quello di una certa chiacchierata col suo coindagato Raffaelli. Non hanno trovato niente perché non c’era niente da trovare. Ma andiamo con ordine e torniamo indietro nel tempo fino al 24 dicembre 2005. Quel giorno ad Arcore, nella villa presidenziale, s’incontrarono l’attuale premier, suo fratello Paolo, Roberto Raffaelli e Fabrizio Favata. È uno dei punti fermi della vicenda. Nessuno, infatti, nega quell’incontro. D’altra parte, Favata era stato socio di Paolo Berlusconi e anche amico di famiglia. O quasi. Giovedì ci ha malinconicamente mostrato una foto della moglie e della figlia ritratte accanto a Silvio Berlusconi il giorno del matrimonio della figlia di Paolo. Singolare, ma comunque plausibile che andasse a fare gli auguri di Natale all’allora capo dell’opposizione. Ma si trattava solo di auguri? Secondo Fabrizio Favata no, ed è questo il nodo dell'indagine. La sua tesi è che lui e Raffaelli andarono ad Arcore per portare in dono una copia dell'intercettazione della telefonata tra Fassino e Consorte con lo scopo di ingraziarsi Berlusconi e di averne in futuro dei benefici. Stando sempre al racconto di Favata, il premier si mostrò entusiasta della strenna. Fino al punto di promettere «eterna riconoscenza». Molto diversa la versione di Raffaelli secondo il quale il tema dell’incontro fu un altro: il progetto di estendere alla Romania l’attività della Research control system e la richiesta dei buoni uffici di Berlusconi premier presso il premier rumeno. L'altro punto fermo della vicenda è di carattere temporale. Si è detto che l’incontro avvenne il 24 dicembre. Bene, una settimana dopo, il 31 dicembre, Il Giornale (che, come è noto, è di proprietà di Paolo Berlusconi) aprì con lo scoop della telefonata. E il titolo: «Fassino a Consorte: siamo padroni della Bnl?». Fu l'inizio di una violentissima ed efficace campagna di stampa che ebbe un peso non piccolo nella rimonta del centrodestra fino al quasi pareggio delle politiche del 2006. Fabrizio Favata è un uomo molto provato. Un precedente per bancarotta, accompagnato da un periodo di detenzione, mina la sua credibilità. Nell’incontro in redazione non ha fatto nulla per nasconderlo. Ha enormi difficoltà economiche e questa condizione accentua la sua rabbia per non aver mai visto niente della promessa «eterna riconoscenza». Anzi, l’avvocato Niccolò Ghedini e il suo collaboratore Pier Silvio Cipollotti - ai quali si era rivolto per sollecitare attenzione - l’avrebbero liquidato sgarbatamente. Ed è questo l'aspetto che ci ha più sorpreso. Perché se è vero quel che racconta, i beneficiari della strenna avrebbero avuto tutto l’interesse a tenerselo buono. Favata ha condiviso, ma ha chiosato: «Anche per la D’Addario valeva lo stesso ragionamento… Il fatto è che sono degli arroganti».

Le speranze di Favata di aver qualche briciola di riconoscenza si sono infrante nella primavera del 2009. Da quel momento in poi ha cominciato a offrire il suo racconto ai giornali. Ma ha anche agito per corroborarlo. Ed ecco il famoso file audio che la procura di Milano cerca con tanto impegno. Sarebbe la prova regina. Nella conversazione registrata a sua insaputa, Roberto Raffaelli confermerebbe il racconto di Favata sulla natura del regalo del Natale 2005. È probabile che l’attività di raccolta delle prove sarebbe andata avanti ancora se un esposto alla procura di Milano non avesse determinato l’apertura dell’indagine e il passaggio di Favata allo status di indagato ma anche, nella sostanza, di potenziale “testimone d’accusa” del presidente del Consiglio. Una condizione che gli ha precluso la possibilità di nuovi approcci (magari corroborati dalle prove nel frattempo acquisite) per ottenere qualcosa. Parlando con noi ha usato questa espressione: «Sarebbe un secondo caso Mills».

Anche se, a dire il vero, giovedì pomeriggio Favata ci ha fatto sapere che qualcosina l’ha avuta. «A dicembre - ha raccontato - subito dopo aver ricevuto l’avviso di indagine, mi sono presentato a Padova nello studio di Ghedini e ho detto all’avvocato Cipollotti in che situazione mi trovavo. Lui mi ha trovato un avvocato di Milano». Favata in effetti mentre parlava con noi teneva tra le mani una cartella con l’intestazione di uno dei più importanti studi milanesi. «Ho poi incontrato l'avvocato che mi era stato indicato, Giorgio Perroni... anche se poi l’ho lasciato per farmi assistere da uno dei miei figli. I due grandi sono entrambi avvocati». Quando Fabrizio Favata si è accomiatato, abbiamo aperto gli archivi delle cronache giudiziarie e ci ha sorpreso constatare che lo studio Ghedini aveva suggerito al potenziale accusatore di Berlusconi un legale che, in passato, ha fatto parte del collegio di difesa di Cesare Previti.


http://www.unita.it/news/italia/94673/accusa_il_premier_fermato_e_perquisito_dopo_la_visita_a_lunit



Fassino intercettato? Fu un regalo di Natale a Silvio Berlusconi...
di Claudia Fusani

Dalla fine di ottobre la procura di Milano sta indagando per ricostruire la storia della fuga di notizie che forse più di tutte, nell’ultimo decennio, ha influito sui destini politici del paese. L’inchiesta vede coinvolti Research control system (Rcs), società che si occupa di intercettazioni telefoniche per conto delle procure italiane; uno dei suoi principali manager, Roberto Raffaelli; un professionista dalle alterne fortune, che chiameremo “Alfa”; il presidente del Consiglio e suo fratello Paolo. Secondo quel che la procura sta ricostruendo Silvio Berlusconi sarebbe stato destinatario alla vigilia di Natale del 2005 di un «regalo» da parte di Raffaelli, numero uno di Rcs: un’intercettazione di una chiamata telefonica tra coloro che allora erano il segretario dei Ds Piero Fassino e l’ amministratore delegato dell’Unipol Giovanni Consorte registrata nell’estate del 2005, quella della scalate bancarie e dei «furbetti del quartierino».


Fatti noti: mentre Unipol cercava di acquistare Bnl Giovanni Consorte informò il segretario Ds con quell’«abbiamo una banca» (poi le cose andarono diversamente) passato alla storia delle cronache recenti: il colloquio una volta rivelato ha condizionato il destino di Unipol-Bnl e segnato le vicende politiche successive. L’intercettazione è stata catalogata tra i misteri d’Italia: per evitare fughe di notizie l’unica copia infatti era custodita dalla procura di Milano in un archivio sigillato della Provincia; invece il nastro trovò mani che lo fecero uscire e il suo contenuto fu pubblicato su Il Giornale la mattina del 31 dicembre 2005. La svolta è recente, ed è legata a una denuncia presentata alla procura che ha come protagonisti un imprenditore milanese con un fallimento alle spalle, “Alfa” appunto, l’ad di Rcs, Raffaelli, e Paolo Berlusconi. Ecco la ricostruzione. Dicembre 2005. Alla vigilia di Natale Raffaelli si rivolge ad Alfa, a cui è legato da vecchi rapporti di lavoro, e gli spiega che vorrebbe incontrare il presidente del Consiglio perché ha «un regalo per lui».


Raffaelli sa che in passato il fratello del premier e Alfa sono stati soci in affari. Alfa attiva Paolo Berlusconi. Decidono di incontrarsi ad Arcore il pomeriggio del 24 dicembre (il riscontro arriva dalla cella telefonica di Arcore dove risultano in effetti le chiamate dai/ai cellulari di Alfa, Paolo Berlusconi e Raffaelli). La procura ha assunto anche la testimonianza di uno dei tre presenti all’incontro, da cui risulta che il presidente del Consiglio avrebbe ricevuto quel pomeriggio il file con l’intercettazione telefonica tra Fassino e Consorte, lo avrebbe ascoltato e ringraziato vivamente i suoi ospiti. Di quel file erano in possesso solo la Procura - che stava indagando sulle scalate bancarie - e la Rcs, cioè Raffaelli, che per conto delle procure ha in appalto le registrazioni delle telefonate in mezza Italia. Fin qui il racconto testimoniale. Il resto può essere solo supposto. La procura ha già fatto notevoli passi avanti. I fatti sono che l’incontro fra chi ha offerto il file e Silvio Berlusconi avviene il 24 dicembre. Pochi giorni dopo Il Giornale, di proprietà di Paolo Berlusconi, pubblica in esclusiva e in anteprima il testo dell’intercettazione dando il via a tutto quello che poi è accaduto. È chiaro che l’indagine non è al momento concentrata su chi abbia “passato” la registrazione al quotidiano allora diretto da Maurizio Belpietro. Piuttosto averla ricevuta, ascoltata e poi presa in consegna in quanto “regalo” può configurare una serie di reati poiché era noto a tutti i partecipanti all’incontro sotto l’albero di Natale di Arcore che quel file era un’informazione riservata e coperta da segreto istruttorio. Dietro la denuncia presentata a Milano s’intrecciano molte vicende. Quella di una centrale di intercettazioni in Italia ma con impianti in un paese dell’est Europa, autorizzata ma di cui non è stato fatto più nulla. Di una serie di affari, o presunti affari, andati in fumo. Di promesse fatte e non mantenute dai Berlusconi.

Qualcuno racconta che quando, a metà del 2008, è venuto il momento di restituire il favore fatto il dicembre 2005 - che sul momento non era stato ricompensato se non con una «promessa di eterna riconoscenza» - nessuno nella famiglia Berlusconi ha voluto o potuto saldare quel debito. «Cose vecchie», è stata la risposta, «è come se mi chiedessi i soldi della benzina di un viaggio fatto due anni prima». Agli atti dell’indagine della procura di Milano risulterebbero anche registrazioni circa alcune conversazioni tra Alfa e Raffaelli e tra Alfa e un avvocato dello staff di Niccolò Ghedini, dialoghi in cui si parla, confermandolo, del «regalo» a Silvio Berlusconi. Sono questi i file audio che la scorsa settimana sono stati sottratti da una cassaforte della procura di Milano? I magistrati hanno già individuato l’impronta di chi ha sottratto questi preziosi file e hanno indagato Raffaelli della Rcs. Numerose perquisizioni sono state ordinate a Milano, anche in uno studio legale. L’inchiesta è solo ai primi passi. Ma nel breve potrebbe spiegare molte cose del Grande Orecchio che negli ultimi anni in Italia ha fatto il bello e il cattivo tempo, ha alimentato dossier clandestini e fornito abbondanti armi di ricatto.


http://www.unita.it/news/italia/92379/fassino_intercettato_fu_un_regalo_di_natale_a_silvio_berlusconi

LUVІ
09-02-2010, 07:06
Ma che storia strana... :rolleyes: