Fil9998
16-10-2009, 07:58
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200910articoli/48353girata.asp
Il Veneto alla Lega
Bossi e Berlusconi
trovano l'accordo
Un raduno della Lega Nord
+ Venezia supera i lumbard: la rincorsa è finita
+ Berlusconi: "Io sono buono e giusto"
Carroccio verso la rinuncia a Torino
Via libera di Fini
UGO MAGRI
ROMA
Pur di avere al suo fianco una Lega che marcia con entusiasmo, il Cavaliere le assegna in feudo il Veneto. Pare certo che non sarà più Galan, attuale governatore, il candidato del centrodestra nelle elezioni regionali di marzo. Via il forzista della prima ora, addio al governatore super-berlusconiano (che d’ora in poi lo sarà assai meno). Prenderà il suo posto l’attuale ministro dell’Agricoltura, Zaia. E siccome la Lega non può avere tutto, sembra escluso che possa toccare al Carroccio la candidatura per il Piemonte.
Cota, capogruppo di Bossi alla Camera, viene dunque sopravanzato da Crosetto, sottosegretario alla Difesa targato Pdl. Un gioco di pesi e contrappesi che lascerebbe Formigoni dov’è (cioè alla guida della Regione Lombardia), lancerebbe Biasotti nell’impresa titanica di conquistare la Liguria al centrodestra, e regalerebbe alla Lega le due candidature di bandiera, perse in partenza, nelle ultime roccaforti «rosse» d’Italia, Emilia Romagna e Toscana.
La settimana prossima dovrebbero incontrarsi Berlusconi, Bossi e Fini per mettere il timbro definitivo. Ma già ne hanno ragionato insieme l’altra sera, trovandosi d’accordo. E’ andata così: durante la cena con il Senatùr, presenti Calderoli e Tremonti, Berlusconi ha alzato il telefono. Conversazione in vivavoce con il presidente della Camera (che il premier ha incontrato nuovamente ieri, ma solo per dare il via all’offensiva finale sulla Giustizia). Lì si è decisa la sorte di Galan, ricevuto poco prima dal Cavaliere a Palazzo Grazioli. Il governatore veneto si è sentito chiedere un passo indietro, al quale tuttavia Galan non pensa minimamente. Qualcuno scommette che si candiderà lo stesso, a costo di uscire dal Pdl, magari con appoggio dell’Udc. Altri prevedono invece che dirà «obbedisco», accettando in cambio della rinuncia qualche incarico ministeriale. Già, perché un rimpasto di governo sembra inevitabile.
Destinato a lasciare non è il solo Zaia, ma forse addirittura Brunetta, il quale farebbe carte false per diventare sindaco della sua città, Venezia. E poi c’è Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma: si è confessato disponibile a candidarsi in Campania, così cesserebbe la lotta a coltello tra la fazione favorevole a Cosentino e quella che sostiene il socialista Caldoro (sponsor la conterranea Carfagna). A cascata, si va ridefinendo l’intera mappa del potere locale berlusconiano. Testa a testa nel Lazio tra la sindacalista Polverini, sostenuta da An, e l’imprenditrice Todini, ben vista nel giro cattolico. La prima ha più chances, anche perché Berlusconi deve pur concedere qualcosa di tangibile a Fini, il quale lo asseconda sulla Giustizia. Deluderlo non è il caso.
La vera incognita, a questo punto, è l’Udc. In pubblico Casini alza il prezzo di un’intesa a destra (o a sinistra). «Non ci dispiace», afferma, «andare da soli. Meglio soli che male accompagnati», precisa. Sotto sotto, però, fervono i negoziati su entrambe le sponde. Al nuovo segretario Pd, i centristi chiederanno di cambiare cavallo in Puglia (Vendola non va giù alla Chiesa) e in Piemonte (la Bresso è considerata troppo a sinistra). Sembrano orientati ad appoggiare il Pdl in Liguria e in Lombardia. Staranno con i Democratici lungo la dorsale appenninica, opteranno per l’alleanza con il Pdl in Calabria. Tra Lazio e Campania sceglieranno in base ai candidati. Ma il colpo grosso Casini può farlo in Veneto. Se Galan lancerà la lista della vendetta, l’appoggio centrista ne farebbe il campione dell’Italia che non si schiera.
Il Veneto alla Lega
Bossi e Berlusconi
trovano l'accordo
Un raduno della Lega Nord
+ Venezia supera i lumbard: la rincorsa è finita
+ Berlusconi: "Io sono buono e giusto"
Carroccio verso la rinuncia a Torino
Via libera di Fini
UGO MAGRI
ROMA
Pur di avere al suo fianco una Lega che marcia con entusiasmo, il Cavaliere le assegna in feudo il Veneto. Pare certo che non sarà più Galan, attuale governatore, il candidato del centrodestra nelle elezioni regionali di marzo. Via il forzista della prima ora, addio al governatore super-berlusconiano (che d’ora in poi lo sarà assai meno). Prenderà il suo posto l’attuale ministro dell’Agricoltura, Zaia. E siccome la Lega non può avere tutto, sembra escluso che possa toccare al Carroccio la candidatura per il Piemonte.
Cota, capogruppo di Bossi alla Camera, viene dunque sopravanzato da Crosetto, sottosegretario alla Difesa targato Pdl. Un gioco di pesi e contrappesi che lascerebbe Formigoni dov’è (cioè alla guida della Regione Lombardia), lancerebbe Biasotti nell’impresa titanica di conquistare la Liguria al centrodestra, e regalerebbe alla Lega le due candidature di bandiera, perse in partenza, nelle ultime roccaforti «rosse» d’Italia, Emilia Romagna e Toscana.
La settimana prossima dovrebbero incontrarsi Berlusconi, Bossi e Fini per mettere il timbro definitivo. Ma già ne hanno ragionato insieme l’altra sera, trovandosi d’accordo. E’ andata così: durante la cena con il Senatùr, presenti Calderoli e Tremonti, Berlusconi ha alzato il telefono. Conversazione in vivavoce con il presidente della Camera (che il premier ha incontrato nuovamente ieri, ma solo per dare il via all’offensiva finale sulla Giustizia). Lì si è decisa la sorte di Galan, ricevuto poco prima dal Cavaliere a Palazzo Grazioli. Il governatore veneto si è sentito chiedere un passo indietro, al quale tuttavia Galan non pensa minimamente. Qualcuno scommette che si candiderà lo stesso, a costo di uscire dal Pdl, magari con appoggio dell’Udc. Altri prevedono invece che dirà «obbedisco», accettando in cambio della rinuncia qualche incarico ministeriale. Già, perché un rimpasto di governo sembra inevitabile.
Destinato a lasciare non è il solo Zaia, ma forse addirittura Brunetta, il quale farebbe carte false per diventare sindaco della sua città, Venezia. E poi c’è Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma: si è confessato disponibile a candidarsi in Campania, così cesserebbe la lotta a coltello tra la fazione favorevole a Cosentino e quella che sostiene il socialista Caldoro (sponsor la conterranea Carfagna). A cascata, si va ridefinendo l’intera mappa del potere locale berlusconiano. Testa a testa nel Lazio tra la sindacalista Polverini, sostenuta da An, e l’imprenditrice Todini, ben vista nel giro cattolico. La prima ha più chances, anche perché Berlusconi deve pur concedere qualcosa di tangibile a Fini, il quale lo asseconda sulla Giustizia. Deluderlo non è il caso.
La vera incognita, a questo punto, è l’Udc. In pubblico Casini alza il prezzo di un’intesa a destra (o a sinistra). «Non ci dispiace», afferma, «andare da soli. Meglio soli che male accompagnati», precisa. Sotto sotto, però, fervono i negoziati su entrambe le sponde. Al nuovo segretario Pd, i centristi chiederanno di cambiare cavallo in Puglia (Vendola non va giù alla Chiesa) e in Piemonte (la Bresso è considerata troppo a sinistra). Sembrano orientati ad appoggiare il Pdl in Liguria e in Lombardia. Staranno con i Democratici lungo la dorsale appenninica, opteranno per l’alleanza con il Pdl in Calabria. Tra Lazio e Campania sceglieranno in base ai candidati. Ma il colpo grosso Casini può farlo in Veneto. Se Galan lancerà la lista della vendetta, l’appoggio centrista ne farebbe il campione dell’Italia che non si schiera.