frankytop
14-01-2010, 15:09
È raddoppiata negli ultimi 10 anni la quota di ricchezza nazionale che non va alle famiglie e finisce a banche e mondo finanziario, mentre si è ridotta di un terzo la quota andata alle imprese. Lo ha sottolineato il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, illustrando alcuni grafici su andamento del Pil e benessere delle famiglie.
E nello stesso periodo di tempo (1999-2008), è quasi triplicata la percentuale finita all'estero, una quota composta anche dai profitti delle imprese trasferiti oltreconfine. Tra il 1999 e il 2008, il prodotto interno lordo è cresciuto più del reddito disponibile dei nuclei familiari: con il 1999 considerato come base 100, nel 2008 il Pil è arrivato a quota 111,1, mentre il reddito disponibile lordo delle famiglie solo a 107. Questo gap di ricchezza è finito quindi in cinque canali principali: le società finanziarie, le imprese, le risorse finite all'estero, le famiglie produttrici (o microimprese) e la pubblica amministrazione.
In questi dieci anni, quindi, la quota finita alla finanza è quasi raddoppiata, passando dal 4,6% al 9,4%, mentre quella delle aziende è diminuita di un terzo, scendendo dal 37,8% al 24,4%. La percentuale di risorse andate all'estero (composte da profitti delle imprese, multinazionali, rimesse degli immigrati) è invece quasi triplicata, salendo dal 3,9% all'11,8%. Più stabili, invece - ha concluso Giovannini, intervenendo a un convegno Aspen nella sede dell'Istat - gli andamenti delle quote di ricchezza finite alle amministrazioni pubbliche (dal 44,1% al 42,9%) e alle famiglie produttrici (dal 9,7% all'11,4%).
Il Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2010/01/italia-istat-ricchezza-finanza-industria-famiglie.shtml?uuid=4ead692a-0107-11df-be5e-5810c4efc474&DocRulesView=Libero)
E nello stesso periodo di tempo (1999-2008), è quasi triplicata la percentuale finita all'estero, una quota composta anche dai profitti delle imprese trasferiti oltreconfine. Tra il 1999 e il 2008, il prodotto interno lordo è cresciuto più del reddito disponibile dei nuclei familiari: con il 1999 considerato come base 100, nel 2008 il Pil è arrivato a quota 111,1, mentre il reddito disponibile lordo delle famiglie solo a 107. Questo gap di ricchezza è finito quindi in cinque canali principali: le società finanziarie, le imprese, le risorse finite all'estero, le famiglie produttrici (o microimprese) e la pubblica amministrazione.
In questi dieci anni, quindi, la quota finita alla finanza è quasi raddoppiata, passando dal 4,6% al 9,4%, mentre quella delle aziende è diminuita di un terzo, scendendo dal 37,8% al 24,4%. La percentuale di risorse andate all'estero (composte da profitti delle imprese, multinazionali, rimesse degli immigrati) è invece quasi triplicata, salendo dal 3,9% all'11,8%. Più stabili, invece - ha concluso Giovannini, intervenendo a un convegno Aspen nella sede dell'Istat - gli andamenti delle quote di ricchezza finite alle amministrazioni pubbliche (dal 44,1% al 42,9%) e alle famiglie produttrici (dal 9,7% all'11,4%).
Il Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2010/01/italia-istat-ricchezza-finanza-industria-famiglie.shtml?uuid=4ead692a-0107-11df-be5e-5810c4efc474&DocRulesView=Libero)