Lagun85
09-01-2010, 08:40
Un amico mi ha segnalato questo interessante articolo apparso su La Repubblica di qualche "giorno" addietro...
Erano diciassette anni che l'Italia non aveva tanta attenzione e tanto
spazio nei mass media internazionali.
I commenti dei reporter da tutto il mondo dedicati all'Italia sono
diventati quasi quotidiani nelle pagine "nobili" della grande stampa
europea.
La Bbc sta preparando un'inchiesta di quasi trenta minuti, una troupe
dell'americana Cbs verrà dal quartier generale di Londra per un
servizio di quindici minuti su Di Pietro che sarà trasmesso da Sixty
Minutes, il più seguito settimanale televisivo USA.
All'inizio era più "colore", come si dice in gergo giornalistico, che
altro. Un altro tocco di folclore italico spruzzato nelle pagine dei
giornali e nei filmati dei telegiornali: dopo gli spaghetti e la
mafia, i mandolini e la P 38, ecco una nuova bizzarria italiana.
Ben presto però, dal colore si è passati alla politica, dalla
curiosità divertita all'interesse sempre più rispettoso, dalla ricerca
della sensazione a quella che l'ultimo editoriale del Financial Times
ha chiamato la "questione Italia".
....
“Le due cose che mi hanno colpito di più sono l'indipendenza dei
giudici e il ruolo fondamentale dei giornali, di denuncia e di impulso
in questa straordinaria operazione di pulizia morale" dichiara
Roland-Pierre Parringaux, inviato di Le Monde.
In Francia i giudici sono condizionati dal potere politico (il
ministro della Giustizia ha bloccato un'indagine su un prestito
sospetto ricevuto dal primo ministro) e i giornali sono un pò
reticenti.
In italia, ha scritto il giornale economico La Tribune “l'alleanza
obiettiva tra cittadini e i 'loro' magistrati è così forte da ridurre
praticamente al silenzio coloro che ne sono le 'vittime' più
spettacolari.
Ora l' attenzione si concentra di più sul quadro politico e sugli
esiti possibili dell'esperimento che viene condotto nel “laboratorio
Italia".
“La democratica Italia - ha scritto l'Economist - era simile alla
Germania dell'Est, o all'Ungheria, o alla Bulgaria per il fatto che
l'unica cosa che contava era il rapporto con il partito.
Il clientelismo era sovrano. L'accesso al lavoro, alla pensione, al
letto d'ospedale era facilitato dalle raccomandazioni. Grandi lavori,
grandi pensioni, industrie, stazioni televisive parcellizzate dalla
lottizzazione. Dal momento che tutti i partiti erano coinvolti nella
stessa misura, nessuno aveva interesse a cambiare il sistema".
Il presidente della Cee, in occasione della sua recente visita a Roma
ha dichiarato: “Quanto è avvenuto negli ultimi mesi in Italia ha
ridato la speranza a tutti gli europei".
Una voce più cauta è quella di Peru Egurbide, corrispondente dello
spagnolo El Pais: “Fino alla vicenda del rimpasto condividevo questi
giudizi. Ma dopo ho avuto nuovamente l'impressione che i partii non
abbiano ancora mollato la presa sullo Stato".
No signori,non siano ai confini della realtà.Siamo in Italia,quella vera senza la "GL" in mezzo,e siamo al 28 Febbraio 1993.
Erano diciassette anni che l'Italia non aveva tanta attenzione e tanto
spazio nei mass media internazionali.
I commenti dei reporter da tutto il mondo dedicati all'Italia sono
diventati quasi quotidiani nelle pagine "nobili" della grande stampa
europea.
La Bbc sta preparando un'inchiesta di quasi trenta minuti, una troupe
dell'americana Cbs verrà dal quartier generale di Londra per un
servizio di quindici minuti su Di Pietro che sarà trasmesso da Sixty
Minutes, il più seguito settimanale televisivo USA.
All'inizio era più "colore", come si dice in gergo giornalistico, che
altro. Un altro tocco di folclore italico spruzzato nelle pagine dei
giornali e nei filmati dei telegiornali: dopo gli spaghetti e la
mafia, i mandolini e la P 38, ecco una nuova bizzarria italiana.
Ben presto però, dal colore si è passati alla politica, dalla
curiosità divertita all'interesse sempre più rispettoso, dalla ricerca
della sensazione a quella che l'ultimo editoriale del Financial Times
ha chiamato la "questione Italia".
....
“Le due cose che mi hanno colpito di più sono l'indipendenza dei
giudici e il ruolo fondamentale dei giornali, di denuncia e di impulso
in questa straordinaria operazione di pulizia morale" dichiara
Roland-Pierre Parringaux, inviato di Le Monde.
In Francia i giudici sono condizionati dal potere politico (il
ministro della Giustizia ha bloccato un'indagine su un prestito
sospetto ricevuto dal primo ministro) e i giornali sono un pò
reticenti.
In italia, ha scritto il giornale economico La Tribune “l'alleanza
obiettiva tra cittadini e i 'loro' magistrati è così forte da ridurre
praticamente al silenzio coloro che ne sono le 'vittime' più
spettacolari.
Ora l' attenzione si concentra di più sul quadro politico e sugli
esiti possibili dell'esperimento che viene condotto nel “laboratorio
Italia".
“La democratica Italia - ha scritto l'Economist - era simile alla
Germania dell'Est, o all'Ungheria, o alla Bulgaria per il fatto che
l'unica cosa che contava era il rapporto con il partito.
Il clientelismo era sovrano. L'accesso al lavoro, alla pensione, al
letto d'ospedale era facilitato dalle raccomandazioni. Grandi lavori,
grandi pensioni, industrie, stazioni televisive parcellizzate dalla
lottizzazione. Dal momento che tutti i partiti erano coinvolti nella
stessa misura, nessuno aveva interesse a cambiare il sistema".
Il presidente della Cee, in occasione della sua recente visita a Roma
ha dichiarato: “Quanto è avvenuto negli ultimi mesi in Italia ha
ridato la speranza a tutti gli europei".
Una voce più cauta è quella di Peru Egurbide, corrispondente dello
spagnolo El Pais: “Fino alla vicenda del rimpasto condividevo questi
giudizi. Ma dopo ho avuto nuovamente l'impressione che i partii non
abbiano ancora mollato la presa sullo Stato".
No signori,non siano ai confini della realtà.Siamo in Italia,quella vera senza la "GL" in mezzo,e siamo al 28 Febbraio 1993.