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View Full Version : Coesi si!!: Schifani: o si e' compatti o si va a elezioni


dantes76
17-11-2009, 20:58
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Bersani: «Hanno seri problemi». Il "finiano" granata: «Clima irrespirabile»



«Se la maggioranza non è compatta
si deve andare a elezioni anticipate»

Schifani: «Se viene meno la compattezza sul programma del governo, la parola deve tornare agli elettori»



http://www.corriere.it/Media/Foto/2009/11/17/SCHI--140x180.JPG

Renato Schifani
ROMA - Adesso ne parla anche la seconda carica dello Stato. Renato Schifani interviene all'inaugurazione dell'anno accademico del collegio universitario «Lamaro Pozzani» ed evoca l'ipotesi di «elezioni anticipate». Secondo il presidente del Senato, se viene meno «la compattezza» della maggioranza «il giudice ultimo non può che essere il corpo elettorale». Frasi che vanno lette alla luce delle recenti fibrillazioni all'interno della coalizione di governo e dello stesso Pdl. Dice Schifani: «Compito del governo è lavorare per realizzare il programma concordemente definito al momento delle elezioni. Compito dell'opposizione è esercitare il proprio ruolo di critica e di proposta alternativa, in coerenza con il proprio mandato elettorale. Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale».

ATTO DI CORAGGIO - Per Schifani «è sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori. Molti ordinamenti costituzionali da tempo accettano questi fondamentali principi di una democrazia matura. La scelta dei cittadini non va tradita, va rispettata fino in fondo, senza ambiguità e incertezze. La politica non può permettersi di disorientare i propri elettori». La seconda carica dello Stato sottolinea poi che «il venire meno di questi presupposti di corretta politica può determinare la fuga dei giovani dalla diretta partecipazione al governo del Paese. Questo allontanamento può fare spegnere la speranza del cambiamento, genera sfiducia nell'avvenire, provoca risentimenti».

PD E IDV - Frasi destinate a lasciare il segno. Anche perché arrivano mentre dai palazzi della politica filtrano indiscrezioni sull'umore nero di Silvio Berlusconi: il premier, sfibrato dalle polemiche sul processo breve e dalle recenti posizioni assunte da Fini («Le riforme siano condivise», ha ammonito il presidente della Camera), non avrebbe intenzione di scartare nessuna ipotesi. Neanche quella di giocarsi la carta a sorpresa del voto anticipato (http://www.corriere.it/politica/09_novembre_17/elezioni-carta-sorpresa-premier-verderami_a40d2bf4-d343-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml). «Mi limito a considerare che questa dichiarazione di Schifani equivale a dire: 'il centrodestra ha grossi problemi'» afferma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Vogliamo credere - aggiunge Bersani - che il centrodestra assieme alla seconda carica della Repubblica non si sentano padroni della conduzione della legislatura. Questo sarebbe davvero singolare». Antonio Di Pietro non ha dubbi. «La dichiarazione del presidente del Senato Renato Schifani non è una dichiarazione di distensione ma oserei dire che ha gli estremi del ricatto politico alla maggioranza», afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori. «Non vogliono andare alle elezioni - aggiunge - perché non ne hanno nessuna voglia, né lui, né Berlusconi. Vogliono piegare quel poco di libertà che c'è ancora nel Pdl per asservire la funzione istituzionale agli interessi del sultano nostrano». Caustico il commento di Massimo Donadi: «La posizione culturale e politica del presidente della Camera difende le prerogative del Capo dello Stato - dichiara il capogruppo Idv alla Camera - mentre Renato Schifani mi sembra più il ragazzo di bottega di Berlusconi che non la seconda carica dello Stato».

I GIORNALI - Il dibattito sul voto anticipato, insomma, è aperto. Tanto che 'Libero' dedica il titolo della prima pagina proprio a questa eventualità: «Silvio, chiudi il teatrino» è l'esortazione che campeggia sopra l'articolo a firma del direttore Maurizio Belpietro. Il sommario spiega: «Il presidente del Consiglio deve rompere gli indugi e chiedere le elezioni politiche. I suoi nemici e presunti amici lo stanno rosolando a fuoco lento...». 'Il Giornale' se la prende invece con Fini al punto da invitarlo alle dimissioni se non cambia linea. Il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, in prima e sotto l'occhiello: «La partita contro il premier», titola a tutta pagina: «Ecco il doppio gioco di Fini». Nel sommario si spiega: «Come presidente della Camera fa il superpartes e mette i bastoni tra le ruote alla maggioranza. Ma dietro le quinte tira i fili su governatori e testamento biologico. E fa politica contro il suo partito».

I FINIANI - Articoli che non contribuiscono a rasserenare gli animi. «C'è un clima irrespirabile, ma non per colpa nostra - afferma Fabio Granata, uno dei deputati più vicini a Gianfranco Fini. - Da parte nostra non c'è una volontà di arrivare alla rottura o alle elezioni, ma nessuno può pensare di evitarle riportando tutto a un pensiero unico. La compattezza non è essere fedeli alla linea come se fossimo in una caserma, ma rispettare i patti sulla giustizia e anche avere compattezza su questioni come quella di Cosentino». «Se c'è la volontà si può ricucire - prosegue Granata - ma per farlo bisogna rispettare i patti» a cominciare dal ddl sul processo breve: «Noi vogliamo un provvedimento equilibrato che permetta a Berlusconi di finire la legislatura da premier come è giusto che sia, senza essere stoppato attraverso l’azione giudiziaria, ma senza demolire il sistema giustizia». Certo, «se tutto questo viene visto come un complotto, si vede che c’è un pregiudizio dell’altra parte».

I FEDELISSIMI DEL PREMIER - «Nel Pdl c'è un brutto clima - conferma invece Giorgio Stracquadanio, fedelissimo del premier - Granata ha chiesto una mozione contro Cosentino ed è stato accontentato... dal Pd». «La maggioranza va avanti se è compatta, non se c'è frazionismo interno. Io non penso che le elezioni anticipate siano il fallimento del Pdl, è esattamente il contrario: è il fallimento del Pdl che porta alle elezioni, di cui io temo l'esito». Per Stracquadanio «il silenzio del premier di questi giorni significa che sta elaborando quello che si deve fare. A questo punto è chiaro che il ddl sul processo breve sta diventando una vera trappola per il premier. Non tanto a causa delle 'ghedinate', come ha detto qualcuno, ma forse delle 'bongiornate', cioè le parti inserite dall'avvocato di Fini».

LA RUSSA - Tocca a Ignazio La Russa provare a gettare acqua sul fuoco: «Ci vogliono nervi saldi e idee chiare - afferma il ministro della Difesa - cose che non mancano al Pdl, utilizziamoli».

Source: «Se la maggioranza non è com...cipate» - Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/09_novembre_17/schifani_maggioranza_elezioni_66d17438-d399-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml) (17/11/2009) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)

sander4
17-11-2009, 21:06
«La dichiarazione del presidente del Senato Renato Schifani non è una dichiarazione di distensione ma oserei dire che ha gli estremi del ricatto politico alla maggioranza», afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori.

«Non vogliono andare alle elezioni - aggiunge - perché non ne hanno nessuna voglia, né lui, né Berlusconi. Vogliono piegare quel poco di libertà che c'è ancora nel Pdl per asservire la funzione istituzionale agli interessi del sultano nostrano»


Giusto, sa molto di minaccia....

GianoM
17-11-2009, 21:49
Cade :fagiano:

LUVІ
18-11-2009, 06:40
Tutta una bufala. E' un ricatto.

Fil9998
18-11-2009, 07:58
Tutta una bufala. E' un ricatto.

*

chiaro, e già qualcuno abbocca...

l'inciucione salvatappone lo fanno LO FANNO

bluelake
18-11-2009, 08:04
La minaccia di elezioni anticipate co*mincia ad assumere contorni più corposi. Ed anche discutibili. Il modo in cui il presidente del Senato, Renato Schifani, ieri ha posto agli alleati l’aut aut fra compattezza della maggioranza ed interruzione della legislatura non può essere sottovalutato.

Il prestigio del suo ruolo impone di analizzare le parole seriamente, nonostante si inseriscano in uno sfondo di nervosismo e di confusione della maggioranza; e sembrino rivolte più all’interno del centrodestra che al Paese.

La prima osservazione è che l’iniziativa è stata presa mentre Giorgio Napolitano si trova in visita ufficiale in Turchia. Si sa che il potere di sciogliere le Camere spetta al presidente della Repubblica. Il fatto che la seconda carica istituzionale ipotizzi uno scenario così traumatico in sua assenza, fa pensare che lo scarto rifletta gli umori di palazzo Chigi; e finisca per alimentare il gelo fra premier e capo dello Stato. Schifani dà voce ai brontolii della «pancia» di un universo berlusconiano spaventato dalla piega che stanno prendendo le cose.

Di fronte alle spinte centrifughe nel centrodestra e alle ombre giudiziarie che si proiettano sul capo del governo, evidentemente cresce la tentazione della scorciatoia. Si tratta di un piano arrischiato. Ed è singolare che a evocarlo sia il presidente del Senato: tanto più che Gianfranco Fini aveva appena spiegato perché votare sarebbe un mezzo suicidio. La stessa Lega non vuole le elezioni anche se tecnicamente il federalismo fiscale sopravvivrebbe alla caduta del governo. Per una maggioranza alla quale neppure due anni fa gli italiani hanno assegnato il diritto ed il dovere di governare, rispedire il Paese alle urne certificherebbe un fallimento. È vero che l’opposizione sta appena cominciando a riorganizzarsi, ma politicamente il voto anticipato equivarrebbe ad una manifestazione di impotenza.

Lo scontro fra una parte della maggioranza e della magistratura, alleata con pezzi di opposizione, è radicalizzato da pregiudizi reciproci che hanno un sapore rancido. Ma non può essere risolto dagli elettori: anche perché lo hanno già fatto nel 2008 consegnando palazzo Chigi a Berlusconi. Adesso tocca al governo ed al Parlamento dare seguito agli impegni presi; e possibilmente anche ad un centrosinistra che fatica ad emanciparsi dalle pressioni più estremiste. Non c’è solo la riforma della giustizia in una fase di crisi che impone risposte, non paralisi.

È possibile che la fine della legislatura sia stata additata per indurre gli scettici del centrodestra, Fini in testa, ad abbandonare ogni esitazione e remora; e ad approvare quanto prima la legge sul «processo breve» che dovrebbe permettere a Berlusconi di affrontare in modo più tranquillo i suoi impegni di premier. Ma è legittimo dubitare che le parole di Schifani aiuteranno a rasserenare il clima. Per paradosso, rischiano di avvelenarlo ulteriormente.

Il risultato è di mostrare un Pdl caricaturale, in preda ad una specie di «sindrome dell’Unione»: un istinto autodistruttivo che nel caso della coalizione prodiana almeno era giustificato dall’assenza di una vera maggioranza e di un progetto comune.

Massimo Franco
http://www.corriere.it/politica/09_novembre_18/franco_0b90a622-d40f-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

luxorl
18-11-2009, 08:09
Istituzioni calpestate

di Antonio Padellaro

Non si era mai visto il presidente del Senato diventare il portavoce del presidente del Consiglio. Non si era mai visto neppure nei momenti più cupi della lunga anomalia italiana chiamata Berlusconi. Perfino quando a Palazzo Madama sedeva Marcello Pera, che pure di concessioni al capo ne ha fatte tante.

Non si era mai vista la seconda carica dello Stato farsi latore di un messaggio politico ricattatorio destinata alla terza carica dello Stato. Perché la frase: “Se la maggioranza non è compatta è meglio andare al voto” è un pizzino dal significato chiarissimo. Schifani fa da postino ma chi parla è Berlusconi. Più o meno così: caro Fini piantala di contraddirmi su tutto, sottoscrivi il processo breve che mi assicura l’impunità, rientra nei ranghi, ubbidisci, altrimenti io butto il tavolo per aria, così la poltrona di Montecitorio te la scordi e di te resterà solo il ricordo del missino che ho miracolato. Non è forse questo il cortese messaggio che viene indirizzato al povero Gianfranco dalle colonne padronali del Giornale di Feltri un giorno sì e l’altro pure?

L’uomo di Arcore ci ha abituati a tutto ma che facesse balenare attraverso un suo sottoposto lo scioglimento delle Camere, scavalcando e ignorando il presidente della Repubblica a cui la Costituzione affida esclusivamente questo potere, nessuno davvero poteva immaginarlo. Troppa protervia? O troppa disperazione?

IFQ

Korn
18-11-2009, 08:18
se vabbe altra scusa per non far parlare della crisi, intanto privatizzano l'acqua, ma andassero a lavorare magari fuori dal parlamento...