dantes76
07-10-2009, 20:12
Mafia, le rivelazioni del pentito Nino Giuffrè. "Dopo il tramonto della Dc
un nuovo partito andava appoggiato da Cosa nostra: era Forza Italia"
Leggi anche gli altri articoli di Cronaca Regionale (http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/)
oggi, 07 ottobre 2009 16:15
http://www.siciliainformazioni.com/pictures/0200x0000/0000003244.jpg
Dopo l'arresto di Vito Ciancimino "Democrazia cristiana e Partito socialista si avviarono al tramonto e in Cosa nostra nacque un nuovo discorso politico. Un nuovo soggetto politico andava appoggiato: era Forza Italia".
Lo ha detto il pentito Nino Giuffré al processo al prefetto Mario Mori e al colonnello dei carabinieri Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato per il mancato arresto nel 1995 del boss Bernardo Provenzano. L'udienza si è svolta oggi nell'aula bunker del carcere di Rebibbia di Roma davanti al Tribunale di Palermo in trasferta proprio per sentire il collaboratore di giustizia.
"Sospettavamo della "sbirritudine" di Bernardo Provenzano. Questo uno dei passaggi dell'audizione a 360 gradi oggi, nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia, fatta dal collaboratore di giustizia Nino Giuffré, sentito, davanti al Tribunale di Palermo in trasferta nella capitale, nell'ambito del processo per favoreggiamento a Cosa nostra al prefetto Mario Mori (ex comandante del Ros ed ex direttore Sisde) e al colonnello Mauro Obinu (ex comandante del reparto criminalità organizzata del Ros). Processo, questo, nato dall'inchiesta per il mancato arresto nel 1995, a Mezzojuso (Palermo), del boss Bernardo Provenzano. Iniziando dalle motivazioni che lo hanno spinto a collaborare con la giustizia, Giuffré ha ricostruito più di 20 anni di Cosa nostra. Rispondendo alle domande dei Pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha focalizzato l'attenzione sulla sua frequentazione con Provenzano ("era il mio punto di riferimento principale, anche se a capo di Cosa nostra c'era Totò Riina", ha detto"), finendo per parlare anche degli opposti schieramenti all'interno dell'organizzazione nonché delle strategie.
Punto focale è stato quando Giuffré ha detto di aver sentito "discorsi relativi a rapporti tra Provenzano e i carabinieri. Era una voce insistente. Il discorso della 'sbirritudine' di Provenzano nel tempo diventava sempre più attuale, prendeva sempre più piede. Certo, quando poi ci fu il periodo dei grandi arresti e solo Provenzano rimase fuori, ho sospettato anche io di lui". Giuffré ha comunque detto di non avere mai sentito fare "discorsi di 'sbirritudine' su Bagarella; "Che Riina fosse confidente no, anzi ho sentito parlare che lui aveva persone nelle forze dell'ordine che gli passavano notizie". Dopo l'arresto di Riina "la diversità di vedute all'interno di Cosa nostra - ha detto Giuffré - si manifestava in una diversa strategia: da una mafia molto appariscente così come aveva voluto Riina, a una mafia silenziosa sommersa che era la politica principale di Provenzano, quella senza rumore".
© Riproduzione riservata
Source: SiciliaInformazioni | Mafia, l...Cosa nostra: era Forza Italia" (http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/66621/mafia-rivelazioni-pentito-nino-giuffr-dopo-tramonto-della-nuovo-partito-andava-appoggiato-cosa-nostra-forza-italia.htm) (07/10/2009) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)
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un nuovo partito andava appoggiato da Cosa nostra: era Forza Italia"
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Dopo l'arresto di Vito Ciancimino "Democrazia cristiana e Partito socialista si avviarono al tramonto e in Cosa nostra nacque un nuovo discorso politico. Un nuovo soggetto politico andava appoggiato: era Forza Italia".
Lo ha detto il pentito Nino Giuffré al processo al prefetto Mario Mori e al colonnello dei carabinieri Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato per il mancato arresto nel 1995 del boss Bernardo Provenzano. L'udienza si è svolta oggi nell'aula bunker del carcere di Rebibbia di Roma davanti al Tribunale di Palermo in trasferta proprio per sentire il collaboratore di giustizia.
"Sospettavamo della "sbirritudine" di Bernardo Provenzano. Questo uno dei passaggi dell'audizione a 360 gradi oggi, nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia, fatta dal collaboratore di giustizia Nino Giuffré, sentito, davanti al Tribunale di Palermo in trasferta nella capitale, nell'ambito del processo per favoreggiamento a Cosa nostra al prefetto Mario Mori (ex comandante del Ros ed ex direttore Sisde) e al colonnello Mauro Obinu (ex comandante del reparto criminalità organizzata del Ros). Processo, questo, nato dall'inchiesta per il mancato arresto nel 1995, a Mezzojuso (Palermo), del boss Bernardo Provenzano. Iniziando dalle motivazioni che lo hanno spinto a collaborare con la giustizia, Giuffré ha ricostruito più di 20 anni di Cosa nostra. Rispondendo alle domande dei Pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, ha focalizzato l'attenzione sulla sua frequentazione con Provenzano ("era il mio punto di riferimento principale, anche se a capo di Cosa nostra c'era Totò Riina", ha detto"), finendo per parlare anche degli opposti schieramenti all'interno dell'organizzazione nonché delle strategie.
Punto focale è stato quando Giuffré ha detto di aver sentito "discorsi relativi a rapporti tra Provenzano e i carabinieri. Era una voce insistente. Il discorso della 'sbirritudine' di Provenzano nel tempo diventava sempre più attuale, prendeva sempre più piede. Certo, quando poi ci fu il periodo dei grandi arresti e solo Provenzano rimase fuori, ho sospettato anche io di lui". Giuffré ha comunque detto di non avere mai sentito fare "discorsi di 'sbirritudine' su Bagarella; "Che Riina fosse confidente no, anzi ho sentito parlare che lui aveva persone nelle forze dell'ordine che gli passavano notizie". Dopo l'arresto di Riina "la diversità di vedute all'interno di Cosa nostra - ha detto Giuffré - si manifestava in una diversa strategia: da una mafia molto appariscente così come aveva voluto Riina, a una mafia silenziosa sommersa che era la politica principale di Provenzano, quella senza rumore".
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