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View Full Version : Interrogazione scritta al Ministro della Difesa


Dream_River
19-11-2009, 22:43
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05057 presentata da MAURIZIO TURCO
martedì 17 novembre 2009, seduta n.248
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:

il 4 novembre 2009 con la deposizione di un omaggio floreale al sacello del milite ignoto l'interrogante, il maresciallo Marco Diana e il segretario politico del partito per la tutela dei diritti dei militari, Luca Marco Comellini, hanno voluto ricordare i tanti ragazzi che sono morti durante il servizio militare, in Patria, in tempo di pace, ignorati dalle istituzioni e per questo dimenticati;

tra questi ragazzi, Roberto Garro, Giovanni Lombardo, Andrea Cordori, Mirco Bergonzini, Emanuele Scieri, e tanti altri che sono morti indossando una divisa mentre servivano lo Stato, vi è anche Francesco Rinaldelli;

a seguito della solenne cerimonia il papà di Francesco Rinaldelli ha consegnato all'interrogante la lettera di cui si preferisce riportare il testo integralmente: «Mi chiamo Andrea Rinaldelli, sono il padre di uno dei tanti meravigliosi ragazzi arruolatisi nelle Forze Armate italiane, ammalatisi gravemente di tumori durante il loro servizio militare per lo Stato, purtroppo deceduti in gran numero, come è stato per mio figlio morto alcuni mesi fa il 16 marzo 2008. La maggior parte di queste malattie sono di natura tumorale maligna del sangue (linfomi, leucemie) ed il loro decorso è comune quasi a tutte: all'inizio sembrano curabili, poi diventano recidive e, alla fine, risultano incurabili (molti dottori non si spiegano il perché). Comune è anche la passione che anima questi ragazzi quando decidono di arruolarsi nelle Forze Armate: vogliono servire lo Stato, anche con il sacrificio della propria vita qualora ve ne fosse bisogno. Ma non in questo modo. Vi dico questo non per suscitare in voi compassione ma comprensione, non per dirvi quanto i nostri figli fossero speciali, perché purtroppo la malattia li rende necessariamente speciali, ma per cercare di farvi capire che la serenità e la forza che nostro figlio Francesco ci ha lasciato deriva dalla grande voglia di lottare contro questa malattia, con grande coraggio e dignità, onorando la divisa indossata. Sono convinto che la storia di mio figlio sia comune alle storie di tanti altri ragazzi e delle loro famiglie. Francesco, durante questi anni di malattia, è rimasto sempre positivo, sempre allegro, mai un lamento, mai un momento di sconforto; era lui che ci sosteneva, sempre pronto a ricominciare, di nuovo, qualsiasi cura, a qualsiasi costo, combattendo fino alla fine. Lui diceva sempre una frase del grande Giulio Cesare: "Quod me non destruit me facit fortiorem", Ciò che non mi distrugge, mi rende più forte. Era riuscito a prendere qualcosa di positivo dalla sua tragedia. Quando si scopre la malattia del proprio figlio non si pensa ad altro che a trovare la possibile cura: provate a pensare quanto sia drammatico rendersi conto che il motivo di queste malattie non è dovuto ad una fatalità ma ad una precisa causa legata al servizio militare: le vaccinazioni. Queste vengono praticate al momento dell'arruolamento a tutti i militari, fino a qualche anno fa di leva, ora volontari, sia che restino in Italia o che partano per missioni all'estero. Qui mi pongo alcune domande: È proprio necessario che i nostri ragazzi militari vengano sottoposti a vaccinazioni obbligatorie così numerose? Per quale motivo, specialmente per i ragazzi che rimangono in Italia in luoghi assolutamente normali come uffici o caserme, è necessaria la vaccinazione? Quali rischi corrono in più rispetto ad un ragazzo che frequenta l'Università o un istituto scolastico qualsiasi, o magari lavora in ospedale dove non sono previste queste vaccinazioni? Non sono forse uguali o maggiori i rischi rispetto ai militari? Oltre alla considerazione della non opportunità di nuove vaccinazioni, c'è da sottolineare anche la superficialità del personale paramedico che le effettua. Dalle dichiarazioni avute da militari, possiamo supporre che risulta assolutamente deficitaria l'attenzione che la sanità militare pone nei confronti di questo argomento. Alcuni ufficiali medici non sono a conoscenza delle modifiche apportate ai protocolli militari relativi alle vaccinazioni, che escludono la somministrazione di taluni vaccini a certe categorie militari; tale somministrazione, invece che essere effettuata esclusivamente al personale militare in servizio in zone a rischio come scritto, viene anche effettuata a personale non previsto dai protocolli, e cioè non soggetto al rischio. Oltre a ciò, va segnalato il fatto che vengono praticate anche vaccinazioni contro malattie per le quali i ragazzi sono già coperti, come risulta dai loro libretti sanitari (ad esempio, l'antitetanica). Si tenga presente che queste vaccinazioni vengono effettuate in un unico giorno: tale concentrazione di metalli presenti nei vaccini è il motivo principal e che molti studiosi indicano come responsabile dell'insorgere di queste malattie in alcuni soggetti particolarmente sensibili. Basterebbero pochi esami, perché non vengono fatti per verificare questa particolare sensibilità, mentre invece la cura, spesso purtroppo inutile, costa alla collettività centinaia di migliaia di euro, comunque sempre pochi per la vita di un ragazzo, ammesso che si riesca a salvarlo, come purtroppo non è stato per mio figlio Francesco, per Corrado per Michele e per molti altri. Credo sia arrivato il momento di porre l'attenzione sulle ricerche fatte da vari professori italiani, tra i quali il prof. Mandelli (che afferma che le percentuali di malati ematici militari sono di gran lunga superiori a quelle relative alla popolazione civile), il prof. Nobile (che ha trovato nei valori ematici di molti militari della Brigata Folgore di Pisa una modificazione rilevante rispetto ai valori della popolazione civile, caldeggiando un approfondimento di questo tipo di ricerca), mentre il prof. Montinari da molti anni accosta questo tipo di patologie alle vaccinazioni effettuate durante il servizio militare. Vi risparmio ulteriori dichiarazioni fatte da altri professori al riguardo, solo per motivi di tempo. Se solo chi di competenza avesse tenuto conto di quanto ho appena detto, approfondendo la questione dopo i primi casi e le prime denunce fatte dalle famiglie dei militari, molti ragazzi sarebbero ancora in vita. È ormai giunto il momento di dire alle nostre Istituzioni - che da troppo tempo sono rimaste immobili nella speranza che magari il problema si risolvesse da solo grazie al senso di responsabilità non so di chi - di venire allo scoperto, facendosi carico ognuno delle proprie responsabilità, senza avere paura che tutto ciò possa screditare il nostro Esercito, cosa che succederà se si continuerà a sottovalutare il problema. Prima o poi i numeri veri verranno fuori ed allora il rimorso prenderà le coscienze, come è successo e sta succedendo ad alcuni di coloro che, forse sentendosi in parte responsabili, si fanno scudo di giustificazioni del tipo: "Non sapevamo di..." oppure dicono che certe vaccinazioni "si fanno perché ...", "Tanto non fanno male...", "I virus scapperanno via". Il tutto, come potete supporre, senza motivazioni scientifiche. Non vorremmo che ci sia qualcos'altro dietro questa apparente superficialità nelle risposte. A tal proposito vorrei ricordare a tutti voi quello che recita l'articolo 25 del RDM (Regio Decreto Militare), seconda parte, che, riferito all'esecuzione degli ordini, afferma: "Il militare deve eseguire gli ordini ricevuti con prontezza, responsabilità ed esattezza ed astenersi da qualsiasi commento, obbedire all'ordine di un altro superiore, informando poi il proprio; il militare deve far presente la contraddizione fra gli ordini. Non eseguire gli ordini non conformi alla legge". Quindi, chi di dovere, seppur non informato delle novità tempestivamente, deve al momento informare il proprio superiore e, come recita la parte finale dell'articolo, non eseguire mai gli ordini non conformi alla legge. Essendo l'aggiornamento del protocollo pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 87 del 14 aprile 2003 è legge e va applicata. Allora mi pongo alcune domande: Come mai non sono stati informati tempestivamente di questa modifica? Non sono forse loro, in quanto medici, tenuti ad informarsi riguardo alle leggi che regolano le materie sanitarie? La legge non ammette ignoranza! Perché qualcuno continua ad effettuare vaccinazioni fuori dal protocollo, senza rifiutarsi di farlo? Oppure, perché non lo denunciano ai superiori, come stabilisce l'articolo 25? Qualcuno lo ha fatto ma non è stato ascoltato? Forse perché ormai è troppo tardi per tornare indietro? O sperano che qualcuno li tiri fuori da questo immenso problema? Molti responsabili delle istituzioni; fino a ieri, ci dicevano che non erano al corrente del problema (speriamo sia vero...), i dati forniti dagli osservatori militari riportati su alcuni giornali nazionali, dimostrerebbero l'esatto contrario. Non sapevano perché qualcuno non li aveva informati? o non avevano avuto la possibilità di approfondire la cosa? perché non sono andati avanti. Devo anche ammettere che, di recente, alcuni importanti uomini politici di entrambi gli schieramenti (e questo ci conforta e dimostra l'attenzione super partes che l'argomento merita, indipendentemente dall'idea politica) stanno prestando molta attenzione a questo problema. Ciò è dimostrato dal fatto che ci ricevono con molta sollecitudine e a qualsiasi livello (vedi i colloqui che abbiamo avuto con il ministro Ignazio La Russa, il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, l'onorevole Maurizio Gasparri, l'onorevole Mario Cavallaro, l'onorevole Roberta Pinotti, il senatore Alfredo Mantovano, il senatore Salvatore Piscitelli, il senatore Alberto Balboni). Sono molto preoccupati della questione, allora noi abbiamo spiegato loro quanto di nostra conoscenza, con documenti: sperando che assumendosi le loro responsabilità ci aiutino nella ricerca della verità e della giustizia, contribuendo alla risoluzione del problema per il bene dei militari, e dell'esercito. Sono convinto che i vertici militari non possono non aver saputo ed indagato sulla questione; allora, perché non hanno mai fatto e non fanno ancora nulla? Siccome nessuno ha mai risposto a questo interrogativo, sono autorizzato a pensare che la questione delle morti grigio-verdi sia sfuggita di mano a qualcuno? Per quanto tempo sarebbe andata avanti nel silenzio totale questa triste tragedia se non avessimo noi genitori denunciato la cosa ? Qualche tempo fa ho ascoltato in televisione le parole di un generale che parlava della sua fedeltà alla bandiera e del suo obbligo morale di dire la verità. Ma non c'è nei principi morali di un buon superiore anche l'obbligo e la volontà di proteggere i propri soldati a qualsiasi costo e contro chiunque? Perché non lo hanno fatto nel caso di cui stiamo parlando? Perché non ci aiutano così potranno domani guardare i propri soldati e parlargli di dovere, sacrificio per la Patria, orgoglio di appartenenza alla Nazione, spirito di corpo, sicuri che questi ragazzi si sentiranno protetti e vi seguiranno in capo al mondo. Mio figlio diceva spesso durante la malattia di essere stato tradito due volte nel suo orgoglio di cittadino e nei suoi ideali di Alpino, dimostriamogli e dimostrateci che non è così...»;

nella sua lettera il signor Andrea Rinaldelli rivolge anche un accorato appello a tutti i militari «dovete essere voi, dall'interno, a promuovere questo indispensabile risanamento; coloro che sanno e che non fanno niente per evitare tutto questo, non meritano di indossare la vostra stessa divisa. Ci sono dei momenti in cui bisogna agire e cercare la verità, a qualsiasi costo assumetevi le vostre responsabilità.»;

la missiva prosegue con una richiesta, una speranza «Spero che questa mia lettera, forse troppo appassionata, venga presa come uno stimolo da coloro che sono deputati alla scelta delle soluzioni migliori onde evitare altri casi come quello di mio figlio. È necessario porre in atto tutte le misure di prevenzione possibili rivedendo ex novo i protocolli vaccinali trattiamo questi ragazzi come persone e non come manichini ad esempio mettendo al corrente i militari di quanto sta per avvenire al momento delle vaccinazioni.»;

il papà di Francesco Rinaldelli, il signor Andrea, conclude così la sua lettera «Noi genitori, fratelli, amici loro cari non ci fermeremo mai fino a che non avremo raggiunto la verità e la giustizia; noi non abbiamo paura di niente e di nessuno, dopo aver visto morire i nostri ragazzi che chiedevano aiuto una speranza di vita e noi non potevamo darglielo, questa è la paura, tutto il resto è normalità aiutateci a dare a questi ragazzi la dignità di cui hanno diritto, così che potremmo dire che sono morti da eroi per la patria.» -:

quali immediate iniziative intenda assumere per rispondere concretamente al dolore e alle richieste del signor Andrea Rinaldelli e ai tanti genitori che, come lui, hanno perso il proprio figlio durante e a causa del servizio militare, comunque prestato, in patria in tempo di pace o sono rimasti gravemente ammalati;

quali immediate azioni intenda disporre per accertare, nell'ambito delle sue competenze, le cause della morte di Francesco Rinaldelli e le eventuali responsabilità. (4-05057)


Il ministro della difesa avrà il coraggio di rispondere oppure la sicurezza è importante solo per l'elettore che si guarda mattino cinque in TV?

Ah, per la cronaca, i parlamentari firmatari di questa interrogazione sono tutti del Partito Radicale