View Full Version : Tettamanzi: Vescovo o Imam ?
IpseDixit
07-12-2009, 08:01
Prendo spunto da questo articolo (http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/immigrati-8/lega-contro-tettamanzi/lega-contro-tettamanzi.html) per aprire il sondaggio.
Prendo spunto da questo articolo (http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/immigrati-8/lega-contro-tettamanzi/lega-contro-tettamanzi.html) per aprire il sondaggio.
Io dico solo che non e' Tettamanzi il problema, bensi il livello di esasperazione delle persone, nonche' degli strati sociali che attualmente stanno entrando allegramente in collisione.
Gente che sino a pochi anni fa avrebbe anche dato una mano al "diverso" ora farebbe di tutto pur di farsi giustizia da sola e trovare il capro espiatorio, il "diverso" da colpire.
Stiamo for
P.S :
X Ipsedixit : che sondaggio vorresti aprire?
Tettamanzi non ha :
- Citato il crocefisso nelle aule, come vorrebbe la lega (riportato nell'articolo da te citato)
- Citato nel suo discorso alcun tema che urtasse la sensibilita delle persone presenti (riportato nell'articolo da te citato)
nel contempo ha :
- Invogliato ad un maggior dialogo verso le comunità straniere in italia. (riportato nell'articolo da te citato)
- Invitato il sindaco di milano a trovare soluzioni diverse per i 250 che sono stati scacciati da una baraccopoli. (riportato nell'articolo da te citato)
Ergo di cosa stiamo parlando? che significato ha il titolo di questo thread? e soprattutto : che ci azzecca?
opportunista , tira acqua al suo mulino .
Stiamo forse diventando piu poveri a tutti i livelli?
si
e ringrazia mr. Berlusca e il Vaticano per questo perché è anche opera loro .
si
e ringrazia mr. Berlusca e il Vaticano per questo perché è anche opera loro .
E che c'entra il vaticano?
Parli dell'8x1000?
:.Blizzard.:
07-12-2009, 08:12
Personalmente, fossi cristiano, mi sentirei schifato dal sentir parlare elettori/esponenti della lega di valori cristiani.
opportunista , tira acqua al suo mulino .
Ma se voleva tirare l'acqua al suo mulino, aveva l'occasione d'oro per sparare a 0 sul crocefisso nelle aule (cosa che tra l'altro non ha nemmeno citato, neanche in una semplice osservazione).
Personalmente, fossi cristiano, mi sentirei schifato dal sentir parlare elettori/esponenti della lega di valori cristiani.
In effetti....
ConteZero
07-12-2009, 08:15
Ed ora che faranno ?
Distribuiranno le bibbie con su scritto "Però il vescovo è caccabrutto" ?
PS : Cattoliciesimo alla leghista : "le guance da porgere sono finite". E pensa a quelli che si facevano sbranare nelle arene.
IpseDixit
07-12-2009, 08:21
Ed ora che faranno ?
Distribuiranno le bibbie con su scritto "Però il vescovo è caccabrutto" ?
Visti i precedenti speriamo che non lo facciano bestemmiando :asd:
E che c'entra il vaticano?
Parli dell'8x1000?
non è mai accaduto nella storia umana che una religione abbia portato benessere , ricchezza e salute fisica al popolo che l'ha coltivata .
benessere spirituale forse ma questo non ha nulla a che vedere con quello materiale .
e non parlo solo del cattolicesimo , quanto detto vale anche per l'islam ( hai presente come vivono in IRAN ? ) e l'induismo .
si salvano alcune diramazioni del buddismo ma solo per il fatto che vengono praticate con moderazione in alcuni settori elitari delle società più progredite , in tutti gli altri casi siamo al medesimo livello del cristianesimo e l'islam .( criticate quanto volete l'occupazione cinese del Tibet ma sotto il regno del dalay lama le gente aveva una aspettativa di vita di appena 40 anni )
ConteZero
07-12-2009, 08:28
Visti i precedenti speriamo che non lo facciano bestemmiando :asd:
Oh, nota che sono questi quelli che vorrebbero vietare i minareti.
Visto quanto sono strumentali le loro uscite se Tettamanzi continua a parlare che faranno, cercheranno di vietare anche i campanili ?
non è mai accaduto nella storia umana che una religione abbia portato benessere , ricchezza e salute fisica al popolo che l'ha coltivata .
benessere spirituale forse ma questo non ha nulla a che vedere con quello materiale .
e non parlo solo del cattolicesimo , quanto detto vale anche per l'islam ( hai presente come vivono in IRAN ? ) e l'induismo .
si salvano alcune diramazioni del buddismo ma solo per il fatto che vengono praticate con moderazione in alcuni settori elitari delle società più progredite , in tutti gli altri casi siamo al medesimo livello del cristianesimo e l'islam .( criticate quanto volete l'occupazione cinese del Tibet ma sotto il regno del dalay lama le gente aveva una aspettativa di vita di appena 40 anni )
Ascolta : non mi puoi citare questi esempi in tibet, visto che sotto l'occupazione cinese, in tibet non c'e aspettativa di vita
http://www.youtube.com/watch?v=veQIdaR0J70
non sai assolutamente di cosa stai parlando.
ConteZero
07-12-2009, 08:41
Ascolta : non mi puoi citare questi esempi in tibet, visto che sotto l'occupazione cinese, in tibet non c'e aspettativa di vita
http://www.youtube.com/watch?v=veQIdaR0J70
non sai assolutamente di cosa stai parlando.
Nascono tutti morti ?
Ascolta : non mi puoi citare questi esempi in tibet, visto che sotto l'occupazione cinese, in tibet non c'e aspettativa di vita
http://www.youtube.com/watch?v=veQIdaR0J70
non sai assolutamente di cosa stai parlando.
gli eccidi compiuti dai militari non hanno nulla a che fare con l'aspettativa di vita media di un popolo rimasto fermo al medioevo .
al massimo rientrano nella statistica complessiva che viene stilata alla fine ma è un ragionamento simile a chi accusa il progresso di limitare la vita dell'uomo a causa di tutti gli incidenti automobilistici .
Stae parlando a A VUOTO.....lo sanno tutti che Tettamanzi è vicino a Pax Christi che è il contraltare di CL.
Ovviamente la Lega sta con CL e il suo modo di pensare tradizionalista.
Tutto qui.
gli eccidi compiuti dai militari non hanno nulla a che fare con l'aspettativa di vita media di un popolo rimasto fermo al medioevo .
al massimo rientrano nella statistica complessiva che viene stilata alla fine ma è un ragionamento simile a chi accusa il progresso di limitare la vita dell'uomo a causa di tutti gli incidenti automobilistici .
Ma che stai dicendo?
n Tibet vi sono almeno 24 campi Laogai dove i tibetani vengono detenuti, costretti al lavoro forzato e spesso uccisi. Drapchi, Chushur, Bomi/Powo, la prigione di Lhasa e Shengyebo sono alcuni tra i tanti Laogai stracolmi di patrioti tibetani.
Ottanta monache sono state arrestate alla fine di maggio ed incarcerate nei Laogai. L’8 giugno, Tsering Tsomo, monaca di 27 anni, è stata arrestata e torturata. Per protestare contro il suo arresto centinaia di giovani monache sono state assalite dalle forze speciali, picchiate con manganelli e bastoni elettrici, numerose sono state ferite e, successivamente, sono state tutte deportate verso un vicino centro di detenzione (parte del sistema concentrazionario dei Laogai).
Nella mattinata del 10 giugno a Kardze nel Sichuan almeno tre tibetani sono stati picchiati e arrestati dalla polizia per aver richiesto la liberazione dei prigionieri: Namsey Lhamo, madre di due figli di 30 anni, Tenzin Dargyal, agricoltore di 32 anni e un monaco la cui identità non è ancora stata accertata.
Il mattino del 19 giugno due tibetani sono stati arrestati vicino alla frontiera indo/tibetana: Chime Yongdung, presidente del National Democratic Party of Tibet, 33 anni e Konchok Yangphel, 29 anni.
Sono ancora fresche nelle nostre menti le foto del massacro al Monastero di Kirti nella provincia tibetana di Amdo, che attualmente fa parte della provincia cinese del Sichuan come quelle del massacro del 3 aprile di 11 tibetani nel Sichuan anche loro caduti sotto le pallottole della polizia comunista.
La repressione continua imperterrita. È per questi martiri che noi dobbiamo adoperarci ed agire. Non possono essere morti invano.
E' questo il cosiddetto progresso? dei gulag dove finisce la gente morta a migliaia???
Molto meglio avere un'aspettativa di vita per quarant'anni piuttosto che venire torturato a 20 per una scelta di vita.
ConteZero
07-12-2009, 11:24
Ma che stai dicendo?
n Tibet vi sono almeno 24 campi Laogai dove i tibetani vengono detenuti, costretti al lavoro forzato e spesso uccisi. Drapchi, Chushur, Bomi/Powo, la prigione di Lhasa e Shengyebo sono alcuni tra i tanti Laogai stracolmi di patrioti tibetani.
Ottanta monache sono state arrestate alla fine di maggio ed incarcerate nei Laogai. L’8 giugno, Tsering Tsomo, monaca di 27 anni, è stata arrestata e torturata. Per protestare contro il suo arresto centinaia di giovani monache sono state assalite dalle forze speciali, picchiate con manganelli e bastoni elettrici, numerose sono state ferite e, successivamente, sono state tutte deportate verso un vicino centro di detenzione (parte del sistema concentrazionario dei Laogai).
Nella mattinata del 10 giugno a Kardze nel Sichuan almeno tre tibetani sono stati picchiati e arrestati dalla polizia per aver richiesto la liberazione dei prigionieri: Namsey Lhamo, madre di due figli di 30 anni, Tenzin Dargyal, agricoltore di 32 anni e un monaco la cui identità non è ancora stata accertata.
Il mattino del 19 giugno due tibetani sono stati arrestati vicino alla frontiera indo/tibetana: Chime Yongdung, presidente del National Democratic Party of Tibet, 33 anni e Konchok Yangphel, 29 anni.
Sono ancora fresche nelle nostre menti le foto del massacro al Monastero di Kirti nella provincia tibetana di Amdo, che attualmente fa parte della provincia cinese del Sichuan come quelle del massacro del 3 aprile di 11 tibetani nel Sichuan anche loro caduti sotto le pallottole della polizia comunista.
La repressione continua imperterrita. È per questi martiri che noi dobbiamo adoperarci ed agire. Non possono essere morti invano.
E' questo il cosiddetto progresso? dei gulag dove finisce la gente morta a migliaia???
Molto meglio avere un'aspettativa di vita per quarant'anni piuttosto che venire torturato a 20 per una scelta di vita.
Infatti ce li vedo i governi di mezzo mondo a protestare contro la Cina... a partire dall'Italia.
Ah no ?
Vabbé, allora vorrà dire che è ora per quel popolo di fare come per i cattolici post porta pia, farsene una ragione ed andare avanti.
Mi pare che Tettamanzi parli da cristiano "DOC", e come i laici vanno ripetendo da secoli, non è detto che le sue idee vadano bene per la società tutta e per una buona amministrazione in particolare.
Cosa che renderebbe la critica della Lega "quasi" ragionevole, se non fossero i primi a proclamarsi i difensori della cristianità. Salvo poi scoprire che non ne condividono manco mezzo valore.
oltre che imam e' sicuramente pure komunista !
C'.a'.z'.a'.za
i 250 zingari spediamoli a san pietro, sono sicuro che il signorino morigerato con scarpe prada saprà dove metterli
e poi al diavolo loro e la loro carità pelosa, che pensino prima a chi ha seriamente bisogno che non a sta gentaglia soprattutto se l'accoglienza la fanno a spese di chi non vuole accogliere nessuno
forse cercano pecorelle smarrite perchè gli altri nel 3° millennio non san più che farsene delle loro vaccate?
beh ma voi siete ricchi... gia' fate la carita' a 5 milioni di siciliani , che vuoi che siano 250 zingari in piu' ?
:asd:
C'.a'.z'.a'.za
ConteZero
07-12-2009, 11:36
Ricordo quando un vescovo di Torino (non so chi) disse che, sotto sotto, le suore violentate in guerra se volevano abortire dovevano deciderlo da sole.
Per poco non se lo mangiarono vivo a livello nazionale.
beh ma voi siete ricchi... gia' fate la carita' a 5 milioni di siciliani , che vuoi che siano 250 zingari in piu' ?
:asd:
C'.a'.z'.a'.za
don't get me started, sai come la penso degli zingari
ConteZero
07-12-2009, 11:36
i 250 zingari spediamoli a san pietro, sono sicuro che il signorino morigerato con scarpe prada saprà dove metterli
e poi al diavolo loro e la loro carità pelosa, che pensino prima a chi ha seriamente bisogno che non a sta gentaglia soprattutto se l'accoglienza la fanno a spese di chi non vuole accogliere nessuno
forse cercano pecorelle smarrite perchè gli altri nel 3° millennio non san più che farsene delle loro vaccate?
Il piano d'emergenza gia c'è.
Nel caso li assumono tutti nella guardia vaticana.
don't get me started, sai come la penso degli zingari
ho un lapsus temporaneo :asd: :asd:
C'a'.z'.a'.z'.a
Il piano d'emergenza gia c'è.
Nel caso li assumono tutti nella guardia vaticana.
quale migliore occasione poi per invadere il vaticano, due piccioni con una fava
ConteZero
07-12-2009, 11:50
quale migliore occasione poi per invadere il vaticano, due piccioni con una fava
Dal punto di vista pratico è una goccia nel mare, ma dal punto di vista pubblicitario rende benissimo.
Per vent'anni puoi smazzartela dicendo che mentre in Italia c'era la persecuzione il Vaticano, che non aveva la forza per opporsi senza mettere a repentaglio i fedeli, s'è attivato per salvare quante più persone possibili.
Garantito che funziona.
i 250 zingari spediamoli a san pietro, sono sicuro che il signorino morigerato con scarpe prada saprà dove metterli
e poi al diavolo loro e la loro carità pelosa, che pensino prima a chi ha seriamente bisogno che non a sta gentaglia soprattutto se l'accoglienza la fanno a spese di chi non vuole accogliere nessuno
forse cercano pecorelle smarrite perchè gli altri nel 3° millennio non san più che farsene delle loro vaccate?
il signorino gia in passato si e' adoprato quando c'era reale pericolo.
Il 7 luglio del 1944 il Jewish News di Detroit scrisse che: “Risulta sempre più chiaro che gli ebrei sono stati salvati dentro alle mura del Vaticano durante l’occupazione tedesca di Roma”.
il signorino gia in passato si e' adoprato quando c'era reale pericolo.
Il 7 luglio del 1944 il Jewish News di Detroit scrisse che: “Risulta sempre più chiaro che gli ebrei sono stati salvati dentro alle mura del Vaticano durante l’occupazione tedesca di Roma”.
bene, che si ripeta, fatti concreti, non cazzate sparate da un balcone a carico di terzi!
via tutti i nomadi ad accampare in san pietro, olè!
ConteZero
07-12-2009, 12:52
il signorino gia in passato si e' adoprato quando c'era reale pericolo.
Il 7 luglio del 1944 il Jewish News di Detroit scrisse che: “Risulta sempre più chiaro che gli ebrei sono stati salvati dentro alle mura del Vaticano durante l’occupazione tedesca di Roma”.
Eh, pensa che culo.
Magari non ci si è opposti alla salita del nazismo in Germania o del Fascismo in Italia, magari s'è andati a braccetto con questi totalitarismi perché di facciata erano cattolici e si opponevano al comunismo, magari si sono chiusi entrambi gli occhi per anni davanti a stragi ed altre iniquità.
Ma poi basta aprire le porte del vaticano a quattro ebrei, trovare un giornale che ti pubblica la notizia ed è tutto dimenticato.
E'un vero peccato che ad Israele persistano nel non voler scordare l'immobilismo del Vaticano.
ConteZero
07-12-2009, 12:53
bene, che si ripeta, fatti concreti, non cazzate sparate da un balcone a carico di terzi!
via tutti i nomadi ad accampare in san pietro, olè!
Almeno l'8x1000 andrà a sfamare qualcuno piuttosto che a permettere che i prelati abbiano paramenti così vistosi che manco una baldracca d'inizio secolo....
Eh, pensa che culo.
Magari non ci si è opposti alla salita del nazismo in Germania o del Fascismo in Italia, magari s'è andati a braccetto con questi totalitarismi perché di facciata erano cattolici e si opponevano al comunismo, magari si sono chiusi entrambi gli occhi per anni davanti a stragi ed altre iniquità.
Ma poi basta aprire le porte del vaticano a quattro ebrei, trovare un giornale che ti pubblica la notizia ed è tutto dimenticato.
E'un vero peccato che ad Israele persistano nel non voler scordare l'immobilismo del Vaticano.
Ma ascolta :almeno documentati :
Il 22 aprile 1945 Moshe Sharrett, futuro Ministro degli Esteri e Primo Ministro di Israele, dopo aver incontrato il Papa inviò un dettagliato rapporto all’Esecutivo della Jewish Agency in cui ha scritto: “Mio primo dovere è stato quello di ringraziare il Papa e la Chiesa cattolica da parte del popolo ebraico, per tutto quello che hanno fatto nei diversi Paesi per proteggere e nascondere gli ebrei, salvare i bambini e gli israeliti in generale”.
L’American Jewish Yearbook 1943-1944 riporta che Pio XII “giocò un ruolo decisivo perché rimase fermo in piedi contro l'oppressione degli ebrei in Europa”. Nel giugno del 1944 quando gli alleati liberarono Roma, migliaia di ebrei vennero fuori dai nascondigli e raccontarono al mondo di essere stati salvati dalla Santa Sede.
I soldati ebrei che componevano l’Ottava Armata degli Stati Uniti, pubblicarono nel loro bollettino, chiamato Jewish Brigade Group, un articolo di prima pagina nel giugno del 1944 in cui è scritto: “Per la perpetua e perenne gloria del popolo di Roma e della Chiesa Cattolica Romana, noi possiamo testimoniare che il triste destino degli ebrei fu alleviato da un autentica offerta cristiana di assistenza, protezione e rifugio”. Il cappellano ebreo della Quinta Armata degli Stati Uniti spiegò che: “Senza l’aiuto e l’assistenza del Vaticano e delle autorità ecclesiastiche romane, centinaia di rifugiati e migliaia di ebrei sarebbero stati uccisi prima della liberazione di Roma”.
L' American Jewish Welfare Board, facente parte del Comitato per le attività religiose dell’Esercito e della Marina degli Stati Uniti scrisse al Papa: “I nostri cappellani militari presenti in Italia ci hanno raccontato dell’aiuto e della protezione che il Vaticano e istituzioni della Chiesa hanno fornito a moltissimi ebrei durante l’occupazione nazista. Siamo profondamente commossi di fronte a queste incredibili testimonianze di amore cristiano - continuavano -. Più conosciamo queste storie più ci rendiamo conto del pericolo corso da coloro che hanno rischiato la vita pur di fare da scudo agli ebrei ricercati dalla Gestapo. Dal profondo del cuore, noi vogliamo porgere a Lei Santo Padre l’assicurazione della nostra eterna gratitudine per la sua nobile espressione di religiosa fratellanza ed amore”.
ConteZero
07-12-2009, 13:15
http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/10/24/943153-rodolfo_lorenzoni_israele_contro_frase.shtml
Se lo devono essere sognati quelli di Hareetz.
La frase pronunciata dal ministro per gli Affari sociali israeliano non lascia adito a dubbi e scatena immediatamente una polemica infuocata: «Il tentativo di far diventare santo Pio XII è inaccettabile», ha affermato Isaac Herzog secondo il quotidiano «Hareetz».
dantes76
07-12-2009, 13:18
http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/10/24/943153-rodolfo_lorenzoni_israele_contro_frase.shtml
Se lo devono essere sognati quelli di Hareetz.
sbaglio o qualcuno che ha scritto prima di te', vuole autoassolversi per i crimini commessi???
http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/10/24/943153-rodolfo_lorenzoni_israele_contro_frase.shtml
Se lo devono essere sognati quelli di Hareetz.
Una delle testmonianze "storiche" su papa Pio XII
ROMA, giovedì, 5 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tra le tante testimonianze di quanto il pontefice Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah, contenute in un dossier di 300 pagine della Pave the Way Foundation, c’è anche la prova scritta dell’ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi.
Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto : “Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l’entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie”.
“In queste dolorose situazioni – si legge ancora nel Memoriale - il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate…”
Nel Memoriale si racconta che “per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa”.
Ed ancora: “a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie”.
Il documento è stato trovato dal padre gesuita Peter Gumpel, autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio XII.
dantes76
07-12-2009, 13:23
Una delle testmonianze "storiche" su papa Pio XII
ROMA, giovedì, 5 marzo 2009 (ZENIT.org).- Tra le tante testimonianze di quanto il pontefice Pio XII fece in favore degli ebrei durante la Shoah, contenute in un dossier di 300 pagine della Pave the Way Foundation, c’è anche la prova scritta dell’ordine che il Papa diede per ospitare gli ebrei nei conventi.
Nel Memoriale delle Religiose Agostiniane del Monastero dei SS. Quattro Coronati di Roma del 1943 è scritto: “Arrivato a questo mese di novembre dobbiamo essere pronte a rendere servigi di carità in maniera del tutto insospettata. Il Santo Padre Pio XII dal cuore paterno sente in sé tutte le sofferenze del momento. Purtroppo con l’entrata dei tedeschi in Roma, avvenuta nel mese di settembre è iniziata una guerra spietata contro gli Ebrei che si vogliono sterminare mediante atrocità suggerite dalla più nera barbarie”.
“In queste dolorose situazioni – si legge ancora nel Memoriale - il Santo Padre vuol salvare i suoi figli, anche gli Ebrei, e ordina che nei Monasteri si deve ospitalità a questi perseguitati, e anche le clausure debbono aderire al desiderio del Sommo Pontefice, e col giorno 4 novembre noi ospitammo fino al giorno 6 giugno successivo le persone qui elencate…”
Nel Memoriale si racconta che “per la quaresima, anche gli Ebrei venivano ad ascoltare le prediche e il signor Alfredo Sermoneta aiutava in Chiesa”.
Ed ancora: “a guerra finita, si parlava della bontà del Santo Padre che aveva aiutato e fatto salvare tanti, sia ebrei che giovani e intere famiglie”.
Il documento è stato trovato dal padre gesuita Peter Gumpel, autorevole storico, relatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di Pio XII.
magari fra 50 anni richiederete scusa per i crimini che commetterete oggi...
Ergo con questo abbiamo una prova storica contro la semplice parola di un ministro del 21 secolo che non ha nemmeno vissuto quei periodi?
Vabeh....
dantes76
07-12-2009, 13:27
la bonta' di un collaboratore...
Pio XII: Israele, ruolo controverso
Serve apertura archivi vaticani, Benedetto XVI sempre gradito
(ANSA) - GERUSALEMME, 18 OTT - 'Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al controverso ruolo storico di Papa Pio XII', ha detto un portavoce del governo israeliano.'Proprio nel contesto del dialogo aperto e buono con la Chiesa' Israele non puo' fare finta di nulla, ha aggiunto Levy, portavoce del ministero degli Esteri, sottolineando che 'finche' gli archivi del Vaticano non saranno aperti, per i ricercatori la questione resta aperta'. Levy ha ribadito che papa Ratzinger, per Israele, resta 'un ospite gradito e amato'.
http://www.wuz.it/t.gif
18/10/2008 20.09
Source: Pio XII: Israele, ruolo controverso (http://www.wuz.it/news/68985/pio-xii-israele.html) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
ConteZero
07-12-2009, 13:27
sbaglio o qualcuno che ha scritto prima di te', vuole autoassolversi per i crimini commessi???
Se ci stà provando così fa una ben magra figura.
Basta prendere un pezzo del testo copia-incollato, il primo link che esce viene dal sito di quei bravi ragazzi di Militia Christi : http://www.militiachristi.it/Riflessioni_e_Formazione_art._7.htm
magari fra 50 anni richiederete scusa per i crimini che commetterete oggi...
E' probabile : per altri 25 mila italiani morti invece, c'e solo l'oblio e il silenzio dettato dalla censura, da qui all'eternità.
dantes76
07-12-2009, 13:28
Ergo con questo abbiamo una prova storica contro la semplice parola di un ministro del 21 secolo che non ha nemmeno vissuto quei periodi?
Vabeh....
ma infatti... il vino dell'oste e' buono...
ConteZero
07-12-2009, 13:29
Ergo con questo abbiamo una prova storica contro la semplice parola di un ministro del 21 secolo che non ha nemmeno vissuto quei periodi?
Vabeh....
Già, stiamo parlando solo d'Israele e della didascalia di papa Pacelli allo Yad Vashem, mica di gente che ha vissuto o ha avuto a che fare con chi ha vissuto) l'olocausto.
dantes76
07-12-2009, 13:30
cetto..cetto...
http://lanostrastoria.corriere.it/2009/06/pio-xii-e-le-pressioni-di-isra.html
dantes76
07-12-2009, 13:35
E' probabile : per altri 25 mila italiani morti invece, c'e solo l'oblio e il silenzio dettato dalla censura, da qui all'eternità.
parli di tito??? allora e' meglio che vai a ripassare un po di storia.. ma non quella di cristiani che celebrano la loro innocenza davanti ai silenzi durante l'approvazioni di leggi antisemite...
parli delle foibe?? vero?? IL SILENZIO FU IMPOSTO DAGLI STESSI CHE OGGI SI STRAPPANO LE VESTI....
IL SILENZIO SULLE FOIBE FU IMPOSTO DALL'OCCIDENTE CON L'ASSENZO DEI POLITICI ITALIANI PER NON DISTURBARE LA POSIZIONE DI TITO CONTRO l'URSS...
Degli Ustascia che mi dici?????
ConteZero
07-12-2009, 13:36
E' probabile : per altri 25 mila italiani morti invece, c'e solo l'oblio e il silenzio dettato dalla censura, da qui all'eternità.
Questo si chiama "voler cambiare discorso". Utile quando ti smutandano.
dantes76
07-12-2009, 13:38
Questo si chiama "voler cambiare discorso". Utile quando ti smutandano.
figurati.. adesso gli ex comunisti vanno di moda come alleati...
cetto..cetto...
http://lanostrastoria.corriere.it/2009/06/pio-xii-e-le-pressioni-di-isra.html
Altra documentazione storica, di sicuro interesse :
nel 1964 il Rabbino André Ungar citò : «Il Vaticano stesso diede l'autorizzazione e forse anche l'incoraggiamento all'opera di salvezza degli ebrei; il Vaticano mise a disposizione ingenti somme di denaro e, all'occasione, anche i benefici dei propri privilegi diplomatici per salvare gli Ebrei dai nazionalsocialisti»
Questo si chiama "voler cambiare discorso". Utile quando ti smutandano.
Purtroppo per te, a fronte di tre mie prove storiche tangibili, non hai ancora prodotto uno straccio di prova storica : parole dette da un ministro, un articolo su un giornale del 2009...
si deduce che.... si ipotizza che....
Ergo porta qualcosa di concreto, altrimenti per il resto, sono solo chiacchiere.
dantes76
07-12-2009, 13:42
Altra documentazione storica, di sicuro interesse :
nel 1964 il Rabbino André Ungar citò : «Il Vaticano stesso diede l'autorizzazione e forse anche l'incoraggiamento all'opera di salvezza degli ebrei; il Vaticano mise a disposizione ingenti somme di denaro e, all'occasione, anche i benefici dei propri privilegi diplomatici per salvare gli Ebrei dai nazionalsocialisti»
si le stesse somme che mise a disposizione per far fuggire i gerarchi nazisti dal porto di genova..verso l'america latina.. quelle che tu riporti furono posizioni dei singoli.. e non mi frega na mazza.. pure i nazisti si ritrovano bnel muro dei giusti... pure la DELASEM...
ariaaaa..ariaaaa....
dantes76
07-12-2009, 13:44
Purtroppo per te, a fronte di tre mie prove storiche tangibili, non hai ancora prodotto uno straccio di prova storica : parole dette da un ministro, un articolo su un giornale del 2009...
si deduce che.... si ipotizza che....
Ergo porta qualcosa di concreto, altrimenti per il resto, sono solo chiacchiere.
infatti si deduce cfhe la posizione della chiesa fu...
parli di tito??? allora e' meglio che vai a ripassare un po di storia.. ma non quella di cristiani che celebrano la loro innocenza davanti ai silenzi durante l'approvazioni di leggi antisemite...
parli delle foibe?? vero?? IL SILENZIO FU IMPOSTO DAGLI STESSI CHE OGGI SI STRAPPANO LE VESTI....
IL SILENZIO SULLE FOIBE FU IMPOSTO DALL'OCCIDENTE CON L'ASSENZO DEI POLITICI ITALIANI PER NON DISTURBARE LA POSIZIONE DI TITO CONTRO l'URSS...
Degli Ustascia che mi dici?????
io parlo di 25.000 italiani prigionieri di guerra che grazie a Palmiro Togliatti, che scrisse nel 1943 questa lettera in merito alle proibitive condizioni di vita degli italiani nei gulag russi.
Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il perché. Non c'è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali, è penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il milgiore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popola la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia.
Non tornarono dai campi di prigionia nel dopoguerra
Questa e' una tra le piu vergognose lettere scritte da un ministro italiano nei confronti di altri italiani (militari dell'ARMIR, corpo d'armata italiano in russia), ed e' solo un orrida macchia nella storia italiana.
ConteZero
07-12-2009, 13:49
Purtroppo per te, a fronte di tre mie prove storiche tangibili, non hai ancora prodotto uno straccio di prova storica : parole dette da un ministro, un articolo su un giornale del 2009...
si deduce che.... si ipotizza che....
Ergo porta qualcosa di concreto, altrimenti per il resto, sono solo chiacchiere.
Qualcosa di concreto ?
Una condanna al nazismo (che non sia dell'ultimo minuto) di Papa Pacelli me la trovi ?
dantes76
07-12-2009, 13:50
io parlo di 25.000 italiani prigionieri di guerra che grazie a Palmiro Togliatti, che scrisse nel 1943 questa lettera
Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il perché. Non c'è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali, è penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il milgiore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popola la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia.
Non tornarono dai campi di prigionia nel dopoguerra
Questa e' una tra le piu vergognose lettere scritte da un ministro italiano nei confronti di altri italiani.
ahhhh.. mi sembrava che aprlavi delle foibe... togliatti??, fotte na mazza..
hai sbagliato utente per parlare di togliatti....
possiamo parlare dei 40.000 in croazia???
ConteZero
07-12-2009, 13:50
io parlo di 25.000 italiani prigionieri di guerra che grazie a Palmiro Togliatti, che scrisse nel 1943 questa lettera in merito alle proibitive condizioni di vita degli italiani nei gulag russi.
Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il perché. Non c'è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali, è penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il milgiore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popola la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia.
Non tornarono dai campi di prigionia nel dopoguerra
Questa e' una tra le piu vergognose lettere scritte da un ministro italiano nei confronti di altri italiani.
Liberitutti!
Solito qualunquismo del "eh, ma anche dall'altra parte" che con il silenzio di Pacelli* non c'entra un fico secco.
* Non lo chiamo Pio XII perché chiamare "pio" uno che ha visto salire al potere Mussolini ed Hitler ed ha fatto spallucce mi sembra poco consono.
Liberitutti!
Solito qualunquismo del "eh, ma anche dall'altra parte" che con il silenzio di Pacelli* non c'entra un fico secco.
* Non lo chiamo Pio XII perché chiamare "pio" uno che ha visto salire al potere Mussolini ed Hitler ed ha fatto spallucce mi sembra poco consono.
Stiamo o non stiamo parlando della 2 guerra mondiale e dei fatti capitati in Italia ?
Parliamone dunque : parliamo di chi nel 1943 tentava di salvare vite, e chi nel 1943 non lo faceva.
Altra documentazione storica su PIO XIII
Un altro documento che vorrei far conoscere è quello che ho ritrovato negli archivi personali del cardinale francese Eugene Tisserant. Nel 1938, meno di un anno prima di essere eletto Pontefice, l’allora cardinale segretario di Stato Pacelli intervenne presso la nunziatura di Varsavia nel tentativo di bloccare una legge che proibiva la macellazione rituale dei capi di bestiame secondo l’usanza ebraica, giudicandola persecutoria. L’intervento fu suggerito dal cardinale Tisserant, che aveva appreso da un giornale della nuova normativa.
La lettera, inedita e originale, accompagnata da una copia del rapporto del nunzio apostolico, si trova nell’archivio dell’Associazione amici del cardinale Tisserant, custodito da una nipote del porporato in un paesino dei Pirenei a pochi chilometri dal confine con la Spagna. Ancora una volta si dimostra l’assenza in Pacelli non solo di qualsiasi traccia di antisemitismo ma anche del tradizionale antigiudaismo cristiano e cattolico.
Tisserant, studioso francese stimato da Pio XI, segretario della Congregazione delle Chiese orientali, grande personalità della Curia romana e futuro decano del collegio cardinalizio, il 6 aprile 1938 scrive al Segretario di Stato per chiedergli notizie della legge discriminatoria polacca sollecitando un intervento della Santa Sede. Vale la pena di notare che, in questo caso specifico, ci troviamo di fronte a una norma vessatoria, volta a impedire la libertà di culto degli ebrei (una legge simile era stata introdotta nella Germania nazista subito dopo la presa del potere da parte di Hitler, nell’aprile 1933), ma certamente secondaria se paragonata alla tragedia che stava per abbattersi sui figli di Israele.
Pacelli non attende e prende sul serio la segnalazione, investendo immediatamente del problema il nunzio apostolico a Varsavia, l’arcivescovo Filippo Cortesi, facendogli notare come sia da condannare «ogni atto di persecuzione o di violenza antisemitica» e chiedendogli di intervenire. Il nunzio risponde con un rapporto (n. 89) datato 7 maggio, definendo «inesatta» la notizia riportata dai giornali, in quanto la legge esiste sì, ma è stata approvata solo da un ramo del Parlamento, ed è stata poi lasciata cadere. «Tale legge fu bensì discussa ed approvata dalla Camera dei Deputati», scrive Cortesi nella sua risposta, «ma venne aggiornata al Senato e sembra non sarà ripresa. Essa per altro aveva in mira di sopprimere il quasi monopolio della vendita delle carni che gli israeliti esercitano, macellando oltre le esigenze dell’osservanza rituale». Il nunzio continua: «Come giustamente osserva l’Eminenza Vostra, è da condannarsi ogni atto di persecuzione o di violenza antisemitica». Monsignor Cortesi aggiunge al tempo stesso qualche sua considerazione sulla situazione polacca che in qualche modo giustificando il provvedimento con l’«opportunità tendente a limitare l’eccessiva influenza dell’elemento giudaico… nemico secolare della Chiesa e dell’ordine sociale cristiano». Risuonano in queste righe tracce dell’antigiudaismo cristiano, che invece, va sottolineato ancora una volta, non riscontriamo nel cardinale Pacelli. Quest’ultimo, non appena ricevuta la risposta del nunzio, si affretta a scrivere a Tisserant per informarlo sull’iter di quella legge che proibendo la macellazione per giugulamento «imposta agli israeliti dai loro precetti religiosi», «costituirebbe per gli ebrei una vera persecuzione». E gli trasmette copia del rapporto proveniente da Varsavia.
Vogliamo andare avanti oppure sono sufficienti come prove pubbliche per descrivere la persona di PIO XII?
ConteZero
07-12-2009, 13:57
Stiamo o non stiamo parlando della 2 guerra mondiale e dei fatti capitati in Italia ?
Parliamone dunque : parliamo di chi nel 1943 tentava di salvare vite, e chi nel 1943 non lo faceva.
Altra documentazione storica su PIO XIII
Un altro documento che vorrei far conoscere è quello che ho ritrovato negli archivi personali del cardinale francese Eugene Tisserant. Nel 1938, meno di un anno prima di essere eletto Pontefice, l’allora cardinale segretario di Stato Pacelli intervenne presso la nunziatura di Varsavia nel tentativo di bloccare una legge che proibiva la macellazione rituale dei capi di bestiame secondo l’usanza ebraica, giudicandola persecutoria. L’intervento fu suggerito dal cardinale Tisserant, che aveva appreso da un giornale della nuova normativa.
La lettera, inedita e originale, accompagnata da una copia del rapporto del nunzio apostolico, si trova nell’archivio dell’Associazione amici del cardinale Tisserant, custodito da una nipote del porporato in un paesino dei Pirenei a pochi chilometri dal confine con la Spagna. Ancora una volta si dimostra l’assenza in Pacelli non solo di qualsiasi traccia di antisemitismo ma anche del tradizionale antigiudaismo cristiano e cattolico.
Tisserant, studioso francese stimato da Pio XI, segretario della Congregazione delle Chiese orientali, grande personalità della Curia romana e futuro decano del collegio cardinalizio, il 6 aprile 1938 scrive al Segretario di Stato per chiedergli notizie della legge discriminatoria polacca sollecitando un intervento della Santa Sede. Vale la pena di notare che, in questo caso specifico, ci troviamo di fronte a una norma vessatoria, volta a impedire la libertà di culto degli ebrei (una legge simile era stata introdotta nella Germania nazista subito dopo la presa del potere da parte di Hitler, nell’aprile 1933), ma certamente secondaria se paragonata alla tragedia che stava per abbattersi sui figli di Israele.
Pacelli non attende e prende sul serio la segnalazione, investendo immediatamente del problema il nunzio apostolico a Varsavia, l’arcivescovo Filippo Cortesi, facendogli notare come sia da condannare «ogni atto di persecuzione o di violenza antisemitica» e chiedendogli di intervenire. Il nunzio risponde con un rapporto (n. 89) datato 7 maggio, definendo «inesatta» la notizia riportata dai giornali, in quanto la legge esiste sì, ma è stata approvata solo da un ramo del Parlamento, ed è stata poi lasciata cadere. «Tale legge fu bensì discussa ed approvata dalla Camera dei Deputati», scrive Cortesi nella sua risposta, «ma venne aggiornata al Senato e sembra non sarà ripresa. Essa per altro aveva in mira di sopprimere il quasi monopolio della vendita delle carni che gli israeliti esercitano, macellando oltre le esigenze dell’osservanza rituale». Il nunzio continua: «Come giustamente osserva l’Eminenza Vostra, è da condannarsi ogni atto di persecuzione o di violenza antisemitica». Monsignor Cortesi aggiunge al tempo stesso qualche sua considerazione sulla situazione polacca che in qualche modo giustificando il provvedimento con l’«opportunità tendente a limitare l’eccessiva influenza dell’elemento giudaico… nemico secolare della Chiesa e dell’ordine sociale cristiano». Risuonano in queste righe tracce dell’antigiudaismo cristiano, che invece, va sottolineato ancora una volta, non riscontriamo nel cardinale Pacelli. Quest’ultimo, non appena ricevuta la risposta del nunzio, si affretta a scrivere a Tisserant per informarlo sull’iter di quella legge che proibendo la macellazione per giugulamento «imposta agli israeliti dai loro precetti religiosi», «costituirebbe per gli ebrei una vera persecuzione». E gli trasmette copia del rapporto proveniente da Varsavia.
Vogliamo andare avanti oppure sono sufficienti come prove pubbliche per descrivere la persona di PIO XII?
A quanto pare nella redazione del rotolo anche i vaticanisti sono specializzati in fuffa.
Viene da chiedersi perché fù così solerte sulla macellazione dei capi di bestiame e così lento sulla macellazione degli ebrei stessi.
Liberitutti!
Solito qualunquismo del "eh, ma anche dall'altra parte" che con il silenzio di Pacelli* non c'entra un fico secco.
* Non lo chiamo Pio XII perché chiamare "pio" uno che ha visto salire al potere Mussolini ed Hitler ed ha fatto spallucce mi sembra poco consono.
Hai qualche altra documentazione da proporre su Pacelli, o sei rimasto senza altri argomenti se non la divagazione?
A quanto pare anche i vaticanisti del rotolo sono specializzati in fuffa.
torno a ripetere : qualche prova concreta? dai ce la puoi fare pure tu :)
dantes76
07-12-2009, 14:00
ahhhh.. il tutto si basa su qualcosa scritta su il rotolazzo??? ma LOLLONE...
:rolleyes:
le prove.... bla bla..
La Chiesa e l’antisemitismo: forse era meglio tacere
(Seconda parte)
Di PIERO DELL’OLIVO e BARBARA MELLA
Nel primo articolo abbiamo esposto, con l’ausilio di numerose citazioni, alcune qualificate prese di posizione antiebraiche della Chiesa Cattolica, affidate alla rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, nei cinquant’anni che hanno preceduto le leggi razziali del 1938. Lo spunto di attualità che ci ha mosso è la recente polemica che ha visto opposti il Vaticano e Gianfranco Fini, nella quale la Santa Sede ha negato di avere mostrato, a suo tempo, un atteggiamento morbido e di sostanziale connivenza nei confronti delle leggi razziali del Fascismo, sostenendo al contrario di esservisi opposta.
Nel primo articolo si è documentato un organico corpus di scritti, apparsi su La Civiltà Cattolica nel 1889, improntati a un antisemitismo estremamente virulento. Successivamente, e fino al 1937, queste posizioni sono state ribadite, salvo una presa di distanza dall’emergente razzismo nazista. La Chiesa concordava sulla pericolosità degli ebrei, ma non sul razzismo “biologico”, e propendeva per soluzioni non violente del “problema”. Nel presente articolo daremo più spazio alle repliche del Regime, senza le quali si perderebbe il senso degli scritti di parte cattolica.
Siamo così arrivati al 1938. Entra in campo Mussolini in persona, che, senza firmarlo, produce (Informazione diplomatica del 17 febbraio) un testo poi passato ai giornali: «il governo fascista [non pensava] di adottare misure politiche, economiche e morali contrarie agli ebrei, in quanto tali»; ma di «far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risultasse sproporzionata ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».
E, puntuale (marzo 1938) La Civiltà Cattolica riprendeva, avallandola, la tesi di Mussolini della sproporzione tra posizioni di potere detenute da ebrei e la loro incidenza percentuale sulla popolazione italiana. «La fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo era la vera e profonda causa che rendeva il giudaismo un fomite di disordini e un pericolo permanente per il mondo». Il rimedio era il solito: «la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti, quale una forma di segregazione o di distinzione conveniente ai nostri tempi».
Con l’estate del 1938, la situazione inizia a precipitare. E’ del luglio il “Manifesto della razza”, redatto da 10 professori universitari di discipline medico-sociali (alcuni dei quali dopo la guerra riapparvero sull’opposto versante politico). I dieci punti, che avevano pretese di contenuto scientifico, terminavano con la conclusione che «il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani». Il documento, avallato da Achille Starace, non faceva che “italianizzare” il razzismo nazista.
E’ a questo punto che anche il Papa entra in gioco personalmente, parlando prima di “una forma di vera apostasia”, e, qualche giorno dopo, nominando espressamente il razzismo: «cattolico vuol dire universale, non razzistico, non nazionalistico, separatistico». Il termine “separatismo”, che ricorre spesso nei testi cattolici di quei giorni, significa qualcosa di contrapposto a “ricongiungimento”. In pratica, si condanna una ideologia che nega la condizione di pecorelle smarrite degli ebrei, ossia la possibilità di conversione degli ebrei stessi. Non a caso, Pio XI attribuisce queste tesi a un appiattimento dei fascisti sulle tesi naziste: «ci si poteva chiedere come mai, disgraziatamente, l’Italia avesse bisogno di andare ad imitare la Germania ».
Mussolini rispose con le parole e i fatti. Le parole furono: «Sappiate, e ognun sappia, che anche sulla questione della razza, noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcosa o qualcuno è semplicemente assurdo». I fatti: il 4 agosto venne emesso il primo provvedimento limitativo dell’ammissione degli ebrei alle scuole italiane. Sempre in agosto, la palla passava al “Regime Fascista”, il quotidiano di Farinacci, che pubblicò una lunga serie di citazioni da fonti cattoliche, tesa a dimostrare che il nascente razzismo fascista era allineato ai dettami della Chiesa. Il Regime Fascista pubblicò, fra l’altro, ampi stralci dagli articoli de “La Civiltà Cattolica” del 1889 [vedi articolo precedente] contrapponendoli alle recenti parole di Pio XI: «Noi ci accorgiamo, alla fine di questo studio vigoroso [quello della Civiltà Cattolica, ndr], che gli Stati e le società moderne, e persino le più sane e coraggiose nazioni d’Europa, l’Italia e la Germania, hanno molto da imparare dai padri della Compagnia di Gesù. E confessiamo che il fascismo è molto inferiore, sia nei propositi, sia nell’esecuzione, al rigore della Civiltà cattolica. Ma confessiamo anche lo stupore doloroso e lo sdegno che ci assalgono quando ci poniamo a considerare questa leale e generosa battaglia dei sapienti e irreprensibili gesuiti, di fronte all’atteggiamento di altri cattolici». E “gli altri cattolici” erano… nientemeno che il Papa: «Se non fossimo cattolici, oggi avremmo accettate con entusiasmo le parole del Santo Padre, così come le hanno accettate e comunisti e massoni e socialisti e giudei e protestanti, che sono i nemici conclamati della Chiesa. »
Il Vaticano si era così messo nella difficile situazione di farsi dare lezioni di dottrina da Farinacci, notissimo ateo, massone e mangiapreti, a meno di smentire la Compagnia di Gesù. Cosa che non fece mai. Anzi, la prima difesa fu affidata alla stessa Civiltà cattolica del 9 settembre, che difese la campagna del 1889, «ispirata dallo spettacolo dell’invadenza e prepotenza giudaica». Vista la scarsa efficacia di questa difesa, intervenne l’ Osservatore romano rimarcando che le frasi rievocate «non sapeva con quale efficacia ed opportunità, all’indomani della caritatevole parola del Santo Padre », non avevano più il valore del momento in cui erano state scritte, perché «risalivano a tempi in cui costumi ed istituzioni non potevano costituire base di confronto alcuno con la vita privata e pubblica dei giorni nostri. (…) Non in nome del principio razzista, così come si dichiara di intenderlo ed applicarlo nel 1938, ma di un principio puramente spirituale contro ogni pericolo per la fede e la civiltà che ad esso si ispirava: cioè contro l’ebraismo, come contro il maomettanesimo, il protestantesimo, il settarismo e contro il comunismo». Mentre l’Osservatore Romano così si divincolava, la rivista dei gesuiti cercava di marcare le distanze: l’antigiudaismo dei nazisti e dei bolscevichi non discendeva da alcuna considerazione religiosa, «anzi era agevolato dall’odio o avversione generale di tali partiti contro ogni religione positiva, anche l’ebraica ». E, difendendo gli articoli del 1889, non ne smentiva una virgola: «Non negheremo però che la forma e lo stile, più che la sostanza del pensiero, possano, dopo quasi cinquant’anni, apparire di qualche acerbità».
Mentre la Chiesa era ridotta a difendersi, il governo agiva. Il Consiglio dei ministri del 2 settembre approvò un decreto «per la difesa della razza nella scuola fascista», col quale tutti gli ebrei, allievi ed insegnanti, furono espulsi dalle scuole pubbliche e private. L’art. 6 stabiliva anche che doveva considerarsi di razza ebraica colui che era nato da geni¬tori entrambi di razza ebraica, «anche se professasse religione diversa da quella ebraica».
Pio XI, ovviamente, non era contento. Ecco le sue dichiarazioni di risposta: «no, non è possibile ai cristiani partecipare all’antisemitismo» « l’antisemitismo è inammissibile; noi siamo spiritualmente dei semiti». Queste dichiarazioni, che sono portate spesso da ambienti cattolici a prova della avversione del Papa alle leggi razziali, sono però da leggersi unitamente a quest’altra frase, contenuta nello stesso discorso: «Noi riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di prendere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi». Chi aveva “diritto di difendersi” era, beninteso, il regime fascista, non gli ebrei.
Il Duce, comunque, non la prese bene: «Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio a suggestioni - dichiarò - sono dei poveri deficienti». Il Papa fece finta di niente, e Mussolini tirò effettivamente diritto, facendo approvare al Gran Consiglio del 6 ottobre la “Carta della Razza”. E, un mese dopo, i famigerati decreti-legge.
Dopo l’approvazione delle leggi razziste, il governo fascista si attendeva una forte reazione dal Vaticano. Per questo, principalmente, aveva messo in atto il precedente fuoco di sbarramento. La reazione fu, invece, straordinariamente morbida, e focalizzata su un unico punto, che in chiave di diritti umani può apparire marginale: l’articolo 6, che proibiva anche ai ministri del culto, sotto pena di ammenda, di celebrare i matrimoni misti. L’Osservatore romano del 14 novembre 1938 lamentò che, con le disposizioni riguardanti i matrimoni misti, si fosse violato unilateralmente il Concordato: «Il vulnus inflitto al Concordato è innegabile. Ed è tanto più doloroso in quanto la Santa Sede non solo si è creduta in dovere di far pervenire tempestivamente le sue osservazioni, ma, da parte sua, ha fatto il possibile per evitare la cosa. La stessa Augusta Persona del Santo Padre è direttamente intervenuta con due paterni Autografi: uno diretto al Capo del Governo, l’altro al Re e Imperatore. Ciò nonostante le nuove disposizioni legislative sono state emanate senza intesa con la Santa Sede: la quale si è sentita, con suo vivo rammarico, in dovere di presentare le sue rimostranze, come sappiamo che ha già fatto».
Di fronte a proteste così deboli e circoscritte, non può stupire che il decreto fosse promulgato senza modifiche (19 novembre). La questione non fu più sollevata dal Vaticano in forma pubblica, se non il 24 dicembre, quando, rivolgendosi al Sacro Collegio, Pio XI ricordò che era la vigilia del decennale della Conciliazione. «Occorre appena dire, ma pur diciamo altamente, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle altissime persone -diciamo il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - ai quali si deve se l’opera tanto importante e tanto benefica ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo».
Queste parole non aspre verso l’«incomparabile ministro» indeboliscono molto la successiva protesta, incorporata nello stesso discorso, per «l’offesa e la ferita inferta al Suo Concordato, e proprio in ciò che andava a toccare il Santo Matrimonio, che per ogni cattolico è tutto dire». E, dopo quell’occasione, non ne parlò più, né lo fece il suo successore. (Papa Ratti sarebbe morto il 10 febbraio successivo).
A conferma dell’ottima metabolizzazione dei decreti da parte del mondo cattolico, già il 9 gennaio, Padre Agostino Gemelli, francescano e rettore magnifico dell’Università Cattolica, così si esprimeva in un pubblico discorso riportato dalla stampa: «Superato il dissidio fra la Chiesa e lo Stato per merito dell’immortale Pio XI e del Duce d’Italia, che un’alta e augusta voce aveva chiamato impareggiabile, messi da parte gli idoli che rap¬presentavano la importazione di dottrine non conformi alla tradizione italiana», il popolo italiano era finalmente divenuto di nuovo uno: «uno di schiatta, di ideali. Il merito, lo si deve riconoscere, va a Benito Mussolini, che dopo aver superato e vinto in sé i dissidi dovuti a quelle ideologie, condusse gli italiani a fare altrettanto». Gli strali di Padre Gemelli erano evidentemente rivolti al marxismo. Tuttavia, ce n’era anche per gli ebrei: «Tragica, senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica Patria; tragica situazione in cui vediamo, una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una Patria, mentre le conseguenze dell’orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo ». Se la sono voluta, diceva in sostanza il caritatevole frate. E, con questa frase di un sacerdote particolarmente vicino a Papa Pio XI, si chiude la questione. Le leggi razziali c’erano, e mai più la Chiesa avrebbe trovato a ridire.
Anche il boccone indigesto dei matrimoni misti era velocemente digerito. Il 15 gennaio 1939, l’Osservatore Romano ospitava l’omelia dell’allora vescovo di Cremona, Giovanni Cazzani, che così disinvoltamente si esprimeva: «Un vero cattolico non ha domestici ebrei, o balie ebree, non accetta maestri ebrei. La Chiesa fa di tutto per impedire matrimoni tra ebrei e cattolici ». Una specie di pietra tombale sulla questione.
Negli anni successivi, le leggi razziali sembrarono piacere sempre di più alla Chiesa e alle sue rinnovate gerarchie. Tanto che, dopo il 25 luglio 1943, il Vaticano, per mezzo del gesuita Tacchi Venturi (uno degli artefici del Concordato) si adoperò perché il governo Badoglio, intento alla delegificazione post-fascista, non abrogasse in toto i famigerati decreti, ma solo quelle parti che erano sgradite alla Santa Sede: tre punti che riguardavano i matrimoni misti e gli ebrei convertiti. Il 29 agosto 1943, Padre Tacchi Venturi riferì al Segretario di Stato di essere stato contattato da un gruppo di ebrei italiani, che vivevano nel terrore dell’arrivo delle truppe naziste. Scriveva che lo avevano pregato di tornare completamente “alla legislazione introdotta dai regimi liberali e rimasta in vigore fino al novembre 1938”. In breve, chiedevano il ripristino delle leggi che garantivano agli ebrei parità di diritti. Ma aveva respinto le loro suppliche: preparando la petizione al nuovo Ministro italiano degli Interni –scrive Tacchi Venturi- «mi limitai, come dovevo, ai soli tre punti precisati nel venerato foglio di Vostra Eminenza del 18 agosto […]guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge [cioè delle leggi razziali ndr] la quale secondo i principii e le tradizioni della Chiesa Cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma ».
Le leggi razziali sarebbero poi state abrogate dopo l’8 settembre 1943, in esecuzione di una clausola dell’armistizio dell’8 settembre imposta all’Italia dagli alleati angloamericani. Protestanti, come ognun sa.
Source: La Chiesa e l’antisemitismo:...barbara | Il Cannocchiale blog (http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2009/01/12/la_chiesa_e_lantisemitismo_for.html) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
ConteZero
07-12-2009, 14:01
Hai qualche altra documentazione da proporre su Pacelli, o sei rimasto senza altri argomenti se non la divagazione?
torno a ripetere : qualche prova concreta? dai ce la puoi fare pure tu :)
C'è bisogno di prova per dimostrare l'immobilismo ?
La prova è, in sé, l'assenza di prove (prove significative, non "rotolate") che smentiscano quest'immobilismo.
A quanto pare nella redazione del rotolo anche i vaticanisti sono specializzati in fuffa.
Viene da chiedersi perché fù così solerte sulla macellazione dei capi di bestiame e così lento sulla macellazione degli ebrei stessi.
Perche' forse si era gia espresso in merito? :)
Nel dicembre 1942: il papa denuncia come teoria «erronea, pericolosa e infausta» quella che «rivendica a particolari nazioni o stirpi o classi l’istinto giuridico, quale ultimo imperativo e inappellabile norma» e denuncia la situazione delle «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talvolta solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate a morte o a un progressivo deperimento». È un cenno esplicito ai campi di sterminio, a pochi mesi dall’inizio della terribile «soluzione finale».
dantes76
07-12-2009, 14:07
Perche' forse si era gia espresso in merito? :)
Nel dicembre 1942: il papa denuncia come teoria «erronea, pericolosa e infausta» quella che «rivendica a particolari nazioni o stirpi o classi l’istinto giuridico, quale ultimo imperativo e inappellabile norma» e denuncia la situazione delle «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talvolta solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate a morte o a un progressivo deperimento». È un cenno esplicito ai campi di sterminio, a pochi mesi dall’inizio della terribile «soluzione finale».
le prove.... bla bla..
La Chiesa e l’antisemitismo: forse era meglio tacere
(Seconda parte)
Di PIERO DELL’OLIVO e BARBARA MELLA
Nel primo articolo abbiamo esposto, con l’ausilio di numerose citazioni, alcune qualificate prese di posizione antiebraiche della Chiesa Cattolica, affidate alla rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, nei cinquant’anni che hanno preceduto le leggi razziali del 1938. Lo spunto di attualità che ci ha mosso è la recente polemica che ha visto opposti il Vaticano e Gianfranco Fini, nella quale la Santa Sede ha negato di avere mostrato, a suo tempo, un atteggiamento morbido e di sostanziale connivenza nei confronti delle leggi razziali del Fascismo, sostenendo al contrario di esservisi opposta.
Nel primo articolo si è documentato un organico corpus di scritti, apparsi su La Civiltà Cattolica nel 1889, improntati a un antisemitismo estremamente virulento. Successivamente, e fino al 1937, queste posizioni sono state ribadite, salvo una presa di distanza dall’emergente razzismo nazista. La Chiesa concordava sulla pericolosità degli ebrei, ma non sul razzismo “biologico”, e propendeva per soluzioni non violente del “problema”. Nel presente articolo daremo più spazio alle repliche del Regime, senza le quali si perderebbe il senso degli scritti di parte cattolica.
Siamo così arrivati al 1938. Entra in campo Mussolini in persona, che, senza firmarlo, produce (Informazione diplomatica del 17 febbraio) un testo poi passato ai giornali: «il governo fascista [non pensava] di adottare misure politiche, economiche e morali contrarie agli ebrei, in quanto tali»; ma di «far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risultasse sproporzionata ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».
E, puntuale (marzo 1938) La Civiltà Cattolica riprendeva, avallandola, la tesi di Mussolini della sproporzione tra posizioni di potere detenute da ebrei e la loro incidenza percentuale sulla popolazione italiana. «La fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo era la vera e profonda causa che rendeva il giudaismo un fomite di disordini e un pericolo permanente per il mondo». Il rimedio era il solito: «la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti, quale una forma di segregazione o di distinzione conveniente ai nostri tempi».
Con l’estate del 1938, la situazione inizia a precipitare. E’ del luglio il “Manifesto della razza”, redatto da 10 professori universitari di discipline medico-sociali (alcuni dei quali dopo la guerra riapparvero sull’opposto versante politico). I dieci punti, che avevano pretese di contenuto scientifico, terminavano con la conclusione che «il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani». Il documento, avallato da Achille Starace, non faceva che “italianizzare” il razzismo nazista.
E’ a questo punto che anche il Papa entra in gioco personalmente, parlando prima di “una forma di vera apostasia”, e, qualche giorno dopo, nominando espressamente il razzismo: «cattolico vuol dire universale, non razzistico, non nazionalistico, separatistico». Il termine “separatismo”, che ricorre spesso nei testi cattolici di quei giorni, significa qualcosa di contrapposto a “ricongiungimento”. In pratica, si condanna una ideologia che nega la condizione di pecorelle smarrite degli ebrei, ossia la possibilità di conversione degli ebrei stessi. Non a caso, Pio XI attribuisce queste tesi a un appiattimento dei fascisti sulle tesi naziste: «ci si poteva chiedere come mai, disgraziatamente, l’Italia avesse bisogno di andare ad imitare la Germania ».
Mussolini rispose con le parole e i fatti. Le parole furono: «Sappiate, e ognun sappia, che anche sulla questione della razza, noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcosa o qualcuno è semplicemente assurdo». I fatti: il 4 agosto venne emesso il primo provvedimento limitativo dell’ammissione degli ebrei alle scuole italiane. Sempre in agosto, la palla passava al “Regime Fascista”, il quotidiano di Farinacci, che pubblicò una lunga serie di citazioni da fonti cattoliche, tesa a dimostrare che il nascente razzismo fascista era allineato ai dettami della Chiesa. Il Regime Fascista pubblicò, fra l’altro, ampi stralci dagli articoli de “La Civiltà Cattolica” del 1889 [vedi articolo precedente] contrapponendoli alle recenti parole di Pio XI: «Noi ci accorgiamo, alla fine di questo studio vigoroso [quello della Civiltà Cattolica, ndr], che gli Stati e le società moderne, e persino le più sane e coraggiose nazioni d’Europa, l’Italia e la Germania, hanno molto da imparare dai padri della Compagnia di Gesù. E confessiamo che il fascismo è molto inferiore, sia nei propositi, sia nell’esecuzione, al rigore della Civiltà cattolica. Ma confessiamo anche lo stupore doloroso e lo sdegno che ci assalgono quando ci poniamo a considerare questa leale e generosa battaglia dei sapienti e irreprensibili gesuiti, di fronte all’atteggiamento di altri cattolici». E “gli altri cattolici” erano… nientemeno che il Papa: «Se non fossimo cattolici, oggi avremmo accettate con entusiasmo le parole del Santo Padre, così come le hanno accettate e comunisti e massoni e socialisti e giudei e protestanti, che sono i nemici conclamati della Chiesa. »
Il Vaticano si era così messo nella difficile situazione di farsi dare lezioni di dottrina da Farinacci, notissimo ateo, massone e mangiapreti, a meno di smentire la Compagnia di Gesù. Cosa che non fece mai. Anzi, la prima difesa fu affidata alla stessa Civiltà cattolica del 9 settembre, che difese la campagna del 1889, «ispirata dallo spettacolo dell’invadenza e prepotenza giudaica». Vista la scarsa efficacia di questa difesa, intervenne l’ Osservatore romano rimarcando che le frasi rievocate «non sapeva con quale efficacia ed opportunità, all’indomani della caritatevole parola del Santo Padre », non avevano più il valore del momento in cui erano state scritte, perché «risalivano a tempi in cui costumi ed istituzioni non potevano costituire base di confronto alcuno con la vita privata e pubblica dei giorni nostri. (…) Non in nome del principio razzista, così come si dichiara di intenderlo ed applicarlo nel 1938, ma di un principio puramente spirituale contro ogni pericolo per la fede e la civiltà che ad esso si ispirava: cioè contro l’ebraismo, come contro il maomettanesimo, il protestantesimo, il settarismo e contro il comunismo». Mentre l’Osservatore Romano così si divincolava, la rivista dei gesuiti cercava di marcare le distanze: l’antigiudaismo dei nazisti e dei bolscevichi non discendeva da alcuna considerazione religiosa, «anzi era agevolato dall’odio o avversione generale di tali partiti contro ogni religione positiva, anche l’ebraica ». E, difendendo gli articoli del 1889, non ne smentiva una virgola: «Non negheremo però che la forma e lo stile, più che la sostanza del pensiero, possano, dopo quasi cinquant’anni, apparire di qualche acerbità».
Mentre la Chiesa era ridotta a difendersi, il governo agiva. Il Consiglio dei ministri del 2 settembre approvò un decreto «per la difesa della razza nella scuola fascista», col quale tutti gli ebrei, allievi ed insegnanti, furono espulsi dalle scuole pubbliche e private. L’art. 6 stabiliva anche che doveva considerarsi di razza ebraica colui che era nato da geni¬tori entrambi di razza ebraica, «anche se professasse religione diversa da quella ebraica».
Pio XI, ovviamente, non era contento. Ecco le sue dichiarazioni di risposta: «no, non è possibile ai cristiani partecipare all’antisemitismo» « l’antisemitismo è inammissibile; noi siamo spiritualmente dei semiti». Queste dichiarazioni, che sono portate spesso da ambienti cattolici a prova della avversione del Papa alle leggi razziali, sono però da leggersi unitamente a quest’altra frase, contenuta nello stesso discorso: «Noi riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di prendere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi». Chi aveva “diritto di difendersi” era, beninteso, il regime fascista, non gli ebrei.
Il Duce, comunque, non la prese bene: «Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio a suggestioni - dichiarò - sono dei poveri deficienti». Il Papa fece finta di niente, e Mussolini tirò effettivamente diritto, facendo approvare al Gran Consiglio del 6 ottobre la “Carta della Razza”. E, un mese dopo, i famigerati decreti-legge.
Dopo l’approvazione delle leggi razziste, il governo fascista si attendeva una forte reazione dal Vaticano. Per questo, principalmente, aveva messo in atto il precedente fuoco di sbarramento. La reazione fu, invece, straordinariamente morbida, e focalizzata su un unico punto, che in chiave di diritti umani può apparire marginale: l’articolo 6, che proibiva anche ai ministri del culto, sotto pena di ammenda, di celebrare i matrimoni misti. L’Osservatore romano del 14 novembre 1938 lamentò che, con le disposizioni riguardanti i matrimoni misti, si fosse violato unilateralmente il Concordato: «Il vulnus inflitto al Concordato è innegabile. Ed è tanto più doloroso in quanto la Santa Sede non solo si è creduta in dovere di far pervenire tempestivamente le sue osservazioni, ma, da parte sua, ha fatto il possibile per evitare la cosa. La stessa Augusta Persona del Santo Padre è direttamente intervenuta con due paterni Autografi: uno diretto al Capo del Governo, l’altro al Re e Imperatore. Ciò nonostante le nuove disposizioni legislative sono state emanate senza intesa con la Santa Sede: la quale si è sentita, con suo vivo rammarico, in dovere di presentare le sue rimostranze, come sappiamo che ha già fatto».
Di fronte a proteste così deboli e circoscritte, non può stupire che il decreto fosse promulgato senza modifiche (19 novembre). La questione non fu più sollevata dal Vaticano in forma pubblica, se non il 24 dicembre, quando, rivolgendosi al Sacro Collegio, Pio XI ricordò che era la vigilia del decennale della Conciliazione. «Occorre appena dire, ma pur diciamo altamente, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle altissime persone -diciamo il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - ai quali si deve se l’opera tanto importante e tanto benefica ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo».
Queste parole non aspre verso l’«incomparabile ministro» indeboliscono molto la successiva protesta, incorporata nello stesso discorso, per «l’offesa e la ferita inferta al Suo Concordato, e proprio in ciò che andava a toccare il Santo Matrimonio, che per ogni cattolico è tutto dire». E, dopo quell’occasione, non ne parlò più, né lo fece il suo successore. (Papa Ratti sarebbe morto il 10 febbraio successivo).
A conferma dell’ottima metabolizzazione dei decreti da parte del mondo cattolico, già il 9 gennaio, Padre Agostino Gemelli, francescano e rettore magnifico dell’Università Cattolica, così si esprimeva in un pubblico discorso riportato dalla stampa: «Superato il dissidio fra la Chiesa e lo Stato per merito dell’immortale Pio XI e del Duce d’Italia, che un’alta e augusta voce aveva chiamato impareggiabile, messi da parte gli idoli che rap¬presentavano la importazione di dottrine non conformi alla tradizione italiana», il popolo italiano era finalmente divenuto di nuovo uno: «uno di schiatta, di ideali. Il merito, lo si deve riconoscere, va a Benito Mussolini, che dopo aver superato e vinto in sé i dissidi dovuti a quelle ideologie, condusse gli italiani a fare altrettanto». Gli strali di Padre Gemelli erano evidentemente rivolti al marxismo. Tuttavia, ce n’era anche per gli ebrei: «Tragica, senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica Patria; tragica situazione in cui vediamo, una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una Patria, mentre le conseguenze dell’orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo ». Se la sono voluta, diceva in sostanza il caritatevole frate. E, con questa frase di un sacerdote particolarmente vicino a Papa Pio XI, si chiude la questione. Le leggi razziali c’erano, e mai più la Chiesa avrebbe trovato a ridire.
Anche il boccone indigesto dei matrimoni misti era velocemente digerito. Il 15 gennaio 1939, l’Osservatore Romano ospitava l’omelia dell’allora vescovo di Cremona, Giovanni Cazzani, che così disinvoltamente si esprimeva: «Un vero cattolico non ha domestici ebrei, o balie ebree, non accetta maestri ebrei. La Chiesa fa di tutto per impedire matrimoni tra ebrei e cattolici ». Una specie di pietra tombale sulla questione.
Negli anni successivi, le leggi razziali sembrarono piacere sempre di più alla Chiesa e alle sue rinnovate gerarchie. Tanto che, dopo il 25 luglio 1943, il Vaticano, per mezzo del gesuita Tacchi Venturi (uno degli artefici del Concordato) si adoperò perché il governo Badoglio, intento alla delegificazione post-fascista, non abrogasse in toto i famigerati decreti, ma solo quelle parti che erano sgradite alla Santa Sede: tre punti che riguardavano i matrimoni misti e gli ebrei convertiti. Il 29 agosto 1943, Padre Tacchi Venturi riferì al Segretario di Stato di essere stato contattato da un gruppo di ebrei italiani, che vivevano nel terrore dell’arrivo delle truppe naziste. Scriveva che lo avevano pregato di tornare completamente “alla legislazione introdotta dai regimi liberali e rimasta in vigore fino al novembre 1938”. In breve, chiedevano il ripristino delle leggi che garantivano agli ebrei parità di diritti. Ma aveva respinto le loro suppliche: preparando la petizione al nuovo Ministro italiano degli Interni –scrive Tacchi Venturi- «mi limitai, come dovevo, ai soli tre punti precisati nel venerato foglio di Vostra Eminenza del 18 agosto […]guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge [cioè delle leggi razziali ndr] la quale secondo i principii e le tradizioni della Chiesa Cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma ».
Le leggi razziali sarebbero poi state abrogate dopo l’8 settembre 1943, in esecuzione di una clausola dell’armistizio dell’8 settembre imposta all’Italia dagli alleati angloamericani. Protestanti, come ognun sa.
Source: La Chiesa e l’antisemitismo:...barbara | Il Cannocchiale blog (http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2009/01/12/la_chiesa_e_lantisemitismo_for.html) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
ahhhh.. il tutto si basa su qualcosa scritta su il rotolazzo??? ma LOLLONE...
:rolleyes:
le prove.... bla bla..
certo certo.
erano talmente amici che addirittura Hitler pianificò un blitz per l'uccisione di papa Pio XII
http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2009/06/17/VR6MC_VR603.html
vedi tu.
L'opzione komunista eversivo di sinistra ad oroloGgeria non è presente, vabbene voto quella. :O
ConteZero
07-12-2009, 14:13
Perche' forse si era gia espresso in merito? :)
Nel dicembre 1942: il papa denuncia come teoria «erronea, pericolosa e infausta» quella che «rivendica a particolari nazioni o stirpi o classi l’istinto giuridico, quale ultimo imperativo e inappellabile norma» e denuncia la situazione delle «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talvolta solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate a morte o a un progressivo deperimento». È un cenno esplicito ai campi di sterminio, a pochi mesi dall’inizio della terribile «soluzione finale».
Parli di quel testo (in tedesco, mentre gli atti ufficiali della Chiesa sono normalmente in latino) in cui la vaghezza è tale da potersela prendere con tutto e con tutti (ed infatti, al di fuori di qualche frase che, col senno di poi, si può adattare al nazismo ci sono diverse sonore condanne esplicite al comunismo) ?
ConteZero
07-12-2009, 14:14
certo certo.
erano talmente amici che addirittura Hitler pianificò un blitz per l'uccisione di papa Pio XII
http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2009/06/17/VR6MC_VR603.html
vedi tu.
Erano talmente amici (con Costantino) che lui gli lasciò tutto l'impero romano d'occidente : http://it.wikipedia.org/wiki/Donazione_di_Costantino
PS: Certo che portare per fonte storica la ricostruzione fatta da Avvenire beh... la frutta è servita. A quando un "Io ero a favore degli Ebrei. firmato Pacelli" come "prova omega" ?
dantes76
07-12-2009, 14:17
certo certo.
erano talmente amici che addirittura Hitler pianificò un blitz per l'uccisione di papa Pio XII
http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2009/06/17/VR6MC_VR603.html
vedi tu.
no, leggi tu, non vedi tu.. ti ho risposto con la DELASEM... organizzazione fascista... che proteggeva gli ebrei... ma questo non significa che il fascimo proteggeva gli ebrei...
ora ripassa..tu e quelli che leggi... ma loro sono pagati per fare certe figure...
se in italia la parte opposta ai nanoboys bruciasse bandiere palestinesi.. tu e i vari nannazzi boys..sareste filopalestinesi....... a quanto state al kg??
La Chiesa e l’antisemitismo: forse era meglio tacere
(Seconda parte)
Di PIERO DELL’OLIVO e BARBARA MELLA
Nel primo articolo abbiamo esposto, con l’ausilio di numerose citazioni, alcune qualificate prese di posizione antiebraiche della Chiesa Cattolica, affidate alla rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, nei cinquant’anni che hanno preceduto le leggi razziali del 1938. Lo spunto di attualità che ci ha mosso è la recente polemica che ha visto opposti il Vaticano e Gianfranco Fini, nella quale la Santa Sede ha negato di avere mostrato, a suo tempo, un atteggiamento morbido e di sostanziale connivenza nei confronti delle leggi razziali del Fascismo, sostenendo al contrario di esservisi opposta.
Nel primo articolo si è documentato un organico corpus di scritti, apparsi su La Civiltà Cattolica nel 1889, improntati a un antisemitismo estremamente virulento. Successivamente, e fino al 1937, queste posizioni sono state ribadite, salvo una presa di distanza dall’emergente razzismo nazista. La Chiesa concordava sulla pericolosità degli ebrei, ma non sul razzismo “biologico”, e propendeva per soluzioni non violente del “problema”. Nel presente articolo daremo più spazio alle repliche del Regime, senza le quali si perderebbe il senso degli scritti di parte cattolica.
Siamo così arrivati al 1938. Entra in campo Mussolini in persona, che, senza firmarlo, produce (Informazione diplomatica del 17 febbraio) un testo poi passato ai giornali: «il governo fascista [non pensava] di adottare misure politiche, economiche e morali contrarie agli ebrei, in quanto tali»; ma di «far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risultasse sproporzionata ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».
E, puntuale (marzo 1938) La Civiltà Cattolica riprendeva, avallandola, la tesi di Mussolini della sproporzione tra posizioni di potere detenute da ebrei e la loro incidenza percentuale sulla popolazione italiana. «La fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo era la vera e profonda causa che rendeva il giudaismo un fomite di disordini e un pericolo permanente per il mondo». Il rimedio era il solito: «la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti, quale una forma di segregazione o di distinzione conveniente ai nostri tempi».
Con l’estate del 1938, la situazione inizia a precipitare. E’ del luglio il “Manifesto della razza”, redatto da 10 professori universitari di discipline medico-sociali (alcuni dei quali dopo la guerra riapparvero sull’opposto versante politico). I dieci punti, che avevano pretese di contenuto scientifico, terminavano con la conclusione che «il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani». Il documento, avallato da Achille Starace, non faceva che “italianizzare” il razzismo nazista.
E’ a questo punto che anche il Papa entra in gioco personalmente, parlando prima di “una forma di vera apostasia”, e, qualche giorno dopo, nominando espressamente il razzismo: «cattolico vuol dire universale, non razzistico, non nazionalistico, separatistico». Il termine “separatismo”, che ricorre spesso nei testi cattolici di quei giorni, significa qualcosa di contrapposto a “ricongiungimento”. In pratica, si condanna una ideologia che nega la condizione di pecorelle smarrite degli ebrei, ossia la possibilità di conversione degli ebrei stessi. Non a caso, Pio XI attribuisce queste tesi a un appiattimento dei fascisti sulle tesi naziste: «ci si poteva chiedere come mai, disgraziatamente, l’Italia avesse bisogno di andare ad imitare la Germania ».
Mussolini rispose con le parole e i fatti. Le parole furono: «Sappiate, e ognun sappia, che anche sulla questione della razza, noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcosa o qualcuno è semplicemente assurdo». I fatti: il 4 agosto venne emesso il primo provvedimento limitativo dell’ammissione degli ebrei alle scuole italiane. Sempre in agosto, la palla passava al “Regime Fascista”, il quotidiano di Farinacci, che pubblicò una lunga serie di citazioni da fonti cattoliche, tesa a dimostrare che il nascente razzismo fascista era allineato ai dettami della Chiesa. Il Regime Fascista pubblicò, fra l’altro, ampi stralci dagli articoli de “La Civiltà Cattolica” del 1889 [vedi articolo precedente] contrapponendoli alle recenti parole di Pio XI: «Noi ci accorgiamo, alla fine di questo studio vigoroso [quello della Civiltà Cattolica, ndr], che gli Stati e le società moderne, e persino le più sane e coraggiose nazioni d’Europa, l’Italia e la Germania, hanno molto da imparare dai padri della Compagnia di Gesù. E confessiamo che il fascismo è molto inferiore, sia nei propositi, sia nell’esecuzione, al rigore della Civiltà cattolica. Ma confessiamo anche lo stupore doloroso e lo sdegno che ci assalgono quando ci poniamo a considerare questa leale e generosa battaglia dei sapienti e irreprensibili gesuiti, di fronte all’atteggiamento di altri cattolici». E “gli altri cattolici” erano… nientemeno che il Papa: «Se non fossimo cattolici, oggi avremmo accettate con entusiasmo le parole del Santo Padre, così come le hanno accettate e comunisti e massoni e socialisti e giudei e protestanti, che sono i nemici conclamati della Chiesa. »
Il Vaticano si era così messo nella difficile situazione di farsi dare lezioni di dottrina da Farinacci, notissimo ateo, massone e mangiapreti, a meno di smentire la Compagnia di Gesù. Cosa che non fece mai. Anzi, la prima difesa fu affidata alla stessa Civiltà cattolica del 9 settembre, che difese la campagna del 1889, «ispirata dallo spettacolo dell’invadenza e prepotenza giudaica». Vista la scarsa efficacia di questa difesa, intervenne l’ Osservatore romano rimarcando che le frasi rievocate «non sapeva con quale efficacia ed opportunità, all’indomani della caritatevole parola del Santo Padre », non avevano più il valore del momento in cui erano state scritte, perché «risalivano a tempi in cui costumi ed istituzioni non potevano costituire base di confronto alcuno con la vita privata e pubblica dei giorni nostri. (…) Non in nome del principio razzista, così come si dichiara di intenderlo ed applicarlo nel 1938, ma di un principio puramente spirituale contro ogni pericolo per la fede e la civiltà che ad esso si ispirava: cioè contro l’ebraismo, come contro il maomettanesimo, il protestantesimo, il settarismo e contro il comunismo». Mentre l’Osservatore Romano così si divincolava, la rivista dei gesuiti cercava di marcare le distanze: l’antigiudaismo dei nazisti e dei bolscevichi non discendeva da alcuna considerazione religiosa, «anzi era agevolato dall’odio o avversione generale di tali partiti contro ogni religione positiva, anche l’ebraica ». E, difendendo gli articoli del 1889, non ne smentiva una virgola: «Non negheremo però che la forma e lo stile, più che la sostanza del pensiero, possano, dopo quasi cinquant’anni, apparire di qualche acerbità».
Mentre la Chiesa era ridotta a difendersi, il governo agiva. Il Consiglio dei ministri del 2 settembre approvò un decreto «per la difesa della razza nella scuola fascista», col quale tutti gli ebrei, allievi ed insegnanti, furono espulsi dalle scuole pubbliche e private. L’art. 6 stabiliva anche che doveva considerarsi di razza ebraica colui che era nato da geni¬tori entrambi di razza ebraica, «anche se professasse religione diversa da quella ebraica».
Pio XI, ovviamente, non era contento. Ecco le sue dichiarazioni di risposta: «no, non è possibile ai cristiani partecipare all’antisemitismo» « l’antisemitismo è inammissibile; noi siamo spiritualmente dei semiti». Queste dichiarazioni, che sono portate spesso da ambienti cattolici a prova della avversione del Papa alle leggi razziali, sono però da leggersi unitamente a quest’altra frase, contenuta nello stesso discorso: «Noi riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di prendere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi». Chi aveva “diritto di difendersi” era, beninteso, il regime fascista, non gli ebrei.
Il Duce, comunque, non la prese bene: «Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio a suggestioni - dichiarò - sono dei poveri deficienti». Il Papa fece finta di niente, e Mussolini tirò effettivamente diritto, facendo approvare al Gran Consiglio del 6 ottobre la “Carta della Razza”. E, un mese dopo, i famigerati decreti-legge.
Dopo l’approvazione delle leggi razziste, il governo fascista si attendeva una forte reazione dal Vaticano. Per questo, principalmente, aveva messo in atto il precedente fuoco di sbarramento. La reazione fu, invece, straordinariamente morbida, e focalizzata su un unico punto, che in chiave di diritti umani può apparire marginale: l’articolo 6, che proibiva anche ai ministri del culto, sotto pena di ammenda, di celebrare i matrimoni misti. L’Osservatore romano del 14 novembre 1938 lamentò che, con le disposizioni riguardanti i matrimoni misti, si fosse violato unilateralmente il Concordato: «Il vulnus inflitto al Concordato è innegabile. Ed è tanto più doloroso in quanto la Santa Sede non solo si è creduta in dovere di far pervenire tempestivamente le sue osservazioni, ma, da parte sua, ha fatto il possibile per evitare la cosa. La stessa Augusta Persona del Santo Padre è direttamente intervenuta con due paterni Autografi: uno diretto al Capo del Governo, l’altro al Re e Imperatore. Ciò nonostante le nuove disposizioni legislative sono state emanate senza intesa con la Santa Sede: la quale si è sentita, con suo vivo rammarico, in dovere di presentare le sue rimostranze, come sappiamo che ha già fatto».
Di fronte a proteste così deboli e circoscritte, non può stupire che il decreto fosse promulgato senza modifiche (19 novembre). La questione non fu più sollevata dal Vaticano in forma pubblica, se non il 24 dicembre, quando, rivolgendosi al Sacro Collegio, Pio XI ricordò che era la vigilia del decennale della Conciliazione. «Occorre appena dire, ma pur diciamo altamente, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle altissime persone -diciamo il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - ai quali si deve se l’opera tanto importante e tanto benefica ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo».
Queste parole non aspre verso l’«incomparabile ministro» indeboliscono molto la successiva protesta, incorporata nello stesso discorso, per «l’offesa e la ferita inferta al Suo Concordato, e proprio in ciò che andava a toccare il Santo Matrimonio, che per ogni cattolico è tutto dire». E, dopo quell’occasione, non ne parlò più, né lo fece il suo successore. (Papa Ratti sarebbe morto il 10 febbraio successivo).
A conferma dell’ottima metabolizzazione dei decreti da parte del mondo cattolico, già il 9 gennaio, Padre Agostino Gemelli, francescano e rettore magnifico dell’Università Cattolica, così si esprimeva in un pubblico discorso riportato dalla stampa: «Superato il dissidio fra la Chiesa e lo Stato per merito dell’immortale Pio XI e del Duce d’Italia, che un’alta e augusta voce aveva chiamato impareggiabile, messi da parte gli idoli che rap¬presentavano la importazione di dottrine non conformi alla tradizione italiana», il popolo italiano era finalmente divenuto di nuovo uno: «uno di schiatta, di ideali. Il merito, lo si deve riconoscere, va a Benito Mussolini, che dopo aver superato e vinto in sé i dissidi dovuti a quelle ideologie, condusse gli italiani a fare altrettanto». Gli strali di Padre Gemelli erano evidentemente rivolti al marxismo. Tuttavia, ce n’era anche per gli ebrei: «Tragica, senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica Patria; tragica situazione in cui vediamo, una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una Patria, mentre le conseguenze dell’orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo ». Se la sono voluta, diceva in sostanza il caritatevole frate. E, con questa frase di un sacerdote particolarmente vicino a Papa Pio XI, si chiude la questione. Le leggi razziali c’erano, e mai più la Chiesa avrebbe trovato a ridire.
Anche il boccone indigesto dei matrimoni misti era velocemente digerito. Il 15 gennaio 1939, l’Osservatore Romano ospitava l’omelia dell’allora vescovo di Cremona, Giovanni Cazzani, che così disinvoltamente si esprimeva: «Un vero cattolico non ha domestici ebrei, o balie ebree, non accetta maestri ebrei. La Chiesa fa di tutto per impedire matrimoni tra ebrei e cattolici ». Una specie di pietra tombale sulla questione.
Negli anni successivi, le leggi razziali sembrarono piacere sempre di più alla Chiesa e alle sue rinnovate gerarchie. Tanto che, dopo il 25 luglio 1943, il Vaticano, per mezzo del gesuita Tacchi Venturi (uno degli artefici del Concordato) si adoperò perché il governo Badoglio, intento alla delegificazione post-fascista, non abrogasse in toto i famigerati decreti, ma solo quelle parti che erano sgradite alla Santa Sede: tre punti che riguardavano i matrimoni misti e gli ebrei convertiti. Il 29 agosto 1943, Padre Tacchi Venturi riferì al Segretario di Stato di essere stato contattato da un gruppo di ebrei italiani, che vivevano nel terrore dell’arrivo delle truppe naziste. Scriveva che lo avevano pregato di tornare completamente “alla legislazione introdotta dai regimi liberali e rimasta in vigore fino al novembre 1938”. In breve, chiedevano il ripristino delle leggi che garantivano agli ebrei parità di diritti. Ma aveva respinto le loro suppliche: preparando la petizione al nuovo Ministro italiano degli Interni –scrive Tacchi Venturi- «mi limitai, come dovevo, ai soli tre punti precisati nel venerato foglio di Vostra Eminenza del 18 agosto […]guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge [cioè delle leggi razziali ndr] la quale secondo i principii e le tradizioni della Chiesa Cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma ».
Le leggi razziali sarebbero poi state abrogate dopo l’8 settembre 1943, in esecuzione di una clausola dell’armistizio dell’8 settembre imposta all’Italia dagli alleati angloamericani. Protestanti, come ognun sa.
Source: La Chiesa e l’antisemitismo:...barbara | Il Cannocchiale blog (http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2009/01/12/la_chiesa_e_lantisemitismo_for.html) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
Parli di quel testo (in tedesco, mentre gli atti ufficiali della Chiesa sono normalmente in latino) in cui la vaghezza è tale da potersela prendere con tutto e con tutti (ed infatti, al di fuori di qualche frase che, col senno di poi, si può adattare al nazismo ci sono diverse sonore condanne esplicite al comunismo) ?
Parlo dell'enciclica Mystici Corporis, che univocamente definisce la situazione.
Voi invece ancora non avete parlato di nulla di concreto : almeno provate a fare uno sforzo.
dantes76
07-12-2009, 14:20
Parlo dell'enciclica Mystici Corporis, che univocamente definisce la situazione.
Voi invece ancora non avete parlato di nulla di concreto : almeno provate a fare uno sforzo.
niente di concreto...tu invece mi parli di togliatti, e mi posti due stronzatelle dette da qualche gesuita... invece e' uno sforzo enorme..
lo stesso sforzo che fanno i nazi a parlare dellolocausto lo fanno quelli che riporti tu...
ConteZero
07-12-2009, 14:21
Parlo dell'enciclica Mystici Corporis, che univocamente definisce la situazione.
Voi invece ancora non avete parlato di nulla di concreto : almeno provate a fare uno sforzo.
Quella del 29 giugno 1943 ?
Ti ricordi quand'è finita la seconda guerra mondiale ?
Ti aiuto: gli alleati sbarcano a Salerno nel settembre del 1943.
dantes76
07-12-2009, 14:22
Quella del giugno 1943 ?
Ti ricordi quand'è finita la seconda guerra mondiale ?
vacci piano cher quelli del giornali non hanno previsto certe domande!!!
che dopo mi va in loop...
no, leggi tu, non vedi tu.. ti ho risposto con la DELASEM... organizzazione fascista... che proteggeva gli ebrei... ma questo non significa che il fascimo proteggeva gli ebrei...
ora ripassa..
E io ti ho riportato la testimonianza diretta di uno degli ebrei salvati da papa Pio XII.
Go back n.
ConteZero
07-12-2009, 14:27
vacci piano cher quelli del giornali non hanno previsto certe domande!!!
che dopo mi va in loop...
E'che Pacelli era lento a scrivere... c'ha messo un decennio a sistemare la punteggiatura.
Quella del 29 giugno 1943 ?
Ti ricordi quand'è finita la seconda guerra mondiale ?
Ti aiuto: gli alleati sbarcano a Salerno nel settembre del 1943.
O poveri noi. :rolleyes:
Roma fu invasa nel maggio 1944 da parte degli alleati... sino ad allora c'erano i tedeschi.....
Questa e' comunque da nobel e va incorniciata : ma almeno hai presente l'invasione d'Italia da salerno verso nord ? si?
Sai quella campagna chiamata campagna d'italia che vide il termine a milano nel marzo 1945?
ConteZero
07-12-2009, 14:28
E io ti ho riportato la testimonianza diretta di uno degli ebrei salvati da papa Pio XII.
Go back n.
Che sfiga, non posso portare testimonianza diretta dei milioni d'ebrei di cui Pacelli si lavò le mani.
ConteZero
07-12-2009, 14:29
O poveri noi. :rolleyes:
Roma fu invasa nel maggio 1944 da parte degli alleati... sino ad allora c'erano i tedeschi.....
Semmai fù "liberata". Ma che bel lapsus.
Peraltro il 25 luglio 1943 il Re d'Italia aveva ufficialmente mandato in pensione "zio benny". Pacelli aveva precorso la "storia" di ben 25 giorni!
Si vede che c'ha messo giusto una guerra mondiale per scoprire gli orrori dei campi di sterminio nazisti.
La domanda "ma non poteva prendere le distanze" quando ancora Hitler e Mussolini erano "in erba" rimane tranquillamente in piedi...
Semmai fù "liberata". Ma che bel lapsus.
Peraltro il 25 luglio 1943 il Re d'Italia aveva ufficialmente mandato in pensione "zio benny". Pacelli aveva precorso la "storia" di ben 25 giorni!
Che mi dici mai. Peccato che la data a cui fai riferimento tu si chiama 8 settembre 1943
Ma forse e' il caso di ripassare un po quando il fascismo fu ufficialmente deposto dal re d'italia (visto che mussolini non rappresentava tutto il fascismo).
Forse e' anche il caso di ricordare che gli ebrei in italia furono deportati sino al 1945 nei campi di lavoro in germania. (come da testimonianze storiche).
Forse e' il caso di ricordare che le deportazioni continuarono e anzi il massimo picco di deportati si ebbe nell'autunno 1944.
Forse e' il caso di ricordare che i delitti piu efferati verso la popolazione da parte dei tedeschi furono effettuati proprio dal 1943 al 1945.
E con questo ho concluso, visto che l'argomento si e' esaurito totalmente.
ConteZero
07-12-2009, 14:38
Che mi dici mai. Peccato che la data a cui fai riferimento tu si chiama 8 settembre 1943
Ma forse e' il caso di ripassare un po quando il fascismo fu ufficialmente deposto dal re d'italia (visto che mussolini non rappresentava tutto il fascismo).
Forse e' anche il caso di ricordare che gli ebrei in italia furono deportati sino al 1945 nei campi di lavoro in germania. (come da testimonianze storiche).
Forse e' il caso di ricordare che le deportazioni continuarono e anzi il massimo picco di deportati si ebbe nell'autunno 1944.
Forse e' il caso di ricordare che i delitti piu efferati verso la popolazione da parte dei tedeschi furono effettuati proprio dal 1943 al 1945.
My bad, ho fatto confusione con le date.
Again... non c'ha messo un po'troppo Pacelli a firmare questa missiva ?
Anche perché mi pare che Pacelli non fosse il sindaco di Roma ma il rappresentante (con tanto di ambasciatori e "personale sul campo" in tutt'europa) di Dio in tutto il mondo.
E non ci credo che prima del '43 nazisti e fascisti erano figli dei fiori, tant'è che Auschwitz l'hanno aperto nel 1940...
Varilion
07-12-2009, 15:13
il kompagno Tettamanzi ne combina un altra delle sue eh?
dantes76
07-12-2009, 15:16
E io ti ho riportato la testimonianza diretta di uno degli ebrei salvati da papa Pio XII.
Go back n.
ma lol... anche gerarchi nazisti salvarono ebrei.. alloro gli ebrei dovrebbero aprlare bene del nazismo??
again... questi sono i documenti storici per cui ti stai impegnando tanto.. confuta quello che ho scritto io...
e con il rotolo sai cosa farci...
dantes76
07-12-2009, 15:18
le prove.... bla bla..
La Chiesa e l’antisemitismo: forse era meglio tacere
(Seconda parte)
Di PIERO DELL’OLIVO e BARBARA MELLA
Nel primo articolo abbiamo esposto, con l’ausilio di numerose citazioni, alcune qualificate prese di posizione antiebraiche della Chiesa Cattolica, affidate alla rivista dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, nei cinquant’anni che hanno preceduto le leggi razziali del 1938. Lo spunto di attualità che ci ha mosso è la recente polemica che ha visto opposti il Vaticano e Gianfranco Fini, nella quale la Santa Sede ha negato di avere mostrato, a suo tempo, un atteggiamento morbido e di sostanziale connivenza nei confronti delle leggi razziali del Fascismo, sostenendo al contrario di esservisi opposta.
Nel primo articolo si è documentato un organico corpus di scritti, apparsi su La Civiltà Cattolica nel 1889, improntati a un antisemitismo estremamente virulento. Successivamente, e fino al 1937, queste posizioni sono state ribadite, salvo una presa di distanza dall’emergente razzismo nazista. La Chiesa concordava sulla pericolosità degli ebrei, ma non sul razzismo “biologico”, e propendeva per soluzioni non violente del “problema”. Nel presente articolo daremo più spazio alle repliche del Regime, senza le quali si perderebbe il senso degli scritti di parte cattolica.
Siamo così arrivati al 1938. Entra in campo Mussolini in persona, che, senza firmarlo, produce (Informazione diplomatica del 17 febbraio) un testo poi passato ai giornali: «il governo fascista [non pensava] di adottare misure politiche, economiche e morali contrarie agli ebrei, in quanto tali»; ma di «far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risultasse sproporzionata ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».
E, puntuale (marzo 1938) La Civiltà Cattolica riprendeva, avallandola, la tesi di Mussolini della sproporzione tra posizioni di potere detenute da ebrei e la loro incidenza percentuale sulla popolazione italiana. «La fatale smania di dominio finanziario e temporalistico nel mondo era la vera e profonda causa che rendeva il giudaismo un fomite di disordini e un pericolo permanente per il mondo». Il rimedio era il solito: «la carità, senza persecuzioni, e insieme la prudenza con opportuni provvedimenti, quale una forma di segregazione o di distinzione conveniente ai nostri tempi».
Con l’estate del 1938, la situazione inizia a precipitare. E’ del luglio il “Manifesto della razza”, redatto da 10 professori universitari di discipline medico-sociali (alcuni dei quali dopo la guerra riapparvero sull’opposto versante politico). I dieci punti, che avevano pretese di contenuto scientifico, terminavano con la conclusione che «il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani». Il documento, avallato da Achille Starace, non faceva che “italianizzare” il razzismo nazista.
E’ a questo punto che anche il Papa entra in gioco personalmente, parlando prima di “una forma di vera apostasia”, e, qualche giorno dopo, nominando espressamente il razzismo: «cattolico vuol dire universale, non razzistico, non nazionalistico, separatistico». Il termine “separatismo”, che ricorre spesso nei testi cattolici di quei giorni, significa qualcosa di contrapposto a “ricongiungimento”. In pratica, si condanna una ideologia che nega la condizione di pecorelle smarrite degli ebrei, ossia la possibilità di conversione degli ebrei stessi. Non a caso, Pio XI attribuisce queste tesi a un appiattimento dei fascisti sulle tesi naziste: «ci si poteva chiedere come mai, disgraziatamente, l’Italia avesse bisogno di andare ad imitare la Germania ».
Mussolini rispose con le parole e i fatti. Le parole furono: «Sappiate, e ognun sappia, che anche sulla questione della razza, noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcosa o qualcuno è semplicemente assurdo». I fatti: il 4 agosto venne emesso il primo provvedimento limitativo dell’ammissione degli ebrei alle scuole italiane. Sempre in agosto, la palla passava al “Regime Fascista”, il quotidiano di Farinacci, che pubblicò una lunga serie di citazioni da fonti cattoliche, tesa a dimostrare che il nascente razzismo fascista era allineato ai dettami della Chiesa. Il Regime Fascista pubblicò, fra l’altro, ampi stralci dagli articoli de “La Civiltà Cattolica” del 1889 [vedi articolo precedente] contrapponendoli alle recenti parole di Pio XI: «Noi ci accorgiamo, alla fine di questo studio vigoroso [quello della Civiltà Cattolica, ndr], che gli Stati e le società moderne, e persino le più sane e coraggiose nazioni d’Europa, l’Italia e la Germania, hanno molto da imparare dai padri della Compagnia di Gesù. E confessiamo che il fascismo è molto inferiore, sia nei propositi, sia nell’esecuzione, al rigore della Civiltà cattolica. Ma confessiamo anche lo stupore doloroso e lo sdegno che ci assalgono quando ci poniamo a considerare questa leale e generosa battaglia dei sapienti e irreprensibili gesuiti, di fronte all’atteggiamento di altri cattolici». E “gli altri cattolici” erano… nientemeno che il Papa: «Se non fossimo cattolici, oggi avremmo accettate con entusiasmo le parole del Santo Padre, così come le hanno accettate e comunisti e massoni e socialisti e giudei e protestanti, che sono i nemici conclamati della Chiesa. »
Il Vaticano si era così messo nella difficile situazione di farsi dare lezioni di dottrina da Farinacci, notissimo ateo, massone e mangiapreti, a meno di smentire la Compagnia di Gesù. Cosa che non fece mai. Anzi, la prima difesa fu affidata alla stessa Civiltà cattolica del 9 settembre, che difese la campagna del 1889, «ispirata dallo spettacolo dell’invadenza e prepotenza giudaica». Vista la scarsa efficacia di questa difesa, intervenne l’ Osservatore romano rimarcando che le frasi rievocate «non sapeva con quale efficacia ed opportunità, all’indomani della caritatevole parola del Santo Padre », non avevano più il valore del momento in cui erano state scritte, perché «risalivano a tempi in cui costumi ed istituzioni non potevano costituire base di confronto alcuno con la vita privata e pubblica dei giorni nostri. (…) Non in nome del principio razzista, così come si dichiara di intenderlo ed applicarlo nel 1938, ma di un principio puramente spirituale contro ogni pericolo per la fede e la civiltà che ad esso si ispirava: cioè contro l’ebraismo, come contro il maomettanesimo, il protestantesimo, il settarismo e contro il comunismo». Mentre l’Osservatore Romano così si divincolava, la rivista dei gesuiti cercava di marcare le distanze: l’antigiudaismo dei nazisti e dei bolscevichi non discendeva da alcuna considerazione religiosa, «anzi era agevolato dall’odio o avversione generale di tali partiti contro ogni religione positiva, anche l’ebraica ». E, difendendo gli articoli del 1889, non ne smentiva una virgola: «Non negheremo però che la forma e lo stile, più che la sostanza del pensiero, possano, dopo quasi cinquant’anni, apparire di qualche acerbità».
Mentre la Chiesa era ridotta a difendersi, il governo agiva. Il Consiglio dei ministri del 2 settembre approvò un decreto «per la difesa della razza nella scuola fascista», col quale tutti gli ebrei, allievi ed insegnanti, furono espulsi dalle scuole pubbliche e private. L’art. 6 stabiliva anche che doveva considerarsi di razza ebraica colui che era nato da geni¬tori entrambi di razza ebraica, «anche se professasse religione diversa da quella ebraica».
Pio XI, ovviamente, non era contento. Ecco le sue dichiarazioni di risposta: «no, non è possibile ai cristiani partecipare all’antisemitismo» « l’antisemitismo è inammissibile; noi siamo spiritualmente dei semiti». Queste dichiarazioni, che sono portate spesso da ambienti cattolici a prova della avversione del Papa alle leggi razziali, sono però da leggersi unitamente a quest’altra frase, contenuta nello stesso discorso: «Noi riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di prendere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi». Chi aveva “diritto di difendersi” era, beninteso, il regime fascista, non gli ebrei.
Il Duce, comunque, non la prese bene: «Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio a suggestioni - dichiarò - sono dei poveri deficienti». Il Papa fece finta di niente, e Mussolini tirò effettivamente diritto, facendo approvare al Gran Consiglio del 6 ottobre la “Carta della Razza”. E, un mese dopo, i famigerati decreti-legge.
Dopo l’approvazione delle leggi razziste, il governo fascista si attendeva una forte reazione dal Vaticano. Per questo, principalmente, aveva messo in atto il precedente fuoco di sbarramento. La reazione fu, invece, straordinariamente morbida, e focalizzata su un unico punto, che in chiave di diritti umani può apparire marginale: l’articolo 6, che proibiva anche ai ministri del culto, sotto pena di ammenda, di celebrare i matrimoni misti. L’Osservatore romano del 14 novembre 1938 lamentò che, con le disposizioni riguardanti i matrimoni misti, si fosse violato unilateralmente il Concordato: «Il vulnus inflitto al Concordato è innegabile. Ed è tanto più doloroso in quanto la Santa Sede non solo si è creduta in dovere di far pervenire tempestivamente le sue osservazioni, ma, da parte sua, ha fatto il possibile per evitare la cosa. La stessa Augusta Persona del Santo Padre è direttamente intervenuta con due paterni Autografi: uno diretto al Capo del Governo, l’altro al Re e Imperatore. Ciò nonostante le nuove disposizioni legislative sono state emanate senza intesa con la Santa Sede: la quale si è sentita, con suo vivo rammarico, in dovere di presentare le sue rimostranze, come sappiamo che ha già fatto».
Di fronte a proteste così deboli e circoscritte, non può stupire che il decreto fosse promulgato senza modifiche (19 novembre). La questione non fu più sollevata dal Vaticano in forma pubblica, se non il 24 dicembre, quando, rivolgendosi al Sacro Collegio, Pio XI ricordò che era la vigilia del decennale della Conciliazione. «Occorre appena dire, ma pur diciamo altamente, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle altissime persone -diciamo il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - ai quali si deve se l’opera tanto importante e tanto benefica ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo».
Queste parole non aspre verso l’«incomparabile ministro» indeboliscono molto la successiva protesta, incorporata nello stesso discorso, per «l’offesa e la ferita inferta al Suo Concordato, e proprio in ciò che andava a toccare il Santo Matrimonio, che per ogni cattolico è tutto dire». E, dopo quell’occasione, non ne parlò più, né lo fece il suo successore. (Papa Ratti sarebbe morto il 10 febbraio successivo).
A conferma dell’ottima metabolizzazione dei decreti da parte del mondo cattolico, già il 9 gennaio, Padre Agostino Gemelli, francescano e rettore magnifico dell’Università Cattolica, così si esprimeva in un pubblico discorso riportato dalla stampa: «Superato il dissidio fra la Chiesa e lo Stato per merito dell’immortale Pio XI e del Duce d’Italia, che un’alta e augusta voce aveva chiamato impareggiabile, messi da parte gli idoli che rap¬presentavano la importazione di dottrine non conformi alla tradizione italiana», il popolo italiano era finalmente divenuto di nuovo uno: «uno di schiatta, di ideali. Il merito, lo si deve riconoscere, va a Benito Mussolini, che dopo aver superato e vinto in sé i dissidi dovuti a quelle ideologie, condusse gli italiani a fare altrettanto». Gli strali di Padre Gemelli erano evidentemente rivolti al marxismo. Tuttavia, ce n’era anche per gli ebrei: «Tragica, senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica Patria; tragica situazione in cui vediamo, una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una Patria, mentre le conseguenze dell’orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo ». Se la sono voluta, diceva in sostanza il caritatevole frate. E, con questa frase di un sacerdote particolarmente vicino a Papa Pio XI, si chiude la questione. Le leggi razziali c’erano, e mai più la Chiesa avrebbe trovato a ridire.
Anche il boccone indigesto dei matrimoni misti era velocemente digerito. Il 15 gennaio 1939, l’Osservatore Romano ospitava l’omelia dell’allora vescovo di Cremona, Giovanni Cazzani, che così disinvoltamente si esprimeva: «Un vero cattolico non ha domestici ebrei, o balie ebree, non accetta maestri ebrei. La Chiesa fa di tutto per impedire matrimoni tra ebrei e cattolici ». Una specie di pietra tombale sulla questione.
Negli anni successivi, le leggi razziali sembrarono piacere sempre di più alla Chiesa e alle sue rinnovate gerarchie. Tanto che, dopo il 25 luglio 1943, il Vaticano, per mezzo del gesuita Tacchi Venturi (uno degli artefici del Concordato) si adoperò perché il governo Badoglio, intento alla delegificazione post-fascista, non abrogasse in toto i famigerati decreti, ma solo quelle parti che erano sgradite alla Santa Sede: tre punti che riguardavano i matrimoni misti e gli ebrei convertiti. Il 29 agosto 1943, Padre Tacchi Venturi riferì al Segretario di Stato di essere stato contattato da un gruppo di ebrei italiani, che vivevano nel terrore dell’arrivo delle truppe naziste. Scriveva che lo avevano pregato di tornare completamente “alla legislazione introdotta dai regimi liberali e rimasta in vigore fino al novembre 1938”. In breve, chiedevano il ripristino delle leggi che garantivano agli ebrei parità di diritti. Ma aveva respinto le loro suppliche: preparando la petizione al nuovo Ministro italiano degli Interni –scrive Tacchi Venturi- «mi limitai, come dovevo, ai soli tre punti precisati nel venerato foglio di Vostra Eminenza del 18 agosto […]guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge [cioè delle leggi razziali ndr] la quale secondo i principii e le tradizioni della Chiesa Cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma ».
Le leggi razziali sarebbero poi state abrogate dopo l’8 settembre 1943, in esecuzione di una clausola dell’armistizio dell’8 settembre imposta all’Italia dagli alleati angloamericani. Protestanti, come ognun sa.
Source: La Chiesa e l’antisemitismo:...barbara | Il Cannocchiale blog (http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2009/01/12/la_chiesa_e_lantisemitismo_for.html) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
ConteZero
07-12-2009, 15:29
le prove.... bla bla..
I cattolici si vogliono liberare, nottetempo, dell'accusa che per secoli hanno rivolto agli ebrei... quella di essere "deicidi".
I ghetti, le persecuzioni, ogni tipo di sopruso è figlio della Chiesa e dei secoli in cui sul soglio di Pietro sono stati seduti papi che consideravano gli ebrei "un onta" per il mondo intero.
Le origini del nazismo sono molto più cattoliche di quanto oggi non si voglia far credere.
Kharonte85
07-12-2009, 15:46
Prendo spunto da questo articolo (http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/immigrati-8/lega-contro-tettamanzi/lega-contro-tettamanzi.html) per aprire il sondaggio.
Un vescovo...fra l'altro uno dei pochi che quando parla dice cose sensate (perlomeno in linea con quello a cui crede) sempre dalla parte dei più deboli e molto umile. Una persona decisamente apprezzabile.
Un articolo di qualche tempo fa che lo dipinge:
Tettamanzi, il "pastore" diventato rivoluzionario
Vuole il dialogo e i leghisti lo accusano di essere un "comunista"
LUIGI LA SPINA
MILANO
Questa è la storia, curiosa, di un prete brianzolo che diventa prima teologo e moralista di fama, poi vescovo di diocesi importanti, fino a quella più grande d’Europa, a Milano, e, alla soglia della pensione, viene trasformato, suo malgrado, addirittura in un leader politico-religioso. Ma è anche la storia di un uomo di umili origini, simpatico e aperto al dialogo con tutti, straordinario pastore d’anime, che, un po’ malandato per l’età e per la salute, si libera delle prudenze e delle convenienze necessarie in una carriera ecclesiastica come la sua, e manifesta fino in fondo la libertà di essere sé stesso.
Chi avrebbe mai pensato che Dionigi Tettamanzi, nato quasi 75 anni fa in un paesino della Brianza, figlio di un operaio e fratello di un falegname, sarebbe diventato un «caso» nella Chiesa e nella società italiana d’oggi, fino ad essere accusato da un ministro della Repubblica, Roberto Calderoli, di essere «l’ultimo comunista» sul suolo patrio e, soprattutto, su quello padano? Un erede della cattedra di San Carlo che viene sospettato nientemeno di infedeltà, rispetto al Papa, persino da un cattolico che si autodefinisce «liberale» come l’ex presidente Cossiga.
Eppure la fama di moderato, «centrista» per usare la tradizionale e schematica etichetta che si usa per classificare anche gli uomini di Chiesa, era solida quando cominciò, ad Ancona nel 1989, la sua carriera di vescovo. Tanto da suscitare una certa diffidenza nell’accademia dei teologi ambrosiani che, accusandolo di eccessivo conformismo e conservatorismo, lo costrinsero ad emigrare fuori dalla sua regione per iniziare il suo lungo insegnamento in materia. Ma anche quando, due anni dopo, venne eletto segretario della Conferenza episcopale le sue posizioni dottrinali, pastorali e politiche non si discostavano dalla più allineata ortodossia. Ed è questa la «targa» con la quale venne accolto, a metà degli Anni 90, nella diocesi di Genova, quando ne diventò arcivescovo. Anzi, per una insinuazione che, come vedremo, sconterà amaramente in seguito, Tettamanzi suscitò qualche malumore negli ambienti progressisti della città per le voci che lo dipingevano come troppo amico di «Comunione e Liberazione».
E’ nella capitale ligure, però, che il suo nome incomincia ed essere fagocitato dalle attenzioni pericolose della celebrità mediatica. Fa scalpore, infatti, la sua apertura ai «no global» che, pur essendo stata manifestata ben prima degli incidenti tragici di quei giorni, alla luce di quanto successo dopo a Genova, lo pongono in una situazione di un certo imbarazzo. Ma tutto viene dimenticato quando, nel luglio del 2002, viene nominato dal Papa arcivescovo di Milano.
L’eredità del cardinal Martini nella diocesi più importante d’Italia, tradizionalmente molto autonoma, persino liturgicamente, dal potere romano è tale da porre Tettamanzi nella condizione di essere uno dei candidati d’obbligo alla successione di Giovanni Paolo II. Ma un segnale negativo, una specie di sfortunata premonizione, arriva, per lui, proprio nel giorno dei funerali del grande fondatore di CL, don Giussani. L’omelia di commemorazione, nel febbraio 2005, a pochi mesi dal Conclave, non viene affidata a Tettamanzi, come sarebbe stato naturale, ma all’allora prefetto della Congregazione della Fede, Joseph Ratzinger. Non solo. Tutti i ciellini manifestano evidentemente una certa freddezza nei confronti dell’arcivescovo di Milano e tributano al futuro Benedetto XVI una accoglienza trionfale.
L’elezione di un Pontefice a cui Tettamanzi riserva una sicura fedeltà, ma che non è certamente in sintonia con le sue caratteristiche umane, culturali ed ecclesiastiche, sembra liberare pienamente la personalità dell’arcivescovo di Milano nel dispiegamento di una attività pastorale più intensa e più orientata a distinguersi nel panorama attuale della Chiesa italiana. Accentuando la predicazione di un dialogo con tutti, islamici compresi. Rinnovando le aperture ai divorziati e ai risposati cattolici, perché non si sentano esclusi dalla comunità diocesana. Ma incalzando, soprattutto, istituzioni pubbliche e private alla solidarietà verso i più bisognosi con la sua frase-slogan: «I diritti dei deboli non sono affatto diritti deboli».
Questo impegno sociale arriva, alla vigilia dell’ultimo Natale, ad una iniziativa clamorosa: l’istituzione di un fondo anti-crisi, attingendo ai finanziamenti dell’8 per mille, per aiutare le famiglie in difficoltà e per quelle colpite dalla disoccupazione. Una mossa nel solco della tradizionale concretezza lombarda, ma che tende anche a disinnescare la mai sopita polemica sull’utilizzo di quelle risorse stabilite dal Concordato, così com’è stato rivisto all’epoca di Craxi.
L’unanime consenso che accoglie questo stanziamento iniziale di un milione di euro, destinato a crescere con le offerte dei fedeli nella diocesi, non viene invece riservato all’atteggiamento di Tettamanzi nei confronti degli immigrati, specialmente quelli di fede islamica. La predicazione di un dialogo, anche con chi non sembra disponibile ad accoglierlo, viene subito contestata dalla Lega con un crescendo di polemiche che arrivano a volantinaggi clamorosi davanti alle chiese. Fino alle più recenti accuse di eccessiva tolleranza, dopo la preghiera islamica in piazza Duomo. Tettamanzi, in realtà, si rende conto del rischio insito nel possibile mutamento identitario di un Islam italiano che pare accentuare gli aspetti politici rispetto a quelli religiosi. Ma la sua linea prudente è tesa a controllare e a gestire una situazione difficile, sulla quale una immediata e bruciante condanna avrebbe provocato più effetti negativi che positivi.
Per comprendere, però, come la posizione dell’arcivescovo di Milano susciti scandalo e il perché un prelato che non si sente e non è un leader si sia trasformato nell’interprete di una linea che appare distinta rispetto a quella del vertice Cei, occorre allargare lo sguardo alla Chiesa italiana d’oggi. Privo della guida forte di Ruini, l’episcopato del nostro paese sembra esprimere poca personalità nei singoli capi delle diocesi e una linea politica complessiva meno chiara. Ecco come mai, da una parte le attese dei fedeli, dall’altra le impazienze dei media, riescano a far diventare un «buon pastore» alla fine del suo mandato un pericoloso rivoluzionario.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200901articoli/39993girata.asp
Freeskis
07-12-2009, 15:51
I cattolici si vogliono liberare, nottetempo, dell'accusa che per secoli hanno rivolto agli ebrei... quella di essere "deicidi".
I ghetti, le persecuzioni, ogni tipo di sopruso è figlio della Chiesa e dei secoli in cui sul soglio di Pietro sono stati seduti papi che consideravano gli ebrei "un onta" per il mondo intero.
Le origini del nazismo sono molto più cattoliche di quanto oggi non si voglia far credere.
mi hai fatto venire in mente il film Conspiracy in cui un gerarca parla di radici cristiane dell'europa e Heydrich ( almeno mi sembra) chiede che il riferimento venga cancellato dai verbali :fagiano:
Infatti l'altro "pericoloso rivoluzionario" era proprio Martini.
Kharonte85
07-12-2009, 16:07
Infatti l'altro "pericoloso rivoluzionario" era proprio Martini.
Ed il mummificato ma sempre lucido Ersilio Tonini (avanti millenni rispetto a Ratzinger)
Per chi non lo conoscesse: http://www.youtube.com/watch?v=DBUTwvgoyRg
:ave: :D
PS: se non lo avete mai fatto fatevi un giretto su nonciclopedia http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Ersilio_Tonini :asd:
Vabbè, Tonini è a metà strada :D
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