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View Full Version : Riforma dell'informazione in Argentina.


blamecanada
16-10-2009, 12:04
di Gennaro Carotenuto
Martedì 13 Ottobre 2009

Buenos Aires è stata approvata la Legge sui media che sostituisce quella voluta 30 anni fa dalla dittatura militare. Da domani in Argentina i media saranno distinti tra pubblici, commerciali e partecipativi (ONG, cooperative, università, media comunitari, sindacali, gruppi religiosi, femministi, associazioni, popoli indigeni) e ognuno di questi tre gruppi non potrà avere più di un terzo dello spazio totale.
Si mette così un freno alla concentrazione editoriale, ai monopoli dell’informazione e all’occupazione dell’immaginario collettivo da parte del pensiero unico mercatista.
Dall’enunciato stesso della legge si evince la portata del provvedimento: La “legge sui servizi di comunicazione audiovisuale” ha come obbiettivo “democratizzare e universalizzare le nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione; impedire la formazione di monopoli e oligopoli; fomentare la produzione nazionale; propiziare la partecipazione di cooperative, università, popoli originari e organizzazioni senza fine di lucro nei media argentini”.
Fortemente voluta dal governo, la Legge è un trionfo anche numerico per i Kirchner (44 voti contro 22 in Senato). Questi intercettano voti dall’opposizione e riprendono una linea marcatamente riformista dopo un lungo periodo di grigiore e sconfitte. Inoltre l’Argentina, come altri paesi integrazionisti latinoamericani dal Brasile al Venezuela, dall’Ecuador alla Bolivia, lancia un segnale al mondo intero.
Tenta infatti di dar risposte a domande che in altri paesi, il Messico e l’Italia in primo luogo, paesi dove la concentrazione è ancor più intollerabile di quella argentina, non è ammesso neanche porsi. La concentrazione editoriale è nell’interesse pubblico? L’informazione può essere solo commerciale e solo mainstream? Quanto devono durare licenze e concessioni? Lo stare sul mercato garantisce davvero l’indipendenza dei media? Il mercato da solo è in grado di regolare un settore, quello mediatico, dal quale dipende la formazione dell’opinione pubblica, ovvero la democrazia stessa? Soprattutto, i media commerciali sono in grado di rappresentare da soli la società?
La legge argentina, approvata dopo tre mesi di battaglia parlamentare (ne abbiamo dato conto nel “Latinoamerica” n. 108), riconosce che è interesse della società limitare la concentrazione editoriale, deframmentare i media e aumentare il pluralismo diluendo l’omologazione dei media commerciali e il potere dei latifondi mediatici. Questi, ovviamente, (il Grupo Clarín in Argentina, ma potrebbe essere Televisa in Messico, Mediaset in Italia oppure il Grupo Prisa in Spagna) aborriscono la nuova legge, e tentano di stravolgerne il senso spacciandola come censura. Dalla loro hanno il complesso mediatico-industriale mondiale che infatti batte all’unisono demonizzando la nuova legge.
La realtà è che da domani, e con gradualità nei prossimi tre anni, se la riforma non sarà vanificata, l’Argentina andrà costituendo un sistema mediatico pluralista, dove tale pluralismo non sarà più garantito dal pensiero unico del mercato e dalle corporazioni mediatiche ma dai cittadini stessi. Come detto, lo spazio mediatico sarà diviso in tre e i media commerciali non ne potranno continuare ad occupare più di un terzo. Non solo: si dividerà chi produce contenuti da chi li veicola. Chi vorrà continuare a stare sul mercato ricchissimo della televisione via cavo, capillarmente diffuso, dovrà vendere i canali che eventualmente possiede. Almeno due dei cinque canali televisivi nazionali saranno messi sul mercato e andranno a soggetti diversi dagli attuali proprietari. Inoltre nessun soggetto potrà possedere più di dieci media (giornali, radio, tivù), nazionali o locali. Infine le licenze dureranno dieci anni, proiettando l’Argentina in un nuovo mondo nel quale le frequenze non vengano più assegnate di fatto in eterno a soggetti privati com’è tuttora in paesi come il Messico o l’Italia. L’idea è che nel corso del tempo possa ridisegnarsi l’immaginario collettivo oggi monopolizzato dal pensiero unico mercatista e consumista. Come ha detto il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel “finalmente in Argentina si sradicheranno i monopoli perché o si mette davvero fine ai monopoli oppure non cambierà mai nulla”. Non sarà facile ed evidentemente il cambiamento sarà segnato da contraddizioni, ma da qualche parte si dovrà pur iniziare.

Fonte: Giornalismo partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/11086-argentina-la-riforma-agraria-dellinformazione/)

http://www.gennarocarotenuto.it/immagini/Argentinalariformaagrariadellinformazion_D71A/clarintapa24.jpg
Il giorno del golpe, mentre nelle camere di tortura si stuprava e assassinava.

http://www.gennarocarotenuto.it/immagini/Argentinalariformaagrariadellinformazion_D71A/tapa25marz_thumb.jpg
Il giorno dopo: “totale normalità”

http://www.gennarocarotenuto.it/immagini/Argentinalariformaagrariadellinformazion_D71A/CLARINEuforiapopularporrecuperacionMalvinas_thumb.jpg
1982, euforia per le Malvinas.

Il Clarín, con una campagna furiosa contro la nuova legge sui media, difende i privilegi che aveva ottenuto dalla dittatura militare, quella dei 30.000 desaparecidos, che appoggiò dal primo all’ultimo giorno.

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Certo, quest'ultimo è un argomento ad personam, ma certo un giornale del genere non può vantare grande credibilità quando parla di democrazia e censura.

blamecanada
16-10-2009, 16:25
A nessuno interessa?

Eppure io credo che il problema del rapporto tra i media e la democrazia non riguardi solo l'Argentina.

Xspazz
16-10-2009, 17:24
Beh, che dire? Secondo me è una legge eccellente.

Prova ne è la battaglia politica dietro l'approvazione :asd: e mi chiedo: e qui da noi una legge simile? :(

Spero vivamente che nei prossimi anni questa cosa sia davvero applicata. Sarebbe un ottimo esempio di come l'informazione, così pervasiva oggigiorno, dovrebbe essere autogestita tramite una regolamentazione il più possibile "par condicio".

Sapete, credo proprio che in molti cittadini ancora non abbiano capito cosa sia l'informazione nel 21° secolo. Spero davvero che vada in porto perché penso sia davvero una bella cosa.

Magari farà confusione, certo, ma almeno sarà più difficile pilotare le opinioni della gente.

E poi, "latifondi mediatici" è un'espressione davvero calzante: i miei complimenti al giornalista :) coglie in pieno la situazione attuale.

blamecanada
16-10-2009, 17:32
Anche a me piace la legge.

Secondo me spesso si parla del problema italiano: concentrazione delle reti nelle mani di una persona (si potrebbe chiamare monarchia informativa), ma si dimentica che negli altri Paesi occidentali le reti sono nelle mani comunque di poche persone, nel senso di persone giuridiche, (possono anche essere banche o aziende), si potrebbe definire una forma di oligarchia informativa.

Secondo me questa riforma va nella giusta direzione: dare voce ai cittadini organizzati e alla società civile è un modo per avvicinarsi ad una maggiore democrazia informativa.

Xspazz
16-10-2009, 17:41
Anche a me piace la legge.

Secondo me spesso si parla del problema italiano: concentrazione delle reti nelle mani di una persona (si potrebbe chiamare monarchia informativa), ma si dimentica che negli altri Paesi occidentali le reti sono nelle mani comunque di poche persone, nel senso di persone giuridiche, (possono anche essere banche o aziende), si potrebbe definire una forma di oligarchia informativa.

Secondo me questa riforma va nella giusta direzione: dare voce ai cittadini organizzati e alla società civile è un modo per avvicinarsi ad una maggiore democrazia informativa.

Quella che tu definisci, con espressione felice peraltro, "democrazia informativa" dovrebbe essere il fine ultimo della gestione dell'informazione moderna. Purtroppo, però, molti diranno che un modello simile sarà "anarchia informativa" :(

Internet dovrebbe fornire un eccellente supporto a questa nuova gestione dell'informazione e le svariate applicazioni un buon supporto ma qualcosa mi dice che la strada è ancora lunga.

Tornando a bomba, il fatto che l'informazione anche negli altri paesi europei sia nelle mani di poche persone e/o gruppi è vero. Del resto se uno possiede un canale TV via di TG ed olé! Perché non un giornale?

Davvero, più ci penso e più 'sta legge "mme piasce" :asd:

Xspazz
16-10-2009, 17:44
Ah, per la modifica tranquillo: avevo quotato l'intero post ma poi nel rispondere ho controllato più volte la grammatica e mi son scordato di tagliare un po' il "quote" :D

luxorl
16-10-2009, 17:50
Ottima notizia per loro. :)
E anche l'Argentina ci supera a livello democratico. :(

Cfranco
16-10-2009, 20:15
Ottima notizia per loro. :)
E anche l'Argentina ci supera a livello democratico. :(
Non che ci volesse molto ...

Da noi direbbero che è un attentato alla democrazia , che è una legge comunista e liberticida , che è fatta per colpire una persona sola , che è figlia dell' odio per la libertà .

stetteo
16-10-2009, 20:49
A nessuno interessa?

Eppure io credo che il problema del rapporto tra i media e la democrazia non riguardi solo l'Argentina.

Una riforma così non sarebbe male anche qui, ma possiamo solo sognarla.

sander4
16-10-2009, 20:53
Mi sembra una riforma ottima e intelligente, studiata proprio per evitare concentrazioni di potere mediatico nelle mani di una o pochissime persone ma anzi incentivare il pluralismo: sarebbe oro colato qui. Li invidio su questo...

Ma qui, per come siamo messi con ELLO, sarebbe già un grande passo avanti fare una leggina semplice semplice per cui il cda della rai non sia a maggioranza del governo ed eletto tutto dalla politica, ma scelto in parte dalla società civile, in parte dai lavoratori del settore informazione, dai sindacati, studenti, giornalisti etc..un pò come la proposta che era venuta fuori molti anni fa ma non se ne fece nulla.

CUBIC84
16-10-2009, 20:54
...

Franco2
16-10-2009, 21:17
Così com'è non dice molto: il limite di un terzo com'è definito? Sul totale dei media (tv, giornali, radio, internet) o è un terzo per ogni medium? Capite che cambia parecchio in un modo o nell'altro.
Quello che mi piace di sicuro è il rinnovo periodico della concessione delle frequenze. La concessione eterna è una cosa abominevole, IMHO.

first register
16-10-2009, 22:31
A me sembra un ottima legge. La suddivisione dello spazio mediatico mi sembra molto importante soppratutto per quanto riguarda la separazione fra i soggetti che producono i contenuti (che dovrebbero occuparsi delle tendenze del mercato) ed i soggetti che veicolano i contenuti.
In Italia sarebbe sufficiente una distinzione di questo tipo per portare un pò di libertà.
La cosa che mi ha stupito invece, leggendo l'articolo, è come in Italia ci sia un cartello che di fatto concentra il potere di controllo dei mass media nelle mani di un unico soggetto, l'attuale presidente del consiglio.
Son contento per i cittadini Argentini, dopo il crack il loro paese si è ripreso molto bene ed è riuscito ad iniziare a percorrere la strada giusta.
Spero che molto presto anche l'Italia inizi un percorso di riforme e non mi riferisco alla riforma della giustizia di cui parla l'attuale pdc.

P.S.
dove trovo una traccia sulla storia argentina dalla dittatura militare al governo attuale ?

blamecanada
17-10-2009, 10:33
Da noi direbbero che è un attentato alla democrazia , che è una legge comunista e liberticida , che è fatta per colpire una persona sola , che è figlia dell' odio per la libertà .
Beh sicuramente i liberali piú ortodossi non apprezzerebbero una legge simile: per loro limitare i media commerciali ad un terzo sarebbe una limitazione della libertà d'impresa. Ed è vero.

D'altronde liberalismo e democrazia sono compatibili solo in parte: il mercato non è un sistema democratico e la liberaldemocrazia si basa su un equilibrio tra le due cose.

Cfranco
18-10-2009, 19:45
Beh sicuramente i liberali piú ortodossi non apprezzerebbero una legge simile: per loro limitare i media commerciali ad un terzo sarebbe una limitazione della libertà d'impresa. Ed è vero.

Mezzo bicchiere è meglio di uno vuoto .
Quella legge lì è enormemente più liberale di quello che abbiamo in Italia , quindi sarebbe un passo verso quella direzione ...

stetteo
18-10-2009, 20:47
Così com'è non dice molto: il limite di un terzo com'è definito? Sul totale dei media (tv, giornali, radio, internet) o è un terzo per ogni medium? Capite che cambia parecchio in un modo o nell'altro.


in effetti la questione è interessante...

blamecanada
23-10-2009, 21:39
Mezzo bicchiere è meglio di uno vuoto .
Quella legge lì è enormemente più liberale di quello che abbiamo in Italia , quindi sarebbe un passo verso quella direzione ...

Essendo marxista non pretendo di stabilire il livello di liberalismo di una legge.

Tuttavia i liberali più ortodossi sono a favore dello Stato minimo e della libertà d'impresa massima, quindi direbbero che il settore dell'informazione dev'essere regolato dal mercato, che è lo strumento col quale i consumatori stabiliscono cosa deve continuare a esistere e cosa non lo è.

Tuttavia è chiaro che da un punto di vista strettamente democratico, poiché l'informazione è il cosiddetto quarto potere, che decide della politica, sarebbe giusto che l'informazione fosse controllata in modo egualitario da tutta la popolazione, e non fosse solo la voce di grossi gruppi economici.

Quindi c'è una contraddizione tra la posizione strattamente liberale e quella strettamente democratica. Io sono per la posizione strattamente democratica, ma non metto in dubbio che ci siano posizioni intermedie tra quella strettamente liberale e quella strettamente democratica. Ovviamente si tratta di un compromesso tra liberalismo e democrazia.
La maggior parte dei partiti si definiscono liberaldemocratici, quindi non è nulla di strano, ma credo che riforme del genere non vengano portate avanti, perché i partiti liberaldemocratici sono democratici per prendere i voti, ma liberali per prendere i soldi... Ma di solito i finanziatori sono più accorti degli elettori.