View Full Version : Roubini: "in arrivo la madre di tutte le bolle"
un'altra crisi così e siamo "fottutti", mi pare.
Nei mercati mondiali sta lievitando la più insidiosa bolla speculativa di tutti i tempi. Nouriel Roubini, l'economista famoso per aver previsto la crisi generata dai mutui subprime torna a parlare dei mercati finanziari. E in un articolo pubblicato sul Financial Times ribadisce quanto già affermato nei giorni scorsi alla televisione americana Cnbc: siamo di fronte a una bolla gigantesca che scoppierà non appena il dollaro (ancora in calo sull'euro) frenerà la sua corsa.
Tra biglietto verde e mercati azionari, sostiene Roubini, c'è infatti una forte correlazione. La speculazione sulle valute, per l'economista, gioca un ruolo fondamentale nell'andamento dei mercati. Con rischi notevoli. «Quando la discesa del dollaro si fermerà - è convinto Roubini - l'inversione di marcia (ma in negativo) contagerà i mercati finanziari, dando origine a un altro pesante crac»
L'attuale rally delle Borse - è l'analisi di Roubini - è stato generato dall'enorme massa di liquidità immessa sul mercato dalla Federal Reserve, per far fronte alla stretta creditizia. I bassi tassi d'interesse hanno spinto gli investitori al carry trade (la pratica che consiste nel prendere in prestito denaro dove i tassi sono bassi per reinvestirli in valute più convenienti). Molti hanno chiesto dollari in prestito a tassi zero negli Usa, per poi reinvestirli altrove. Sfruttando ad esempio il rally dei mercati emergenti (come quello cinese) o delle commodity (come l'oro e il petrolio). E con il dollaro in caduta libera, può succedere addirittura che il costo effettivo a cui si chiede in prestito il denaro finisca per essere negativo. Come dire: chiedo in prestito 100 e restituisco 90.
Questo, secondo Roubini, è uno dei meccanismi che ha dato origine al rally dei mercati di questi mesi. Ma così come si è attivato, questo sistema si può disinnescare non appena il trend ribassista del biglietto verde si interromperà. «Il dollaro non può scendere per sempre - dice Roubini - quando ci sarà l'inversione, chi finora chi ha speculato al ribasso dovrà disfarsi improvvisamente degli asset che ha acquistato, spingendo al ribasso i listini. Il perché è presto detto. Per lo stesso motivo per cui il dollaro in calo porta sotto zero il tasso effettivo di interesse, un rialzo del biglietto verde rischia di farlo risalire. E su grossi volumi questo potrebbe avere un impatto notevole.
C'è un rischio a breve termine? Secondo Roubini no. Molto infatti dipende dalle scelte dal numero uno della Fed, Ben Bernanke, sui tassi d'interesse. «Al momento - dice l'economista - sono convinto che la banca centrale terrà basso il costo del denaro per un po'». L'economia reale è ancora molto debole. La disoccupazione è alta. E il dollaro debole aiuta le esportazioni delle aziende americane. «Ma una cosa è certa, finché i tassi rimarranno a questi livelli, la speculazione non si interromperà». Come a dire, se non si troverà a breve una soluzione, la bolla rischia di gonfiarsi sempre di più.
2 novembre 2009
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/10/nouriel-roubini-mercati-rischio-dollaro-valute.shtml?uuid=efbb4d32-c24b-11de-adc0-9510171b91a8&DocRulesView=Libero
...L'attuale rally delle Borse - è l'analisi di Roubini - è stato generato dall'enorme massa di liquidità immessa sul mercato dalla Federal Reserve, per far fronte alla stretta creditizia.....
certo...
rally tutto dopato
dr-omega
03-11-2009, 10:57
http://immagini.p2pforum.it/out.php/i165365_Bigbabol.jpg:confused:
a conferma
Il ritorno degli speculatori
di VITTORIO ZUCCONI
"Siamo sempre noi, vi ricordate di noi, sì? Il popolo delle scatole di cartone cacciati dalla terra promessa di Wall Street. Beh, siamo tornati, le nostre scatole vuote si stanno di nuovo riempiendo di soldi e la bolla si rigonfia. Tutto doveva finire, remember September?, ricordate il settembre nero. E tutto è ricominciato". Dalle finestre a vetri, il traffico di passanti e delle poche auto strozzate nella strettoia di Times Square sotto i nostri piedi si coagula e si liquefa come se nulla fosse mai accaduto e il settembre nerissimo sembra, come un altro settembre, un incubo sfumato nel ricordo. L'uomo che guarda la strada dalla vetrata, uno dei pochi scampati ai giorni dei lunghi coltelli, quando nomi come Lehman Brothers, Bear & Sterns, Merryl Linch, Citibank, Bank of America, per non citare neppure i mega pataccari alla Bernie Madoff, sprofondavano o sbandavano, riesce persino a sorridere.
"Vedi la gente là sotto? Non sono cambiati loro, non siamo cambiati noi. Tutti vogliono fare soldi, tutti hanno paura di perderli quando li hanno. Fino a quando esisteranno gli uomini, esisteranno le bolle". Qui nella trading room, nel termitaio del salone scambi di questa grande maison finanziaria, come in tutte le altre che un anno fa dovevano morire e un anno dopo guardano il corso delle proprie azioni puntare di nuovo alla stratosfera, il vento, se potesse entrare dalle finestre sigillate, porterebbe non più la paura di andare a fondo, ma semmai il timore di volare troppo in alto. In ogni ufficio di Goldman Sachs, che in un anno ha visto il proprio "stock" passare dai 49 dollari del novembre 2008 ai quasi 180 di ieri, di Morgan Stanley (dagli 11 dollari di un anno fa ai 33), di Citigroup (da 1 dollaro e 11 centesimi all'inizio dell'anno ai 4 di ieri), blaterano all'unisono gli schermi piatti sintonizzati sulla network che fa e disfa il mercato, la CNBC, sparando messaggi e profezie contraddittorie. Ma tra annunci di prossime catastrofi portate dai pessimisti e l'ottimismo garrulo di Jim Cramer, seguitissimo miliardario da talk show che esorta tutti a buttarsi dentro la nuova bolla, la sola certezza è che 12 mesi dopo quell'epifania di cartone che fece gridare alla "fine del capitalismo" non è cambiato nulla. "Si è organizzata un po' di messinscena per dare alle gente l'impressione che fossero finalmente arrivati i governi a mettere ordine e regole, ma chi ha voluto speculare al ribasso, al rialzo, con i famosi derivati e con i fondi hedge lo ha continuato a fare" urla Jim Cramer.
Una ex managing director di Lehman Brothers cacciata con la scatola di cartone piena di merendine zuccherose e di pillole alla caffeina, che era arrivata a incassare un milione e mezzo di bonus a fine 2007 (più lo stipendio), si è concessa una vacanza di sei mesi e ha fatto il giro del mondo, dal Bangladesh a Londra, dalla Terra del Fuoco al Vietnam. E' tornata, ha telefonato ai suoi ex clienti e colleghi, ha creato una propria finanziaria e finirà il 2009 con un portfolio da 750 milioni di dollari. "Quello che i governi fanno finta di non capire è che i soldi veri, i miliardi, non sono mai scomparsi".
Scrive Fortune che le prime 100 corporation americane hanno complessivamente riserve liquide per 948 miliardi di dollari, che tengono stretti in attesa di avere la certezza che la buriana politica sia passata. E poi? "E poi li dovranno investire. Appena l'inflazione ripartirà, come ripartirà con il disavanzo pubblico creato per salvarci, non potranno tenerli nel materasso a perdere valore. Guardi la gente là sotto, a Broadway, a Times Square. Mangiano, bevono, spendono, comprano. Consumano. E quando si saranno convinti che l'Apocalisse non c'è stata, che non saranno spazzati via da un altro '29, i soldi ricominceranno a bruciare in tasca e vorranno rendimenti migliori di quello 0,5% all'anno che i buoni del Tesoro oggi gli offrono. E noi siamo qui, per accoglierli".
C'è un piccolo indice, in Borsa, che racconta meglio di tutti perché si stia riformando la "bolla". Si chiama "Vix" e non è un prodotto per il raffreddore. Sta per "Volatility Index" e segnala appunto la volatilità, la violenza degli sbalzi nelle quotazioni. E' tornato ai massimi dell'anno, spinto dal Dow Jones capace di perdere e di guadagnare il 2% in 48 ore e garantisce che il mare di soldi sciabordanti nella stiva dell'economia tornerà a cercare quegli strumenti di vera, o illusoria, protezione finanziaria che si chiamano "derivate" e "hedge funds". Proprio quei prodotti che furono accusati di avere causato il giudizio universale del settembre 2008 e avrebbero dovuto essere spazzati via.
Si era sparso il panico delle retribuzioni e della fine dell'età dell'oro, i "bonus" di fine anno, quelle mostruosità che avevano regalato al presidente della Morgan Stanley, John Mack, soprannominato "Big Mac" come la polpetta a due piani della McDonald's, 40 milioni di dollari a fine 2006. Un record che aveva resistito appena due giorni, fino a quando la rivale Goldman Sachs attribuì al proprio leader maximo, Lloyd Blankfein, 53,4 milioni di dollari. Ma nessuna delle grandi banche ha atteso che la ghigliottina delle famose "nuove regole" immaginate per rabbonire le folle, cadesse sui loro manager. "Ci siamo semplicemente aumentati gli stipendi, per compensare il fatto che per un po' di tempo avremmo dovuto limitare i bonus di fine anno" sorride l'uomo che guarda Times Square.
Anche la mongolfiera che da sempre fa volare o precipitare nel proprio cestello l'economia americana prende quota: la casa. A San Francisco per prima, ma addirittura anche a Miami, la terra del disastro immobiliare, le case si ricominciano a vendere, sia pure a prezzi di saldo. Le banche, con i miliardi di profitti e di liquido pompati dalla Fed a tasso zero nelle loro casseforti, devono tornare a prestarli al 5%, perché le banche per questo esistono, per lucrare fra il costo e il rendimento del danaro, e il governo estende per altri tre mesi l'abbuono fiscale di 8 mila dollari sull'acquisto. Il vento della nuova speculazione non soffia ancora nelle case dei senza lavoro, che sono ormai quasi il 10%. Ma l'occupazione è sempre l'ultima a svegliarsi dal coma della recessione, perché le aziende aspettano prima di riassumere.
"Siamo rimasti in meno, noi delle scatole di cartone, e un terzo di quelli che sparecchiavano bonus nel 2007 hanno cambiato lavoro o città" dice l'uomo che guarda la bolla gonfiarsi dalla vetrata su Times Square. "Per ora, chi di noi è sopravvissuto vive alla giornata, sapendo che tutto può finire domattina, come il 15 settembre del 2008, perché niente è cambiato e il danaro non sta mai fermo, si riversa oggi sull'oro, poi sul petrolio, poi sulle Borse, poi sui derivati, poi sull'immobiliare e anche i governi più sinceri sono come i bagnanti che vogliono vuotare il mare con il cucchiaio delle loro regole. La lezione del fallimento delle Lehman Brothers non ha insegnato a noi, ma ai governi, il rischio di voler fare i duri davvero. Usano i loro soldi per salvarci, quando si accorgono che siamo ormai diventati troppo grandi per lasciarci fallire". Come sempre? "Come sempre".
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/economia/crisi-42/nuova-bolla/nuova-bolla.html
cantiamo...
Ma che ce frega ....
ma che ce importa.....
tanto di soldi non ce ne stanno piu...... :D
cantiamo...
Ma che ce frega ....
ma che ce importa.....
tanto di soldi non ce ne stanno piu...... :D
ihihih vero
Dream_River
03-11-2009, 20:07
Le bolle sono create dallo Stato e non dal mercato (e torneranno)
L’assetto della finanza americana, con qualche inevitabile fusione e qualche testa caduta qua e là, è grossomodo lo stesso di dodici mesi fa
di Alan Patarga
In questi giorni è caduto il primo anniversario del crac di Lehman Brothers, la banca d’investimenti americana il cui fallimento – solo in apparenza improvviso – ha convinto tutti, anche i più scettici, dell’esistenza di una grande crisi economica. Già prima di allora, nei mesi dell’affaire Bear Stearns e poi nell’estate del 2008, s’era discusso parecchio del sopravvenire di una fase difficile per l’economia globale. Qualcuno, anche tra i più avveduti, cominciò a parlare di “un nuovo ’29”, ossia d’una crisi paragonabile soltanto – per intensità e danni collaterali – a quella che portò alla Grande Depressione.
Chi parlava, a ragione, di paure e di speranze, non resistette al parallelo immaginifico con l’America cupa di Hoover e a una ricetta vecchia più di Roosevelt per uscirne: il ricorso allo Stato, ossia alla finanza pubblica, per raddrizzare le “storture” del mercato. Un mercato – dicevano – impazzito a causa del proliferare di nuovi e incontrollabili strumenti finanziari, i derivati su mutui e altri contratti di debito, che presto sarebbero diventati carta straccia, riducendo al medesimo stato buona parte della finanza e dell’economia reale.
Così, all’appropinquarsi della crisi, la soluzione più ovvia (e più saggia) è parsa a tutti, o quasi, il ricorso al denaro pubblico: per evitare la chiusura di banche, compagnie assicurative e imprese (in primis, le case automobilistiche statunitensi) “troppo grandi per fallire” si sono spesi migliaia di miliardi in tutto il mondo. In America, soprattutto, ma non soltanto. L’euforia neostatalista ha preso un po’ tutti, e l’aver salvato (a carissimo prezzo) centinaia di istituzioni finanziarie, è sembrato a molti il risultato indispensabile perché si arrivasse a un punto di svolta. Si dice ora che i “segnali di ripresa” ci sono, e che sono sempre più numerosi. E’ vero, come è vero che essi provengono dalle imprese e dal mondo del lavoro, e non dalla finanza.
E anzi sono stati parecchi, in questi mesi, i segnali di stasi – a dispetto delle iniezioni di capitale pubblico, cioè di proventi delle tasse di tutti i cittadini – provenienti dall’industria del credito. Molte banche, soprattutto i grandi istituti con grandi strategie globali e scarsa attitudine?locale, hanno incassato, ringraziato, e poi hanno cercato di limitare al minimo sindacale la concessione di nuovi prestiti (o la rinegoziazione di quelli vecchi). Diverso il discorso, almeno in Italia, per tante banche popolari o del credito cooperativo che – al contrario – non si sono tirate indietro nel momento del bisogno. E però è la tendenza complessiva a contare, non le eccezioni, per quanto lodevoli.
Un anno dopo il grande choc di Lehman Brothers e degli scatoloni portati via in fretta e furia dai suoi dipendenti ormai senza lavoro, sono almeno due le lezioni che si possono trarre da tutta questa vicenda.?La prima – lampante, perché sono i numeri dell’economia reale a dirlo – è che non c’è stato nessun ’29. Le difficoltà, quelle sì, non sono mancate. E sono state difficoltà capaci di costare la serenità e il benessere di tante famiglie in tanti paesi. Ma il tracollo globale, la depressione endemica, la tabula rasa del modello economico capitalistico sono tutte cose che, pur annunciate e quasi vaticinate, non si sono poi verificate.
L’altra lezione, è che s’è trattato d’una crisi da gattopardi. Come nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, s’è cercato di cambiare tutto (a parole), perché tutto restasse com’era. L’assetto della finanza americana, con qualche inevitabile fusione e qualche testa caduta qua e là, è grossomodo lo stesso di dodici mesi fa. I mutamenti, se ce ne sono stati, in Europa sono stati se possibile ancor più impercettibili. Lo stesso presidente americano, Barack Obama, ha sottolineato qualche giorno fa che troppe cose sono rimaste le stesse d’un tempo. Non ha spiegato perché, e un po’ va capito. Sarebbe stato difficile ammettere che ciò è stato possibile proprio grazie all’intervento (da lui praticato e caldeggiato) degli Stati nelle economie. Sia prima, sia dopo la crisi. In un saggio sulla Grande Depressione, l’economista libertario Murray Rothbard spiegava bene che una crisi altro non è che “un’esplosione di errori” degli attori dell’economia.
Un risultato raggiungibile ad una sola condizione: che qualcuno induca a sbagliare, tutti insieme, imprenditori e consumatori. Il modo migliore per limitarne la libertà e indurli all’errore è immettere moneta (con prestiti facili) sul mercato: i “soldi facili” dirotteranno le loro scelte di investimento. Esattamente quel che è accaduto negli anni di Alan Greenspan alla Federal Reserve. Insomma, la causa della crisi è lo Stato che crea artificialmente un’espansione (una bolla) che prima o poi si sgonfia. Il vaccino a tutto questo, un anno fa, era a portata di mano: lasciar fallire chi, esplosa la bolla, non aveva più i numeri per stare sul mercato. Lasciare, cioè, che l’economia americana (e, di conseguenza, quella globale) si ridisegnasse autonomamente, ripulendosi delle scorie dell’ingordigia creata ad arte dalla Fed. Foraggiarla con aiuti pubblici non poteva che portare alla conseguenza opposta: lasciare tutto com’era, salvo un po’ di maquillage.
E tutti pronti a credere anche alla prossima bolla.
Da La Voce di Romagna, 19 settembre 2009
Fonte: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=8263
lasciar fallire chi, esplosa la bolla, non aveva più i numeri per stare sul mercato. Lasciare, cioè, che l’economia americana (e, di conseguenza, quella globale) si ridisegnasse autonomamente, ripulendosi delle scorie dell’ingordigia creata ad arte dalla Fed. Foraggiarla con aiuti pubblici non poteva che portare alla conseguenza opposta: lasciare tutto com’era, salvo un po’ di maquillage.
I cattivoni comunisti avevano chiesto prova di coerenza ai leoni liberisti.....e infatti NON c'è stata :p
Questo perchè sono tutti liberisti con i soldi degli altri :p
visti questi segnali e queste previsioni, non sottovaluterei la possibilita dell'esplosione di un'altra bolla speculativa tra non molto tempo che, visto che seguirebbe non di molto questa gravissima crisi economica dovuta all'esplosione di altre bolle, dovute più o meno agli stessi motivi, ossia i bassi tassi d'interesse e la mancanza di controlli sui mercati, quest'epoca (o questo decennio) potrebbe caratterizzarsi con una serie di crisi, una dietro l'altra, che potrebbero cambiare per sempre il panorama economico mondiale, compreso il nostro tenore di vita che non migliorerebbe certo.
Dream_River
03-11-2009, 22:33
visto che seguirebbe non di molto questa gravissima crisi economica dovuta all'esplosione di altre bolle, dovute più o meno agli stessi motivi, ossia i bassi tassi d'interesse e la mancanza di controlli sui mercati.
NO!
La causa di questa crisi è lo zampino dello stato che non sta stare lontano dal mercato e coloro che sanno essere liberisti solo quando può fargli comodo ma che quando si ritrovano le fiamme al culo sanno diventare improvvisamente i migliori sostenitori dell'intervento statale!
dave4mame
03-11-2009, 22:39
cantiamo...
Ma che ce frega ....
ma che ce importa.....
tanto di soldi non ce ne stanno piu...... :D
dipende.
sul giornale di oggi campeggiava la notizia che è in aumento il numero delle famiglie milionarie....
trallallero
03-11-2009, 23:00
NO!
La causa di questa crisi è lo zampino dello stato che non sta stare lontano dal mercato e coloro che sanno essere liberisti solo quando può fargli comodo ma che quando si ritrovano le fiamme al culo sanno diventare improvvisamente i migliori sostenitori dell'intervento statale!
Stai cambiando, ma ogni tanto qualche rigurgito anarchico rutta ancora :D
dipende.
sul giornale di oggi campeggiava la notizia che è in aumento il numero delle famiglie milionarie....
é solo perché in tempo di crisi diminuiscono i divorzi:O
dave4mame
03-11-2009, 23:37
bof...
se così non fosse, sarebbero "in aumento le milionarie single..."
Vermezzese
04-11-2009, 08:54
Mi Sembra troppo strano, troppo brutto, lo scenario futuro è terribile, la teoria del CAOS sarà forse questo il nostro futuro? e solo perchè non siamo stati capaci di mettere delle regole, e in galera i veri criminali? forse ce lo meritiamo...
so solo che la situazione sta degenerando, ormai non credo più a questi economisti, che non sono stati capaci di prevedere la crisie e... fermarla, oppure, lo sapevano e hanno pensato solo a diventare ricchi a spese di noi poveracci.
ma forse, a questo Nouriel Roubin credo, anche perchè è in linea con i miei pensieri, ma cosa ci dobbiamo attendere? dobbiamo essere pessimisti e prepararci per chissà quale cosa? oppure dobbiamo essere ottimisti? e camminare cantando?
vivere non diventerà sopravvivere?
era prevedibile che questo rilascio di soldi nello stesso sistema che ha creato la crisi, non sarebbe servito a niente se non ad aggravare la situazione, tutto questo perchè non sono stati ancora in grado di CREARE DELLE REGOLE.
ma.... anche se ci fossere le regole, chi se ne frega, al massimo vanno al governo e si fanno qualche leggina ad pernonam.
e noi qui a testa bassa.
monkey.d.rufy
04-11-2009, 10:47
l'occasione della crisi è stata sfruttata davvero male
coloro che hanno speculato negli anni precedenti, ne hanno approfittato ancora di più avvalendosi degli aiuti dello Stato (gli stessi che prima rivendicavano il libero mercato)
Mah, io di economia capisco poco, ma credo che un sistema non possa crescere all'infinito. E più si forza la sua crescita con infinite speculazioni e passaggi di mano di crediti e ricchezza virtuali e producendo più di quanto serva, più il rebound sarà pauroso.
ConteZero
04-11-2009, 11:08
Tirate le somme, guardate agli aiuti statali, fatevi due conti...
...con quali soldi gli speculatori si sono fatti le ville e le barche ?
Con quelli degli aiuti statali, cioè dei contribuenti.
Il doppiopesismo del tenere lontano il controllo/intervento di stato quando c'è da fare business (dottrina Bush) e poi firmare assegni in bianco per evitare che tutto vada a puttane.
Ed il bello è che anche oggi (seppur sottovoce) se provi a dire "mettiamo dei controlli rigidi" ridiventano tutti liberisti... salvo poi tornare a chiedere qualche intervento per evitare LA CATASTROFE.
Vermezzese
04-11-2009, 11:53
sarebbe ora di dire basta a ste cagate, c'è in gioco il nostro futuro.
dobbiamo impedire in qualche modo, altrimenti il futuro che ci aspetta non è molto roseo.
- S y l a r -
04-11-2009, 12:03
Dai raga seriamente,che figata sarebbe?
Mi state illudendo ho questa roba è seria?Una stima di tempo?
ConteZero
04-11-2009, 12:04
Dai raga seriamente,che figata sarebbe?
Mi state illudendo ho questa roba è seria?Una stima di tempo?
Prima o poi qualcuno chiederà indietro i soldi depositati in banca.
E prima o poi qualcuno non potrà ridarglieli perché li ha già reinvestiti millemila volte.
Il Carrytrade sul dollaro ora c'è, come c'è sempre stato quello sullo yen. e sicuramente alimenta il rally ad esempio dell'oro.
Però non vedo nessuna bolla che scoppia. I tassi USA mica saliranno di botto. iil movimento dei tassi USA èuna cosa che si sa sempre con settimane se non mesi di anticipo.. e certo visto il timore inflazione non ci saranno mai botte superiori al mezzo punto.
A meno che si vuole dire che fli USA in futuro falliranno.. ma questo è un altro discorso..
- S y l a r -
04-11-2009, 12:29
Prima o poi qualcuno chiederà indietro i soldi depositati in banca.
E prima o poi qualcuno non potrà ridarglieli perché li ha già reinvestiti millemila volte.
Ma io vojo un cantdaun :p
Il Carrytrade sul dollaro ora c'è, come c'è sempre stato quello sullo yen. e sicuramente alimenta il rally ad esempio dell'oro.
Però non vedo nessuna bolla che scoppia. I tassi USA mica saliranno di botto. iil movimento dei tassi USA èuna cosa che si sa sempre con settimane se non mesi di anticipo.. e certo visto il timore inflazione non ci saranno mai botte superiori al mezzo punto.
A meno che si vuole dire che fli USA in futuro falliranno.. ma questo è un altro discorso..
Che palle non capirne un cazzo di ste cose,non so manco cosa hai detto(che nervi).
Ma da quel che mi è sembrato di capire la questione è la solita cecità delle speculazioni quindi quanto possono valere in merito le previsioni e la paura dell'inflazione?
Vermezzese
04-11-2009, 14:18
cosa si sa di mesi in anticipo?
come il crack finanziario?
oppure sei daccordo con me che fanno sapere solo quello che piace a loro giusto per far investire il più possibile per guadagnarci il più possibile, poi, loro che all'ultimo sanno realmente come vanno le cose, vendono tutto e ci fanno milioni di dollari.
ci vogliono REGOLE non vogliamo regolarizzare il mercato? e allora basta con questi aiuti di stato!!!
mi sono rotto le balle di pagare per la decima ferrari di casa agnelli. BASTA.
PazZo!!!
04-11-2009, 14:40
A meno che si vuole dire che fli USA in futuro falliranno.. ma questo è un altro discorso..
Come fa a fallire? Ad ogni crack hanno la possibilità di dichiarare una guerra risanatrice della loro economia...
mi sono rotto le balle di pagare per la decima ferrari di casa agnelli. BASTA.
Hai tutta la mia stima...
Dream_River
04-11-2009, 15:50
non vogliamo regolarizzare il mercato? e allora basta con questi aiuti di stato!!!
Magari!
Il mercato non ha bisogno (e nemmeno diritto) ne dello stato ne di altre regole!
Vermezzese
04-11-2009, 16:09
we dream forse qui troviamo un punto di incontro.
quindi te cosa dici?
penso che su questo la pensiamo allo stesso modo,
ok alla liberalizzazione, ma senza aiuti di stato.
Speriamo si decidano a lasciarle fallire le banche, stavolta, altrimenti si continueranno a dare soldi pubblici a gente che li usa per pulircisi il sedere... :muro: :muro:
Molti hanno chiesto dollari in prestito a tassi zero negli Usa, per poi reinvestirli altrove.
Domanda da profano: per quale motivo una banca dovrebbe concedere prestiti a tasso zero ?
we dream forse qui troviamo un punto di incontro.
quindi te cosa dici?
penso che su questo la pensiamo allo stesso modo,
ok alla liberalizzazione, ma senza aiuti di stato.
Concordo.
Fanno cazzate? Che falliscano e paghino.
La regola del "too big to fail" non deve esistere. Qualsiasi cosa, se va troppo oltre, deve pagare le conseguenze delle proprie azioni.
Vermezzese
04-11-2009, 18:08
il problema delle banche, è che hanno troppo potere, il potere che anche noi privati gli abbiamo dato, cominciamo a non usarle più.
non le fanno fallire perchè se solo banca intesa fallirebbe scoppierebbe la rivoluzione.
il problema delle banche, è che hanno troppo potere, il potere che anche noi privati gli abbiamo dato, cominciamo a non usarle più.
non le fanno fallire perchè se solo banca intesa fallirebbe scoppierebbe la rivoluzione.
Fallisse. ;)
Comunque di per se la banca, come contenitore dei soldi è di una comodità spaventosa. Il non dover andare in giro con banconote e monetine ma con un'unica carta( oppure con il cellulare, come in Giappone) nel portafoglio è di una comodità assurda. Ed è a questo dovrebbe portare il progresso, non a tremila commissioni del caxxo che ti prosciugano il conto in men che non si dica.
Senza contare appunto il problema delle banche che si prendono un pò troppe libertà con i soldi degli utenti... :muro:
Vermezzese
04-11-2009, 18:45
e allora siamo punto a capo. ci vogliono regole.
e sopratutto dobbiamo fargliele rispettare e fargli il culo.
le banche in italia fanno da padrone è ora di fargliela piantare sta storia non credete?
dave4mame
04-11-2009, 20:38
Concordo.
Fanno cazzate? Che falliscano e paghino.
La regola del "too big to fail" non deve esistere. Qualsiasi cosa, se va troppo oltre, deve pagare le conseguenze delle proprie azioni.
forse ti sfugge che, dovesse fallire una "too big to fail", nel cucu te lo pigli pure tu.
-kurgan-
04-11-2009, 20:52
Il mercato non ha bisogno (e nemmeno diritto) ne dello stato ne di altre regole!
ti suggerirei di studiare un poco di economia ;)
forse ti sfugge che, dovesse fallire una "too big to fail", nel cucu te lo pigli pure tu.
Ed è qui che dovrebbe intervenire lo stato: prendendo i soldi dei responsabili del fallimento e dandoli ai consumatori che hanno perso i loro soldi.
Oppure, semplicemente, lasciando le cose così come sono, così da sensibilizzare la gente su queste problematiche.
dave4mame
04-11-2009, 23:04
Ed è qui che dovrebbe intervenire lo stato: prendendo i soldi dei responsabili del fallimento e dandoli ai consumatori che hanno perso i loro soldi.
Oppure, semplicemente, lasciando le cose così come sono, così da sensibilizzare la gente su queste problematiche.
e secondo te, anche pignorando i redditi, chessò del CDA di lehman per le prossime tre generazioni "tappi" il buco che hanno fatto?
è come dire che, chiedi a chi ha fatto saltare una diga di porre rimedio spazzando il fango che l'onda di piena ha causato....
e secondo te, anche pignorando i redditi, chessò del CDA di lehman per le prossime tre generazioni "tappi" il buco che hanno fatto?
è come dire che, chiedi a chi ha fatto saltare una diga di porre rimedio spazzando il fango che l'onda di piena ha causato....
Ci hanno mangiato in tantissimi, non solo il CDA dei Lehman.
E di certo buttare soldi pubblici( aka soldi dei cittadini) nel cesso non è meglio della mia soluzione.
Almeno con la seconda recuperi un bel pò di soldi, invece di buttarne a vagonate...
Vermezzese
05-11-2009, 08:28
dave4mame
secondo me l'economia attuale va totalmente ristudiata e riapplicata, non è più a passo con i tempi.
sono anni che dico che l'economia attuale, è basata su regole finte, non applicate, e non rispettate da nessuno, il problema e che l'attuale sistema è più simile ad un castello di carta molto alto, il problema è quando cederà del tutto.
sbaglio?
Magari!
Il mercato non ha bisogno (e nemmeno diritto) ne dello stato ne di altre regole!
Io non ho bisogno del mercato.
vBulletin® v3.6.4, Copyright ©2000-2025, Jelsoft Enterprises Ltd.