Ja]{|e
26-11-2009, 08:14
LINK (http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/114838/altro_che_andare_via_piu_italiani_per_lafghanistan)
Nel centrodestra c’era aria di ritiro ma il governo non può dire di no alla Casa Bianca
Altro che andare via.
Più italiani per l’Afghanistan
Obama costringe Berlusconi a partecipare all’aumento del contingente
26 novembre 2009
Dietro front. La Lega, che aveva chiesto l’inizio del ritiro del contingente italiano dall’Afghanistan entro Natale,se ne dovrà fare una ragione.
Le truppe resteranno, anzi saranno incrementate, seppure in ragione di una sorta di “partita di giro”, secondo la quale i quattrocento rinforzi inviati temporaneamente a Kabul non torneranno indietro. Silvio Berlusconi, infatti, ha detto sì alla richiesta di Barack Obama di «sostenere il rafforzamento dell’impegno della comunità internazionale in Afghanistan », come fa sapere un comunicato di palazzo Chigi che riferisce di una telefonata tra il premier italiano e il presidente degli Usa.
Berlusconi ha poi incontrato il segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, con il quale ha svolto «un approfondimento particolare» sulla situazione afghana.
Il maggiore impegno italiano è parte di uno sforzo da parte di tutti gli alleati della Nato coinvolti nella missione Isaf. Nel complesso ci sarà un aumento di 5.000 soldati. La pressione americana sugli alleati avviene alla vigilia del lungo ponte di Thanksgiving, dopo il quale Obama annuncerà l’inizio di una nuova fase nel conflitto afghano, che vedrà lo spiegamento di altri trentamila soldati Usa. Un’escalation che il presidente vuole condividere con gli alleati.
LINK (http://www.apcom.net/newspolitica/20091125_190301_f659d3_77083.html)
Afghanistan
La Russa:Maggiore impegno Italia, per ora no numeri
25 NOV 2009
Serve bilanciamento con altre missioni all'estero
Roma, 25 nov. (Apcom) - Pronti a rafforzare l'impegno, ma per ora non è possibile fare quantificazioni, anche perché la presenza in Afghanistan deve essere "parametrata con le altre presenze in missioni all'estero". Lo ha riferito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo aver partecipato all'incontro a palazzo Chigi con il segretario generale della Nato, Rasmussen, e dopo aver avuto un colloquio telefonico con il suo omologo americano, Bob Gates. "Berlusconi - ha spiegato - si è riservato di sentire il governo e il Parlamento sulla qualità dell'impegno. Se ci sarà, come è probabile, una valutazione su un maggiore impegno ci ragioneremo. La mia considerazione è che bisogna tenere d'occhio non solo l'Afghanistan, ma il complesso delle presenze nelle missioni, che va bilanciato". La Russa ha dunque ricordato che è stato completato il ritiro dei 400 soldati in più inviati per le elezioni e che attualmente a Kabul ci sono 2.500 militari oltre ai carabinieri. Il ministro ha osservato che l'Italia è "molto interessata e apprezza il nuovo approccio che prevede che la presenza militare sia principale condizione perché possa verificarsi la ricostruzione".
LINK (http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2009/11/26/1097781-soldati_italiani_afghanistan.shtml?refresh_ce)
Berlusconi conferma a Obama e alla Nato il nostro appoggio
Più soldati italiani in Afghanistan
Gli Stati uniti inviano nuove truppe per addestrare e dare la caccia ad Al Qaeda.
L'Italia pronta a rafforzare il contingente "con un nuovo approccio operativo".
di Maurizio Piccirilli
26/11/2009
G8, Silvio Berlusconi con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama In Afghanistan serve un cambio di strategia. Dopo molti tentennamenti Obama ha deciso un «surge» di truppe. Lunedì prossimo comunicherà alla nazione che ha deciso di inviare altri 30mila soldati. Truppe destinate in gran parte all'addestramento dell'esercito afghano. Il resto combatterà. Ma a precise condizioni. Obama ha intezione di chiedere al rieletto Karzai di fare chiarezza nella governance del Paese.
Lotta alla corruzione, trasparenza e diritti uguali per uomini e donne. Se queste richieste non saranno esaudite i marines americani daranno solo la caccia ai terroristi di Al Qaeda. I talebani diverrebbero solo un «problema interno» del governo di Kabul. In Afghanistan ancora per otto, nove anni è la prospettiva della Casa Bianca. In questo scenario anche la Nato deve fare la sua parte, sostiene Washington. Almeno settemila unità vengono richieste agli alleati. E ieri durante la telefonata tra il responsabile del Pentagono, Robert Gates e il ministro della Difesa La Russa si è parlato proprio del cambio di strategia in Afghanistan.
Il tema è stato al centro dell'incontro tra il premier Berlusconi e il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ieri a Palazzo Chigi. Il premier era reduce da una telefonata con Obama nella quale è stato riconfermato l'impegno dell'Italia accanto agli Stati Uniti anche nell'invio di soldati. Berlusconi ha ribadito la posizione dell'Italia: in Afghanistan per ricostruire il tessuto sociale nella massima sicurezza. «Un nuovo approccio operativo sul terreno, sull'esigenza di aumentare l'impegno nel settore civile e nell'addestramento delle forze di sicurezza e di polizia afgane e, infine, sull'aspettativa che il nuovo governo afgano sia all'altezza delle importanti sfide che attendono il Paese», è la sintesi dell'incontro nella nota di Palazzo Chigi. Non si è parlato di numeri, piuttosto di tipologia di intervento.
Senza dimenticare che la strategia italiana nel Prt di Herat è presa a esempio dagli alti comandi americani. «Conquistare i cuori e le menti», slogan del generale McChrystal, è la «mission» che i soldati italiani perseguono da sempre. I nostri militari infatti sono fortemente impegnati sul piano militare con l'addestarmento dell'esercito afghano, della polizia e persino della Border police, la polizia di frontiera. Allo stesso tempo sono sempre i nostri militari che si adoperano nella ricostruzione di scuole, ospedali, strade, pozzi e supporto alle istituzioni civili. Questo non ci evita di dover fronteggiare la minaccia degli «insorgenti».
In collaborazione con i militari afghani abbiamo «bonificato» dai talebani vaste aree della regione di Herat. Per incrementare l'attività nella zona di nostra competenza, grande come tutta la pianura padana, sono in arrivo i rinforzi dell'esercito albanese e della Slovacchia. La nostra aliquota di «surge» non potrà superare le 500 unità, come ha confermato il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincezo Camporini, «le forze armate italiane hanno schierato all'estero in passato fino a 12.500 uomini e oggi siamo circa a quota 8.500». Dunque, «non è un problema di uomini, è un problema di soldi e soprattutto di volontà politica di fare certe cose». Un aumento di truppe non potrà essere ordinato prima del nuovo anno. E secondo le indicazioni entro marzo. Prima che i talebani lancino la loro offensiva di primavera.
LINK (http://temi.repubblica.it/limes/afghanistan-piu-soldati-per-una-guerra-persa/8840)
Afghanistan: più soldati per una guerra persa
La decisione di Obama. Una guerra che non si può vincere. Lo spettro di Jimmy Carter. L'afghanizzazione e il passaggio del testimone della sconfitta. Il problema per noi.
di Lucio Caracciolo
Obama ha deciso: la campagna afghana non si può vincere, quindi mandiamo più soldati sul terreno. La logica di questa scelta non è ovviamente strategica, ma puramente domestica. Il presidente degli Stati Uniti sa che deve chiudere in un modo o in un altro la partita dell'Afghanistan entro il 2011. Obiettivo: evitare che diventi argomento della campagna presidenziale del 2012. Se i soldati americani fossero ancora impegnati in massa contro gli insorti afghani, continuando a subire perdite importanti, la rielezione di Obama sarebbe a rischio.
Per finire una guerra che non si può vincere, teoricamente c'è una via più diretta. Alzare bandiera bianca, e ritirarsi in buon ordine, vessilli al vento. Ma questa strada, che risparmierebbe molte vite umane, è domesticamente impraticabile. Sarebbe un'ammissione di fallimento, equivalente alla rinuncia di Obama alla ricandidatura. Lo spettro di Jimmy Carter, che ormai aleggia sulla Casa Bianca, finirebbe così per materializzarsi.
L'unica alternativa a questo punto, ragionando in termini di politica interna, è quella decisa da Obama. Ossia l'invio di circa 30mila uomini sul terreno, da concentrare nelle città, a sostegno della cosiddetta afghanizzazione della guerra. In parole povere, si tratta di preparare gradualmente, ma velocemente, il passaggio del testimone della sconfitta dagli americani ai loro "amici" afghani. Perché alla fine di questo gioco, ai collaborazionisti locali di Obama, Karzai in testa, non resterà che aggrapparsi disperatamente all'ultimo elicottero in partenza dall'ambasciata Usa di Kabul, prima che i loro nemici gli taglino la gola.Tra la salvezza dei suoi "figli di puttana" afghani e la sua rielezione, Obama non può avere dubbi.
Dal punto di vista del presidente degli Stati Uniti, questo approccio ha un senso. Il problema per noi è che siamo parte della guerra senza potervi/volervi difendere i nostri interessi, a cominciare dalla sicurezza dei nostri uomini sul campo.
Già nelle scorse settimane gli emissari di Washington hanno sondato gli alleati europei e non solo, sollecitandone il rafforzamento dei rispettivi contingenti e la disponibilità di risorse civili e finanziarie a supporto della cosiddetta afghanizzazione.
Nei prossimi mesi altri soldati affluiranno sotto le bandiere della missione a guida Nato nel contesto di una campagna militare sulla quale non hanno alcun controllo. Già oggi il segretario generale della Nato Rasmussen chiederà sostanziosi rinforzi a Berlusconi. Prepariamoci quindi a questa prospettiva. E al conseguente, inevitabile quanto lezioso dibattito politichese su rinforzi e non rinforzi. Evitando naturalmente di dire che si tratta di partecipare a una guerra altrui, per altro già considerata persa da chi la guida.
(25/11/2009)
Nel centrodestra c’era aria di ritiro ma il governo non può dire di no alla Casa Bianca
Altro che andare via.
Più italiani per l’Afghanistan
Obama costringe Berlusconi a partecipare all’aumento del contingente
26 novembre 2009
Dietro front. La Lega, che aveva chiesto l’inizio del ritiro del contingente italiano dall’Afghanistan entro Natale,se ne dovrà fare una ragione.
Le truppe resteranno, anzi saranno incrementate, seppure in ragione di una sorta di “partita di giro”, secondo la quale i quattrocento rinforzi inviati temporaneamente a Kabul non torneranno indietro. Silvio Berlusconi, infatti, ha detto sì alla richiesta di Barack Obama di «sostenere il rafforzamento dell’impegno della comunità internazionale in Afghanistan », come fa sapere un comunicato di palazzo Chigi che riferisce di una telefonata tra il premier italiano e il presidente degli Usa.
Berlusconi ha poi incontrato il segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, con il quale ha svolto «un approfondimento particolare» sulla situazione afghana.
Il maggiore impegno italiano è parte di uno sforzo da parte di tutti gli alleati della Nato coinvolti nella missione Isaf. Nel complesso ci sarà un aumento di 5.000 soldati. La pressione americana sugli alleati avviene alla vigilia del lungo ponte di Thanksgiving, dopo il quale Obama annuncerà l’inizio di una nuova fase nel conflitto afghano, che vedrà lo spiegamento di altri trentamila soldati Usa. Un’escalation che il presidente vuole condividere con gli alleati.
LINK (http://www.apcom.net/newspolitica/20091125_190301_f659d3_77083.html)
Afghanistan
La Russa:Maggiore impegno Italia, per ora no numeri
25 NOV 2009
Serve bilanciamento con altre missioni all'estero
Roma, 25 nov. (Apcom) - Pronti a rafforzare l'impegno, ma per ora non è possibile fare quantificazioni, anche perché la presenza in Afghanistan deve essere "parametrata con le altre presenze in missioni all'estero". Lo ha riferito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, dopo aver partecipato all'incontro a palazzo Chigi con il segretario generale della Nato, Rasmussen, e dopo aver avuto un colloquio telefonico con il suo omologo americano, Bob Gates. "Berlusconi - ha spiegato - si è riservato di sentire il governo e il Parlamento sulla qualità dell'impegno. Se ci sarà, come è probabile, una valutazione su un maggiore impegno ci ragioneremo. La mia considerazione è che bisogna tenere d'occhio non solo l'Afghanistan, ma il complesso delle presenze nelle missioni, che va bilanciato". La Russa ha dunque ricordato che è stato completato il ritiro dei 400 soldati in più inviati per le elezioni e che attualmente a Kabul ci sono 2.500 militari oltre ai carabinieri. Il ministro ha osservato che l'Italia è "molto interessata e apprezza il nuovo approccio che prevede che la presenza militare sia principale condizione perché possa verificarsi la ricostruzione".
LINK (http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2009/11/26/1097781-soldati_italiani_afghanistan.shtml?refresh_ce)
Berlusconi conferma a Obama e alla Nato il nostro appoggio
Più soldati italiani in Afghanistan
Gli Stati uniti inviano nuove truppe per addestrare e dare la caccia ad Al Qaeda.
L'Italia pronta a rafforzare il contingente "con un nuovo approccio operativo".
di Maurizio Piccirilli
26/11/2009
G8, Silvio Berlusconi con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama In Afghanistan serve un cambio di strategia. Dopo molti tentennamenti Obama ha deciso un «surge» di truppe. Lunedì prossimo comunicherà alla nazione che ha deciso di inviare altri 30mila soldati. Truppe destinate in gran parte all'addestramento dell'esercito afghano. Il resto combatterà. Ma a precise condizioni. Obama ha intezione di chiedere al rieletto Karzai di fare chiarezza nella governance del Paese.
Lotta alla corruzione, trasparenza e diritti uguali per uomini e donne. Se queste richieste non saranno esaudite i marines americani daranno solo la caccia ai terroristi di Al Qaeda. I talebani diverrebbero solo un «problema interno» del governo di Kabul. In Afghanistan ancora per otto, nove anni è la prospettiva della Casa Bianca. In questo scenario anche la Nato deve fare la sua parte, sostiene Washington. Almeno settemila unità vengono richieste agli alleati. E ieri durante la telefonata tra il responsabile del Pentagono, Robert Gates e il ministro della Difesa La Russa si è parlato proprio del cambio di strategia in Afghanistan.
Il tema è stato al centro dell'incontro tra il premier Berlusconi e il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ieri a Palazzo Chigi. Il premier era reduce da una telefonata con Obama nella quale è stato riconfermato l'impegno dell'Italia accanto agli Stati Uniti anche nell'invio di soldati. Berlusconi ha ribadito la posizione dell'Italia: in Afghanistan per ricostruire il tessuto sociale nella massima sicurezza. «Un nuovo approccio operativo sul terreno, sull'esigenza di aumentare l'impegno nel settore civile e nell'addestramento delle forze di sicurezza e di polizia afgane e, infine, sull'aspettativa che il nuovo governo afgano sia all'altezza delle importanti sfide che attendono il Paese», è la sintesi dell'incontro nella nota di Palazzo Chigi. Non si è parlato di numeri, piuttosto di tipologia di intervento.
Senza dimenticare che la strategia italiana nel Prt di Herat è presa a esempio dagli alti comandi americani. «Conquistare i cuori e le menti», slogan del generale McChrystal, è la «mission» che i soldati italiani perseguono da sempre. I nostri militari infatti sono fortemente impegnati sul piano militare con l'addestarmento dell'esercito afghano, della polizia e persino della Border police, la polizia di frontiera. Allo stesso tempo sono sempre i nostri militari che si adoperano nella ricostruzione di scuole, ospedali, strade, pozzi e supporto alle istituzioni civili. Questo non ci evita di dover fronteggiare la minaccia degli «insorgenti».
In collaborazione con i militari afghani abbiamo «bonificato» dai talebani vaste aree della regione di Herat. Per incrementare l'attività nella zona di nostra competenza, grande come tutta la pianura padana, sono in arrivo i rinforzi dell'esercito albanese e della Slovacchia. La nostra aliquota di «surge» non potrà superare le 500 unità, come ha confermato il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincezo Camporini, «le forze armate italiane hanno schierato all'estero in passato fino a 12.500 uomini e oggi siamo circa a quota 8.500». Dunque, «non è un problema di uomini, è un problema di soldi e soprattutto di volontà politica di fare certe cose». Un aumento di truppe non potrà essere ordinato prima del nuovo anno. E secondo le indicazioni entro marzo. Prima che i talebani lancino la loro offensiva di primavera.
LINK (http://temi.repubblica.it/limes/afghanistan-piu-soldati-per-una-guerra-persa/8840)
Afghanistan: più soldati per una guerra persa
La decisione di Obama. Una guerra che non si può vincere. Lo spettro di Jimmy Carter. L'afghanizzazione e il passaggio del testimone della sconfitta. Il problema per noi.
di Lucio Caracciolo
Obama ha deciso: la campagna afghana non si può vincere, quindi mandiamo più soldati sul terreno. La logica di questa scelta non è ovviamente strategica, ma puramente domestica. Il presidente degli Stati Uniti sa che deve chiudere in un modo o in un altro la partita dell'Afghanistan entro il 2011. Obiettivo: evitare che diventi argomento della campagna presidenziale del 2012. Se i soldati americani fossero ancora impegnati in massa contro gli insorti afghani, continuando a subire perdite importanti, la rielezione di Obama sarebbe a rischio.
Per finire una guerra che non si può vincere, teoricamente c'è una via più diretta. Alzare bandiera bianca, e ritirarsi in buon ordine, vessilli al vento. Ma questa strada, che risparmierebbe molte vite umane, è domesticamente impraticabile. Sarebbe un'ammissione di fallimento, equivalente alla rinuncia di Obama alla ricandidatura. Lo spettro di Jimmy Carter, che ormai aleggia sulla Casa Bianca, finirebbe così per materializzarsi.
L'unica alternativa a questo punto, ragionando in termini di politica interna, è quella decisa da Obama. Ossia l'invio di circa 30mila uomini sul terreno, da concentrare nelle città, a sostegno della cosiddetta afghanizzazione della guerra. In parole povere, si tratta di preparare gradualmente, ma velocemente, il passaggio del testimone della sconfitta dagli americani ai loro "amici" afghani. Perché alla fine di questo gioco, ai collaborazionisti locali di Obama, Karzai in testa, non resterà che aggrapparsi disperatamente all'ultimo elicottero in partenza dall'ambasciata Usa di Kabul, prima che i loro nemici gli taglino la gola.Tra la salvezza dei suoi "figli di puttana" afghani e la sua rielezione, Obama non può avere dubbi.
Dal punto di vista del presidente degli Stati Uniti, questo approccio ha un senso. Il problema per noi è che siamo parte della guerra senza potervi/volervi difendere i nostri interessi, a cominciare dalla sicurezza dei nostri uomini sul campo.
Già nelle scorse settimane gli emissari di Washington hanno sondato gli alleati europei e non solo, sollecitandone il rafforzamento dei rispettivi contingenti e la disponibilità di risorse civili e finanziarie a supporto della cosiddetta afghanizzazione.
Nei prossimi mesi altri soldati affluiranno sotto le bandiere della missione a guida Nato nel contesto di una campagna militare sulla quale non hanno alcun controllo. Già oggi il segretario generale della Nato Rasmussen chiederà sostanziosi rinforzi a Berlusconi. Prepariamoci quindi a questa prospettiva. E al conseguente, inevitabile quanto lezioso dibattito politichese su rinforzi e non rinforzi. Evitando naturalmente di dire che si tratta di partecipare a una guerra altrui, per altro già considerata persa da chi la guida.
(25/11/2009)