c.m.g
09-10-2009, 12:09
8 ottobre 2009 – 11:50 pm
http://www.anti-phishing.it/wp-content/uploads/2009/10/43137-6-300x199.jpg
Secondo quanto ha riferito l’ingegner Cosimo Com’ella, dirigente dell’Autorità per la protezione dei dati personali nel corso di un seminario organizzato a Roma nei giorni scorsi, dal 2001 al 2008 tutti i dati relativi al traffico sviluppato su internet dagli italiani è stato illecitamente conservato, catalogato, archiviato dai provider telefonici del paese (Telecom, Vodafone e H3g).
Motivo? Ritenevano, errando, di essere tenuti a conservare questi dati in forza della normativa privacy. Nel 2008, invece, un provvedimento del Garante ha imposto loro di distruggere questi dati perché erano stati archiviati in maniera assolutamente pericolosa per la riservatezza degli utenti. La notizia è stata ripresa da un recente articolo di Vittorio Zambardino apparso su Repubblica (http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/tecnologia/alice-spia1/alice-spia1/alice-spia1.html) lo scorso 7 ottobre 2009 dai toni decisamente allarmistici.
Il giornalista, infatti, si è spinto a riferire che negli anni dal 2001 al 2008 non sarebbero stati archiviati in maniera illecita solo i dati di traffico, ma anche «le password che immettevate per entrare nella vostra mail, i codici di accesso alla banca (se il sistema non era protetto) e anche sì, la password di quel sito un po’ scollacciato che ogni tanto allieta una vostra serata un po’ uggiosa.
Per non parlare di chat e messaggi posta. Tutto era “captivato” e tutto era leggibile». La circostanza, ove effettivamente vera sarebbe decisamente grave, e getterebbe una inquietante luce sullo stato già fortemente critico della nostra sicurezza informatica, dove una legge in materia, approvata nel 2003 è entrata in vigore per la prima volta dopo 5 anni di proroghe continue.
Immagine tratta da Buzzle.com (http://www.anti-phishing.it/contributi-legali/2009/10/08/www.buzzle.com)
Fonte: Anti-Phishing Italia (http://www.anti-phishing.it/contributi-legali/2009/10/08/1502)
http://www.anti-phishing.it/wp-content/uploads/2009/10/43137-6-300x199.jpg
Secondo quanto ha riferito l’ingegner Cosimo Com’ella, dirigente dell’Autorità per la protezione dei dati personali nel corso di un seminario organizzato a Roma nei giorni scorsi, dal 2001 al 2008 tutti i dati relativi al traffico sviluppato su internet dagli italiani è stato illecitamente conservato, catalogato, archiviato dai provider telefonici del paese (Telecom, Vodafone e H3g).
Motivo? Ritenevano, errando, di essere tenuti a conservare questi dati in forza della normativa privacy. Nel 2008, invece, un provvedimento del Garante ha imposto loro di distruggere questi dati perché erano stati archiviati in maniera assolutamente pericolosa per la riservatezza degli utenti. La notizia è stata ripresa da un recente articolo di Vittorio Zambardino apparso su Repubblica (http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/tecnologia/alice-spia1/alice-spia1/alice-spia1.html) lo scorso 7 ottobre 2009 dai toni decisamente allarmistici.
Il giornalista, infatti, si è spinto a riferire che negli anni dal 2001 al 2008 non sarebbero stati archiviati in maniera illecita solo i dati di traffico, ma anche «le password che immettevate per entrare nella vostra mail, i codici di accesso alla banca (se il sistema non era protetto) e anche sì, la password di quel sito un po’ scollacciato che ogni tanto allieta una vostra serata un po’ uggiosa.
Per non parlare di chat e messaggi posta. Tutto era “captivato” e tutto era leggibile». La circostanza, ove effettivamente vera sarebbe decisamente grave, e getterebbe una inquietante luce sullo stato già fortemente critico della nostra sicurezza informatica, dove una legge in materia, approvata nel 2003 è entrata in vigore per la prima volta dopo 5 anni di proroghe continue.
Immagine tratta da Buzzle.com (http://www.anti-phishing.it/contributi-legali/2009/10/08/www.buzzle.com)
Fonte: Anti-Phishing Italia (http://www.anti-phishing.it/contributi-legali/2009/10/08/1502)