frankytop
28-01-2010, 23:58
«Fammi posto». E gli rompe il naso
28 gennaio 2010
Aggressori, vittime, spettatori. Sono tre i protagonisti delle storie ordinarie di bullismo. I ragazzi che compiono le prepotenze si abituano ad usare la violenza come forma di relazione.
Le vittime subiscono traumi che lasceranno un segno nel loro futuro. Gli altri, i testimoni. Che fortunatamente parlano e raccontano permettendo agli investigatori di chiarire episodi che altrimenti rischierebbero di restare coperti dall’oscuro buio dell’omertà. Così si è risolto il caso di un atto di bullismo avvenuto su un autobus.
«Alzati e fammi posto». Un giovane si era rivolto così ad uno studente quindicenne.
L’episodio era accaduto nel settembre scorso sul pullman che, in Valle Cervo, percorreva la strada verso Biella. Alla risposta negativa del ragazzo, l’altro lo aveva colpito al volto con una testata provocandogli la frattura del setto nasale.
Ora, a mesi di distanza, i carabinieri di Andorno hanno identificato il presunto aggressore: è uno studente diciannovenne di origini marocchine, residente in Valle Cervo. S. M., sono le sue iniziali.
È stato denunciato per lesioni e tentata violenza privata. Il quindicenne aveva dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso mentre l’aggressore si era allontanato.
La denuncia dei carabinieri segue di qualche ora la conclusione dell’indagine condotta dalla Squadra mobile di Biella che ha fatto luce sull’aggressione subita da un’allieva quattordicenne del «Bona»: cinque studentesse e un maschio, di età compresa fra i 14 e i 16 anni. Incensurati, ma con qualche problema in famiglia, sono stati tutti denunciati alla procura del tribunale dei minori di Torino, per lesioni personali e rapina in concorso.
Quella della scorsa settimana è stata una vera spedizione punitiva, nata per una banale storia di fidanzatini, invidie e gelosie. Pensato da tre coetanee della vittima. Le altre tre persone hanno partecipato come «rinforzo». Il motivo di tanta violenza?
Un ragazzo conteso. Già da qualche tempo, le studentesse avevano teso altre trappole alla loro compagna: messaggi su Internet, un passaparola fra gli amici per invitarli a isolarla, a non frequentarla, a non prendere nemmeno il bus con lei. Poi sono passate alle maniere forti con l’aggressione in via Italia.
All’inizio di via Italia il «branco» ha circondato e isolato dalle sue amiche la quattordicenne cossatese, e per poi spingerla all’angolo di via Mazzini, dov’è stata aggredita e rapinata. Sono state le stesse compagne di scuola a passare all'azione, spintonando la studentessa e costringendola a inginocchiarsi a terra.
«Baciami le mani e chiedimi perdono», le gridavano a turno le tre «mandanti», mentre il gruppo di rinforzo le incitava a non fermarsi. Aperto lo zainetto, qualcuno ha poi rubato i soldi dal portafogli della ragazza. Sconvolta e disperata, la quattordicenne ha tentato di sfuggire ai suoi assalitori, che l’hanno però fermata con una botta alla testa.
La studentessa è caduta a terra semisvenuta, i sei del branco sono fuggiti. La giovane è stata poi soccorsa e trasportata all’ospedale di Biella. E’ qui che ha raccontato ai medici che cosa le avevano fatto. E subito sono scattate le indagini della polizia.
«Grazie alle testimonianze raccolte» ha spiegato il capo della squadra mobile, Maria Assunta Ghizzoni «siamo riusciti a dare un volto e un nome agli aggressori».
Il Biellese (http://www.ilbiellese.it/article.php?id=5734)
28 gennaio 2010
Aggressori, vittime, spettatori. Sono tre i protagonisti delle storie ordinarie di bullismo. I ragazzi che compiono le prepotenze si abituano ad usare la violenza come forma di relazione.
Le vittime subiscono traumi che lasceranno un segno nel loro futuro. Gli altri, i testimoni. Che fortunatamente parlano e raccontano permettendo agli investigatori di chiarire episodi che altrimenti rischierebbero di restare coperti dall’oscuro buio dell’omertà. Così si è risolto il caso di un atto di bullismo avvenuto su un autobus.
«Alzati e fammi posto». Un giovane si era rivolto così ad uno studente quindicenne.
L’episodio era accaduto nel settembre scorso sul pullman che, in Valle Cervo, percorreva la strada verso Biella. Alla risposta negativa del ragazzo, l’altro lo aveva colpito al volto con una testata provocandogli la frattura del setto nasale.
Ora, a mesi di distanza, i carabinieri di Andorno hanno identificato il presunto aggressore: è uno studente diciannovenne di origini marocchine, residente in Valle Cervo. S. M., sono le sue iniziali.
È stato denunciato per lesioni e tentata violenza privata. Il quindicenne aveva dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso mentre l’aggressore si era allontanato.
La denuncia dei carabinieri segue di qualche ora la conclusione dell’indagine condotta dalla Squadra mobile di Biella che ha fatto luce sull’aggressione subita da un’allieva quattordicenne del «Bona»: cinque studentesse e un maschio, di età compresa fra i 14 e i 16 anni. Incensurati, ma con qualche problema in famiglia, sono stati tutti denunciati alla procura del tribunale dei minori di Torino, per lesioni personali e rapina in concorso.
Quella della scorsa settimana è stata una vera spedizione punitiva, nata per una banale storia di fidanzatini, invidie e gelosie. Pensato da tre coetanee della vittima. Le altre tre persone hanno partecipato come «rinforzo». Il motivo di tanta violenza?
Un ragazzo conteso. Già da qualche tempo, le studentesse avevano teso altre trappole alla loro compagna: messaggi su Internet, un passaparola fra gli amici per invitarli a isolarla, a non frequentarla, a non prendere nemmeno il bus con lei. Poi sono passate alle maniere forti con l’aggressione in via Italia.
All’inizio di via Italia il «branco» ha circondato e isolato dalle sue amiche la quattordicenne cossatese, e per poi spingerla all’angolo di via Mazzini, dov’è stata aggredita e rapinata. Sono state le stesse compagne di scuola a passare all'azione, spintonando la studentessa e costringendola a inginocchiarsi a terra.
«Baciami le mani e chiedimi perdono», le gridavano a turno le tre «mandanti», mentre il gruppo di rinforzo le incitava a non fermarsi. Aperto lo zainetto, qualcuno ha poi rubato i soldi dal portafogli della ragazza. Sconvolta e disperata, la quattordicenne ha tentato di sfuggire ai suoi assalitori, che l’hanno però fermata con una botta alla testa.
La studentessa è caduta a terra semisvenuta, i sei del branco sono fuggiti. La giovane è stata poi soccorsa e trasportata all’ospedale di Biella. E’ qui che ha raccontato ai medici che cosa le avevano fatto. E subito sono scattate le indagini della polizia.
«Grazie alle testimonianze raccolte» ha spiegato il capo della squadra mobile, Maria Assunta Ghizzoni «siamo riusciti a dare un volto e un nome agli aggressori».
Il Biellese (http://www.ilbiellese.it/article.php?id=5734)