winnertaco
07-01-2010, 14:44
[Rec] 2 - Riprendi tutto, non ti fermare
Elena Pedoto - 22.12.2009
La mania del sequel è un morbo virulento a cui nessun successo filmico sembra trovare scampo, dilaga tra i registi quanto e più della peste. E a questo virus pare non esserci alcun antidoto...
Sono passati solo 15 minuti (in tempi filmici) da quando l'occhio della telecamera si è chiuso, lasciando la protagonista Ángela Vidal (Manuela Velasco) gattonante a terra in preda al panico, apparentemente vinta dall'agente infestante che abita la palazzina ispanica.
Nell'arco di quei 15 minuti però sono successe cose che a noi non è dato sapere. Intanto una nuova squadra (composta da tre teste di cuoio e un sedicente Ministro della Sanità) è pronta a insinuarsi nella struttura degli orrori con lo scopo di individuare e debellare l'enzima infetto. Una volta dentro, come prevedibile, molte verità saranno profanate e ne verranno alla luce di nuove e più agghiaccianti. Intanto, mentre tra le mura dell'edificio va in scena l'orrore, accuratamente ripreso dalle telecamere degli Swat (squadra speciale anticrimine), alcuni ragazzini, spinti da una morbosa e fatale curiosità, si uniranno inconsapevolmente alla tragedia, fornendo allo spettatore un nuovo occhio scrutante che si esprime attraverso le immagini della loro handycam. Chi si salverà?
Dopo l'unanime, indiscutibile consenso ottenuto con il primo lavoro REC, originale rilettura della narrazione dell'orrore che combina gli stilemi dell'horror 'zombiano' classico (di derivazione romeriana) con il nuovo filone digitale in ‘presa diretta' che sovrappone l'occhio della camera narrante a quello dello spettatore (modello inaugurato con il film sperimentale The Blair Witch Project del 1999), i registi Jaume Balagueró e Paco Plaza tornano a Barcellona sul luogo del ‘delitto', per arricchire di nuovi dettagli e personaggi la tanto seguita storia dell'edificio infestato, che peraltro sembra non trovare un suo degno epilogo.
L'idea di spostare il punto d'osservazione su più camere in movimento (quelle degli Swat e successivamente quella dei ragazzi), muta il concetto originale di univocità dell'occhio narrante - che coincide appunto con l'obiettivo della camera in movimento per un effetto ‘live action' - generando sì nuove linee e piani narrativi ma anche l'inevitabile effetto di una molteplicità di punti di vista che si traducono in una percezione piuttosto confusionaria e spezzettata dell'annunciata mattanza umana, arricchita di zombie sanguinolenti che vagano impazziti lanciando urla sataniche al suono martellante dei loro assalti concitati e avvolta dal tipico alito demoniaco che diffonde atmosfere in odor di morte e cupe variazioni sul tema dell'orrore.
Se nel primo film l'occhio - unico - della telecamera rappresentava quindi la prosecuzione dell'occhio umano (del pubblico), creando quel congiungimento di forzata partecipazione al terrore, qui la scena appare frammentata e l'occhio dello spettatore (in)segue freneticamente i vari occhi parlanti (Martos, Larra, Rosso, i ragazzi), in un concitato avvicendarsi di piani sequenza, zoom, inquadrature verdognole della visione notturna e capovolgimenti di campo. Si perde così, in diversi frangenti dell'azione (e in questo film dove trama e interpretazioni rimangono in secondo piano, è l'azione a farla da padrona), la continuità e anche il terrore creato dalla suspense del movimento a una ‘voce'. Il linguaggio digitale della camera subisce dunque una eccessiva frammentazione che esalta la vaporosità della trama, il non approfondimento psicologico dei personaggi e la mancanza di pathos narrativo, dando vita a un prodotto pregno di azione ma generalmente privo di tensione emotiva. Non mancano invero tutte le presenze orrorose del caso, a partire dal prete-esorcista passando per le varie manifestazioni di morti viventi che si muovono fulminei nella penombra, fino alla presenza del demonio stesso che s'insinua negli altrui corpi per portare a compimento i suoi disumani prospetti. Ma se in una prima scena, mirabilmente ripresa, la geometria della tromba delle scale conduce lo spettatore attraverso un lucido preambolo delle palpitazioni annunciate, il resto del film rimane un fragoroso contenitore stile-videogioco di urla strazianti e orripilanti creature fameliche dagli occhi iniettati di sangue, venendo meno alle premesse squisitamente horror annunciate dal primo e più convincente film. Peccato, perché i due talentuosi registi avevano tutte le carte in regola per mettere a segno un nuovo scary-colpo. Sarà forse colpa della maledizione del sequel?
Per chi ha visto il primo REC e non può resistere alla tentazione di sapere come andrà a finire...
Fragoroso
[Rec] 2
Regia: Jaume Balagueró, Paco Plaza
Sceneggiatura: Manu Díez, Jaume Balagueró, Paco Plaza
Produzione: Filmax
Distribuzione: Mediafilm
Paese: Spagna 2009
Uscita Cinema: 05/01/2010
Genere: Horror
Durata: 85 Min
FONTE: http://lnx.whipart.it/cinema/6722/rec2.html
Elena Pedoto - 22.12.2009
La mania del sequel è un morbo virulento a cui nessun successo filmico sembra trovare scampo, dilaga tra i registi quanto e più della peste. E a questo virus pare non esserci alcun antidoto...
Sono passati solo 15 minuti (in tempi filmici) da quando l'occhio della telecamera si è chiuso, lasciando la protagonista Ángela Vidal (Manuela Velasco) gattonante a terra in preda al panico, apparentemente vinta dall'agente infestante che abita la palazzina ispanica.
Nell'arco di quei 15 minuti però sono successe cose che a noi non è dato sapere. Intanto una nuova squadra (composta da tre teste di cuoio e un sedicente Ministro della Sanità) è pronta a insinuarsi nella struttura degli orrori con lo scopo di individuare e debellare l'enzima infetto. Una volta dentro, come prevedibile, molte verità saranno profanate e ne verranno alla luce di nuove e più agghiaccianti. Intanto, mentre tra le mura dell'edificio va in scena l'orrore, accuratamente ripreso dalle telecamere degli Swat (squadra speciale anticrimine), alcuni ragazzini, spinti da una morbosa e fatale curiosità, si uniranno inconsapevolmente alla tragedia, fornendo allo spettatore un nuovo occhio scrutante che si esprime attraverso le immagini della loro handycam. Chi si salverà?
Dopo l'unanime, indiscutibile consenso ottenuto con il primo lavoro REC, originale rilettura della narrazione dell'orrore che combina gli stilemi dell'horror 'zombiano' classico (di derivazione romeriana) con il nuovo filone digitale in ‘presa diretta' che sovrappone l'occhio della camera narrante a quello dello spettatore (modello inaugurato con il film sperimentale The Blair Witch Project del 1999), i registi Jaume Balagueró e Paco Plaza tornano a Barcellona sul luogo del ‘delitto', per arricchire di nuovi dettagli e personaggi la tanto seguita storia dell'edificio infestato, che peraltro sembra non trovare un suo degno epilogo.
L'idea di spostare il punto d'osservazione su più camere in movimento (quelle degli Swat e successivamente quella dei ragazzi), muta il concetto originale di univocità dell'occhio narrante - che coincide appunto con l'obiettivo della camera in movimento per un effetto ‘live action' - generando sì nuove linee e piani narrativi ma anche l'inevitabile effetto di una molteplicità di punti di vista che si traducono in una percezione piuttosto confusionaria e spezzettata dell'annunciata mattanza umana, arricchita di zombie sanguinolenti che vagano impazziti lanciando urla sataniche al suono martellante dei loro assalti concitati e avvolta dal tipico alito demoniaco che diffonde atmosfere in odor di morte e cupe variazioni sul tema dell'orrore.
Se nel primo film l'occhio - unico - della telecamera rappresentava quindi la prosecuzione dell'occhio umano (del pubblico), creando quel congiungimento di forzata partecipazione al terrore, qui la scena appare frammentata e l'occhio dello spettatore (in)segue freneticamente i vari occhi parlanti (Martos, Larra, Rosso, i ragazzi), in un concitato avvicendarsi di piani sequenza, zoom, inquadrature verdognole della visione notturna e capovolgimenti di campo. Si perde così, in diversi frangenti dell'azione (e in questo film dove trama e interpretazioni rimangono in secondo piano, è l'azione a farla da padrona), la continuità e anche il terrore creato dalla suspense del movimento a una ‘voce'. Il linguaggio digitale della camera subisce dunque una eccessiva frammentazione che esalta la vaporosità della trama, il non approfondimento psicologico dei personaggi e la mancanza di pathos narrativo, dando vita a un prodotto pregno di azione ma generalmente privo di tensione emotiva. Non mancano invero tutte le presenze orrorose del caso, a partire dal prete-esorcista passando per le varie manifestazioni di morti viventi che si muovono fulminei nella penombra, fino alla presenza del demonio stesso che s'insinua negli altrui corpi per portare a compimento i suoi disumani prospetti. Ma se in una prima scena, mirabilmente ripresa, la geometria della tromba delle scale conduce lo spettatore attraverso un lucido preambolo delle palpitazioni annunciate, il resto del film rimane un fragoroso contenitore stile-videogioco di urla strazianti e orripilanti creature fameliche dagli occhi iniettati di sangue, venendo meno alle premesse squisitamente horror annunciate dal primo e più convincente film. Peccato, perché i due talentuosi registi avevano tutte le carte in regola per mettere a segno un nuovo scary-colpo. Sarà forse colpa della maledizione del sequel?
Per chi ha visto il primo REC e non può resistere alla tentazione di sapere come andrà a finire...
Fragoroso
[Rec] 2
Regia: Jaume Balagueró, Paco Plaza
Sceneggiatura: Manu Díez, Jaume Balagueró, Paco Plaza
Produzione: Filmax
Distribuzione: Mediafilm
Paese: Spagna 2009
Uscita Cinema: 05/01/2010
Genere: Horror
Durata: 85 Min
FONTE: http://lnx.whipart.it/cinema/6722/rec2.html