blamecanada
21-09-2009, 09:37
Argentina, conflitti d'interesse tra governo e mondo dei media
Il colosso Clarin si oppone alla redistribuzione delle frequenze, ma il governo va avanti. Il 35 per cento delle bande andrà ad associazioni sociali
scritto per noi da
Marcello Brecciaroli
Il parlamento argentino ha approvato oggi la proposta di legge sulle telecomunicazioni che tanto ha fatto discutere nell'ultimo mese. Dopo alcune modifiche al testo, il Presidente Cristina Fernandez ha rotto gli indugi e, ignorando le richieste di rinvio dell'opposizione, ha portato il disegno alla camera bassa per l'approvazione. Una lunga giornata di discussione si è conclusa con un voto unanime: 147 favorevoli, 3 contrari, 3 astenuti e l'opposizione che si alza e se ne va prima del voto. Così facendo, l'opposizione, ha voluto mettere in dubbio la legittimità del voto ma Augustin Rossi, capo del gruppo parlamentare di maggioranza, risponde: "consiglio loro di non procedere per vie legali, ogni volta che lo fanno alla fine perdono".
Che il governo intendesse riformare il sistema si sapeva da tempo: già nel luglio 2008 una lunga lista di associazioni culturali aveva formato la “Coalicion por una radiodifusion democratica”, che ha organizzato manifestazioni e stilato un documento di 21 punti in cui si motivava l'urgenza di un cambiamento e garantiva appoggio al Presidente.
Il 20 agosto scorso, il testo della riforma è stato presentato al pubblico.Vi si legge che il 35 per cento delle frequenze sarà riservato a associazioni no-profit, sociali e culturali, rispettando così le richieste della “Coalicion”.
Cristina Fernandez e suo marito, Nestor Kirchner, vogliono impedire con questa proposta la formazione, o il consolidamento, di gruppi monopolistici privati che possano condizionare la vita politica. L'obbiettivo, secondo i kirchneristi, è quindi democratizzare un sistema troppo chiuso. Secondo il gruppo Clarin e l'opposizione si tratta invece di un tentativo di zittire chi è contrario al governo.
Il gruppo Clarin è il principale bersaglio del provvedimento, il che è ancor più evidente dopo gli attacchi diretti subiti. Nell'aprile scorso, Nestor Kirchner si era mostrato in una trasmissione televisiva con un cartello che riportava la scritta “Clarìn miente”, lasciando sgomenti gli editori del quotidiano più diffuso del paese.
Il consiglio di amministrazione di Clarin controlla l'82 per cento del gruppo mentre il restante 18% è controllata dall'americana Goldman Sachs.
La società controlla attualmente circa il 70 per cento del panorama mediatico argentino, ma se il provvedimento verrà approvato, nessun gruppo potrà controllare più del 35% della diffusione radio e televisiva.
Le legge attualmente in vigore risale al 1982, cioè al periodo della dittatura, e consente di concentrare fino a 24 frequenze radio nelle mani di un solo proprietario per la durata di 15 anni. Inoltre non regola i settori emergenti del digitale e del satellitare. Questo ha permesso a Clarin di prendere il controllo, nel 2007, anche di Cablevision, la rete televisiva via cavo argentina. L'allora presidente Nestor Kirchner permise l'operazione a patto che Clarin si impegnasse a creare 3mila Km di rete a banda larga nel paese e che implementasse le trasmissioni televisive anche nelle zone raggiunte solo dal satellite.
Si inserisce in questo scontro anche l'acquisto dei diritti di trasmissione delle partite del campionato di calcio: l'AFA (Associazione Football Argentino) aveva un contratto col gruppo Clarin valido fino al 2014, se non fosse che il governo, con un'offerta di 154 milioni di dollari, ha spinto l'AFA a recidere il contratto e a vendere i diritti alla televisione pubblica. Ciò ha provocato gravi perdite a Clarin, ma il governo ha descritto l'operazione come un “provvedimento anti-crisi” che consente agli argentini di vedere le partite gratis.
Sono quindi enormi gli interessi in gioco. La Casa Rosada ha però intenzione di andare fino in fondo, possibilmente con un consenso ampio. E' per questo che Cristina Fernandez ha deciso di eliminare uno dei paragrafi più discussi della legge: quello che avrebbe permesso agli operatori telefonici di entrare nel mercato televisivo. La presidente ha voluto così rompere le uova nel paniere all'opposizione, che proprio su questo paragrafo basava il suo contrasto. Naturalmente questo scontenta le compagnie telefoniche, ma è un compromesso che consente di portare avanti lo spirito della legge.
Fonte: Peacereporter (http://it.peacereporter.net/articolo/17847/Argentina%2C+conflitti+d%27interesse+tra+governo+e+mondo+dei+media)
Qualcuno dirà che anche l'Argentina è una dittatura (sulle orme del Venezuela).
Il colosso Clarin si oppone alla redistribuzione delle frequenze, ma il governo va avanti. Il 35 per cento delle bande andrà ad associazioni sociali
scritto per noi da
Marcello Brecciaroli
Il parlamento argentino ha approvato oggi la proposta di legge sulle telecomunicazioni che tanto ha fatto discutere nell'ultimo mese. Dopo alcune modifiche al testo, il Presidente Cristina Fernandez ha rotto gli indugi e, ignorando le richieste di rinvio dell'opposizione, ha portato il disegno alla camera bassa per l'approvazione. Una lunga giornata di discussione si è conclusa con un voto unanime: 147 favorevoli, 3 contrari, 3 astenuti e l'opposizione che si alza e se ne va prima del voto. Così facendo, l'opposizione, ha voluto mettere in dubbio la legittimità del voto ma Augustin Rossi, capo del gruppo parlamentare di maggioranza, risponde: "consiglio loro di non procedere per vie legali, ogni volta che lo fanno alla fine perdono".
Che il governo intendesse riformare il sistema si sapeva da tempo: già nel luglio 2008 una lunga lista di associazioni culturali aveva formato la “Coalicion por una radiodifusion democratica”, che ha organizzato manifestazioni e stilato un documento di 21 punti in cui si motivava l'urgenza di un cambiamento e garantiva appoggio al Presidente.
Il 20 agosto scorso, il testo della riforma è stato presentato al pubblico.Vi si legge che il 35 per cento delle frequenze sarà riservato a associazioni no-profit, sociali e culturali, rispettando così le richieste della “Coalicion”.
Cristina Fernandez e suo marito, Nestor Kirchner, vogliono impedire con questa proposta la formazione, o il consolidamento, di gruppi monopolistici privati che possano condizionare la vita politica. L'obbiettivo, secondo i kirchneristi, è quindi democratizzare un sistema troppo chiuso. Secondo il gruppo Clarin e l'opposizione si tratta invece di un tentativo di zittire chi è contrario al governo.
Il gruppo Clarin è il principale bersaglio del provvedimento, il che è ancor più evidente dopo gli attacchi diretti subiti. Nell'aprile scorso, Nestor Kirchner si era mostrato in una trasmissione televisiva con un cartello che riportava la scritta “Clarìn miente”, lasciando sgomenti gli editori del quotidiano più diffuso del paese.
Il consiglio di amministrazione di Clarin controlla l'82 per cento del gruppo mentre il restante 18% è controllata dall'americana Goldman Sachs.
La società controlla attualmente circa il 70 per cento del panorama mediatico argentino, ma se il provvedimento verrà approvato, nessun gruppo potrà controllare più del 35% della diffusione radio e televisiva.
Le legge attualmente in vigore risale al 1982, cioè al periodo della dittatura, e consente di concentrare fino a 24 frequenze radio nelle mani di un solo proprietario per la durata di 15 anni. Inoltre non regola i settori emergenti del digitale e del satellitare. Questo ha permesso a Clarin di prendere il controllo, nel 2007, anche di Cablevision, la rete televisiva via cavo argentina. L'allora presidente Nestor Kirchner permise l'operazione a patto che Clarin si impegnasse a creare 3mila Km di rete a banda larga nel paese e che implementasse le trasmissioni televisive anche nelle zone raggiunte solo dal satellite.
Si inserisce in questo scontro anche l'acquisto dei diritti di trasmissione delle partite del campionato di calcio: l'AFA (Associazione Football Argentino) aveva un contratto col gruppo Clarin valido fino al 2014, se non fosse che il governo, con un'offerta di 154 milioni di dollari, ha spinto l'AFA a recidere il contratto e a vendere i diritti alla televisione pubblica. Ciò ha provocato gravi perdite a Clarin, ma il governo ha descritto l'operazione come un “provvedimento anti-crisi” che consente agli argentini di vedere le partite gratis.
Sono quindi enormi gli interessi in gioco. La Casa Rosada ha però intenzione di andare fino in fondo, possibilmente con un consenso ampio. E' per questo che Cristina Fernandez ha deciso di eliminare uno dei paragrafi più discussi della legge: quello che avrebbe permesso agli operatori telefonici di entrare nel mercato televisivo. La presidente ha voluto così rompere le uova nel paniere all'opposizione, che proprio su questo paragrafo basava il suo contrasto. Naturalmente questo scontenta le compagnie telefoniche, ma è un compromesso che consente di portare avanti lo spirito della legge.
Fonte: Peacereporter (http://it.peacereporter.net/articolo/17847/Argentina%2C+conflitti+d%27interesse+tra+governo+e+mondo+dei+media)
Qualcuno dirà che anche l'Argentina è una dittatura (sulle orme del Venezuela).