luckyluke5
14-01-2010, 21:12
Dagli sceicchi a Cellino
la crisi del calcio inglese
Il presidente del Cagliari sta per acquistare il West Ham a un passo dal fallimento, ma tutte le grandi sono coperte da debiti. il Manchester United potrebbe vendere il mitico stadio "Old Trafford"
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Cellino a Londra per il West Ham
LONDRA - E' ancora il campionato più bello del mondo, forse, ma potrebbe perdere presto il titolo di campionato più ricco, per acquistarne un altro: quello di campionato in rosso. Cioè indebitato fino al collo. La Premier League, in effetti, per tirare avanti sembra una ditta costretta a puntare sui saldi di fine stagione, anche se la stagione calcistica ovviamente è tutt'altro che conclusa. Non è solo la notizia che, dopo sceicchi arabi, miliardari texani e oligarchi russi, ora c'è un imprenditore alimentare sardo, Massimo Cellino, che bussa alla porta del torneo inglese per entrare e comprare una squadra anche lui: il West Ham, già allenato da un italiano ben noto a Cagliari, Gianfranco Zola, attualmente penultimo in classifica, dunque in piena zona retrocessione e un po' in crisi. "Voglio salvarlo", dice Cellino, che è a Londra per discutere i dettagli dell'operazione, cosato 60 milioni di sterline (circa 70 milioni di euro) secondo le indiscrezioni dei giornali locali, e forse anche per parlare del futuro di Zola, da un lato esposto alle prime contestazioni dei tifosi, dall'altro a quanto sembra poco propenso a ritrovarsi sotto un presidente col quale si lasciò in cattivi rapporti, quando se ne andò dal Cagliari.
Ma l'orgoglio di sapere che, dopo lo sbarco da queste parti dei nostri allenatori salutati come salvatori della patria, da Capello ad Ancellotti a Mancini, ora per la prima volta un italiano potrebbe diventare proprietario di un club inglese, diventando così membro della "legione straniera" che ha portato imprenditori di mezzo mondo a investire nella Premier League, è temperato da alcuni fattori. Il primo è che l'attuale proprietario del West Ham è un uomo d'affari islandese, travolto dalla crisi economica globale che ha messo in ginocchio il suo paese: dunque più che un italiano che arriva nella Premier League, in questo caso si tratta di un islandese che scappa, e non è che ci sia proprio la solita coda di investitori stranieri pronti a rimpiazzarlo.
E dal "campionato più bello del mondo" potrebbe esserci presto una grande fuga. Si dice la famiglia Glazer, gli americani proprietari del Manchester United, meditino di vendere: vendere qualcosa, se non tutto. L'Old Trafford, il loro mitico stadio, per esempio, secondo indiscrezioni pubblicate la settimana scorsa. Oppure addirittura Wayne Rooney, il gioiello più scintillante rimasto alla corte di Alex Ferguson. Motivo: saldare almeno un po' di debiti. Debiti a cui hanno contribuito gli stessi Glazer, non solo perché presero in prestito centinaia di milioni di sterline per comprare la squadra cinque anni fa, ma anche perché hanno continuato a usarla come cassa per il contante: si è scoperto che nell'ultimo anno hanno preso 10 milioni di sterline in prestito dal bilancio dei Red Devils, appesantendo ulteriormente la situazione. Se non avessero venduto Cristiano Ronaldo al Real Madrid l'estate scorsa, secondo una stima, lo United sarebbe così in rosso da dover rischiare il crack.
E non è la sola società della Premier League messa nel mirino dalla federcalcio inglese, perché troppo esposta nei debiti. La crisi economica e finanziaria mondiale ha alzato il prezzo del denaro, reso più difficile riceverne in prestito e abbassato il valore degli investimenti: risultato, molti club della Premier League che avevano fatto spese pazze senza preoccuparsi del futuro adesso annaspano. Fra le big, praticamente soltanto l'Arsenal ha i bilanci in ordine, e non a caso: sono anni che il suo coach Arsene Wenger non chiede acquisti per rinforzare la squadra (e sono anni che non vince più niente). Eliminato in Coppa d'Inghilterra dopo l'eliminazione in Champions, e per ora fuori dalla zona di qualificazione per la Champions dell'anno prossimo, anche sul Liverpool corrono voci ricorrenti di cessione e cambiamenti, a cominciare dal cambio di allenatore, visto che Rafa Benitez a questo punto viene dato in partenza da tutti.
Se davvero Rooney a fine campionato fosse venduto, e magari finisse a raggiungere in Spagna il suo ex-compagno di squadra Ronaldo, sarebbe il segnale che per la Premier League si è chiuso un ciclo. Il paradosso è che questo avvenga alla vigilia del mondiale in Sud Africa, in cui grazie a Fabio Capello in panchina e a una squadra che ha cominciato a giocare in modo convincente, il calcio inglese spera di ottenere un risultato migliore dei quarti di finali a cui sembrava condannato e i tifosi sognano addirittura quello che prima sembrava impossibile, una finale e la riconquista della Coppa che non vincono più dal lontano 1966.
(14 gennaio 2010)
la crisi del calcio inglese
Il presidente del Cagliari sta per acquistare il West Ham a un passo dal fallimento, ma tutte le grandi sono coperte da debiti. il Manchester United potrebbe vendere il mitico stadio "Old Trafford"
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Cellino a Londra per il West Ham
LONDRA - E' ancora il campionato più bello del mondo, forse, ma potrebbe perdere presto il titolo di campionato più ricco, per acquistarne un altro: quello di campionato in rosso. Cioè indebitato fino al collo. La Premier League, in effetti, per tirare avanti sembra una ditta costretta a puntare sui saldi di fine stagione, anche se la stagione calcistica ovviamente è tutt'altro che conclusa. Non è solo la notizia che, dopo sceicchi arabi, miliardari texani e oligarchi russi, ora c'è un imprenditore alimentare sardo, Massimo Cellino, che bussa alla porta del torneo inglese per entrare e comprare una squadra anche lui: il West Ham, già allenato da un italiano ben noto a Cagliari, Gianfranco Zola, attualmente penultimo in classifica, dunque in piena zona retrocessione e un po' in crisi. "Voglio salvarlo", dice Cellino, che è a Londra per discutere i dettagli dell'operazione, cosato 60 milioni di sterline (circa 70 milioni di euro) secondo le indiscrezioni dei giornali locali, e forse anche per parlare del futuro di Zola, da un lato esposto alle prime contestazioni dei tifosi, dall'altro a quanto sembra poco propenso a ritrovarsi sotto un presidente col quale si lasciò in cattivi rapporti, quando se ne andò dal Cagliari.
Ma l'orgoglio di sapere che, dopo lo sbarco da queste parti dei nostri allenatori salutati come salvatori della patria, da Capello ad Ancellotti a Mancini, ora per la prima volta un italiano potrebbe diventare proprietario di un club inglese, diventando così membro della "legione straniera" che ha portato imprenditori di mezzo mondo a investire nella Premier League, è temperato da alcuni fattori. Il primo è che l'attuale proprietario del West Ham è un uomo d'affari islandese, travolto dalla crisi economica globale che ha messo in ginocchio il suo paese: dunque più che un italiano che arriva nella Premier League, in questo caso si tratta di un islandese che scappa, e non è che ci sia proprio la solita coda di investitori stranieri pronti a rimpiazzarlo.
E dal "campionato più bello del mondo" potrebbe esserci presto una grande fuga. Si dice la famiglia Glazer, gli americani proprietari del Manchester United, meditino di vendere: vendere qualcosa, se non tutto. L'Old Trafford, il loro mitico stadio, per esempio, secondo indiscrezioni pubblicate la settimana scorsa. Oppure addirittura Wayne Rooney, il gioiello più scintillante rimasto alla corte di Alex Ferguson. Motivo: saldare almeno un po' di debiti. Debiti a cui hanno contribuito gli stessi Glazer, non solo perché presero in prestito centinaia di milioni di sterline per comprare la squadra cinque anni fa, ma anche perché hanno continuato a usarla come cassa per il contante: si è scoperto che nell'ultimo anno hanno preso 10 milioni di sterline in prestito dal bilancio dei Red Devils, appesantendo ulteriormente la situazione. Se non avessero venduto Cristiano Ronaldo al Real Madrid l'estate scorsa, secondo una stima, lo United sarebbe così in rosso da dover rischiare il crack.
E non è la sola società della Premier League messa nel mirino dalla federcalcio inglese, perché troppo esposta nei debiti. La crisi economica e finanziaria mondiale ha alzato il prezzo del denaro, reso più difficile riceverne in prestito e abbassato il valore degli investimenti: risultato, molti club della Premier League che avevano fatto spese pazze senza preoccuparsi del futuro adesso annaspano. Fra le big, praticamente soltanto l'Arsenal ha i bilanci in ordine, e non a caso: sono anni che il suo coach Arsene Wenger non chiede acquisti per rinforzare la squadra (e sono anni che non vince più niente). Eliminato in Coppa d'Inghilterra dopo l'eliminazione in Champions, e per ora fuori dalla zona di qualificazione per la Champions dell'anno prossimo, anche sul Liverpool corrono voci ricorrenti di cessione e cambiamenti, a cominciare dal cambio di allenatore, visto che Rafa Benitez a questo punto viene dato in partenza da tutti.
Se davvero Rooney a fine campionato fosse venduto, e magari finisse a raggiungere in Spagna il suo ex-compagno di squadra Ronaldo, sarebbe il segnale che per la Premier League si è chiuso un ciclo. Il paradosso è che questo avvenga alla vigilia del mondiale in Sud Africa, in cui grazie a Fabio Capello in panchina e a una squadra che ha cominciato a giocare in modo convincente, il calcio inglese spera di ottenere un risultato migliore dei quarti di finali a cui sembrava condannato e i tifosi sognano addirittura quello che prima sembrava impossibile, una finale e la riconquista della Coppa che non vincono più dal lontano 1966.
(14 gennaio 2010)