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View Full Version : Le mezze verità di Pierluigi Battista sul Corriere...


blamecanada
10-09-2009, 09:58
(09 settembre 2009)

Non poteva passare inosservata la passerella veneziana del presidente venezuelano Hugo Chávez. Quando si rompe, anche solo per un’ora, il monoscopio dell’informazione mainstream e viene messa in dubbio la realtà virtuale così come i grandi media hanno deciso che deve essere mostrata, per la quale tutti i processi politici latinoamericani sono da condannare, demonizzare, ridicolizzare e a qualcuno possa sorgere il dubbio che nel Sud del mondo succeda qualcosa di ammirevole (con difetti, limiti, ma ammirevole) ecco immediatamente che interviene un commissario politico che in puro stile stalinista (ma liberale) rimette tutti in riga.
Al Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/09_settembre_08/venezia_chavez_battista_693ec0d6-9c3a-11de-a226-00144f02aabc.shtml) , quando si tratta di America latina, tale ruolo spetta a Pierluigi Battista, già gruppettaro dell’ultrasinistra, passato al conservatorismo più bieco. Non si capisce bene perché visto che per quanti editoriali abbia scritto sull’America latina da Pierluigi Battista non si evince mai una conoscenza diretta, una frequentazione, un viaggio, la citazione di un autore (salvo forse Vargas Llosa) ma neanche un fatto preciso, una circostanza verificata. Anzi! Pierluigi Battista sa per scienza infusa che i governi integrazionisti latinoamericani, e in particolare quello venezuelano, sono il male assoluto, e debbono essere seppelliti sotto un'orgia di contumelie (dittatura, golpista, squadrismo, fame, censura e quant’altro).
Nell’ultimo editoriale di oggi, in risposta al successo del documentario di Oliver Stone a Venezia, Battista torna a diffamare a mezzo stampa il presidente venezuelano. Sarà meglio rimettere brevemente i puntini sulle “i” rispetto a quelli che non sono né fatti né circostanze ma tendono a non sembrare neanche più un semplice punto di vista ma qualcosa di diverso, una sequenza di contumelie, insulti, menzogne.
Per Battista quella di Hugo Chávez è una dittatura. Non la pensa così l’Unione Europea o l’Organizzazione degli Stati Americani, che hanno certificato che le elezioni venezuelani sono tra le più osservate al mondo e del tutto limpide. Trovi pace Battista, la categoria del consenso oltre che in dittatura anche in democrazia è scivolosa (pensiamo a Berlusconi) ma in Venezuela non c’è nulla che possa essere considerato una dittatura. Vada a vedere, Caracas è una città pericolosa ma… mica mordono. Non andrà a vedere Battista. Resterà nel suo ufficio con le sue certezze (e senza neanche leggerci visto che dichiara orgogliosamente di disdegnare Internet, i blog, il giornalismo partecipativo). Ce ne facciamo una ragione ma dobbiamo concludere che, nella furbesca prosa dell’editorialista del Corriere “dittatura” vuol dire semplicemente “un governo che non mi piace” e che, siccome non ha usato lo stesso termine per i trionfi di Gheddafi in Italia, allora la Libia è una democrazia.
Per Battista Hugo Chávez si fa eleggere a vita. Delle due l’una. O Battista prende atto che Chávez è nelle stesse condizioni di Angela Merkel o Silvio Berlusconi o Gordon Brown e quindi può solo ricandidarsi ed eventualmente aspirare ad essere rieletto, o non si capisce perché non più tardi della settimana scorsa abbia fatto il pesce in barile non scrivendo neanche una riga sul fatto che il (dittatore?) colombiano Álvaro Uribe abbia ottenuto un voto dal parlamento di Bogotà che va esattamente nello stesso senso. Quello che va bene per Uribe è disdicevole per Chávez?
Per Battista in Venezuela sarebbero in azione squadracce che terrorizzano i “dissidenti” (l’uso del termine “dissidente” invece di “opposizione” è sublime). Anche in questo caso, non ricordo articoli sui paramilitari colombiani o messicani, o sugli squadroni della morte salvadoregni o sull’esercito peruviano che qui ed ora, non negli anni ’70, con le motoseghe squartano le membra di contadini inermi perché popolazioni intere abbandonino le loro terre per liberarle (sono liberali) allo sfruttamento intensivo dell’agroindustria. Ma anche restando al Venezuela, sulle squadracce di Chávez faccia i nomi, i fatti, le circostanze Battista. Citi i Gobetti, i Rosselli, i Don Minzoni venezuelani, i prigionieri politici, ma se non ne è in grado abbia il pudore di star zitto.
Per Battista la classe media venezuelana sarebbe alla fame, eccetera eccetera, ma non risulta che Pierluigi Battista abbia scritto mai editoriali preoccupato per quel 70% di poveri e indigenti nel Venezuela prima di Hugo Chávez né (sarebbe un’operazione di minima deontologia giornalistica) abbia citato i dati degli organismi internazionali che certificano il dimezzamento della povertà e dell’indigenza in Venezuela.
Poi Battista si lancia in numeri d’avanspettacolo. Parla di industria venezuelana distrutta da Chávez (quella era l’Argentina di Menem) e travisa completamente i fatti per definire Don Juan Carlos di Borbone addirittura come un “eroe” (sic!) per avere apostrofato un presidente democraticamente eletto, che insieme ad altri cinque capi di stato (cfr: 1 (http://www.gennarocarotenuto.it/1464-su-chavez-e-il-borbone-se-allende-avesse-potuto-fare-altrettanto/) e 2 (http://www.gennarocarotenuto.it/3782-la-leggenda-del-re-galantuomo-e-dellindio-villano-ed-ingrato/) ) denunciava le malefatte delle multinazionali iberiche in America latina davanti al re di Spagna.
Per Battista in Venezuela sarebbero censurati i media. Se è per questo anche in Ecuador, in Bolivia, in Brasile, in Argentina sarebbero censurati. Nell’America latina integrazionista per la prima volta nella storia il latifondo mediatico, quel sistema perverso che considera la libertà di stampa un privilegio di pochissimi, viene limitato da leggi che favoriscono il moltiplicarsi di voci non egemoni, soprattutto quelle partecipative. Forse anche Bruno Vespa se vedesse anche solo limitato da quattro a tre serate alla settimana “Porta a porta” strepiterebbe alla censura e troverebbe la solidarietà di Battista ma per tutte quelle voci equiparate ai media commerciali le nuove leggi sui media rappresentano una democratizzazione reale del sistema di comunicazione del Paese.
Oggi in Venezuela non sarebbe più possibile quello che successe l’11 aprile 2002 quando il 100% delle televisioni partecipò attivamente al colpo di Stato contro il governo legittimo. Oggi, per merito del governo bolivariano, laddove c’era un monopolio di voci esiste un pluralismo informativo e non solo le voci del pensiero unico neoliberale. Esattamente quello che Battista teme e segnala sul Corriere della Sera.
Con Battista siamo evidentemente di fronte ad un caso grave di reiterata diffamazione a mezzo stampa contro il governo democraticamente eletto in Venezuela. Critiche così pretestuose sono funzionali ad impedire il dibattito su quanto avviene in America latina. Si debbono alzare i toni, schierarsi e non ragionare, comprendere, studiare. Tutto serve perché è necessario demonizzare l’infezione integrazionista latinoamericana, farla passare senza alcuna prova per un gulag tropicale per poterla poi di nuovo colpire come tanto l’oligarchia venezuelana da sempre al potere l’11 aprile 2002. In quell’occasione i golpisti, i dittatori, gli squadroni della morte, i censori, che coincidono in buona parte con i “dissidenti” a Pierluigi Battista piacevano da matti.

Fonte: Giornalismo Partecipativo (http://www.gennarocarotenuto.it/10454-pierluigi-battista-torna-a-diffamare-a-mezzo-stampa-hugo-chvez-dal-corriere-della-sera/)


Pierluigi Battista sembra aver imparato da certa stampa di questo Paese che se una bugia viene ripetuta mille volte diventa una verità.

Fritz!
10-09-2009, 10:09
Non credo sia tanto quello.

Credo che sia che al corriere confondono "indipendenza" con cerchiobottismo.

E allora per apparire indipendenti danno una botte a destra e una a sinistra. Un articolo contro Berlusconi e allora per parità un articolo contro il Pd.

Un articolo contro Chavez, che tanto va bene, e un altro contro Madoff.
Che fa fine ma non impegna.

Il risultato é una serie di editorialisti (della loggia panebianco battista) che non hanno mai assolutamente nulla da dire, ma lo dicono su tutto.

blamecanada
10-09-2009, 12:34
Ovviamente non sono nella testa di quel giornalista, però è particolarmente insistente sulla questione.
Scrive tantissimi articoli sull'America Latina, e sempre per attaccare Chávez (soprattutto), Morales, o Kirchner, e mai con un argomento onesto (che ci sarebbero anche, volendo), ma sempre sulla base di omissioni, falsità, e rimaneggiamenti.
Ovviamente, a meno che uno non si interessi dell'argomento, non può accorgersene.

Fritz!
10-09-2009, 13:43
Secondo me non é un problema di disinformazione cercata. Secondo me é questione di editoriali superficiali, che tirano fuori il luogo comune possibilmente quello piu stantio.

Per voler essere "moderati" sono in realtà semplicemente mediocri, perché allisciano il pelo all'opinione diffusa. Senza nessuna ricerca di indipendenza, ma di semplice conformismo

blamecanada
10-09-2009, 15:32
Secondo me non é un problema di disinformazione cercata. Secondo me é questione di editoriali superficiali, che tirano fuori il luogo comune possibilmente quello piu stantio.

Per voler essere "moderati" sono in realtà semplicemente mediocri, perché allisciano il pelo all'opinione diffusa. Senza nessuna ricerca di indipendenza, ma di semplice conformismo
Io sinceramente non so.
Però se fosse cosí la situazione sarebbe grottesca.

In effetti ultimamente il giornalismo si è ridotto a copiare le notizie da giornali stranieri (avevo riportato la cosa per un articolo di repubblica tempo fa), e senza neanche verificarle. Se l'informazione è affidata a questa gente siamo messi malino.

MARCA
10-09-2009, 16:37
Effettivamente la tenaris in venezuela non ha appena perso un'azienda(perchè quello che ha incassato da Chavez è ridicolo),
effettivamente chi è andato in venezuela ha potuto girare liberamente per le strade dopo le 6 di sera...
effettivamente chavez non ha nazionalizzato i media(televisioni e radio).
Cattivo giornalista che dice le buCie...
prima di scrivere ogni articolo su una parte del mondo, biosgnerebbe andarci, starci 2 mesi e poi scrivere giusto?
...
...
...
:doh:

blamecanada
10-09-2009, 17:21
effettivamente chi è andato in venezuela ha potuto girare liberamente per le strade dopo le 6 di sera...
Questo non dipende certo da Chávez, era cosí anche prima.

effettivamente chavez non ha nazionalizzato i media(televisioni e radio).
Infatti non lo ha fatto, ha creato una televisione di Stato, non ce ne sono altre.
Ha semplicemente imposto un limite alla concentrazione dell'informazione, come quella che c'è in Italia e che permette a Berlusconi di controllare da un minimo del 50% delle televisioni (quando è all'opposizione) ad un massimo del 100% (quando è al governo), e redistribuito le licenze, aumentando il pluralismo.

prima di scrivere ogni articolo su una parte del mondo, biosgnerebbe andarci, starci 2 mesi e poi scrivere giusto?
Per scrivere di qualcosa si dovrebbe essere competenti dell'argomento.
Per scrivere articoli di biologia bisognerebbe conoscere la biologia, per scrivere articoli di storia bisognerebbe conoscere la storia, per scrivere articoli di economia bisognerebbe conoscere l'economia, etc.
Sicuramente una conoscenza diretta di una situazione politica è utile, sennò può farlo chiunque.

Aggiungo:
Effettivamente la tenaris in venezuela non ha appena perso un'azienda(perchè quello che ha incassato da Chavez è ridicolo)
E quella sarebbe la piccola borghesia?
No, perché Battista parla di quella nell'articolo.

MARCA
10-09-2009, 20:10
Questo non dipende certo da Chávez, era cosí anche primaGià, dici tu, figurati se faceva qualcosa di buono :D


Infatti non lo ha fatto, ha creato una televisione di Stato, non ce ne sono altre.

Ti sbagli invece, ha chiuso tra radio 3 tv 34 emittenti (http://www.cnrmedia.com/esteri/newsid/5340/in-venezuela-chavez-chiude-tv-e-radio.aspx) , creando una tv di REGIME :)
Ora, tu vuoi paragonare la nostra democrazia al regime venezuelano?hai questo coraggio e questo ardire?

Per scrivere di qualcosa si dovrebbe essere competenti dell'argomento.
Per scrivere articoli di biologia bisognerebbe conoscere la biologia, per scrivere articoli di storia bisognerebbe conoscere la storia, per scrivere articoli di economia bisognerebbe conoscere l'economia, etc.
Sicuramente una conoscenza diretta di una situazione politica è utile, sennò può farlo chiunque.E' la definizione di competente che lascia libere le interpretazioni :read:
Anche la definizione di conoscenza diretta dovrebbe essere più mirata, visto che ogni 2 mesi un giornalista non può prendere l'aereo e girarsi il mondo, non credi? ;)


E quella sarebbe la piccola borghesia?
No, perché Battista parla di quella nell'articolo.
Cos'è, limitiamo il campo alle definizioni, devo citarti una per una le emittenti chiuse, sennò non capisci l'esempio?

blamecanada
10-09-2009, 22:46
Ti sbagli invece, ha chiuso tra radio 3 tv 34 emittenti (http://www.cnrmedia.com/esteri/newsid/5340/in-venezuela-chavez-chiude-tv-e-radio.aspx) , creando una tv di REGIME :)
Ora, tu vuoi paragonare la nostra democrazia al regime venezuelano?hai questo coraggio e questo ardire?
Innanzitutto di televisioni sotto il diretto controllo governativo ce n'è una, su come è gestita si può discutere, ma rimane una.
Le emittenti non sono state chiuse, al massimo non si è rinnovata la licenza per trasmettere in chiaro. Ma non è stato fatto arbitrariamente: le frequenze sono in numero limitato, per aumentare il pluralismo e permettere l'ingresso di nuovi soggetti è necessario redistribuire le frequenze che prima erano di altri. Le nuove emittenti non sono controllate dal governo.
In ogni caso le emittenti che non hanno piú la frequenza in chiaro possono continuare a trasmettere via cavo o via satellite.
Io ritengo sia doveroso e democratico massimizzare il pluralismo, facendo sí che le frequenze siano distribuite al numero piú alto possibile di soggetti. Inoltre sarebbe meglio se le emittenti fossero di soggetti che si occupano solo di televisione, privi il piú possibile di interessi economici esterni. Ancor meglio se si trattasse di soggetti di forma cooperativa.

E' la definizione di competente che lascia libere le interpretazioni :read:
Anche la definizione di conoscenza diretta dovrebbe essere più mirata, visto che ogni 2 mesi un giornalista non può prendere l'aereo e girarsi il mondo, non credi? ;)
Se uno fa il giornalista facendo collage di notizie da internet può fare a meno. Un giornalista dovrebbe cercare informazioni con un lavoro personale, non rielaborare notizie già pubbliche. Fa parte di questo lavoro visitare i luoghi, documentarsi con persone del luogo, documentarsi con persone che vivono direttamente la situazione, etc.

Cos'è, limitiamo il campo alle definizioni, devo citarti una per una le emittenti chiuse, sennò non capisci l'esempio?
Le emittenti non sono state chiuse, è stata non rinnovata la licenza, sulla base di un progetto per l'aumento del pluralismo.

Inoltre la discussione non verte su Chávez, ma su Battista.

1. Perché Battista ha scritto fior di articoli sul referendum che permette a Chávez di ricandidarsi alle elezioni presidenziali, e non spende neanche una riga sul presidente colombiano Uribe che ha fatto la medesima cosa?
2. Perché Battista si preoccupa cosí tanto delle televisioni venezuelane, ma non ha detto una parola quando il governo peruviano ha chiuso (non si tratta di non rinnovo della licenza, ma della polizia entrata negli studi per chiudere l'emittente) la radio popolare Radio la Voz?
3. Perché Battista non spende mai una parola sulle violazioni dei diritti umani in Colombia, dove avvengono la maggior parte delle violazioni dei diritti umani di tutto il continente, ed invece si preoccupa solo di Chávez?

Mi sembra che Battista si comporti in modo differente a seconda dei casi.