pistacchio89
25-09-2009, 22:26
Honduras: era un ragazzo di nome Elvis
Non aveva neanche 18 anni Elvis Jacobo Euceda Perdomo, ed era un adolescente del nord dell’Honduras che andava sulla sua bicicletta rossa a giocare a pallone con gli amici dopo aver lavorato tutto il giorno a raccogliere legna.
Secondo vari testimoni quando è stato superato in strada da una camionetta della polizia ha gridato loro “golpisti”.
E’ bastato questo perché uno di loro estraesse il fucile e abbattesse Elvis con due colpi di precisione, uno alla testa e uno ad una spalla che lo hanno ucciso sul colpo.
Elvis è il quarto morto confermato da quando lunedì scorso il presidente Mel Zelaya è rientrato in patria e si è rifugiato nell’Ambasciata del Brasile. Varie fonti parlano però di 10-12 morti, oltre a centinaia di arresti, feriti e molti desaparecidos.
http://www.gennarocarotenuto.it/10759-honduras-era-un-ragazzo-di-nome-elvis/
http://www.lavozdelsandinismo.com/img/info/min/der-elvis-jacobo-euceda-perdomo-2009-09-24-15449.jpg
http://www.lavozdelsandinismo.com/internacionales/2009-09-24/asesinato-a-sangre-fria-en-las-calles-de-honduras/
blamecanada
26-09-2009, 10:50
Per chi si fosse perso gli ultimi sviluppi:
Honduras, Mel Zelaya rientrato a Tegucigalpa
21 settembre 2009
E’ confermata la notizia che il presidente legittimo honduregno Mel Zelaya, rovesciato con un colpo di stato lo scorso 28 giugno, è rientrato nella capitale Tegucigalpa e si trova nell’ambasciata brasiliana. Il dittatore Roberto Micheletti nega (ma proclama il coprifuoco), il governo degli Stati Uniti ammette di non saperne nulla.
Commento: il Brasile è definitivamente la potenza regionale latinoamericana. Che il portavoce del governo statunitense Ian Kelly dichiari “non abbiamo idea di dove sia Zelaya” mentre questo è rientrato in Patria dall’Ambasciata brasiliana è la testimonianza di un cambio di epoca.
Fonte: Giornalismo partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/10682-honduras-mel-zelaya-rientrato-a-tegucigalpa/)
Manuel Zelaya è tornato in Honduras, la dittatura reprime, ore di speranza e paura
Gennaro Carotenuto
(22 settembre 2009)
A quasi tre mesi dal colpo di stato del 28 giugno, il presidente legittimo dell’Honduras Manuel Zelaya è ritornato a Tegucigalpa e sta incontrando la Resistenza al golpe nell’Ambasciata brasiliana che lo ospita in quella che si configura come una dimostrazione di forza oltre che del movimento democratico honduregno del Brasile e dei governi integrazionisti latinoamericani. Migliaia e migliaia di honduregni stanno infatti manifestando l’appoggio a Zelaya, circondando l’Ambasciata e la sede ONU che ha parlato loro al grido di “Patria, restitución (ritorno di Zelaya) o muerte”. Intanto la dittatura di Roberto Micheletti ripristina per l’ennesima volta il coprifuoco, blocca i cellulari, reprime ed intima (sic) al governo brasiliano di consegnare il presidente.
Mel Zelaya è tornato in patria, da dove era stato espulso in pigiama all’alba del 28 giugno scorso. Lo ha fatto sotto protezione brasiliana, mantenendo gli Stati Uniti praticamente all’oscuro. Lo ha fatto viaggiando fino a San Salvador in un aereo venezuelano. Quindi con l’appoggio silenzioso salvadoregno e di dirigenti dell’FMLN ha riattraversato la frontiera. Lì è stato preso in carico dall’eroismo di decine di resistenti honduregni. Questi con diversi mezzi di fortuna per oltre 12 ore hanno aiutato il presidente ad attraversare montagne e boschi e superare innumerevoli posti di blocco di un paese militarizzato fino a giungere in piena capitale e rifugiarsi nell’Ambasciata brasiliana. Lì, nella sede diplomatica, con l’appoggio di Lula e del suo ministro degli Esteri Celso Amorim, da oggi è stabilito il cuore della Resistenza al golpe che mai in questi tre mesi e nonostante la durezza della repressione era scemata.
È una giocata, quella di Zelaya, supportata dai governi integrazionisti latinoamericani, a partire da quello brasiliano, che potrebbe accelerare la soluzione della crisi e sconfiggere il golpe. Nelle prossime ore è atteso infatti a Tegucigalpa il segretario generale dell’OSA José Miguel Insulza e perfino Hillary Clinton, dopo molte ore, ha dovuto ammettere a denti stretti che il ritorno di Zelaya può favorire una soluzione rapida della crisi. Durante tre mesi il governo statunitense, che ufficialmente appoggia Zelaya, aveva sempre sconsigliato il ritorno del presidente legittimo e appena dieci giorni fa il Comando Sud delle Forze Armate statunitensi aveva invitato l’esercito golpista del paese centroamericano a svolgere manovre militari congiunte.
Fonte: Giornalismo partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/10691-manuel-zelaya-tornato-in-honduras-la-dittatura-reprime-ore-di-speranza-e-paura/)
Il giorno dell’insurrezione pacifica in Honduras?
22 settembre 2009
In questo momento in Honduras è notte ma i nostri contatti in Honduras sostengono che oggi sarebbe il gran giorno del ritorno al governo di Mel Zelaya riportato al palazzo presidenziale da centinaia di migliaia di persone che stanno confluendo verso la capitale da ogni angolo del paese.
Finora non ci sarebbero stati colloqui né dialogo con i golpisti ma un solo messaggio: “resa incondizionata entro 24 ore”.
Lo conferma del resto alla BBC Juan Barahona, coordinatore generale del Fronte Nazionale contro il Golpe, che si trova all’interno dell’Ambasciata brasiliana: “ci aspettiamo un’insurrezione pacifica del popolo honduregno che accompagni Zelaya al palazzo del governo. Non credo che i golpisti siano in grado di resistere oltre”.
Tra poco sarà l’alba in Honduras di quello che forse è il suo giorno più lungo. Tra poco sarà l’alba di un 13 aprile* honduregno. Nunca más golpes de estado en latinoamérica!
*Il 13 aprile 2002 milioni di venezuelani riportarono al governo il presidente legittimo Hugo Chávez dopo il colpo di stato di due giorni prima voluto dalle oligarchie locali, dalle televisioni commerciali, dal Fondo Monetario Internazionale e dai governi di Spagna e Stati Uniti.
Fonte: Giornalismo partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/10702-il-giorno-dellinsurrezione-pacifica-in-honduras/)
23 settembre 2009
A tutta violenza contro l'Honduras democratico
I manifestanti pro Zelaya intorno all'ambasciata brasiliana attaccati dalla polizia. Feriti, arrestati a forse anche dei morti
"Ho trovato un buon internet, almeno per 15 minuti.
La situazione continua drammatica, centinaia di feriti, detenuti e desaparecidos. La resistencia ha organizzato azioni per tutto il pomeriggio simultaneamente in punti diversi della cittá, nonostante tutto. Ci sono state sconfitte e vittorie, ossia non sempre la polizia e i militari sono riusciti a reprimere, sono anche stati respinti dal popolo, protetto da barricate costruite con qualsiasi tipo di materiale e dalla propia dignitá.
La lotta continua in questa cittá fantasma dove i vialoni sono a disposizione dei bimbi per giocare a pallone.
In alcuni quartieri la polizia e i militari hanno sfondato le porte delle case e lanciato dentro gas lacrimogeni, fregandosene della presenza di persone ammalate, di bambini e anziani... cercavano i 'rivoltosi'.
Fino a poco fa era impossibile passare i cordoni dei militari vicini all´ambasciata brasiliana, dove sono rifugiate circa 300 persone oltre che il presidente legittimo di Honduras, la sua famiglia e il corpo diplomatico del Brasile. Da ieri sera queste persone non mangiano ed i militari impediscono che passi cibo e acqua.´
É stato annunciato il coprifuoco nazioanle, sará dalle sei di stasera alle sei di domattina. vediamo poi domani...
Il frente sta chiamando la gente a scendere in strada e per domattina è convocata una marcia per le strade della cittá...
Bueno.. devo lasciare a altre persone l´internet....vediamo che succede stanotte...
scrivo di fretta quindi non ridete per il mio italiano". Anonima, dall'Honduras.
E ancora: "Siamo a diciassette ore di coprifuoco. E continuerà ancora. Polizia e militari hanno rotto i vetri delle auto e delle moto delle persone della resistenza. Stanno bruciando le loro auto. Si parla di tre morti. Feriti e coloro i quali sono stati trasportati in ospedale, sembra che i militari li stiano prelevando e portando via. Per portarli allo stato Chochi Sosa (proprio come fece Pinochet). Per favore aiutateci a diffondere questa notizia!"
D.E. Honduras.
Queste sono voci, fra le tante che si rincorrono via internet, che gridano al mondo quanto sta accadendo in Honduras. La morsa della violenza repressiva degli uomini di Roberto Micheletti, il presidente golpista che, sostenuto dall'elite economica, sta governando il paese con il pungo di ferro. Da quando il presidente deposto, Manuel Zelaya, è riuscito a rientrare nel paese, fino a raggiungerne la capitale e barricarsi nell'ambasciata brasiliana, le forze dell'ordine cercano di fermare i manifestanti che, senza sosta, stanno invadendo le strade del paese per accogliere il presidente legittimo. Decine i feriti, tanti gli arrestati e probabilmente tre morti. Lo riportano anche fonti di TeleSur, che ha inviati sul posto.
"Sto diffondendo un rapporto dal centro di detenzione extragiudiziale di Villa Olimpica, nello stadio Chochi Sosa. Ci informano che oltre 120 persone sono lì detenute illegalmente. Tra loro dei feriti, anche gravi", denuncia Radio Liberada.
"Amiche e amici, mi trovo nell'edificio vicino all'ambasciata brasiliana, insieme a trenta compagne e compagni, ,a maggioranza appartenenti ad Artistas del Frente Nacional Contra el Golpe de Estado. Ci siamo riuniti qui per riposare, coscienti che da un momento all'altro l'esercito e la polizia entreranno nel perimetro dove assieme ad altri cinquemila persone circa volevamo offrire la nostra protezione al presidente Manuel Zelaya. Hanno attaccato alle 5.45 con fucili e lacrimogeni. Hanno ucciso un numero non precisato di uomini della prima barricata alla fine del Ponte Guancaste. Poi hanno virato e attaccato la barricata del ponte de La Reforma. Calcolando approssimativamente, l'operativo ha contato circa mille effettivi tra polizia e militari. Hanno caricato e colpito. Diciotto feriti gravi sono stati ricoverati nell'Hospital Escuela. Continuano a reprimere nel Barrio Morazán e nel Barrio Guadalupe gli studenti coraggiosi che si erano barricati dalla notte.
Davanti all'ambasciata del Brasile hanno installato un altoparlante con l'inno nazionale a tutto volume. Il presidente resta dentro, minacciato dai golpisti che grazie ai mass media di regime già hanno esplicato le loro ragioni per allontanarlo.
Migliaia di persone che si stavano dirigendo a Tegucigalpa sono stati arrestati nei pressi della città, che è vuota, una città fantasma. Il coprifuoco è esteso a tutta la giornata. La repressione contro manifestanti indifesi è brutale. In varie occasioni Radio Globo e Canal 36 sono state oscurate. Centinaia gli arrestati.
Qui siamo il nucleo principale degli organizzatori dei grandi eventi culturali della resistenza al golpe: poeti, cantautori, musicisti, fotografi, registi, pittori e pittrici, esseri umani". Firmato F.E.
E ancora. "Da qualche ora commandos della polizia, delle forze speciali Cobra e dei militari stanno aggredendo la gente che si trova intorno all'ambasciata brasiliana. Sono stati confermati due morti per ferita da arma da fuoco, sparati durante lo sgombero forzato. Gas lacrimogeni e spari tutto intorno all'ambasciata e vicino al palazzo dell'Onu, dove lo sgombero prosegue. È stata anche violata la sovranità brasiliana, in quanto un lato dell'edificio è stato colpito. In vari punti del paese si sente che a centinaia siano stati arrestati nei vari posti di blocco instaurati per evitare che la gente continui ad affluire Tegucigalpa. Ci appelliamo alla comunità internazionale, affinché con urgenza intervenga per esigere la fine della repressione immediatamente".
"Ci stanno massacrando. Stanno attaccando l'ambasciata del Brasile. Sono ormai centinaia i feriti. La vita del presidente e della sua famiglia è in pericolo. Gli organismi internazionali devono intervenire. La repressione è in tutto il paese. Abbiamo bisogno di una solidarietà attiva, effettiva per fermare la barbarie. La resistenza continua, pacifica". Oscar Amaya Armijo.
E ancora. "Le forze repressive del governo golpista ha lanciato una caccia al popolo honduregno nelle strade di Comayaguela e Tegucigalpa. Nei pressi dell'ambasciata brasiliana ci sono molte persone ferite. Alcuni sono scomparsi. Chiediamo aiuto a tutte le nazioni del mondo. Fermiamo questa barbarie. Ci appelliamo a tutti i paesi che si sono detti nostri amici, aiutateci ora. Non possiamo aspettare domani. È urgente! Le nostre vite sono in pericolo. La vita stessa del presidente e dei suoi familiari. Questa repressione è brutale". Anonimo. Dall'honduras.
"Purtroppo i pazzi si sono dimostrati quello che sono! Meno di un ora fa verso le 5 e mezza del mattino i militari e la polizia hanno attaccato la gente fuori dall´ambaciata del Brasile! Lacrimogeni e spari, repressione dura! Pattuglie ovunque per la capitale. Quella che era una festa nazionale l´hanno trasformata in una tragedia. Arrivano giá notizie di molte persone ferite, di bambini che nel fuggi fuggi si sono persi, di arresti a chiunque sia per le strade. Ci sono gia molte persone negli ospedali. Nel frattempo da tutto il paese si sta muovendo la gente, con i rischi che comporta mettersi in strada ora. Vi terró informati se sará possibile".
Questa la terza mail della cooperante italiana che sta sfidando repressione e coprifuoco pur di far arrivare la verità oltre il muro della censura imposta dal governo golpista. La situazione sta degenerando, com'era prevedibile e in puro stile Micheletti. E la reazione è appena cominciata, dato che l'Honduras si è appena svegliato, a colpi di manganello.
A nulla per ora valgono gli appelli del presidente legittimo, chiuso nell'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa, e dei paesi dell'Osa, Stati Uniti in testa, a incamminarsi sulla via del dialogo, verso la democrazia ed elezioni regolari. La violenza è l'unica arma che per adesso dimostrano di conoscere i golpisti.
Fonte: Peacereporter (http://it.peacereporter.net/articolo/17940/Honduras%2C+scatta+la+repressione)
Di nuovo stallo e repressione in Honduras
Gennaro Carotenuto
(25 settembre 2009)
Il terzo giorno dal ritorno di Mel Zelaya in Honduras è stato pesante come i primi due dal punto di vista della Resistenza popolare che sta pagando senza arretrare prezzi altissimi. Di fronte alle grandi manifestazioni popolari per il ritorno del presidente e all’isolamento internazionale, la dittatura ha risposto con l’unica arma che conosce, la repressione. Coprifuoco quasi continuo, almeno tre morti confermati da martedì, ma c’è chi ne calcola una decina, centinaia di arresti, feriti e denunce di sparizioni, soprattutto nella periferia della capitale Tegucigalpa dove l’esercito entra con difficoltà, tenuto in scacco dalla Resistenza.
Chi si aspettava che il ritorno di Mel Zelaya potesse sbloccare rapidamente la situazione è però rimasto deluso. È in corso un dialogo finora di basso profilo che, per sintetizzare, si limita a definire chi gestirà il processo elettorale previsto tra due mesi esatti, il prossimo 28 novembre. Per Mel Zelaya è fondamentale il ritorno al governo, e quindi la sanzione della sconfitta del golpe. Il dittatore di Bergamo Alta Roberto Micheletti invece tira a campare, tra lacrimogeni e pallottole, fino alle elezioni.
In questo senso i quattro candidati che hanno appoggiato il golpe, Elvin Santos del Partito Liberale, Porfirio Lobo, del Partito Nacional, Felícito Ávila, democristiano e Bernard Martínez, di Innovación y Unidad, dopo avere incontrato Micheletti ieri pomeriggio, sono andati nell’Ambasciata brasiliana. È stata una riunione di piccolo cabotaggio, che non ha sbloccato la situazione e alla quale non hanno partecipato i due candidati che invece sono alla testa della Resistenza contro il golpe, César Ham, del Partito di Unificazione Democratica, e soprattutto Carlos Reyes, il candidato delle sinistre alla presidenza.
Di fronte a uno iato così enorme tra una politica di bassissimo profilo e movimenti sociali che stanno scrivendo una pagina storica, potrebbe aver ragione Fidel Castro che sostiene che in Honduras si vive una situazione pre-rivoluzionaria.
Intanto, anche se la stampa italiana non se n’è accorta, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la questione honduregna ha tenuto banco. Ben 12 capi di stato, oltre allo stesso segretario generale Ban Ki-Moon, hanno parlato di Honduras chiedendo l’immediato ritorno al governo di Mel Zelaya.
Fonte: Giornalismo partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/10753-di-nuovo-stallo-e-repressione-in-honduras/)
_Magellano_
26-09-2009, 12:07
Ma come stando a freedom house l'honduras è un paese semilibero(come l'italia insomma).
http://www.clandestinoweb.com/images/stories/111AAANUOVOCLANDESTINO/TAVOLE_CLASSIFICHE/freedom_house_2009.jpg
Per chi non sa leggere fra le righe la risposta è che fintanto che non da fastidio in un modo o nell'altro agli americani nessuno farà nulla,ne sanzioni pesanti ne richiami dalla comunità internazionale,pertanto abituatevi a cose cosi.
Jammed_Death
26-09-2009, 12:39
quella cartina non intende la libertà di stampa? perchè c'entra poco la libertà di stampa con degli assassini
blamecanada
26-09-2009, 13:21
Quella cartina può riferirsi al periodo pre-golpe, in ogni caso lo Stato non ha bisogno di censurare i media piú di tanto, visto che i proprietari dei media appoggiano il golpe.
_Magellano_
26-09-2009, 14:36
quella cartina non intende la libertà di stampa? perchè c'entra poco la libertà di stampa con degli assassiniC'entra col fatto che i giornali se ne fregano di eventi come questo e insabbiano,poi vabè blame ha risposto prima di me.
anonimizzato
26-09-2009, 17:00
quella cartina non intende la libertà di stampa? perchè c'entra poco la libertà di stampa con degli assassini
No però è uno degli indici generali sulla salute del paese.
In Nord America ed Europa infatti sono tutti verdi.
quasi.
Ma come stando a freedom house l'honduras è un paese semilibero(come l'italia insomma).
Ma che c'entra?:mbe:
Quella é la libertà di stampa... Valutata prima del golpe poi:mc:
Quella cartina può riferirsi al periodo pre-golpe, in ogni caso lo Stato non ha bisogno di censurare i media piú di tanto, visto che i proprietari dei media appoggiano il golpe.
Mi ricordavo di aver letto che i golpisti tra le prime cose abbiano preso misure sul controllo dei media.
_Magellano_
26-09-2009, 20:25
Ma che c'entra?:mbe:
Quella é la libertà di stampa... Valutata prima del golpe poi:mc:Io sulla mappa leggo 2009 e dubito l'abbiano fatta il primo dell'anno,qualora la mappa fosse antecedente allora errore mio.
matrizoo
26-09-2009, 21:39
Io sulla mappa leggo 2009 e dubito l'abbiano fatta il primo dell'anno,qualora la mappa fosse antecedente allora errore mio.
comunque sia ha lo stesso colore dell'italia, dove i media appoggiano il golp....ehm, il loro proprietario:O
FabioGreggio
26-09-2009, 22:14
Allucinante.
Vero.
Sembra quasi il G8 di Genova.
Manca però Bolzaneto, i canti forzati di Facetta Nera, qualche tortura
per spappolare mascelle, testicoli, ossa
e la macelleria messicana della Diaz.
Poi sarebbe uguale.
fg
blamecanada
27-09-2009, 16:16
Mi ricordavo di aver letto che i golpisti tra le prime cose abbiano preso misure sul controllo dei media.
Sí, ricordi bene.
Ma ho detto che non devono nemmeno farlo piú di tanto, perché i media non si sono particolarmente sbilanciati sul golpe.
Io sulla mappa leggo 2009 e dubito l'abbiano fatta il primo dell'anno,qualora la mappa fosse antecedente allora errore mio.
mappa 2009 perché pubblicata nel 2009... I dati, come ovvio sono quelli del 2008
controlla pure il sito
ermejo91
27-09-2009, 16:23
Sono sconvolgenti certe cose!
vBulletin® v3.6.4, Copyright ©2000-2025, Jelsoft Enterprises Ltd.