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View Full Version : Uranio Impoverito: Ministero condannato


LUVІ
06-12-2009, 16:25
http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/uranio-impoverito/uranio-impoverito/uranio-impoverito.html

La Difesa dovrà risarcire i familiari di un soldato sardo. Il decesso alcuni anni fa
In Italia sarebbero 250 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione
Uranio impoverito, condannato il ministero
1,4 milioni ai familiari di un militare

Uranio impoverito, condannato il ministero 1,4 milioni ai familiari di un militare
CAGLIARI - Il tribunale di Roma ha condannato il ministero della Difesa ad un risarcimento di 1,4 milioni ai familiari di un militare sardo morto alcuni anni fa per presunta contaminazione da uranio impoverito.

La notizia è stata resa nota dal sito www.vittimeuranio.com, secondo cui - stando ad un bilancio del gruppo operativo interforze della Sanità Militare - in Italia sarebbero 250 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione da uranio.

La sentenza di Roma giunge a meno di un anno di distanza da un'altra condanna simile inflitta alla Difesa dal tribunale civile di Firenze: il caso riguardava un paracadutista reduce dalla missione Ibis in Somalia, risarcito con 545 mila euro e deceduto un mese dopo.

Secondo il sito, inoltre, proprio in questi giorni sarebbe morto un altro militare, sempre per la contaminazione da uranio. Si tratterebbe di un sottufficiale dell'Esercito della provincia di Cagliari, che ha prestato servizio nel poligono di Teulada. "Mio padre - racconta la figlia - ha sofferto per una mielodisplasia linfatica degenerata in seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa del suo decesso".

(6 dicembre 2009)

Bel colpo e bella notizia.

LuVi

ConteZero
06-12-2009, 16:29
Sono rogne... ora l'Italia dovrà rompere i cogliomberi in giro perché non si usi uranio impoverito in battaglia, altrimenti non potrà mandare i suoi soldati.

first register
06-12-2009, 18:11
Ottima notizia, indica che le cose sono cambiate.
Le munizioni all'uranio impoverito però sono utilizzate anche durante le esercitazioni.

Stiamo parlando di munizioni utilizzate per perforare le corazze dei blindati pesanti. imho questo tipo di munizioni dovrebbe essere dichiato fuori legge in tutti i paesi civili esattamente come le mine antiuomo.



Militari morti 25 mila euro ai più"fortunati"
storie di ingiustizie
Una legge sbagliata e le distrazioni del ministero
Ai parenti indennizzi da fame o addirittura negati

Genova. A giudicare dalla storia di Valerio Campagna, l'alpino di Seborga, provincia di Imperia, morto ventenne di cancro, la vita di un soldato vale poco. Ai suoi genitori lo Stato ha riconosciuto 17 mila euro d'indennizzo, una cifra così bassa da fare indignare anche Lorenzo Forcieri: un risarcimento "modesto", lo ha definito il sottosegretario alla Difesa ed ex sindaco di Sarzana, sintomo di "regole e regolamenti da cambiare"; e ha promesso di fare in modo che i Campagna ottengano, oltre al cosiddetto "equo indennizzo", anche la "speciale elargizione".
La stessa promessa andrebbe rivolta ad altre 10 mila famiglie, che secondo Falco Accame, ex presidente della Commissione difesa della Camera e oggi presidente dell'Associazione nazionale assistenza vittime arruolate, «sono state private di un indennizzo che gli spettava». Colpa di una legge dello Stato, la numero 280 del 1991, che ne modifica una precedente, la 308 del 1981 (Norme in favore dei militari di leva e di carriera infortunati o caduti durante il servizio). Per la legge «ai familiari dei beneficiari deceduti durante il periodo di servizio», indipendentemente dalla causa del decesso, «è corrisposta una speciale elargizione di lire 50 milioni».
La cifra è modesta e non è mai stata rivalutata. Ma sarebbe già qualcosa, se non fosse che mentre per la 308/81 erano destinatari dell'elargizione «gli allievi delle Scuole e Collegi militari, i militari volontari o trattenuti... i quali subiscano un evento dannoso», nella versione del '91 scompaiono virgola e militari volontari. Al loro posto subentra la categoria, inesistente, degli «allievi delle Scuole e Collegi militari volontari o trattenuti». I benefici, «che decorrono dal primo gennaio 1969», valgono per i militari di leva, non per i volontari. Un nonsenso: dal primo gennaio 2005 la leva non esiste, nelle forze e nei corpi armati si trovano soltanto volontari.
Per una svista, il testo viene stravolto. E nell'ottobre 1992 il ministero respinge l'istanza di Silvio Conti, padre del sergente Giovanni Conti, che era stato trovato morto nella piscina dell'aeroporto "Dal Molin" di Vicenza nel 1979. Sostiene il ministero che la norma sulla speciale elargizione «trova applicazione nei confronti degli eredi del personale di leva deceduto durante il servizio militare di leva». Gli eredi del personale volontario sono esclusi.
Nel 2004 lo stesso trattamento è riservato ai coniugi Melis. «Ai genitori del defunto militare Melis Valery, nato a Cagliari nel 1977, deceduto nel 2004 ...VISTO il foglio matricolare dal quale si evince che il caporalmaggiore Melis Valery ha prestato servizio in ruolo volontario... CONSIDERATO che il caso in esame non rientra nella legge 280/91... DECRETA: E' respinta la domanda».
Ma anche gli «eredi del personale di leva» non sempre ottengono giustizia. Nel 1997, Maurizio Serra e Gianni Faedda erano in servizio di leva a Capo Frasca (Sardegna). Svolgevano le stesse mansioni, compreso il recupero a mani nude dei bossoli rimasti a terra dopo le esercitazioni nel poligono di tiro. Sono morti (Faedda nel 2002, Serra nel 2004) dello stesso morbo, una patologia cerebrale. E' altamente probabile che la polvere di uranio impoverito contenuta nei bossoli, attraverso le screpolature delle mani, abbia contaminato il loro sangue.
Nel febbraio 2006 le due famiglie presentano l'istanza per il pagamento della speciale elargizione di cui alla legge 308/81. Il ministero, rispondendo un anno dopo, scrive in «riferimento all'istanza con la quale si chiede la concessione ai sensi dell'art. 3 D.P.R. 07/07/2006 numero 243 dei benefici», illustra quali siano i requisiti previsti dal suddetto decreto e conclude che «nel caso di specie non sussiste alcuno dei requisiti previsti dalla illustrata normativa» quindi «l'istanza di cui alle premesse non può trovare accoglimento». Con questa risposta il ministero dimostra di non aver nemmeno letto la domanda, riferendosi al decreto presidenziale 243 del 2006 quando invece la richiesta si basava sulla legge 308 del 1981, due diverse leggi che disciplinano casi diversi.
In questa storia di leggi sbagliate e male interpretate, quando non disattese, l'unica certezza è l'ingiustizia. Si riconosce ai parenti delle vittime di Nassiriya un (sacrosanto) indennizzo di 200 mila euro, e al tempo stesso si chiude la porta in faccia ai Melis e ai Faedda di turno. Abbiamo chiesto un'intervista al sottosegretario Forcieri per sapere se pensa di poter fare qualcosa. Ma ha preferito non rispondere di persona e inviare via fax una nota della sua segreteria. Non priva di errori (si veda lo schema qui a fianco).
Francesco Margiocco
24/03/2007

Pancho Villa
06-12-2009, 19:02
In realtà il ministero non è stato condannato, con la commissione mandelli si è arrivati a riconoscere la causa di servizio a chi ha subito patologie in qualche modo riconducibili a una contaminaizone con uranio impoverito in base al "criterio di probabilità", pur non essendo stato provato il nesso causale.


3. Il criterio di probabilita`

Stando cosı` le cose, la Commissione ha operato un mutamento di
prospettiva nell’impostazione del problema, invertendo, per cosı` dire, l’onere
della prova. Atteso infatti che le ricerche e i dati disponibili non consentivano
di confermare, ma neanche di escludere, un possibile legame tra
le patologie oggetto dell’inchiesta e l’esposizione all’uranio impoverito o
ad altri agenti nocivi, la Commissione ha sostituito al nesso di causalita`, il
criterio di probabilita`, utilizzando strumenti statistico-probabilistici nella
valutazione delle possibili cause delle patologie e sganciando, in un certo
senso, l’effetto dalla causa. Non potendosi affermare – ma neppure escludere
– la relazione tra l’evento morboso e la causa scatenante, il fatto
stesso che l’evento si sia verificato costituisce di per se´, a prescindere
cioe` dalla dimostrazione del nesso diretto, motivo sufficiente per il ricorso
agli strumenti risarcitori. In tal modo e` consentito l’accesso alle forme di
assistenza e risarcimento previste dalle disposizioni vigenti (compreso il
riconoscimento della causa di servizio e della speciale elargizione) in
base ad un dato obiettivo ed inconfutabile, rappresentato, appunto, dal verificarsi
dell’evento morboso a prescindere dall’accertamento scientifico e
medico della causa scatenante.


RELAZIONE FINALE COMMISSIONE MANDELLI (http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/uranio15/relazione_finale.pdf)

_Magellano_
06-12-2009, 19:12
Ricordo questo scandalo di alcuni anni fa',che dire è l'ennesima dimostrazione che i soldati per chi li manda sono solo carne da cannone o peggio ancora come guanti che ci si aspetta di rovinino in certi utilizzi.

superkoala
06-12-2009, 19:15
In realtà il ministero non è stato condannato, con la commissione mandelli si è arrivati a riconoscere la causa di servizio a chi ha subito patologie in qualche modo riconducibili a una contaminaizone con uranio impoverito in base al "criterio di probabilità", pur non essendo stato provato il nesso causale.


3. Il criterio di probabilita`

Stando cosı` le cose, la Commissione ha operato un mutamento di
prospettiva nell’impostazione del problema, invertendo, per cosı` dire, l’onere
della prova. Atteso infatti che le ricerche e i dati disponibili non consentivano
di confermare, ma neanche di escludere, un possibile legame tra
le patologie oggetto dell’inchiesta e l’esposizione all’uranio impoverito o
ad altri agenti nocivi, la Commissione ha sostituito al nesso di causalita`, il
criterio di probabilita`, utilizzando strumenti statistico-probabilistici nella
valutazione delle possibili cause delle patologie e sganciando, in un certo
senso, l’effetto dalla causa. Non potendosi affermare – ma neppure escludere
– la relazione tra l’evento morboso e la causa scatenante, il fatto
stesso che l’evento si sia verificato costituisce di per se´, a prescindere
cioe` dalla dimostrazione del nesso diretto, motivo sufficiente per il ricorso
agli strumenti risarcitori. In tal modo e` consentito l’accesso alle forme di
assistenza e risarcimento previste dalle disposizioni vigenti (compreso il
riconoscimento della causa di servizio e della speciale elargizione) in
base ad un dato obiettivo ed inconfutabile, rappresentato, appunto, dal verificarsi
dell’evento morboso a prescindere dall’accertamento scientifico e
medico della causa scatenante.


RELAZIONE FINALE COMMISSIONE MANDELLI (http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/uranio15/relazione_finale.pdf)

Chissà perché i nessi causali non vengono mai provati...
:rolleyes:

ChristinaAemiliana
06-12-2009, 23:43
E' un bel passo avanti.

Un mio prof del politecnico, bravissimo, è stato consulente per questa commissione e si è prodigato in molti modi affinché venisse reso noto e accettato il rischio collegato all'uso dell'uranio impoverito; in tempi come questi è già una fortuna che il parere di uno scienziato del suo calibro sia in grado di pesare effettivamente su certe decisioni.

-kurgan-
07-12-2009, 09:38
Svolgevano le stesse mansioni, compreso il recupero a mani nude dei bossoli rimasti a terra dopo le esercitazioni nel poligono di tiro.

allucinante.. poveracci :(

ConteZero
07-12-2009, 09:43
A quello che capisco il problema non stà nel raccogliere proiettili o simili, il punto è inalare (o comunque "assorbire") le polveri.
Da quello che so l'uranio impoverito di suo non è così pericoloso, il problema è quando si "volatilizza".

LUVІ
07-12-2009, 09:55
A quello che capisco il problema non stà nel raccogliere proiettili o simili, il punto è inalare (o comunque "assorbire") le polveri.
Da quello che so l'uranio impoverito di suo non è così pericoloso, il problema è quando si "volatilizza".

E' così.

lowenz
07-12-2009, 10:26
Il problema è che la pelle scherma perfettamente la radiazione, se inalato la schermatura scompare ovviamente.....e iniziano i problemi.

A questo si aggiunge la tossicità come metallo pesante (sempre se immesso nell'organismo).

Jammed_Death
07-12-2009, 10:59
A quello che capisco il problema non stà nel raccogliere proiettili o simili, il punto è inalare (o comunque "assorbire") le polveri.
Da quello che so l'uranio impoverito di suo non è così pericoloso, il problema è quando si "volatilizza".

come l'amianto...e allora mi chiedo quanti altri materiali ridotti in polvere e inalati siano dannosi? credo tutti, basta usare le protezioni, cosa di cui i soldati che erano laggiù non sapevano niente...

gbhu
07-12-2009, 11:00
La Difesa dovrà risarcire...

Purtroppo "La Difesa" significa in parole povere "i cittadini italiani con le loro tasse".
Sarebbe stato meglio se fossero stati condannati i generali che hanno dato gli ordini e i politici al governo in quel tempo che hanno comandato le missioni in determinati territori.

girodiwino
07-12-2009, 11:21
Purtroppo "La Difesa" significa in parole povere "i cittadini italiani con le loro tasse".
Sarebbe stato meglio se fossero stati condannati i generali che hanno dato gli ordini e i politici al governo in quel tempo che hanno comandato le missioni in determinati territori.


scusa ma mi è venuto da ridere...:D

Pancho Villa
07-12-2009, 13:32
Guardate che non esiste nessun nesso accertato tra l'utilizzo dell'uranio impoverito e una maggiore incidenza di determinate patologie; basti pensare che tra la commissione Mandelli ha rilevato un'incidenza minore della media nazionale tra i veterani dei Balcani.

http://www.uranioimpoverito.it/documenti/mandelli2.pdf


C'è uno studio approfondito su un piccolo gruppo di veterani del golfo (soldati USA) che furono impegnati in prima linea e quindi altamente esposti al DU, sopratutto perché furono colpiti dal fuoco amico da questi proiettili; alcuni di loro hanno ancora in corpo schegge che non è stato possibile rimuovere. Ebbene tale studio, pur considerata l'esiguità del campione (una trentina di individui mi pare), non ha evidenziato nessun'anomalia riconducibile alla contaminazione da uranio impoverito, né malformazioni tra i figli nati successivamente.

ChristinaAemiliana
07-12-2009, 14:46
Guardate che non esiste nessun nesso accertato tra l'utilizzo dell'uranio impoverito e una maggiore incidenza di determinate patologie; basti pensare che tra la commissione Mandelli ha rilevato un'incidenza minore della media nazionale tra i veterani dei Balcani.

http://www.uranioimpoverito.it/documenti/mandelli2.pdf


C'è uno studio approfondito su un piccolo gruppo di veterani del golfo (soldati USA) che furono impegnati in prima linea e quindi altamente esposti al DU, sopratutto perché furono colpiti dal fuoco amico da questi proiettili; alcuni di loro hanno ancora in corpo schegge che non è stato possibile rimuovere. Ebbene tale studio, pur considerata l'esiguità del campione (una trentina di individui mi pare), non ha evidenziato nessun'anomalia riconducibile alla contaminazione da uranio impoverito, né malformazioni tra i figli nati successivamente.


C'è una pregevole critica a questo rapporto (in realtà si riferisce alla versione di due mesi prima, ma i concetti presentati nelle due stesure successive restano gli stessi) scritta dal prof. Zucchetti, che è la persona che citavo prima (e che per me resta non "un" esperto in radioprotezione ma l'Esperto in radioprotezione).

Il pezzo fa parte di un lavoro più ampio che si trova qui:

Stima dei danni radiologici da Uranio Impoverito alla popolazione nei Balcani (http://web.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/stima_danni.html)

e che vale la pena di leggere interamente. Comunque riporto la parte che ci interessa, per comodità.



2) Rapporto preliminare della "Commissione Mandelli"

Con riferimento ai lavori della Commissione scientifica sull’uranio impoverito nominata dal Ministro della Difesa, presieduta dal prof. Mandelli ("Commissione"), il sottoscritto ha esaminato la Relazione Preliminare emessa dalla Commissione in data 19.3.2001.


Nell’esprimere apprezzamento per il lavoro effettuato dai membri della Commissione e per i dati messi a disposizione, si esprime stupore tuttavia sul fatto che i risultati di questo lavoro siano stati intesi come "Assoluzione dell’Uranio impoverito", facendo ampio torto al reale contenuto del rapporto stesso.

Inoltre, sullo specifico del metodo utilizzato nel rapporto e sui suoi risultati preliminari, verranno espresse alcune osservazioni critiche, atte più che altro, se prese in considerazione, a migliorarne i contenuti.


2.1) La relazione preliminare NON è (e non poteva essere) una assoluzione dell’uranio impoverito.

Il sottoscritto in particolare, a questo riguardo, concorda pienamente con i membri della Commissione sui seguenti punti:



Si tratta di una relazione preliminare su un aspetto specifico dell’intera questione, ovvero la maggior incidenza di tumori rispetto al normale nei militari italiani in missione nei Balcani.


La quantità di dati a disposizione era troppo esigua per poter permettere sia di negare sia di affermare con certezza il legame fra uranio impoverito e certe neoplasie.


Sarà necessario un accurato monitoraggio nel tempo, sia per quanto riguarda l’acquisizione di eventuali nuovi casi, sia per controlli da effettuare su altre popolazioni a rischio, sia per seguire nel tempo la coorte dei soggetti militari esposti. E’ necessario in particolare aggiornare il numero di casi di neoplasie mediante l’acquisizione della documentazione necessaria alla conferma diagnostica delle segnalazioni che arriveranno alla Commissione nei prossimi mesi.


Il ruolo di altre cause oltre all’uranio impoverito non ha potuto essere preso in considerazione.


Le considerazioni effettuate sul ruolo dell’uranio impoverito sono preliminari e derivano dalla letteratura e dalle campagne recenti dell’UNEP.


L’incidenza di alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin, ma anche altre) è superiore all’atteso, anche se, viste le precedenti premesse, erano di statistica dubbia e l’attribuzione all’uranio impoverito non è stata possibile. Vi sono tuttavia lavori in letteratura che indicano una possibile correlazione fra linfoma di Hodgkin e esposizione interna da Uranio impoverito.


Se questa è una sentenza assolutoria, allora il sottoscritto qui, alla pari dei membri della Commissione nel Rapporto, si è probabilmente espresso in una lingua diversa dall’italiano corrente!

2.2) Sui seguenti punti della relazione si esprimono invece alcune perplessità e osservazioni. In particolare:


La statistica sulla normalità o meno rispetto all’atteso del numero di casi di malattia riscontrati dipende ovviamente da due parametri, cioè:

Il numero di casi di tumore preso in considerazione.
La popolazione globale presa come campione statistico. Se infatti 10 casi di tumore, ad esempio, sono "sotto il normale" su una popolazione di 1 milione di persone, sono "sopra il normale" su una popolazione di 1000 persone.

Sulla determinazione di queste grandezze il rapporto solleva dei dubbi. Infatti:

L’esame dei casi di malattie e morti attribuibili all’uranio impoverito deve prendere in esame, vista l’esiguità del fenomeno, la maggior base possibile di casi significativi, per migliorare la affidabilità dell’indagine. Allora, i molti ulteriori casi segnalati dalle associazioni di militari colpiti (quali la AnaVafaf e altre) non possono non essere presi in considerazione, e probabilmente, visti i piccoli numeri, potrebbero modificare alcune delle conclusioni ora tratte nel Rapporto.
La popolazione considerata "esposta" ai fini della statistica sulla normalità dell’insorgenza dei tumori è di ben 57164 soggetti, includendo fra i potenzialmente esposti anche soggetti che sono stati nei Balcani per una sola volta e per tempi brevissimi (anche fino ad un sol giorno, in teoria!), oppure in date talmente posteriori ai bombardamenti e/o in luoghi così lontani da esso da poterne escludere con ogni probabilità l’esposizione da uranio. La statistica stessa sui colpiti da linfoma di Hodgkin, ad esempio, indica in 173 giorni la durata media della permanenza, con un minimo di 64 giorni per un solo caso. Come altro esempio, sono stati inclusi anche i militari andati in missione in Albania, che da Uranio impoverito non è mai stata toccata. In sostanza, se si includono nella statistica persone che all’uranio non sono state esposte mai, da un lato, e si escludono invece casi di patologie che potrebbero aumentare la statistica, dall’altro, risulta ovvio come si possa giungere alle conclusioni sulla "normalità rispetto alle attese" dell’incidenza di tumori.



Per quanto riguarda lo screening dei militari esposti per accertare l’esposizione ad uranio impoverito (ovvero gli esami da effettuare su potenziali contaminati, ma senza patologie) è ben noto [si veda come solo esempio la ref. 1] che esami ematologici e delle urine "standard" non possono, a distanza di qualche anno, rilevare alcunché, tranne il caso di militari con proiettili ritenuti, che non si applica qui. La tipologia di esami da effettuare risulta più complessa in questo caso. E’ anche improbabile, che, a distanza di anni, il meccanismo di esposizione alla risospensione di polveri da parte di militari "alla prima esperienza" sia in grado, a distanza di anni dai bombardamenti, di provocare in costoro una esposizione significativamente rilevabile. Si fa notare in ultimo che l’analisi "Whole Body Counter" è poi inefficace alla rilevazione di contaminazioni da alfa emettitori quali l’uranio.


Si concorda con la Commissione che la via di esposizione più rilevante per l’uranio impoverito è l’inalazione e che, dai polmoni, una frazione non trascurabile dell’attività in questi depositata si concentri nei linfonodi del mediastino. Questo tuttavia, al di là delle comprensibili cautele e premesse della Commissione già esaminate, appare un segnale significativo di correlazione fra l’eccesso di casi di linfomi di Hodgkin e l’esposizione a uranio impoverito. Si concorda però su come occorra meglio chiarire il ruolo della contaminazione interna da uranio nella eziologia dei linfomi, campo di ricerca sul quale non vi sono sufficienti dati.


Fra le statistiche del UNSCEAR citate nel Rapporto riguardo il linfoma di Hodgkin, risultano purtroppo di scarsa utilità quelle legate a esposizione a Iodio-131 e al gas Radon, mentre è interessante la statistica del 1994 che riporta, fra i lavoratori addetti alla lavorazione del minerale uranifero (quindi professionalmente esposti a inalazione di polveri di uranio) casi in eccesso di linfoma di Hodgkin, pur in presenza di normale incidenza di tumori a polmoni e ossa.


La citazione dei rassicuranti risultati del rapporto UNEP [2]: "non è stata registrata una contaminazione significativa delle aree sottoposte a mitragliamento con dardi all’uranio impoverito" non rassicura affatto, purtroppo, a causa di forti dubbi riguardo la liceità di tali conclusioni. Infatti:

Le misurazioni sono state fatte a distanza di anni dai bombardamenti. Il sottoscritto ha già ampiamente spiegato in altre sedi [3] come sia improbabile, a distanza di anni, rilevare l’inquinamento da DU con le usuali misure di contaminazione ambientale. Occorre ricorrere a bioindicatori/bioaccumulatori, nei quali si può ancora rilevare il DU anche dopo parecchio tempo dai bombardamenti.
Il rapporto afferma infatti di non aver trovato concentrazioni ambientali rilevanti di DU e questo appunto non stupisce. Tuttavia, contraddice le sue stesse conclusioni (il DU in seguito ad un bombardamento non si sparge nell’atmosfera se non entro un piccolo raggio dall’esplosione, ergo l’esposizione della popolazione nel suo insieme risulta trascurabile), leggendo quanto scritto nell’Appendice VI del Rapporto stesso.
In essa vengono riportati i dati sui rilevamenti di DU in certi bioindicatori (licheni e muschi). Si legge che in tutti i casi in cui si è ricorso a questa misura si è trovato rilevante traccia di DU, segno che esso si era polverizzato e sparso nell’atmosfera. Questo, anche in concomitanza con rilevazioni nulle di contaminazione del suolo. Si raccomanda nel Rapporto l’uso di questi bioindicatori in future rilevazioni.
Questa appare perciò una implicita affermazione di non aver utilizzato le tecniche più adeguate per la rilevazione del DU. Risultano perciò opinabili ed inficiate tutte le affermazioni del rapporto sulla pericolosità del DU.
Inoltre, solo in 11 siti sugli oltre 100 indicati sono state effettuate misurazioni. Date le caratteristiche "a spot" dell’inquinamento da DU, questo compromette la completezza ed esaustività dell’indagine.



Si concorda con la Commissione che i coefficienti di rischio attualmente raccomandati dall’ICRP (derivati da alte esposizioni croniche esterne principalmente a nuclidi beta e gamma emettitori - statistiche su Hiroshima, Nagasaki e pazienti alto-irraggiati per errate cure con raggi X negli anni quaranta) siano di difficile applicazione al caso in esame (esposizioni interne croniche ad alfa emettitori). Questo, tra l’altro, costituisce un ulteriore elemento di critica a molte delle rassicuranti stime recentemente pubblicate [4].


In conclusione, il sottoscritto, al contrario di considerarlo una sentenza assolutoria, considera il Rapporto della Commissione come un pregevole primo risultato di una analisi che andrà ovviamente completata. Segnala in particolare la necessità di migliorare e rivedere la statistica (come riportato nel punto A di questo Documento) e di proseguire nell’interessante analisi della correlazione fra alcune forme tumorali (linfoma di Hodgkin) e l’esposizione interna da Uranio (punti C e D di questo Documento).

[1] F.J.Hooper et al. "Elevated urine uranium excretion by soldiers with retained uranium shrapnel", Health Phys. 77(5) (1999) 512-519.
[2] Unep, Depleted Uranium in Kosovo - Post-Conflict Environmental Assessment, marzo 2001, reperibile al sito: http://balkans.unep.ch/du/reports/report.html.
[3] M.Cristaldi, A.Di Fazio, C.Pona, A.Tarozzi, M.Zucchetti "Uranio impoverito (DU). Il suo uso nei Balcani, le sue conseguenze sul territorio e la popolazione", Giano, n.36 (sett-dic. 2000), pp. 11-31.
[4] Unione Europea, Opinion of the group of experts established according to Article 31 of the EURATOM Treaty -- Depleted Uranium, reperibile al sito: http://europa.eu.int/comm/environment/radprot/opinion.pdf.

Lascio anche il link a una presentazione sempre del prof. Zucchetti sull'uranio impoverito, nella quale vengono presentati altri dati.

http://staff.polito.it/massimo.zucchetti/Zucchetti_Napoli_2007.pdf

Kundalini
07-12-2009, 15:48
Ottima notizia, indica che le cose sono cambiate.
Le munizioni all'uranio impoverito però sono utilizzate anche durante le esercitazioni.

Stiamo parlando di munizioni utilizzate per perforare le corazze dei blindati pesanti. imho questo tipo di munizioni dovrebbe essere dichiato fuori legge in tutti i paesi civili esattamente come le mine antiuomo.

cosi non si risolve il problema, anche se proibisci l'uso dei proiettili all'uranio impoverito ai soldati occidentali(tutti gli alleati) se la controparte invece ne fá un uso massiccio comunque i nostri sarebbero esposti, oltre ad essere piú indifesi, lo stesso vale per le mine anche se noi non le usiamo e poi mandiamo i soldati in un campo dove invece di patate ci piantano le mine non risolviamo nulla i nostri hanno bisogno di protezioni sia contro le inalazioni sia contro una probabile mina(ma qui la vedo dura)...

Pancho Villa
07-12-2009, 16:42
Certamente si tratta di un argomento molto complesso, si cita infatti la difficoltà di selezionare un campione significativo e l'effettiva maggiore incidenza dei linfomi di Hodgkin, comunque il lavoro della commissione Mandelli mi sembra un'ottima base id partenza. Come sia stato scelto l'elenco dei casi di patologie è spiegato dettagliatamente nel rapporto, e di quelli segnalati ad alcune associazioni e non presi in esame nel lavoro non si conosce l'entità e l'attendibilità.
Comunque l'aspetto centrale della questione è l'incidenza globale delle neoplasie che è in linea con la media nazionale (anzi, inferiore), e penso che fino a quando non si dimostrerà un'effettiva MAGGIORE incidenza di queste patologie (magari in un campione più selezionato) non si possa certo incolpare il DU. E ripeto che la Difesa si è assunta la responsabilità dei casi, pur senza aver nesso chiarito il nesso causale, in virtù del criterio di probabilità che non è un'assunzione di colpe, e questo è l'altro aspetto focale.
A mio avviso le ricerche dovrebbero prendere in esame anche altre possiibli cause, l'anno scorso gli USA hanno riconosciuto colpevoli un vaccino e i fumi dei pozzi petroliferi come causa della Sindrome del golfo, scagionando allo stesso tempo il DU.

http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/11/17/AR2008111703566.html

http://www1.va.gov/rac-gwvi/docs/GWIandHealthofGWVeterans_RAC-GWVIReport_2008.pdf


Riporto anche lo studio sui veterani colpiti dal fuoco amico che ho citato più sopra:


http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1569622/

http://www.pdhealth.mil/downloads/Env_Health%20Effects_DU.pdf

amigaos
07-12-2009, 17:35
Scusate
se fosse dimostrata la tossicita' (o comunque la pericolosita') di questo minerale alla povera gente che avra' la terra piena di sta roba ,Iraq in primis, Bosnia, Kosovo, Afghanistan cosa gli dovremmo dare?


Non penso che sia facile bonificare "pezzi di paese", ho come l'impressione che la pericolosita' di questo materiale sara' sempre dubbia.

ChristinaAemiliana
07-12-2009, 17:55
Sicuramente un argomento del genere è molto complesso, già solo perché in una zona di guerra non è certo il solo DU a poter essere fonte di problemi anche gravi. Infatti il prof. Zucchetti stesso, nel PDF che ho linkato, spiega chiaramente come la guerra abbia causato comunque morti "extra" nella popolazione civile, e per le cause più disparate, quindi non basta certo dire "toh ci sono più morti" e nemmeno "più morti per tumori", ma occorre andare a indagare proprio i particolari tipi di neoplasia che sono tipicamente associati al DU (e idem per qualsiasi altra causa si voglia considerare).

In ogni caso, le conclusioni (provvisorie, son loro stessi i primi a raccomandare ulteriori approfondimenti) della commissione Mandelli non parlano soltanto dell'incidenza globale delle neoplasie che risulterebbe inferiore a quella media nazionale; il rapporto anzi riporta chiaramente che (1) la suddetta incidenza inferiore possa essere dovuta al fatto che i militari sono una popolazione fortemente selezionata sulla salute fisica e (2) comunque l'incidenza dei linfomi risulta aumentata.

Quindi il DU non può essere scagionato su tali basi e a mio avviso (in perfetta linea con quanto esposto dal prof. Zucchetti) non potrebbe comunque esserlo, nemmeno se si dimostrasse l'assenza di conseguenze sui nostri militari nel caso in esame; questo perché si tratta di un materiale che senza dubbio (è letteratura, c'è casistica precedente, fin dagli anni cinquanta) può essere estremamente nocivo e pertanto non è giustificata la sua utilizzazione, considerato che è possibile "farne le veci" con altri materiali che non sono pericolosi né radioattivi (ad esempio, il tungsteno).