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View Full Version : Qui si tratta ancora! Farina (Pdl) denuncia l’inumanità del 41 bis - Ipotesi ricatto


luxorl
28-11-2009, 10:13
Il suo nome in codice è “Betulla”: storia di una carriera segreta

Scrittore, opinionista, ex giornalista, radiato dall’ordine, deputato europeo. Collaboratore del Sismi dal 1999. Nome in codice: Betulla. Questa la carriera di Renato Farina, nato a Desio nel 1954 e grande amico di Vittorio Feltri. Secondo le indagini, nel 2004, riceve da Nicolò Pollari (l’allora direttore del Sismi), tramite Pio Pompa, l’ordine di recuperare da Al Jazeera le immagini dell’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, componente italiano di una compagnia militare privata, rapito e ucciso in Iraq. Sostiene che con il suo operato ha fornito ai servizi segreti informazioni nelle mani dei pubblici ministeri sul rapimento della giornalista de il Manifesto Giuliana Sgrena, tenuta prigioniera in Iraq. Nel giugno del 2006 Pio Pompa chiede a Farina, di scrivere una cronaca contro Romano Prodi (pubblicata poi il 9 giugno 2006), per accusarlo di avere appoggiato la pratica delle extraordinary rendition quando era alla Commissione europea. Il 2 ottobre 2006 l'ordine dei giornalisti lombardo lo sospende per un anno con l'accusa di aver pubblicato notizie false in cambio di denaro dal Sismi.


QUI SI TRATTA (ANCORA)
Farina (Pdl) denuncia l’inumanità del 41 bis per i mafiosi Come nel 2002: ipotesi ricatto dei clan alla politica

di Peter Gomez

Per lui è solo un atto di carità cristiana. Un gesto umanitario per dare un po’ di conforto a chi soffre. Per gli investigatori, invece, potrebbe essere una sorta di messaggio. O almeno potrebbe essere colto dalla mafia come tale. Come l’ultimo, o il penultimo, segnale nella lunga presunta trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato cominciata nel 1992-93 e mai interrotta. Comunque stiano le cose un fatto è certo: fa effetto ascoltare dai microni di Radio Radicale un esponente di peso del Pdl come il neo-parlamentare Renato Farina, chiedersi se davvero il 41 bis, il cosiddetto carcere duro, è una forma di tortura. E fa ancora più effetto pensare che le sue dichiarazioni, chiuse con la proposta di istituire una commissione internazionale sulla situazione dei boss in prigione, sia arrivata a ferragosto, davanti alle porte del carcere milanese di Opera.

Lì dentro, ospitati in celle singole controllate giorno e notte, ci sono ben 82 capi-mafia. E assieme al più celebre di tutti, Totò Riina, c’è anche Giuseppe Graviano, il capo della famiglia mafiosa di Brancaccio, che, secondo il pentito Gaspare Spatuzza, avrebbe concluso intorno al Natale 1993 una sorta di accordo politico con Silvio Berlusconi. Farina, è vero, rispetto al 41 bis ha un approccio problematico. E nella sua intervista fornisce un particolare importante: dice che buona parte dei detenuti non appena ha capito chi era e soprattutto in che partito militava, ha mostrato “una furia” che lo ha “preoccupato”. Ce l’avevano con lui, con il ministro della Giustizia Angelino Alfano e con Berlusconi.

Resta però una singolare coincidenza: la visita ispettiva ad Opera dell’ex giornalista, radiato dall’Ordine per il denaro ricevuto dai servizi segreti militari, avviene subito dopo i primi interrogatori di Giuseppe Graviano e di suo fratello Filippo. Lunghi faccia a faccia con i magistrati durante i quali i due boss hanno più volte detto di “rispettare” la scelta di Spatuzza . Ma hanno aggiunto che stare al 41 bis è come stare “a Guantanamo”: “Ho la luce accesa giorno e notte e da quattro mesi aspetto una visita per un sospetto di tumore” ha detto Giuseppe. Il dubbio, insomma, che il dialogo tra la politica e la mafia sia ancora in corso, c’è. Pure l’Aisi (il servizio segreto interno), nelle sue ultimi relazioni sullo stato della criminalità organizzata in Italia, spiega che nelle carceri i boss mostrano segni d’irrequietezza e d’impazienza. E, secondo quanto risulta a Il Fatto Quotidiano, sottolinea proprio il ruolo dei fratelli Graviano che sarebbero alla ricerca di una soluzione per il 41 bis.

Detto in altre parole: l’impressione è di trovarsi di fronte a una sorta di grande ricatto. O fate qualcosa, o rispettate i patti - comunica la mafia - o noi cominciamo a far sapere come sono andate realmente le cose negli anni delle stragi

I Graviano, del resto, hanno già tentato operazioni del genere. Nel 2002 erano stati proprio loro a dare il via a una singolare corrispondenza tra boss detenuti (spesso condannati proprio per le bombe ai monumenti) ricca di ambigui riferimenti alla “cappella Sistina”, al “museo egizio di Torino”, al Milan (la squadra del presidente del consiglio Silvio Berlusconi) e alla Formula Uno, sempre indicata da chi scrive con la sigla “F.I”: le iniziali di Forza Italia. Allora accanto alle lettere, tutte ovviamente lette dalla censura e finite in corposi rapporti dello Sco (Servizio Centrale operativo) della Polizia, c’erano stati pubblici proclami di boss del calibro di Luchino Bagarella che il 12 luglio del 2002, in aula, aveva accusato la politica di aver “strumentalizzato” i detenuti

Così il Sisde, all’epoca diretto dal generale Mario Mori, aveva lanciato l’allarme. Aveva annunciato con un’informativa segreta a Palazzo Chigi, di aver appreso da “Attendibili fonti fiduciarie l’esistenza di un progetto di aggressione di Cosa Nostra che avrà inizio con azioni in toto non percettibili dall’opinione pubblica fino a raggiungere toni manifesti, con la commissione, in un secondo momento, di azioni eclatanti”. Nel mirino, secondo gli 007, c’erano Dell’Utri, l’avvocato Cesare Previti e una molti avvocati meridionali (per lo più parlamentari). E a tutti loro fu data una scorta. Oggi la situazione è diversa. A far paura non sono più le armi della mafia, ma le parole. Certo in Cosa Nostra c’è chi può pensare (al contrario di quanto sostiene il ministro dell’Interno, Roberto Maroni) che la riforma della legge sul sequestro dei beni appena introdotta in finanziaria, sia una buona notizia. O che la due giorni di sciopero degli avvocati, che protestano anche contro il 41 bis, sia il sintomo di qualcosa che si sta muovendo. Ma forse è tardi. Troppo tardi. Perchè, come diceva Leonardo Sciascia, “Tutti i nodi vengono al pettine. Se c’è il pettine”.

IFQ

.marco.
28-11-2009, 10:22
bene, speriamo che incominci a raccontare, visto che il 41 bis difficilmente verrà modificato e tantomeno cancellato.

Perseverance
28-11-2009, 10:26
Son davvero curioso, ma che ce lo dicano o no già ce lo immaginiamo!

fabio80
28-11-2009, 10:27
mandiamoli al caesar palace a las vegas

che merda di paese, si preoccupano più dei mafiosi che della gente comune che da il sangue per almentare sto baraccone di delinquenti:rolleyes:

lowenz
28-11-2009, 10:40
Ve lo ricordate Farina in televisione VENTIQUATTRO ORE AL GIORNO quando morì Giovanni Paolo II nel 2005?

O me lo ricordo solo io?
Insieme all'immancabile Messori :asd:

elect
28-11-2009, 11:01
Vediamo come si evolve

luxorl
29-11-2009, 11:45
up :stordita:

LUVІ
30-11-2009, 00:21
Ma come ti permetti? Questo è il governo che più al mondo, negli ultimi 1500 anni, ha lottato e lotta contro la mafia! :mad: E la Telecom, e colaninno, e cacca pupù.

luxorl
30-11-2009, 09:00
Altri messaggi che sembrano dover tranquillizzare la mafia:

MAFIA: DELL'UTRI INSISTE, MANGANO E' STATO UN EROE
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BERLUSCONI: STROZZEREI AUTORI PIOVRA E LIBRI SU MAFIA
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