Aldin
08-12-2009, 16:12
L’epoca degli idrocarburi
a cura di Vincenzo Zappalà astronomia.com (http://www.astronomia.com/2009/12/07/lepoca-degli-idrocarburi/) 7 Dicembre 2009 alle 08:44
Mentre si parla di riscaldamento globale, di trattati internazionale ben difficilmente realizzabili e comunque di scarso valore, di energie alternative che sembrano miracoli in un mondo disastrato, l’era degli idrocarburi sta finendo… e poi? Cosa possiamo aspettarci per il futuro?
La televisione non è tutta da buttare. Solo che per trovare qualcosa di buono e veramente istruttivo bisogna fare una grande fatica ed avere orari molto particolari. Sicuramente uno dei migliori programmi è “La storia siamo noi” che va dall’analisi storica propriamente detta alla storia sociale, alle problematiche civili, scientifiche ed energetiche. E senza pressioni esterne, vista l’ora in cui si trasmette. In questi giorni è stato mandato in onda un documento quasi perfetto per la sua rigorosità e serietà. Non si vedevano i soliti imbonitori, ma vere personalità scientifiche, ovviamente sconosciute ai più, in quanto veri ricercatori e non personaggi essenzialmente televisivi, che da troppo tempo hanno dimenticato cosa sia lo studio per assumere veste di attori mediatici.
L’argomento trattato è quanto di più urgente ed importante ci sia oggi: qual è la situazione energetica attuale e che cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni? Sono stato fortunatissimo nell’imbattermi, senza saperlo, in questo splendido brano di pura analisi critica ed aperta. E sono stato molto contento perché ho visto ribadire la maggior parte dei concetti che mi ero costruito personalmente leggendo una selezione mirata dei rapporti tecnici e scientifici che si riescono a trovare, con non poche difficoltà, in alcuni siti veramente seri.
Lasciamo stare l’ormai quasi ridicolo e catastrofico “show” del riscaldamento globale e dei suoi spaventosi risvolti. Tutti coloro che sono nel gruppo decisionale sanno benissimo che non si farà nessun trattato e che le restrizioni punitive richieste ai popoli (specialmente ai più poveri) saranno palliativi irrisori. Fortunatamente il clima ci sta pensando da solo a cambiare ed a riportarci lentamente verso temperature più rigide. Ma le urla dei paladini climatici continueranno ancora per poter raschiare il fondo del barile dei finanziamenti che li hanno ingrassati per anni. No, facciamo un’analisi diversa e ben più seria, indipendente dalle piccole variazioni della temperatura che la nostra Terra sa gestire perfettamente da sola e che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Stiamo vivendo nel picco di quella che è chiamata l’epoca degli idrocarburi o più in generale dei combustibili fossili. Iniziata da non moltissimo tempo (a essere larghi si può parlare di centinaia di anni) è destinata a chiudersi abbastanza in fretta. Simulazioni matematiche la inquadrano come un picco isolato nella storia dell’uomo, che però ha avuto il merito di portarlo a moltiplicarsi, ad abbattere barriere prima insuperabili, a fargli raggiungere un benessere quasi insperato. Ovviamente i paesi ricchi non possono più fare a meno dei privilegi ottenuti, ma molti dei poteri decisionali sanno anche che questi non potranno durare per molto tempo. Forse 10 o forse 50 anni, poi lo sfruttamento del sottosuolo comincerà ad entrare in riserva. Come una miniera d’oro che prima o poi si deve abbandonare perché esaurita.
Il bisogno di petrolio, la fonte energetica più economica benché limitata in zone non politicamente facili, è sempre crescente. Fino a pochi anni fa la quantità annuale che proveniva da nuovi pozzi era ancora superiore alla richiesta. E questo era vero anche se le lotte di potere tra paesi ricchi di petrolio (ma poveri in generale) e paesi poveri di petrolio (ma ricchi) continuavano a portare guerre, morti e distruzioni guidate, su cui si gettava normalmente il velo di battaglie religiose. Il petrolio non mancava, ma si speculava su di esso per varie e poco pulite intenzioni. Oggi le cose stanno veramente cambiando. La quantità estratta è diventata minore della richiesta. E paesi come la Cina e l’India vedono aumentare le proprie esigenze in maniera esponenziale.
Quanti anni ci rimangono prima di crollare verso il passato e perdere la maggior parte dei lussi a cui siamo abituati? C’è chi dice una ventina d’anni, chi arriva a 50, ma non di più. L’era degli idrocarburi sta finendo, è inutile negarlo. Ed allora? Sicuramente bisogna fare qualcosa, che vada oltre agli interessi finanziari e di potere che sono ciechi a questo vero ed enorme problema. La visione più realistica (analizzando i fatti dal di fuori, come farebbe un alieno) è che l’uomo tornerà probabilmente al livello medioevale e continuerà la storia futura con questo picco isolato e fortunato nella sua passata esistenza. Fino a che qualcosa di nuovo verrà in suo aiuto e lui sarà in grado di non farselo scappare.
Ma chi vuole veramente questo assurdo scenario? Penso nessuno, anche se poco si fa per fronteggiarlo. Siamo subissati da parole e parole sulle energie alternative, le uniche che secondo certi signori possono salvarci. Non illudiamoci. Molti tra questi trascinatori mediatici cercano solo di ottenere fondi momentanei che li facciano sopravvivere al meglio, senza guardare il vero futuro. L’importante è essere ricchi oggi, domani si vedrà. Sarà un problema di un’altra generazione. Vi sembrano farneticazioni? Direi proprio di no. Facciamo una breve analisi dei fatti e delle soluzioni che cercano di imporci.
L’energia derivante dalle biomasse è non solo limitata, ma addirittura negativa. Pochi sanno che si consuma più energia a produrla di quanto il processo non ne riesca a regalare. E non facciamoci illudere dai risultati positivi di piccole realtà locali. Sotto particolari condizioni e proprio perché ancora pochissime, sembrano dare un buon risultato. Ma se si pensasse veramente di espandere il metodo a livello regionale e nazionale, ci accorgeremmo che le previsioni pessimistiche sono più che valide. Mancherebbe sempre e comunque la materia prima per allargare la produzione su livelli più vasti ed i prezzi di produzione salirebbero velocemente.
Analogo discorso vale per l’eolico, estremamente caro e non applicabile ad estensioni nazionali. Allora ben venga l’energia solare. Teoricamente è la soluzione migliore. Quanta energia solare va “sprecata” ogni giorno, ogni ora, ogni minuto? Una quantità enorme, ben superiore a quella fornita dal petrolio. Ma siamo capaci di farlo? No, purtroppo non ancora. I pannelli solari esistenti, che funzionano per realtà limitatissime, arrivano a malapena a coprire una decina di chilometri quadrati. Per il fabbisogno mondiale dovrebbero invece arrivare a dimensioni pari all’intera California. Un ordine di grandezza troppo differente. Tutte le possibili alternative (pannelli solari nello spazio, ad esempio) sono stati pensati già negli anni ’50, ma abbandonati per una lunga serie di problemi tecnici, economici e politici. Inoltre gli attuali pannelli solari (relativamente a basso prezzo) hanno una resa ridicola. Dovrebbero essere costruiti con altri materiali, talmente cari che nuovamente si ricadrebbe nel problema della biomassa ingigantito ancora di più. Nuovamente, tutto bene per la singola casa, la singola città, forse anche la singola piccola nazione, ma niente da fare per le esigenze globali.
Ed il nucleare? Sicuramente più interessante, soprattutto ora che si sono studiati metodi per abbreviare enormemente i tempi di dimezzamento dei materiali radioattivi e quindi per superare l’incubo delle scorie. Ma esistono comunque i problemi della sicurezza, in particolare quelli legati a possibili azioni terroristiche. Immaginando pure di risolvere quest’ultimo problema (sembra però ben difficile allo stato attuale), per quanto tempo potremo sopravvivere? L’uranio è limitato, mentre ci vorrebbero almeno diecimila centrali per le esigenze dell’intero mondo. Una stima seria dice che potrebbe mantenerci in “buone condizioni” tecnologiche per circa 50 anni. Quindi una soluzione momentanea, niente di più, anche se da non trascurare come “ponte” verso il futuro energetico.
Ma quale sarà il futuro energetico dell’uomo? La fusione dell’idrogeno e la sua trasformazione in elio? Magnifico, senz’altro, e veramente economico. Ma… non tutti lo vogliono, perché distruggerebbe il potere acquisito delle grandi industrie. Le ricerche sono state confinate in pochissimi centri, ben finanziati, ma che sembrano procedere con una lentezza un po’ ambigua. Si parla di almeno 50 anni per avere i primi risultati. Andrebbe bene con l’esaurimento del nucleare, ma siamo sicuri che l’arroganza e la smania politica ed economica (spesso ottusa nel capire i problemi a lunga scadenza) lo permetterà? Ho i miei dubbi.
Rimane una e una sola soluzione: la più ovvia e la meno finanziata. Parlo della ricerca scientifica di base, quella che ha permesso di visitare il Sistema Solare e di donarci tutti i dispositivi elettronici che oggi nessuno vorrebbe più perdere. Non si possono avere risultati tecnologici eccezionali senza prima investire pesantemente nella ricerca a tavolino e nei laboratori. Purtroppo invece la situazione di questa fondamentale capacità dell’uomo è considerata di serie C, trascurabile e quasi ridicolizzata. Ed invece proprio da essa si potranno ottenere metodi più efficaci per lo sfruttamento del Sole e dell’acqua marina. Non dalle industrie che senza idee di base continuano a rigirare un giocattolo sempre uguale, senza miglioramenti veramente concettuali.
La grande forza della razza umana è l’intelligenza: se non si permetterà che essa lavori tranquillamente e liberamente, forse non si saprà nemmeno più usarla. Cerchiamo di ricordare cosa hanno fatto i nostri antenati da Galileo a Newton a Einstein. Se si cercherà solo di incanalarla su scopi immediati, pratici e momentaneamente redditizi, non sapremo più fronteggiare i veri problemi del futuro. E l’epoca degli idrocarburi resterà un episodio isolato nella storia umana. Poche centinaia di anni di “grande festa”, preceduti e seguiti da un’esistenza ben più banale e sofferente. Chiedete ai dinosauri che cosa hanno significato per loro poche centinaia di anni, rispetto ai 180 milioni di anni di esistenza sul suolo terrestre? Anche noi faremo lo stesso?
Concludo questo articolo dichiarando apertamente che esso è frutto del mio pensiero e delle mie ricerche su testi seri e secondo me veritieri. Posso ovviamente anche sbagliarmi completamente (e lo spererei veramente).
Comunque voi la pensiate, è sempre comunque interessante sentire diverse campane suonare. Non credete? E’ questa la vera democrazia.
a cura di Vincenzo Zappalà astronomia.com (http://www.astronomia.com/2009/12/07/lepoca-degli-idrocarburi/) 7 Dicembre 2009 alle 08:44
Mentre si parla di riscaldamento globale, di trattati internazionale ben difficilmente realizzabili e comunque di scarso valore, di energie alternative che sembrano miracoli in un mondo disastrato, l’era degli idrocarburi sta finendo… e poi? Cosa possiamo aspettarci per il futuro?
La televisione non è tutta da buttare. Solo che per trovare qualcosa di buono e veramente istruttivo bisogna fare una grande fatica ed avere orari molto particolari. Sicuramente uno dei migliori programmi è “La storia siamo noi” che va dall’analisi storica propriamente detta alla storia sociale, alle problematiche civili, scientifiche ed energetiche. E senza pressioni esterne, vista l’ora in cui si trasmette. In questi giorni è stato mandato in onda un documento quasi perfetto per la sua rigorosità e serietà. Non si vedevano i soliti imbonitori, ma vere personalità scientifiche, ovviamente sconosciute ai più, in quanto veri ricercatori e non personaggi essenzialmente televisivi, che da troppo tempo hanno dimenticato cosa sia lo studio per assumere veste di attori mediatici.
L’argomento trattato è quanto di più urgente ed importante ci sia oggi: qual è la situazione energetica attuale e che cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni? Sono stato fortunatissimo nell’imbattermi, senza saperlo, in questo splendido brano di pura analisi critica ed aperta. E sono stato molto contento perché ho visto ribadire la maggior parte dei concetti che mi ero costruito personalmente leggendo una selezione mirata dei rapporti tecnici e scientifici che si riescono a trovare, con non poche difficoltà, in alcuni siti veramente seri.
Lasciamo stare l’ormai quasi ridicolo e catastrofico “show” del riscaldamento globale e dei suoi spaventosi risvolti. Tutti coloro che sono nel gruppo decisionale sanno benissimo che non si farà nessun trattato e che le restrizioni punitive richieste ai popoli (specialmente ai più poveri) saranno palliativi irrisori. Fortunatamente il clima ci sta pensando da solo a cambiare ed a riportarci lentamente verso temperature più rigide. Ma le urla dei paladini climatici continueranno ancora per poter raschiare il fondo del barile dei finanziamenti che li hanno ingrassati per anni. No, facciamo un’analisi diversa e ben più seria, indipendente dalle piccole variazioni della temperatura che la nostra Terra sa gestire perfettamente da sola e che sempre ci sono state e sempre ci saranno.
Stiamo vivendo nel picco di quella che è chiamata l’epoca degli idrocarburi o più in generale dei combustibili fossili. Iniziata da non moltissimo tempo (a essere larghi si può parlare di centinaia di anni) è destinata a chiudersi abbastanza in fretta. Simulazioni matematiche la inquadrano come un picco isolato nella storia dell’uomo, che però ha avuto il merito di portarlo a moltiplicarsi, ad abbattere barriere prima insuperabili, a fargli raggiungere un benessere quasi insperato. Ovviamente i paesi ricchi non possono più fare a meno dei privilegi ottenuti, ma molti dei poteri decisionali sanno anche che questi non potranno durare per molto tempo. Forse 10 o forse 50 anni, poi lo sfruttamento del sottosuolo comincerà ad entrare in riserva. Come una miniera d’oro che prima o poi si deve abbandonare perché esaurita.
Il bisogno di petrolio, la fonte energetica più economica benché limitata in zone non politicamente facili, è sempre crescente. Fino a pochi anni fa la quantità annuale che proveniva da nuovi pozzi era ancora superiore alla richiesta. E questo era vero anche se le lotte di potere tra paesi ricchi di petrolio (ma poveri in generale) e paesi poveri di petrolio (ma ricchi) continuavano a portare guerre, morti e distruzioni guidate, su cui si gettava normalmente il velo di battaglie religiose. Il petrolio non mancava, ma si speculava su di esso per varie e poco pulite intenzioni. Oggi le cose stanno veramente cambiando. La quantità estratta è diventata minore della richiesta. E paesi come la Cina e l’India vedono aumentare le proprie esigenze in maniera esponenziale.
Quanti anni ci rimangono prima di crollare verso il passato e perdere la maggior parte dei lussi a cui siamo abituati? C’è chi dice una ventina d’anni, chi arriva a 50, ma non di più. L’era degli idrocarburi sta finendo, è inutile negarlo. Ed allora? Sicuramente bisogna fare qualcosa, che vada oltre agli interessi finanziari e di potere che sono ciechi a questo vero ed enorme problema. La visione più realistica (analizzando i fatti dal di fuori, come farebbe un alieno) è che l’uomo tornerà probabilmente al livello medioevale e continuerà la storia futura con questo picco isolato e fortunato nella sua passata esistenza. Fino a che qualcosa di nuovo verrà in suo aiuto e lui sarà in grado di non farselo scappare.
Ma chi vuole veramente questo assurdo scenario? Penso nessuno, anche se poco si fa per fronteggiarlo. Siamo subissati da parole e parole sulle energie alternative, le uniche che secondo certi signori possono salvarci. Non illudiamoci. Molti tra questi trascinatori mediatici cercano solo di ottenere fondi momentanei che li facciano sopravvivere al meglio, senza guardare il vero futuro. L’importante è essere ricchi oggi, domani si vedrà. Sarà un problema di un’altra generazione. Vi sembrano farneticazioni? Direi proprio di no. Facciamo una breve analisi dei fatti e delle soluzioni che cercano di imporci.
L’energia derivante dalle biomasse è non solo limitata, ma addirittura negativa. Pochi sanno che si consuma più energia a produrla di quanto il processo non ne riesca a regalare. E non facciamoci illudere dai risultati positivi di piccole realtà locali. Sotto particolari condizioni e proprio perché ancora pochissime, sembrano dare un buon risultato. Ma se si pensasse veramente di espandere il metodo a livello regionale e nazionale, ci accorgeremmo che le previsioni pessimistiche sono più che valide. Mancherebbe sempre e comunque la materia prima per allargare la produzione su livelli più vasti ed i prezzi di produzione salirebbero velocemente.
Analogo discorso vale per l’eolico, estremamente caro e non applicabile ad estensioni nazionali. Allora ben venga l’energia solare. Teoricamente è la soluzione migliore. Quanta energia solare va “sprecata” ogni giorno, ogni ora, ogni minuto? Una quantità enorme, ben superiore a quella fornita dal petrolio. Ma siamo capaci di farlo? No, purtroppo non ancora. I pannelli solari esistenti, che funzionano per realtà limitatissime, arrivano a malapena a coprire una decina di chilometri quadrati. Per il fabbisogno mondiale dovrebbero invece arrivare a dimensioni pari all’intera California. Un ordine di grandezza troppo differente. Tutte le possibili alternative (pannelli solari nello spazio, ad esempio) sono stati pensati già negli anni ’50, ma abbandonati per una lunga serie di problemi tecnici, economici e politici. Inoltre gli attuali pannelli solari (relativamente a basso prezzo) hanno una resa ridicola. Dovrebbero essere costruiti con altri materiali, talmente cari che nuovamente si ricadrebbe nel problema della biomassa ingigantito ancora di più. Nuovamente, tutto bene per la singola casa, la singola città, forse anche la singola piccola nazione, ma niente da fare per le esigenze globali.
Ed il nucleare? Sicuramente più interessante, soprattutto ora che si sono studiati metodi per abbreviare enormemente i tempi di dimezzamento dei materiali radioattivi e quindi per superare l’incubo delle scorie. Ma esistono comunque i problemi della sicurezza, in particolare quelli legati a possibili azioni terroristiche. Immaginando pure di risolvere quest’ultimo problema (sembra però ben difficile allo stato attuale), per quanto tempo potremo sopravvivere? L’uranio è limitato, mentre ci vorrebbero almeno diecimila centrali per le esigenze dell’intero mondo. Una stima seria dice che potrebbe mantenerci in “buone condizioni” tecnologiche per circa 50 anni. Quindi una soluzione momentanea, niente di più, anche se da non trascurare come “ponte” verso il futuro energetico.
Ma quale sarà il futuro energetico dell’uomo? La fusione dell’idrogeno e la sua trasformazione in elio? Magnifico, senz’altro, e veramente economico. Ma… non tutti lo vogliono, perché distruggerebbe il potere acquisito delle grandi industrie. Le ricerche sono state confinate in pochissimi centri, ben finanziati, ma che sembrano procedere con una lentezza un po’ ambigua. Si parla di almeno 50 anni per avere i primi risultati. Andrebbe bene con l’esaurimento del nucleare, ma siamo sicuri che l’arroganza e la smania politica ed economica (spesso ottusa nel capire i problemi a lunga scadenza) lo permetterà? Ho i miei dubbi.
Rimane una e una sola soluzione: la più ovvia e la meno finanziata. Parlo della ricerca scientifica di base, quella che ha permesso di visitare il Sistema Solare e di donarci tutti i dispositivi elettronici che oggi nessuno vorrebbe più perdere. Non si possono avere risultati tecnologici eccezionali senza prima investire pesantemente nella ricerca a tavolino e nei laboratori. Purtroppo invece la situazione di questa fondamentale capacità dell’uomo è considerata di serie C, trascurabile e quasi ridicolizzata. Ed invece proprio da essa si potranno ottenere metodi più efficaci per lo sfruttamento del Sole e dell’acqua marina. Non dalle industrie che senza idee di base continuano a rigirare un giocattolo sempre uguale, senza miglioramenti veramente concettuali.
La grande forza della razza umana è l’intelligenza: se non si permetterà che essa lavori tranquillamente e liberamente, forse non si saprà nemmeno più usarla. Cerchiamo di ricordare cosa hanno fatto i nostri antenati da Galileo a Newton a Einstein. Se si cercherà solo di incanalarla su scopi immediati, pratici e momentaneamente redditizi, non sapremo più fronteggiare i veri problemi del futuro. E l’epoca degli idrocarburi resterà un episodio isolato nella storia umana. Poche centinaia di anni di “grande festa”, preceduti e seguiti da un’esistenza ben più banale e sofferente. Chiedete ai dinosauri che cosa hanno significato per loro poche centinaia di anni, rispetto ai 180 milioni di anni di esistenza sul suolo terrestre? Anche noi faremo lo stesso?
Concludo questo articolo dichiarando apertamente che esso è frutto del mio pensiero e delle mie ricerche su testi seri e secondo me veritieri. Posso ovviamente anche sbagliarmi completamente (e lo spererei veramente).
Comunque voi la pensiate, è sempre comunque interessante sentire diverse campane suonare. Non credete? E’ questa la vera democrazia.