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View Full Version : I senza lavoro


DvL^Nemo
03-09-2009, 12:48
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/i-senza-lavoro/2107781&ref=hpsp


La provincia di Treviso era la locomotiva del Nord Est. Ma la crisi qui ha già colpito più di seimila lavoratori. Ecco il racconto della loro vita quotidiana senza stipendio

Stasera la cena di Luigi Marcuzzo, 46 anni, è senza carne. Non ne mangia da settimane. Sposato, separato, una figlia di 11 anni a carico. Luigi faceva l'operaio a millecento euro. Da novembre 2008 è senza stipendio e la bistecca è ormai un lusso. Piatti poveri anche a casa del collega Gino Daros, 45 anni. Soltanto pasta, pane, insalata e acqua del rubinetto. Di più lui e suo fratello non si possono permettere. Paola Marcon, 44 anni, compra solo prodotti in offerta. Sia Paola, sia il marito hanno perso il lavoro. Hanno due ragazzi di 13 e 17 anni da far studiare. E da nove mesi vivono consumando i risparmi di anni.

La crisi sta entrando nelle case. Feroce e spietata. Anche qui, nel Nord Est, Treviso e provincia, locomotiva del modello italiano, del successo faidate e del durismo leghista che proprio in questa terra, tra parlamentari e ministri, ha fatto il pieno di voti. Già da mesi esplodono drammi che l'ottimismo governativo nasconde. E settembre è arrivato con il pericolo, tutto da scoprire, di nuove chiusure a catena. Questa è la vera paura. Altro che sicurezza, ronde, dialetto, bandiera regionale. Bastano i numeri: da gennaio 6.231 lavoratori di questi paesi, uomini e donne, italiani e stranieri, hanno perso il posto o hanno subito una riduzione dello stipendio per cassa integrazione o mobilità. Tagliano dipendenti i colossi degli elettrodomestici come Electrolux di Susegana e Zoppas di Vittorio Veneto. Sforbiciate al personale nelle industrie dell'abbigliamento e dello sport come Stefanel a Ponte di Piave, Diadora a Caerano San Marco, Tecnica a Giavera del Montello. Chiude e manda a casa 117 persone lo storico lanificio Cerruti Policarpo di Vittorio Veneto. Vanno poi aggiunti il mancato rinnovo dei contratti a termine, le liquidazioni, i fallimenti che colpiscono a macchia di leopardo nella costellazione di aziende comprese tra i due e i settecento dipendenti. Famiglie costrette a fare la spesa con meno di dieci euro a settimana. E all'improvviso non c'è più differenza tra italiani e immigrati.


Agli sportelli Caritas di don Ferruccio Sant, veneti e albanesi sono in testa nelle richieste del sussidio di solidarietà. Ogni acquisto, ogni bolletta, senza più entrate, è una ulteriore discesa nel baratro della povertà. La strada che da Conegliano, 35 mila abitanti, porta verso le colline brilla di vetrine e showroom costruiti nell'ultimo decennio di economia galoppante. Il centro commerciale, l'ultimo dopo la rotonda a destra, ha grandi cartelli con la scritta saldi. Non si tratta di abbigliamento, ma di beni di prima necessità: alimentari, sapone e maxi pacchi di carta igienica di marca offerti a due euro. Devono svendere pure quelli, altrimenti nessuno compra. Si prosegue oltre il confine comunale, lungo la provinciale che sale a Refrontolo, tra vigneti di prosecco e sacrari della Prima guerra mondiale.

Da dicembre novanta tra operai e impiegati combattono per un posto di lavoro che non esiste più. Il gigantesco capannone, subito prima dello stabilimento di cucine Ariston-Indesit, ha ancora l'insegna. "Ape - Advanced project engineering ", c'è scritto. È chiuso da nove mesi. Durante le ultime vacanze di Natale la proprietà ha portato via i macchinari. La Ape era subentrata due anni fa alla liquidazione della "Zara marmitte", un marchio che riforniva le concessionarie di auto e camion. I dipendenti erano in ferie dal 19 dicembre 2008. Ma nessuno di loro sospettava il tracollo. Quando sono tornati al lavoro a inizio gennaio, hanno trovato i cancelli chiusi. Per sempre. Un colpo a tradimento. Senza preavviso. Senza cassa integrazione o il paracadute della mobilità. Senza nemmeno una lettera. Un caso Innse di provincia. Solo che qui, a differenza dei riflettori di Milano dove l'azienda è stata salvata, è finita male. Per questi manager la famiglia di un operaio vale meno del costo di una telefonata.

"Ci hanno scaricati senza preavviso. Non immaginavo arrivassero a tanto", dice Luigi Marcuzzo, operaio saldatore di Colfosco di Susegana, licenza di terza media, due anni di anzianità in Ape e quindici per Zara marmitte: "Avevo ristrutturato la casa. Un mutuo di 310 euro al mese per quindici anni. La banca mi ha sospeso le rate per un anno. Ma nessuno sa se tra un anno lavoreremo. Era la casa che mio padre si era sudato con i risparmi da muratore. Prima della ristrutturazione era un fienile. Adesso la venderò. Mia figlia va in prima media e non so come pagare i libri. La devo vendere".
Il governo si inventa la sanatoria per salvare l'assistenza agli anziani dalle manette del decreto sicurezza. Ma nel Veneto spazzato dalla crisi le badanti curano anche gli scolari. "Quando otto anni fa mi sono separato, la bimba è rimasta con me", racconta Luigi Marcuzzo, "e adesso mi aiuta il Comune di Susegana dove abitiamo. Mi paga la baby-sitter che bada alla piccola quando sono fuori di casa. Io non ce la faccio a pagare. Ho un arretrato di due mesi di tutte le bollette. Ho tolto il telefono fisso, sì ho tenuto il telefonino ma non chiamo più, lascio che chiamino gli altri. In ottobre avevo comprato un computer portatile per mia figlia a 350 euro. Un mese fa ho dovuto rivenderlo. Mi hanno dato 150 euro. È niente ma mi servivano "sghei", soldi per fare la spesa. C'era anche l'abbonamento a Sky, 36 euro al mese. Il mio conto è vuoto. La banca non paga le bollette e da qualche settimana non ricevo più i canali. Via anche Sky". Si può fare a meno di Rupert Murdoch. Ma la mancanza di lavoro minaccia addirittura la sicurezza alimentare.

In Veneto è un salto indietro di cinquant'anni: "Per la spesa compro pasta e poco altro", rivela Luigi: "Mangiamo pasta. Costa poco e riempie. Niente vino, niente birra, niente carne, niente spese inutili. Non devo superare i dieci euro a settimana. Magari un po' di carne me la passa mia sorella. È in pensione, se può mi dà cinquanta euro. Io ho finito i risparmi. Grariconosciuta la cassa integrazione. Ma da novembre non abbiamo ancora visto un soldo. Il Comune di Susegana tre mesi fa ha anticipato 1.800 euro. Diviso nove mesi, fanno 200 euro al mese. Con questo sto vivendo". Come passa la giornata? "Accompagno mia figlia dalla baby-sitter. Torno a casa, prendo la bici e vado in giro. Mentre pedalo, penso alla rabbia. Il lavoro c'era, il padrone ci aveva garantiti. Invece ci hanno buttati fuori".

Gino Daros, operaio attrezzista alla Ape, licenza media inferiore, abita a Conegliano con il fratello, 48 anni, emigrante in Germania fino a due anni fa quando, perso il lavoro da gelataio, non ha trovato più nulla. Un po' per l'età, un po' per la crisi che stava arrivando. È dovuto tornare indietro. Così come in questi mesi sono tornati in patria tre colleghi marocchini di Gino ai quali il comune di residenza, Crocetta del Montello, aveva negato l'anticipo della cassa integrazione. "Nei miei nove mesi senza lavoro ", racconta Gino Daros, "sono entrati 2.400 euro in quattro rate che il Comune di Conegliano mi ha anticipato. Le bollette siamo riusciti a pagarle. Ma ho sei mesi di arretrati d'affitto, 400 euro al mese. Devi scegliere, o paghi o mangi. Ho tagliato quasi tutto. Prima correvo in bicicletta. Ho venduto la Atala da corsa. Ho una Seat Ibiza. Non la uso più per non spendere in benzina. Mi muovo in bici. Ho tagliato anche sugli alimentari, sul primo e sul secondo. Non possiamo permettercelo. Mangiamo un solo piatto. Sempre pasta".

Questo è periodo di vendemmia, in Veneto. Ma accettare un altro contratto, anche stagionale, significa perdere i diritti maturati. Come ha scoperto Giuseppe Piccin, 61 anni, operaio da quando ne aveva dodici, ora senza stipendio, 500 euro al mese tra mutuo e fidi bancari da restituire, tre rate e due mesi di telefono arretrati, un figlio di 25 anni con lavori occasionali. Piccin aveva trovato un contratto di tre mesi: "Non sono potuto andare. Oltre alla cassa integrazione, mi hanno detto che avrei perso l'aggancio alla pensione. La notte però mi vengono gli incubi. Sogno di non farcela e mi sveglio".

"Il problema grosso è la piccola impresa che non avrà futuro", spiega Loris Scarpa, sindacalista della segreteria Fiom-Cgil di Treviso: "O si ripensa alla produzione in grosse dimensioni o sarà molto complicato uscirne. Si considerano i lavoratori come oggetti. E chi è precario è lontano da tutte le possibilità di assistenza sociale".

Nemmeno in questa casa anni Cinquanta, alla periferia di Conegliano, entrano stipendi. Tanto per cominciare sono 400 euro al mese di affitto per cucina, un piccolo salotto, bagno, due camere, ripostiglio, un po' di orto. Paola Marcon, operaia part-time e delegata Cgil alla Ape, è senza paga da novembre. Suo marito, Zuhair Al Kaisy, 55 anni, architetto, cittadino italiano nato in Iraq, ha invece perso il lavoro nell'aprile 2008. Era operaio a tempo determinato alla Electrolux, nonostante la laurea e le specializzazioni ottenute in Italia: "Non ho avuto un lavoro come laureato perché qui in Veneto", dice Al Kaisy, "se uno non è italiano, che tu faccia il pizzaiolo o l'architetto, credono che tu non ci sappia fare. Alla Electrolux lavoravo da tre anni con contratti da tre a sei mesi. Più di operaio non ho trovato". Ma come tutti i precari, senza diritto alla cassa integrazione né alla mobilità, anche Al Kaisy da un giorno all'altro l'hanno lasciato a casa. L'unica entrata è l'anticipo del Comune: quattro rate da 600 euro. E un sussidio regionale di 220 euro in tre rate. "Avevo mille euro di spese arretrate, per questo ho fatto domanda alla Regione", racconta Paola Marcon: "Nella lettera che annunciava il contributo c'era scritto: le auguro che l'intervento le sia di aiuto. Ma come possono pensare di aiutare una famiglia con 220 euro? Stiamo consumando i risparmi messi via negli anni. Risparmiamo sul riscaldamento con una stufa a legna. Cerchiamo di tagliare. E ovviamente niente vacanze. Siamo una famiglia di operai. Non è che prima si navigasse nell'oro". I contributi sono comunque briciole rispetto alle spese del 2009: oltre ai 400 euro mensili di affitto, 80 euro di luce a bimestre, 82 di acqua, 400 all'anno di tasse sui rifiuti, 400 al mese di spesa alimentare, 500 per un intervento dal dentista, 1500 l'anno di gasolio per la caldaia, 500 l'anno per la legna, 300 al mese per muoversi a cercare lavoro con una Mondeo e una Polo vecchie di dieci anni.

È una crisi silenziosa. Per ora quasi invisibile. Niente presìdi, niente striscioni nelle fabbriche. "Perché in Veneto eravamo abituati ad avere un tenore di vita buono", spiega Paola Marcon: "Perdere il lavoro qui è ancora considerato una sorta di vergogna. È una questione di facciata, di apparenza. Con i miei colleghi ce lo sentiamo addosso. Ti indicano come fallito. Io ho 44 anni. La paura non è avere perso il lavoro. È non sapere cosa viene dopo".
(26 agosto 2009)


Posso capire benissimo come si possono sentire queste persone perche' ci sono passato ( da figlio "fortunatamente", perche' so che da genitore deve essere molto piu' difficile digerire ) so che e' dura, ma mi vergono. Perche' ? Non so perche' forse perche' oramai a casa mia non c'e' crisi, stiamo abbastanza bene economicamente e abbiamo abbastanza risparmi e case di proprieta', mi vergono perche' mentre c'e' gente che non sa cosa dare da sfamare ai figli io bamboccione posso permettermi di pensare come spendere 500/600 euro in caxxate tecnologiche ( giusto ieri ).. Mi vergogno perche' quando ero io dall'altra parte ero imbestialito dal fatto che non fregasse nulla a nessuno, oggi quel nessuno sono diventato io.. Mi vergogno di come la nostra societa' sta diventando.. Saranno parole scontate ma oggi mi viene da pensare questo..

blamecanada
03-09-2009, 12:54
Ci sono due scelte: adeguarsi alla società come è, o fare ciò che si può per cambiarla radicalmente.

Servirebbe uno Stato sociale piú sviluppato, certo, non si possono abolire le tasse ed avere uno stato sociale.

cocis
03-09-2009, 13:05
io che abito nella provincia di treviso non posso che confermare ... ci sono chiusure e fallimenti a raffica .. :(

DvL^Nemo
03-09-2009, 13:17
Ci sono due scelte: adeguarsi alla società come è, o fare ciò che si può per cambiarla radicalmente.

Servirebbe uno Stato sociale piú sviluppato, certo, non si possono abolire le tasse ed avere uno stato sociale.

Guarda e' anche questo il punto.. Lo stato sociale.. Ricordo che quando ce la passammo male noi, fine anni 80 lo stato ti garantiva molto di piu' sia se perdevi il lavoro sia se avevi figli, oggi invece se non ricorri a qualche "associazione" esterna, tipo caritas o parenti sei col cu.. per terra.. E qualcuno pensa che la societa' sia migliorata.. Io non ne sarei tanto sicuro..

CYRANO
03-09-2009, 13:21
io che abito nella provincia di treviso non posso che confermare ... ci sono chiusure e fallimenti a raffica .. :(

anche qui a vicenza.
ma non preoccuparti , e' solo una crisi psicologica !


C;'.a;'.z;'.za

sider
03-09-2009, 13:32
Guarda e' anche questo il punto.. Lo stato sociale.. Ricordo che quando ce la passammo male noi, fine anni 80 lo stato ti garantiva molto di piu' sia se perdevi il lavoro sia se avevi figli, oggi invece se non ricorri a qualche "associazione" esterna, tipo caritas o parenti sei col cu.. per terra.. E qualcuno pensa che la societa' sia migliorata.. Io non ne sarei tanto sicuro..


Nel benessere e nel turbo -capitalismo si vota contro i sindacati e contro chi è a favore dello stato sociale. Veneto caposaldo del cdx.
Adesso speriamo che capiscano.

Lorekon
03-09-2009, 13:34
credo che il sistema di sviluppo del nord-est (casa-capannoncino e 4 operai) sia troppo fragile e questa crisi lo stia mandando definitivamente in rovina.

purtroppo è così, il mercato, la competizione internazionale, etc...

chi poteva far qualcosa non l'ha fatto, e adesso le rogne sono - come sempre - dei più deboli. :(

sempreio
03-09-2009, 13:37
La provincia di Treviso era la locomotiva del Nord Est. Ma la crisi qui ha già colpito più di seimila lavoratori. Ecco il racconto della loro vita quotidiana senza stipendio

Stasera la cena di Luigi Marcuzzo, 46 anni, è senza carne. Non ne mangia da settimane. Sposato, separato, una figlia di 11 anni a carico. Luigi faceva l'operaio a millecento euro. Da novembre 2008 è senza stipendio e la bistecca è ormai un lusso. Piatti poveri anche a casa del collega Gino Daros, 45 anni. Soltanto pasta, pane, insalata e acqua del rubinetto. Di più lui e suo fratello non si possono permettere. Paola Marcon, 44 anni, compra solo prodotti in offerta. Sia Paola, sia il marito hanno perso il lavoro. Hanno due ragazzi di 13 e 17 anni da far studiare. E da nove mesi vivono consumando i risparmi di anni.

La crisi sta entrando nelle case. Feroce e spietata. Anche qui, nel Nord Est, Treviso e provincia, locomotiva del modello italiano, del successo faidate e del durismo leghista che proprio in questa terra, tra parlamentari e ministri, ha fatto il pieno di voti. Già da mesi esplodono drammi che l'ottimismo governativo nasconde. E settembre è arrivato con il pericolo, tutto da scoprire, di nuove chiusure a catena. Questa è la vera paura. Altro che sicurezza, ronde, dialetto, bandiera regionale. Bastano i numeri: da gennaio 6.231 lavoratori di questi paesi, uomini e donne, italiani e stranieri, hanno perso il posto o hanno subito una riduzione dello stipendio per cassa integrazione o mobilità. Tagliano dipendenti i colossi degli elettrodomestici come Electrolux di Susegana e Zoppas di Vittorio Veneto. Sforbiciate al personale nelle industrie dell'abbigliamento e dello sport come Stefanel a Ponte di Piave, Diadora a Caerano San Marco, Tecnica a Giavera del Montello. Chiude e manda a casa 117 persone lo storico lanificio Cerruti Policarpo di Vittorio Veneto. Vanno poi aggiunti il mancato rinnovo dei contratti a termine, le liquidazioni, i fallimenti che colpiscono a macchia di leopardo nella costellazione di aziende comprese tra i due e i settecento dipendenti. Famiglie costrette a fare la spesa con meno di dieci euro a settimana. E all'improvviso non c'è più differenza tra italiani e immigrati.


Agli sportelli Caritas di don Ferruccio Sant, veneti e albanesi sono in testa nelle richieste del sussidio di solidarietà. Ogni acquisto, ogni bolletta, senza più entrate, è una ulteriore discesa nel baratro della povertà. La strada che da Conegliano, 35 mila abitanti, porta verso le colline brilla di vetrine e showroom costruiti nell'ultimo decennio di economia galoppante. Il centro commerciale, l'ultimo dopo la rotonda a destra, ha grandi cartelli con la scritta saldi. Non si tratta di abbigliamento, ma di beni di prima necessità: alimentari, sapone e maxi pacchi di carta igienica di marca offerti a due euro. Devono svendere pure quelli, altrimenti nessuno compra. Si prosegue oltre il confine comunale, lungo la provinciale che sale a Refrontolo, tra vigneti di prosecco e sacrari della Prima guerra mondiale.

Da dicembre novanta tra operai e impiegati combattono per un posto di lavoro che non esiste più. Il gigantesco capannone, subito prima dello stabilimento di cucine Ariston-Indesit, ha ancora l'insegna. "Ape - Advanced project engineering ", c'è scritto. È chiuso da nove mesi. Durante le ultime vacanze di Natale la proprietà ha portato via i macchinari. La Ape era subentrata due anni fa alla liquidazione della "Zara marmitte", un marchio che riforniva le concessionarie di auto e camion. I dipendenti erano in ferie dal 19 dicembre 2008. Ma nessuno di loro sospettava il tracollo. Quando sono tornati al lavoro a inizio gennaio, hanno trovato i cancelli chiusi. Per sempre. Un colpo a tradimento. Senza preavviso. Senza cassa integrazione o il paracadute della mobilità. Senza nemmeno una lettera. Un caso Innse di provincia. Solo che qui, a differenza dei riflettori di Milano dove l'azienda è stata salvata, è finita male. Per questi manager la famiglia di un operaio vale meno del costo di una telefonata.

"Ci hanno scaricati senza preavviso. Non immaginavo arrivassero a tanto", dice Luigi Marcuzzo, operaio saldatore di Colfosco di Susegana, licenza di terza media, due anni di anzianità in Ape e quindici per Zara marmitte: "Avevo ristrutturato la casa. Un mutuo di 310 euro al mese per quindici anni. La banca mi ha sospeso le rate per un anno. Ma nessuno sa se tra un anno lavoreremo. Era la casa che mio padre si era sudato con i risparmi da muratore. Prima della ristrutturazione era un fienile. Adesso la venderò. Mia figlia va in prima media e non so come pagare i libri. La devo vendere".
Il governo si inventa la sanatoria per salvare l'assistenza agli anziani dalle manette del decreto sicurezza. Ma nel Veneto spazzato dalla crisi le badanti curano anche gli scolari. "Quando otto anni fa mi sono separato, la bimba è rimasta con me", racconta Luigi Marcuzzo, "e adesso mi aiuta il Comune di Susegana dove abitiamo. Mi paga la baby-sitter che bada alla piccola quando sono fuori di casa. Io non ce la faccio a pagare. Ho un arretrato di due mesi di tutte le bollette. Ho tolto il telefono fisso, sì ho tenuto il telefonino ma non chiamo più, lascio che chiamino gli altri. In ottobre avevo comprato un computer portatile per mia figlia a 350 euro. Un mese fa ho dovuto rivenderlo. Mi hanno dato 150 euro. È niente ma mi servivano "sghei", soldi per fare la spesa. C'era anche l'abbonamento a Sky, 36 euro al mese. Il mio conto è vuoto. La banca non paga le bollette e da qualche settimana non ricevo più i canali. Via anche Sky". Si può fare a meno di Rupert Murdoch. Ma la mancanza di lavoro minaccia addirittura la sicurezza alimentare.

In Veneto è un salto indietro di cinquant'anni: "Per la spesa compro pasta e poco altro", rivela Luigi: "Mangiamo pasta. Costa poco e riempie. Niente vino, niente birra, niente carne, niente spese inutili. Non devo superare i dieci euro a settimana. Magari un po' di carne me la passa mia sorella. È in pensione, se può mi dà cinquanta euro. Io ho finito i risparmi. Grariconosciuta la cassa integrazione. Ma da novembre non abbiamo ancora visto un soldo. Il Comune di Susegana tre mesi fa ha anticipato 1.800 euro. Diviso nove mesi, fanno 200 euro al mese. Con questo sto vivendo". Come passa la giornata? "Accompagno mia figlia dalla baby-sitter. Torno a casa, prendo la bici e vado in giro. Mentre pedalo, penso alla rabbia. Il lavoro c'era, il padrone ci aveva garantiti. Invece ci hanno buttati fuori".

Gino Daros, operaio attrezzista alla Ape, licenza media inferiore, abita a Conegliano con il fratello, 48 anni, emigrante in Germania fino a due anni fa quando, perso il lavoro da gelataio, non ha trovato più nulla. Un po' per l'età, un po' per la crisi che stava arrivando. È dovuto tornare indietro. Così come in questi mesi sono tornati in patria tre colleghi marocchini di Gino ai quali il comune di residenza, Crocetta del Montello, aveva negato l'anticipo della cassa integrazione. "Nei miei nove mesi senza lavoro ", racconta Gino Daros, "sono entrati 2.400 euro in quattro rate che il Comune di Conegliano mi ha anticipato. Le bollette siamo riusciti a pagarle. Ma ho sei mesi di arretrati d'affitto, 400 euro al mese. Devi scegliere, o paghi o mangi. Ho tagliato quasi tutto. Prima correvo in bicicletta. Ho venduto la Atala da corsa. Ho una Seat Ibiza. Non la uso più per non spendere in benzina. Mi muovo in bici. Ho tagliato anche sugli alimentari, sul primo e sul secondo. Non possiamo permettercelo. Mangiamo un solo piatto. Sempre pasta".

Questo è periodo di vendemmia, in Veneto. Ma accettare un altro contratto, anche stagionale, significa perdere i diritti maturati. Come ha scoperto Giuseppe Piccin, 61 anni, operaio da quando ne aveva dodici, ora senza stipendio, 500 euro al mese tra mutuo e fidi bancari da restituire, tre rate e due mesi di telefono arretrati, un figlio di 25 anni con lavori occasionali. Piccin aveva trovato un contratto di tre mesi: "Non sono potuto andare. Oltre alla cassa integrazione, mi hanno detto che avrei perso l'aggancio alla pensione. La notte però mi vengono gli incubi. Sogno di non farcela e mi sveglio".

"Il problema grosso è la piccola impresa che non avrà futuro", spiega Loris Scarpa, sindacalista della segreteria Fiom-Cgil di Treviso: "O si ripensa alla produzione in grosse dimensioni o sarà molto complicato uscirne. Si considerano i lavoratori come oggetti. E chi è precario è lontano da tutte le possibilità di assistenza sociale".

Nemmeno in questa casa anni Cinquanta, alla periferia di Conegliano, entrano stipendi. Tanto per cominciare sono 400 euro al mese di affitto per cucina, un piccolo salotto, bagno, due camere, ripostiglio, un po' di orto. Paola Marcon, operaia part-time e delegata Cgil alla Ape, è senza paga da novembre. Suo marito, Zuhair Al Kaisy, 55 anni, architetto, cittadino italiano nato in Iraq, ha invece perso il lavoro nell'aprile 2008. Era operaio a tempo determinato alla Electrolux, nonostante la laurea e le specializzazioni ottenute in Italia: "Non ho avuto un lavoro come laureato perché qui in Veneto", dice Al Kaisy, "se uno non è italiano, che tu faccia il pizzaiolo o l'architetto, credono che tu non ci sappia fare. Alla Electrolux lavoravo da tre anni con contratti da tre a sei mesi. Più di operaio non ho trovato". Ma come tutti i precari, senza diritto alla cassa integrazione né alla mobilità, anche Al Kaisy da un giorno all'altro l'hanno lasciato a casa. L'unica entrata è l'anticipo del Comune: quattro rate da 600 euro. E un sussidio regionale di 220 euro in tre rate. "Avevo mille euro di spese arretrate, per questo ho fatto domanda alla Regione", racconta Paola Marcon: "Nella lettera che annunciava il contributo c'era scritto: le auguro che l'intervento le sia di aiuto. Ma come possono pensare di aiutare una famiglia con 220 euro? Stiamo consumando i risparmi messi via negli anni. Risparmiamo sul riscaldamento con una stufa a legna. Cerchiamo di tagliare. E ovviamente niente vacanze. Siamo una famiglia di operai. Non è che prima si navigasse nell'oro". I contributi sono comunque briciole rispetto alle spese del 2009: oltre ai 400 euro mensili di affitto, 80 euro di luce a bimestre, 82 di acqua, 400 all'anno di tasse sui rifiuti, 400 al mese di spesa alimentare, 500 per un intervento dal dentista, 1500 l'anno di gasolio per la caldaia, 500 l'anno per la legna, 300 al mese per muoversi a cercare lavoro con una Mondeo e una Polo vecchie di dieci anni.

È una crisi silenziosa. Per ora quasi invisibile. Niente presìdi, niente striscioni nelle fabbriche. "Perché in Veneto eravamo abituati ad avere un tenore di vita buono", spiega Paola Marcon: "Perdere il lavoro qui è ancora considerato una sorta di vergogna. È una questione di facciata, di apparenza. Con i miei colleghi ce lo sentiamo addosso. Ti indicano come fallito. Io ho 44 anni. La paura non è avere perso il lavoro. È non sapere cosa viene dopo".
(26 agosto 2009)


mio dio:rolleyes:

Amodio
03-09-2009, 13:37
credo che il sistema di sviluppo del nord-est (casa-capannoncino e 4 operai) sia troppo fragile e questa crisi lo stia mandando definitivamente in rovina.

purtroppo è così, il mercato, la competizione internazionale, etc...

chi poteva far qualcosa non l'ha fatto, e adesso le rogne sono - come sempre - dei più deboli. :(

confermo l'andazzo
molte aziende nella mia città sono dovute fallire,mentre alcune ditte che si sono spostate all'estero tipo romania o spagna hanno visto raddoppiare il loro fatturato

dove andremo a finire di questo passo? anche io ora sono senza lavoro, sto cercando come un matto, ma oltre al fatto di sentirmi dire che l'azienda ha dovuto abbassare le tariffe dei dipendenti, ora mi propongono anche contratti assurdi!

Lorekon
03-09-2009, 13:38
Nel benessere e nel turbo -capitalismo si vota contro i sindacati e contro chi è a favore dello stato sociale. Veneto caposaldo del cdx.
Adesso speriamo che capiscano.

purtroppo non è più questione di destra-sinistra.
questo fin da quando la "sedicente sinistra" ha accettato acriticamente ogni teoria liberista.
Ce l'ho coi "riformisti", per intenderci.

la Legge Treu è venuta prima della Legge Biagi, questo vorrà pur dire qualcosa.

DvL^Nemo
03-09-2009, 13:47
State facendo una serie di affermazioni corrette, ma secondo me non e' quello il "punto" dell'articolo, state cambiando causa con effetto.. Non e' a chi dare la colpa, ma capire cosa si puo' fare adesso, nel breve termine.. Sarebbe da cambiare buona parte del sistema produttivo italiano, ma richiede anni, parecchi.. Ma oggi per queste persone praticamente cosa si puo' fare ? Si capisce comunque che e' un articolo che mira a dare la colpa al governo attuale della situazione.. Io credo come qualcuno ha scritto che buona parte delle colpe sta anche nei vari governi di sinistra che si sono succeduti..
Darei la colpa ( se vogliamo prenderla in questa ottica ) alla nostra classe politica incompetente, se non per i loro affari..

blamecanada
03-09-2009, 14:01
Darei la colpa ( se vogliamo prenderla in questa ottica ) alla nostra classe politica incompetente, se non per i loro affari..
La demolizione dello Stato sociale non è incompetenza, ma ideologia. Se non si capisce questo non si va da nessuna parte.

entanglement
03-09-2009, 14:09
io che abito nella provincia di treviso non posso che confermare ... ci sono chiusure e fallimenti a raffica .. :(

anche in città si vedono tante, troppe saracinesche giù :(

DvL^Nemo
03-09-2009, 14:15
La demolizione dello Stato sociale non è incompetenza, ma ideologia. Se non si capisce questo non si va da nessuna parte.

Sai come si dice
"L'occasione fa l'uomo ladro".. I nostri politici i nostri imprenditori hanno sentito dopo il boom economico l'odore dei soldi facili, fine investimenti, delocalizzazione selvaggia all'estero.. Ma poi chi controlla il loro operato ? Chi ha controllato che le norme sul precariato ( Treu, Biagi o quello che volete ) fossero rispettate e non celassero sfruttamento ? I diritti dei lavoratori che fine hanno fatto ? Il cittadino che vota prima destra e poi sinistra sfiduciato ? La magistratura o i giornalisti che sono sempre piu' "imbavagliati" ? L'esempio eclatante e' quello del nostro pdc, un cittadino piu' uguale degli altri..

entanglement
03-09-2009, 14:24
La demolizione dello Stato sociale non è incompetenza, ma ideologia. Se non si capisce questo non si va da nessuna parte.

una volta che lo si è capito, che si fa ? se la gente resta a casa da ste parti, capisci bene che è un bel campanello d'allarme per l'italia tutta ...

DvL^Nemo
03-09-2009, 14:28
una volta che lo si è capito, che si fa ? se la gente resta a casa da ste parti, capisci bene che è un bel campanello d'allarme per l'italia tutta ...

Infatti noi siamo entrati nel merito della causa, ma l'articolo era incentrato sull'effetto, e qui secondo me in breve si potra' fare se non nulla pochissimo.. D'altronde chi dovrebbe dare una "smossa" al sistema con "vere" liberalizzazioni del mercato pensa solo agli affari propri ( parlo di politici di tutti i partiti ).. E i giovani entrano sempre piu' spesso nella mentalita' di quello che vedono che i "grandi fanno" ( i nostri grandi politici ) .. Dare via il c... per 4 soldi ( in tutti i sensi )..

entanglement
03-09-2009, 14:31
Infatti noi siamo entrati nel merito della causa, ma l'articolo era incentrato sull'effetto, e qui secondo me in breve si potra' fare se non nulla pochissimo.. D'altronde chi dovrebbe dare una "smossa" al sistema con "vere" liberalizzazioni del mercato pensa solo agli affari propri ( parlo di politici di tutti i partiti ).. E i giovani entrano sempre piu' spesso nella mentalita' di quello che vedono che i "grandi fanno" ( i nostri grandi politici ) .. Dare via il c... per 4 soldi ( in tutti i sensi )..

spero che quantomeno la gente da ste parti ci pensi su PRIMA di votare la prossima volta.

.:V:.
03-09-2009, 14:59
una volta che lo si è capito, che si fa ? se la gente resta a casa da ste parti, capisci bene che è un bel campanello d'allarme per l'italia tutta ...


Si, dovrebbe...ma:


spero che quantomeno la gente da ste parti ci pensi su PRIMA di votare la prossima volta.


eeeehhhhh...:sofico:

xcdegasp
03-09-2009, 15:21
confermo l'andazzo
molte aziende nella mia città sono dovute fallire,mentre alcune ditte che si sono spostate all'estero tipo romania o spagna hanno visto raddoppiare il loro fatturato

dove andremo a finire di questo passo? anche io ora sono senza lavoro, sto cercando come un matto, ma oltre al fatto di sentirmi dire che l'azienda ha dovuto abbassare le tariffe dei dipendenti, ora mi propongono anche contratti assurdi!

la causa dell'aumento del fatturato credo sia lampante per tutti considerando lo stipendio dei romeni che è 1/10 rispetto al corrispettivo stipendio italiano.
questo appunto rimarca il problema di quest'imprenditoria dove "la forza motrice" (operaio o comunque il personale dell'azienda) è visto come La Causa del poco profitto e non l'assenza di idee e l'assenza di piani concreti aziendali per far riemergere la stessa azienda, quindi se questi Manager non ammetteranno di aver sbagliato e comunque vada non sbaglieranno mai, la crisi vera deve ancora mostrarsi.

questo è il vero dramma

fransys
03-09-2009, 15:23
Concordo con Blamecanada quando dice che la distruzione dello Stato sociale e' una scelta ideologica. La si sta perseguendo da anni e i risultati stanno arrivando.
Quello che fa piu' rabbia e' che i liberisti esagitati quando vengono toccati nei loro affetti piu' profondi (vedasi utili) sono prontissimi a chiedere aiuti all'odioso Stato.

Amodio
03-09-2009, 15:34
la causa dell'aumento del fatturato credo sia lampante per tutti considerando lo stipendio dei romeni che è 1/10 rispetto al corrispettivo stipendio italiano.
questo appunto rimarca il problema di quest'imprenditoria dove "la forza motrice" (operaio o comunque il personale dell'azienda) è visto come La Causa del poco profitto e non l'assenza di idee e l'assenza di piani concreti aziendali per far riemergere la stessa azienda, quindi se questi Manager non ammetteranno di aver sbagliato e comunque vada non sbaglieranno mai, la crisi vera deve ancora mostrarsi.

questo è il vero dramma

strano a dirsi, ma se sento qualche rumeno parlare dei suoi stipendi, non dice che è un decimo, anzi dice che nelle grandi città è quasi ai livelli italiani, nelle campagne invece vanno molto al ribasso
ovviamente immagino che le fabbriche le costruiscono vicino la città!

insomma, non capisco chi dice il falso e chi la verità

beautycase
03-09-2009, 15:34
fanno anche di peggio, scendono in piazza e protestano contro il demone comunista.
cantano l'inno ( e poi non pagano le tasse )

blamecanada
03-09-2009, 15:38
una volta che lo si è capito, che si fa ? se la gente resta a casa da ste parti, capisci bene che è un bel campanello d'allarme per l'italia tutta ...
Beh, ad esempio votando sempre i candidati che sostengono lo Stato sociale, e non a quelli che basano la loro politica sulla detassazione, sulla riduzione della progressività dele imposte, etc.
Detto cosí sembra una sciocchezza, ma se la maggior parte della popolazione fosse sensibile alla questione, i politici dovrebbero adeguarsi.

Purtroppo alla pessima situazione italiana molti hanno risposto con l'antipolitica, che è una mossa da Ponzio Pilato, che non risolve il problema, ma lo fa incancrenire...

beautycase
03-09-2009, 15:47
io non voglio fare polemica, ma state attenti a dare il voto a chi vuole la dottrina della meritocrazia, perche'
quel giorno sara' l'inizio della prostituzione sul posto di lavoro. ( anche se ormai con i contratti interinali questo e ' gia' avvenuto). non riesco a capire come noi " latini "
ci stiamo piegando alla ideologia degli anglosassoni. stiamo accettando il loro stile
e pensiero su come vivere su questo mondo. questa trasformazione che e' in atto
sta' distruggendo la nostra identita'. di questo passo un giorno sara' reato protestare
per un lavoro dignitoso

first register
03-09-2009, 15:57
Aggiungo solo che chi non ha perso il posto di lavoro non si rende conto della dimensione della crisi anche grazie al fatto che il governo fa di tutto per censuare le notizie dei fallimenti e dei licenziamenti.

Chi spiegherà ai figli degli operai licenziati che un giorno dovranno andare a lavoro??
Ecco perchè gli italiani non fanno più certi lavori....:read:

Marziano
03-09-2009, 16:21
Smantellamento dello stato sociale, mancate liberalizzazioni, strategie fiacche del management italiano, insomma la colpa è sempre di qualcun altro.
Nessuno che rifletta sul fatto che la delocalizzazione ce la siamo causata da soli, con la nostra ossessiva ricerca del prezzo più basso a dispetto della nazionalità e della qualità del prodotto.
Vogliamo comprare a due soldi, poi ci lamentiamo se, per vendere a due soldi, le aziende spostano in blocco in Turchia.
La verità è una: non c'e' marketing o rivoluzione tecnologica (per chi se la può permettere..) che ti salvi se la gente continua a guardare solo il cartellino del prezzo. In questi casi, cioè nel 90% dei business, la manodopera E' un maledetto handicap se la devi pagare a prezzo pieno.

durbans
03-09-2009, 16:38
.

Articolo interessante.
Trasmette un profondo senso di angoscia e disperazione.

xcdegasp
03-09-2009, 16:42
strano a dirsi, ma se sento qualche rumeno parlare dei suoi stipendi, non dice che è un decimo, anzi dice che nelle grandi città è quasi ai livelli italiani, nelle campagne invece vanno molto al ribasso
ovviamente immagino che le fabbriche le costruiscono vicino la città!

insomma, non capisco chi dice il falso e chi la verità

le ditte si trasferiscono dove pagano meno e questo è un dato di fatto.
se chiedi a un ingegnere informatico indiano quanto guadagna annualmente ti dirà che lo stipendio è quasi simile a un buon stipendio italiano ma non per forza tutti quadagnano così e non per forza tutti sono assunti come ingegneri :p
infatti la similitudine India e Romania è dettata anche per la grande forbice del potere economico e potere d'acquisto tra le classi sociali ;)

MARCA
03-09-2009, 17:36
Nel benessere e nel turbo -capitalismo si vota contro i sindacati e contro chi è a favore dello stato sociale. Veneto caposaldo del cdx.
Adesso speriamo che capiscano.Cosa devono capire?
Che i sindacati difendono i lavoratori ad minchiam non facendo distinzioni tra capaci e incapaci e quindi male?
Che i sindacati a furia di mantenere posizioni da trincea non hanno aiutato lo sviluppo?
O forse che lo stato sociale ce lo siamo mangiato nei anni 80/90 per mantenere l'economia.
O forse credi che il numero dei dip.pubblici che abbiamo(secondo al mondo solo al pentagono!!!)non sia di per se uno strumento sociale?


Concordo con Blamecanada quando dice che la distruzione dello Stato sociale e' una scelta ideologica. La si sta perseguendo da anni e i risultati stanno arrivando.
Quello che fa piu' rabbia e' che i liberisti esagitati quando vengono toccati nei loro affetti piu' profondi (vedasi utili) sono prontissimi a chiedere aiuti all'odioso Stato.
Uno dei problemi è anche questo,
privatizzare gli utili e socializzare le perdite.

Quando ho sentito che alla M.Agnelli è stato dato un miliardo di euro di uscita sinceramente mi sono girati MOLTO i cojoni visto che quel miliardo appartiene a noi che con la cassaintegrazione abbiamo mantenuto in vita la FIAT.

blamecanada
03-09-2009, 17:44
Smantellamento dello stato sociale, mancate liberalizzazioni, strategie fiacche del management italiano, insomma la colpa è sempre di qualcun altro.
Nessuno che rifletta sul fatto che la delocalizzazione ce la siamo causata da soli, con la nostra ossessiva ricerca del prezzo più basso a dispetto della nazionalità e della qualità del prodotto.
È il capitalismo.

E poi comprare un prodotto in base alla nazione in cui viene prodotto è una forma di sciovinismo ridicola.

MARCA
03-09-2009, 17:51
È il capitalismo.
:eek: :eek: :doh: :doh: :banned:
Non diciamo eresie,
Esistono 9 definizioni di capitalismo,
quella che preferisco, Friedman: capitalismo “puro”, inteso come sistema sociale dove nessun intervento pubblico deve interferire nella libera competizione dei soggetti economici.

Gos
03-09-2009, 18:08
La demolizione dello Stato sociale non è incompetenza, ma ideologia. Se non si capisce questo non si va da nessuna parte.

io direi anche mancanza di senso civico. Se in 50 anni tutti i criminali che hanno "truffato" lo stato evadendo, chiedendo tangenti sulle opere pubbliche, dichiarando invalidità inesistenti (es: non vedente con pensione di invalidità che guida la macchina) ecc si fossero astenuti dalle loro nefandezze, forse, non saremmo nella situazione attuale

blamecanada
03-09-2009, 18:10
Il capitalismo non è un'ideologia, è un sistema economico vigente, quindi ha bisogno non tanto di definizioni, ma di descrizioni.
La delocalizzazione è perfettamente coerente con la logica del capitalismo, il capitale va dove l'investimento è piú redditizio, un'azienda non è mica un'istituzione di beneficenza.

Tra l'altro il capitalismo della definizione di Friedman non esiste e mai esisterà, perché sono le stesse aziende che finanziano i partiti a far sí che gli Stati intervengano nell'economia quando conviene loro.
E sono le stesse aziende a cercare di fare dei cartelli e ad evitare la concorrenza, perché è molto piú conveniente fare un cartello che non competere.
La concorrenza può essere mantenuta solo grazie all'antitrust, ossia all'intervento Statale nell'economia, e quindi la definizione di Friedman oltre che fantasiosa mi sembra contraddittoria.

Gos
03-09-2009, 18:11
:eek: :eek: :doh: :doh: :banned:

quella che preferisco, Friedman:

sicuro di preferire quella di friedman? secondo me i cileni la pensano diversamente :D

MARCA
03-09-2009, 18:18
sicuro di preferire quella di friedman? secondo me i cileni la pensano diversamente :D

:confused: :confused:
Ora sono curioso di leggere i passaggi logici che collegano i cileni a friedman e a me ;):read:

MARCA
03-09-2009, 18:20
Il capitalismo non è un'ideologia, è un sistema economico vigente, quindi ha bisogno non tanto di definizioni, ma di descrizioni.
La delocalizzazione è perfettamente coerente con la logica del capitalismo, il capitale va dove l'investimento è piú redditizio,

Secondo te è il capitalismo che dice che il capitale va dove l'investimento è più redditizio o è la logica?
:rolleyes:

blamecanada
03-09-2009, 18:28
Secondo te è il capitalismo che dice che il capitale va dove l'investimento è più redditizio o è la logica?
:rolleyes:
Il capitalismo.
Un'economia di altro tipo può utilizzare altri parametri, piú o meno validi a seconda dei punti di vista.
Anche all'interno di un sistema capitalista lo Stato può seguire una logica diversa: la sanità pubblica non gestisce i soldi (almeno in linea di principio) per ottenere una rendita, ma solo per ottenere un servizio.

:confused: :confused:
Ora sono curioso di leggere i passaggi logici che collegano i cileni a friedman e a me ;):read:
I cileni e Friedman sono collegati dal fatto che gli economisti che diressero l'economia cilena sotto Pinochet si erano formati alla scuola di Friedman. La loro politica ha portato alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici.

MARCA
03-09-2009, 18:37
Il capitalismo.
Un'economia di altro tipo può utilizzare altri parametri, piú o meno validi a seconda dei punti di vista.
Anche all'interno di un sistema capitalista lo Stato può seguire una logica diversa: la sanità pubblica non gestisce i soldi (almeno in linea di principio) per ottenere una rendita, ma solo per ottenere un servizio.Ma assolutamente no, non è il capitalismo a spingere un investimento dove c'è più interesse, ma è la logica.
Il capitalismo ti spinge a cercare l'investimento semmai.


I cileni e Friedman sono collegati dal fatto che gli economisti che diressero l'economia cilena sotto Pinochet si erano formati alla scuola di Friedman. La loro politica ha portato alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici.
Un conto è formarsi,
un conto è realizzare,
e un altro conto è vivere sotto una dittatura.
Avevo capito che si arrivava alla dittatura, ma non mi pare di ricordare che nelle dittature vigesse la libertà...ergo non c'è associazione.

Marziano
03-09-2009, 19:06
È il capitalismo.

E poi comprare un prodotto in base alla nazione in cui viene prodotto è una forma di sciovinismo ridicola.

No si chiama etica. Se tu imprenditore fabbrichi le scarpe in india ma, dato che le inscatolano a Cinisello Balsamo, ti senti in diritto di metterci il marchietto Made e magari vai in tv a fare il figo, io la tua merda non la compro e spero che gli altri facciano lo stesso.

Io non sono un economista, ma non riesco a pensare al capitalismo se non come ad una solenne stronzata. Se i genitori acconsentissero ad ogni sballata richiesta dei figli perchè che ci vuoi fare, e' la legge della domanda e dell'offerta, avremmo una generazione di stronzi viziatissimi e anziani sul lastrico.
Allo stesso modo, io non ci credo che ogni singolo, stupidissimo bisogno dell'umanità debba essere colmato in grande misura e a prezzi cheap.
Prima perchè così si fotte il pianeta, secondo perchè si rovinano gli equilibri sociali (il capitalismo, dai tempi dei campi di cotone, si regge serenamente sulle spalle degli schiavi), terzo perchè a così andare viene su una umanità viziatissima e stronzeggiante.

blamecanada
03-09-2009, 19:44
Ma assolutamente no, non è il capitalismo a spingere un investimento dove c'è più interesse, ma è la logica.
Il capitalismo ti spinge a cercare l'investimento semmai.
Se la metti in questo modo, stiiamo dicendo le stesse cose con parole diverse.

Un conto è formarsi,
un conto è realizzare,
e un altro conto è vivere sotto una dittatura.
Avevo capito che si arrivava alla dittatura, ma non mi pare di ricordare che nelle dittature vigesse la libertà...ergo non c'è associazione.
L'associazione c'è, ovviamente non dal punto di vista politico e repressivo, ma da quello economico sí.

blamecanada
03-09-2009, 19:56
No si chiama etica. Se tu imprenditore fabbrichi le scarpe in india ma, dato che le inscatolano a Cinisello Balsamo, ti senti in diritto di metterci il marchietto Made e magari vai in tv a fare il figo, io la tua merda non la compro e spero che gli altri facciano lo stesso.

Io non sono un economista, ma non riesco a pensare al capitalismo se non come ad una solenne stronzata. Se i genitori acconsentissero ad ogni sballata richiesta dei figli perchè che ci vuoi fare, e' la legge della domanda e dell'offerta, avremmo una generazione di stronzi viziatissimi e anziani sul lastrico.
Allo stesso modo, io non ci credo che ogni singolo, stupidissimo bisogno dell'umanità debba essere colmato in grande misura e a prezzi cheap.
Prima perchè così si fotte il pianeta, secondo perchè si rovinano gli equilibri sociali (il capitalismo, dai tempi dei campi di cotone, si regge serenamente sulle spalle degli schiavi), terzo perchè a così andare viene su una umanità viziatissima e stronzeggiante.
Capisco le tue opinioni, ma la tua è una critia “moralista” alla società. Ed io non credo che una tale critica possa cambiare veramente la società.
Il capitalismo ha alcuni pregi (è sicuramente meglio del feudalesimo e dei sistemi precedenti), ma anche alcuni difetti.
Per cambiare davvero la società serve una critica scientifica della società, che permetta di individuare questi difetti ed elaborare un programma politico che, affidato ad un agente storico concreto, permetta di superare il capitalismo a favore di un sistema economico che abbia un numero minore di difetti. Questo è quanto Karl Marx ha tentato di fare.
«Allo stato attuale delle cose, il socialismo è l'unica dottrina che propone una critica seria dei fondamenti della nostra falsa società e [del nostro] modo di vivere» (Herman Hesse).

MARCA
03-09-2009, 20:08
L'associazione c'è, ovviamente non dal punto di vista politico e repressivo, ma da quello economico sí.

Spiacente ma la logica mi impedisce di associare alla parola dittatura la parola libertà.


Ah, per inciso, in Spagna la disoccupazione è la 25%, in germani è attorno al 15%, anche li tutta colpa dello stato sociale assente edegli imprenditori che han sempre votato destra???
Chiedo perchè mi pare assurdo e limitativo analizzare l'occupazione di un paese senza tener conto che siamo nel 21secolo e che quindi la globalizzazione nel bene e nel male influenza le nostre scelte.

blamecanada
03-09-2009, 20:17
La disoccupazione dipende dalla crisi del sistema capitalista (poi c'è chi dice che la crisi sia causata dal troppo liberismo, e chi dice che sia causata dal troppo poco liberismo, ma si tratta pur sempre di una crisi del sistema capitalista).

Però compito dello stato sociale di uno Stato capitalista è tutelare le persone nelle crisi che periodicamente si verificano, facendo sí che non vengano ridotte alla fame. Questo è quello che dice un liberale come Tito Boeri, non chissà quale criptomarxista.

Spiacente ma la logica mi impedisce di associare alla parola dittatura la parola libertà.
La libertà di competere è una cosa diversa dalla libertà di parola e di stampa.
Nel Cile di Pinochet la libertà di stampa e di parola non c'era, ma dal punto di vista della competizione economica lo Stato non interferiva.

MARCA
03-09-2009, 20:24
La disoccupazione dipende dalla crisi del sistema capitalista (poi c'è chi dice che la crisi sia causata dal troppo liberismo, e chi dice che sia causata dal troppo poco liberismo, ma si tratta pur sempre di una crisi del sistema capitalista).E io che pensavo che nell1989 i disoccupati dell'est derivassero dalla crisi del comunismo...ma pensa te...
Questa disoccupazione dipende dalla crisi economica in gran parte dovuta alla disparità di regole tra competitors.
Il sistema capitalistico non è una causa della crisi econmica anche perchè questo sistema è interpretato in modi molto diversi tra loro e quindi non equiparabili(il capitalismo italiano è diverso da quello statunitense che è diverso da quello francese e da quell0o tedesco.)

Però compito dello stato sociale di uno Stato capitalista è tutelare le persone nelle crisi che periodicamente si verificano, facendo sí che non vengano ridotte alla fame. Questo è quello che dice un liberale come Tito Boeri, non chissà quale criptomarxista.Può anche averlo detto Keyness, ma non è legge.
In ogni caso, sto ancora cercando articoli di disoccupati morti per fame, tu hai qualche link?


La libertà di competere è una cosa diversa dalla libertà di parola e di stampa.
Nel Cile di Pinochet la libertà di stampa e di parola non c'era, ma dal punto di vista della competizione economica lo Stato non interferiva.Eccerto, perchè sono noti i casi di imprenditori oppositori del regime che hanno continuato a lavorare...ma non scherziamo!!!Almeno per rispetto delle vittime!
Era una dittatura e nelle dittature la libertà NON VIGE.

MARCA
03-09-2009, 20:24
doppio

blamecanada
03-09-2009, 21:19
Questa disoccupazione dipende dalla crisi economica in gran parte dovuta alla disparità di regole tra competitors.
Il sistema capitalistico non è una causa della crisi econmica anche perchè questo sistema è interpretato in modi molto diversi tra loro e quindi non equiparabili(il capitalismo italiano è diverso da quello statunitense che è diverso da quello francese e da quell0o tedesco.)
Io non ho detto crisi causata dal sistema capitalista, ma crisi del sistema capitalista, lasciando di proposito perdere quali fossero le cause, perché è una questione disputata.

Può anche averlo detto Keyness, ma non è legge.
In ogni caso, sto ancora cercando articoli di disoccupati morti per fame, tu hai qualche link?
Era un'iperbole, non andava certo presa letteralmente :doh:.
Significa semplicemente che lo Stato sociale serve apposta per aiutare le persone in difficoltà, soprattutto nei periodi di crisi.

Eccerto, perchè sono noti i casi di imprenditori oppositori del regime che hanno continuato a lavorare...ma non scherziamo!!!Almeno per rispetto delle vittime!
Era una dittatura e nelle dittature la libertà NON VIGE.
Va bene che sono aspetti che s'influenzano vicendevolmente, ma secondo me l'aspetto economico e quello politico si possono anche analizzare separatamente.

Artem75
03-09-2009, 21:37
compra solo prodotti in offerta[/B]. Sia Paola, sia il marito hanno perso il lavoro. Hanno due ragazzi di 13 e 17 anni da far studiare. E da nove mesi vivono consumando i risparmi di anni.

La crisi sta entrando nelle case. Feroce e spietata. Anche qui, nel Nord Est, Treviso e provincia, locomotiva del modello italiano, del successo faidate e del durismo leghista che proprio in questa terra, tra parlamentari e ministri, ha fatto il pieno di voti. Già da mesi esplodono drammi che l'ottimismo governativo nasconde. E settembre è arrivato con il pericolo, tutto da scoprire, di nuove chiusure a catena. Questa è la vera paura. Altro che sicurezza, ronde, dialetto, bandiera regionale. Bastano i numeri: da gennaio 6.231 lavoratori di questi paesi, uomini e donne, italiani e stranieri, hanno perso il posto o hanno subito una riduzione dello stipendio per cassa integrazione o mobilità. Tagliano dipendenti i colossi degli elettrodomestici come Electrolux di Susegana e Zoppas di Vittorio Veneto. Sforbiciate al personale nelle industrie dell'abbigliamento e dello sport come Stefanel a Ponte di Piave, Diadora a Caerano San Marco, Tecnica a Giavera del Montello. Chiude e manda a casa 117 persone lo storico lanificio Cerruti Policarpo di Vittorio Veneto. Vanno poi aggiunti il mancato rinnovo dei contratti a termine, le liquidazioni, i fallimenti che colpiscono a macchia di leopardo nella costellazione di aziende comprese tra i due e i settecento dipendenti. Famiglie costrette a fare la spesa con meno di dieci euro a settimana. E all'improvviso non c'è più differenza tra italiani e immigrati.


Agli sportelli Caritas di don Ferruccio Sant, veneti e albanesi sono in testa nelle richieste del sussidio di solidarietà. Ogni acquisto, ogni bolletta, senza più entrate, è una ulteriore discesa nel baratro della povertà. La strada che da Conegliano, 35 mila abitanti, porta verso le colline brilla di vetrine e showroom costruiti nell'ultimo decennio di economia galoppante. Il centro commerciale, l'ultimo dopo la rotonda a destra, ha grandi cartelli con la scritta saldi. Non si tratta di abbigliamento, ma di beni di prima necessità: alimentari, sapone e maxi pacchi di carta igienica di marca offerti a due euro. Devono svendere pure quelli, altrimenti nessuno compra. Si prosegue oltre il confine comunale, lungo la provinciale che sale a Refrontolo, tra vigneti di prosecco e sacrari della Prima guerra mondiale.

Da dicembre novanta tra operai e impiegati combattono per un posto di lavoro che non esiste più. Il gigantesco capannone, subito prima dello stabilimento di cucine Ariston-Indesit, ha ancora l'insegna. "Ape - Advanced project engineering ", c'è scritto. È chiuso da nove mesi. Durante le ultime vacanze di Natale la proprietà ha portato via i macchinari. La Ape era subentrata due anni fa alla liquidazione della "Zara marmitte", un marchio che riforniva le concessionarie di auto e camion. I dipendenti erano in ferie dal 19 dicembre 2008. Ma nessuno di loro sospettava il tracollo. Quando sono tornati al lavoro a inizio gennaio, hanno trovato i cancelli chiusi. Per sempre. Un colpo a tradimento. Senza preavviso. Senza cassa integrazione o il paracadute della mobilità. Senza nemmeno una lettera. Un caso Innse di provincia. Solo che qui, a differenza dei riflettori di Milano dove l'azienda è stata salvata, è finita male. Per questi manager la famiglia di un operaio vale meno del costo di una telefonata.

"Ci hanno scaricati senza preavviso. Non immaginavo arrivassero a tanto", dice Luigi Marcuzzo, operaio saldatore di Colfosco di Susegana, licenza di terza media, due anni di anzianità in Ape e quindici per Zara marmitte: "Avevo ristrutturato la casa. Un mutuo di 310 euro al mese per quindici anni. La banca mi ha sospeso le rate per un anno. Ma nessuno sa se tra un anno lavoreremo. Era la casa che mio padre si era sudato con i risparmi da muratore. Prima della ristrutturazione era un fienile. Adesso la venderò. Mia figlia va in prima media e non so come pagare i libri. La devo vendere".
Il governo si inventa la sanatoria per salvare l'assistenza agli anziani dalle manette del decreto sicurezza. Ma nel Veneto spazzato dalla crisi le badanti curano anche gli scolari. "Quando otto anni fa mi sono separato, la bimba è rimasta con me", racconta Luigi Marcuzzo, "e adesso mi aiuta il Comune di Susegana dove abitiamo. Mi paga la baby-sitter che bada alla piccola quando sono fuori di casa. Io non ce la faccio a pagare. Ho un arretrato di due mesi di tutte le bollette. Ho tolto il telefono fisso, sì ho tenuto il telefonino ma non chiamo più, lascio che chiamino gli altri. In ottobre avevo comprato un computer portatile per mia figlia a 350 euro. Un mese fa ho dovuto rivenderlo. Mi hanno dato 150 euro. È niente ma mi servivano "sghei", soldi per fare la spesa. C'era anche l'abbonamento a Sky, 36 euro al mese. Il mio conto è vuoto. La banca non paga le bollette e da qualche settimana non ricevo più i canali. Via anche Sky". Si può fare a meno di Rupert Murdoch. Ma la mancanza di lavoro minaccia addirittura la sicurezza alimentare.

In Veneto è un salto indietro di cinquant'anni: "Per la spesa compro pasta e poco altro", rivela Luigi: "Mangiamo pasta. Costa poco e riempie. Niente vino, niente birra, niente carne, niente spese inutili. Non devo superare i dieci euro a settimana. Magari un po' di carne me la passa mia sorella. È in pensione, se può mi dà cinquanta euro. Io ho finito i risparmi. Grariconosciuta la cassa integrazione. Ma da novembre non abbiamo ancora visto un soldo. Il Comune di Susegana tre mesi fa ha anticipato 1.800 euro. Diviso nove mesi, fanno 200 euro al mese. Con questo sto vivendo". Come passa la giornata? "Accompagno mia figlia dalla baby-sitter. Torno a casa, prendo la bici e vado in giro. Mentre pedalo, penso alla rabbia. Il lavoro c'era, il padrone ci aveva garantiti. Invece ci hanno buttati fuori".

Gino Daros, operaio attrezzista alla Ape, licenza media inferiore, abita a Conegliano con il fratello, 48 anni, emigrante in Germania fino a due anni fa quando, perso il lavoro da gelataio, non ha trovato più nulla. Un po' per l'età, un po' per la crisi che stava arrivando. È dovuto tornare indietro. Così come in questi mesi sono tornati in patria tre colleghi marocchini di Gino ai quali il comune di residenza, Crocetta del Montello, aveva negato l'anticipo della cassa integrazione. "Nei miei nove mesi senza lavoro ", racconta Gino Daros, "sono entrati 2.400 euro in quattro rate che il Comune di Conegliano mi ha anticipato. Le bollette siamo riusciti a pagarle. Ma ho sei mesi di arretrati d'affitto, 400 euro al mese. Devi scegliere, o paghi o mangi. Ho tagliato quasi tutto. Prima correvo in bicicletta. Ho venduto la Atala da corsa. Ho una Seat Ibiza. Non la uso più per non spendere in benzina. Mi muovo in bici. Ho tagliato anche sugli alimentari, sul primo e sul secondo. Non possiamo permettercelo. Mangiamo un solo piatto. Sempre pasta".

Questo è periodo di vendemmia, in Veneto. Ma accettare un altro contratto, anche stagionale, significa perdere i diritti maturati. Come ha scoperto Giuseppe Piccin, 61 anni, operaio da quando ne aveva dodici, ora senza stipendio, 500 euro al mese tra mutuo e fidi bancari da restituire, tre rate e due mesi di telefono arretrati, un figlio di 25 anni con lavori occasionali. Piccin aveva trovato un contratto di tre mesi: "Non sono potuto andare. Oltre alla cassa integrazione, mi hanno detto che avrei perso l'aggancio alla pensione. La notte però mi vengono gli incubi. Sogno di non farcela e mi sveglio".

"Il problema grosso è la piccola impresa che non avrà futuro", spiega Loris Scarpa, sindacalista della segreteria Fiom-Cgil di Treviso: "O si ripensa alla produzione in grosse dimensioni o sarà molto complicato uscirne. Si considerano i lavoratori come oggetti. E chi è precario è lontano da tutte le possibilità di assistenza sociale".

Nemmeno in questa casa anni Cinquanta, alla periferia di Conegliano, entrano stipendi. Tanto per cominciare sono 400 euro al mese di affitto per cucina, un piccolo salotto, bagno, due camere, ripostiglio, un po' di orto. Paola Marcon, operaia part-time e delegata Cgil alla Ape, è senza paga da novembre. Suo marito, Zuhair Al Kaisy, 55 anni, architetto, cittadino italiano nato in Iraq, ha invece perso il lavoro nell'aprile 2008. Era operaio a tempo determinato alla Electrolux, nonostante la laurea e le specializzazioni ottenute in Italia: "Non ho avuto un lavoro come laureato perché qui in Veneto", dice Al Kaisy, "se uno non è italiano, che tu faccia il pizzaiolo o l'architetto, credono che tu non ci sappia fare. Alla Electrolux lavoravo da tre anni con contratti da tre a sei mesi. Più di operaio non ho trovato". Ma come tutti i precari, senza diritto alla cassa integrazione né alla mobilità, anche Al Kaisy da un giorno all'altro l'hanno lasciato a casa. L'unica entrata è l'anticipo del Comune: quattro rate da 600 euro. E un sussidio regionale di 220 euro in tre rate. "Avevo mille euro di spese arretrate, per questo ho fatto domanda alla Regione", racconta Paola Marcon: "Nella lettera che annunciava il contributo c'era scritto: le auguro che l'intervento le sia di aiuto. Ma come possono pensare di aiutare una famiglia con 220 euro? Stiamo consumando i risparmi messi via negli anni. Risparmiamo sul riscaldamento con una stufa a legna. Cerchiamo di tagliare. E ovviamente niente vacanze. Siamo una famiglia di operai. Non è che prima si navigasse nell'oro". I contributi sono comunque briciole rispetto alle spese del 2009: oltre ai 400 euro mensili di affitto, 80 euro di luce a bimestre, 82 di acqua, 400 all'anno di tasse sui rifiuti, 400 al mese di spesa alimentare, 500 per un intervento dal dentista, 1500 l'anno di gasolio per la caldaia, 500 l'anno per la legna, 300 al mese per muoversi a cercare lavoro con una Mondeo e una Polo vecchie di dieci anni.

È una crisi silenziosa. Per ora quasi invisibile. Niente presìdi, niente striscioni nelle fabbriche. "Perché in Veneto eravamo abituati ad avere un tenore di vita buono", spiega Paola Marcon: "Perdere il lavoro qui è ancora considerato una sorta di vergogna. È una questione di facciata, di apparenza. Con i miei colleghi ce lo sentiamo addosso. Ti indicano come fallito. Io ho 44 anni. La paura non è avere perso il lavoro. È non sapere cosa viene dopo".
(26 agosto 2009) .

premetto che... la crisi c'è, ma.....

un supermercato non svende ! mai specialmente i prodoti non deperibili ! sapone ecc se sconta un prodotto significa che prima ci... straguadagnava.

c'è crisi e .... hai l'abbonamento a sky ! ?:confused:

quello va.. in giro in bici.... ? ma ... ci sono anche lavori... in nero..... non è che.... non se ne trovano.... anzi ... piuttosto che girare in bici meglio il lavoro in nero ! e state tranquilli che è piu facile trovare un lavoro in nero per arrotondare la cassa che un lavoro in regola.

e l'iracheno... laureato in italia.... e fa quel lavoro? in italia se sei bravo qualcosa fai, magari non ti pagano come meriteresti ma il lavoro lo trovi anche se sei iracheno o cinese, naturalmente devi saper fare ! non uscire dall'università essendo un teorico !

questi risparmiano con la stufa a legna :confused: , io sono anni che uso la caldaia a legna e...... ho sempre risparmiato ! uso la caldaia a metano solo d'estate, e d'inverno mi arrivano bollette di 10 € ! certo che prima quelli come noi che usavano la legna erano additati come " barboni " , e quando io, i miei genitori capita che facciamo legna,.... gli altri se ne vanno a spasso, tanto il metano ti da una mano !

in veneto ho parecchi parenti.. negli anni passati facevano le.... cicale, il lavoro girava, e tutti a..... spendere e spandere, auto nuova vacanza ecc ecc, tutto a rate tanto il lavoro girava, macchinoni grossi, par farsi vedere tutti comprati a rate.... e che vogliono adesso ! chi ha risparmiato.... se la caverà, chi ha speso..... guarda in su !....

durbans
03-09-2009, 22:34
premetto che... la crisi c'è, ma.....
[...]
in veneto ho parecchi parenti.. negli anni passati facevano le.... cicale, il lavoro girava, e tutti a..... spendere e spandere, auto nuova vacanza ecc ecc, tutto a rate tanto il lavoro girava, macchinoni grossi, par farsi vedere tutti comprati a rate.... e che vogliono adesso ! chi ha risparmiato.... se la caverà, chi ha speso..... guarda in su !....

Ok ma non cadiamo nei luoghi comuni.
Se anche una famiglia ha da parte N mila euro ma non hanno lavoro prima o poi finiscono anche quelli.

Concordo sulle altre tue osservazioni.

entanglement
05-09-2009, 11:01
Beh, ad esempio votando sempre i candidati che sostengono lo Stato sociale, e non a quelli che basano la loro politica sulla detassazione, sulla riduzione della progressività dele imposte, etc.
Detto cosí sembra una sciocchezza, ma se la maggior parte della popolazione fosse sensibile alla questione, i politici dovrebbero adeguarsi.

Purtroppo alla pessima situazione italiana molti hanno risposto con l'antipolitica, che è una mossa da Ponzio Pilato, che non risolve il problema, ma lo fa incancrenire...

riversare l'IRPEF nell'IVA non è venuto in mente a nessun illuminato di sinistra ?

e un stato sociale come quello francese, mi spiace deluderti, ma in italia è giusto che non ci sia. siamo un paese a due velocità e con due tenori di vita. a verona galleggi con 1300€ netti al mese, a palermo fai il nababbo.
su cosa dimensioni lo stato sociale ?

blamecanada
05-09-2009, 11:20
riversare l'IRPEF nell'IVA non è venuto in mente a nessun illuminato di sinistra ?
Cosa intendi?

e un stato sociale come quello francese, mi spiace deluderti, ma in italia è giusto che non ci sia. siamo un paese a due velocità e con due tenori di vita. a verona galleggi con 1300€ netti al mese, a palermo fai il nababbo.
su cosa dimensioni lo stato sociale ?
Quindi la soluzione migliore è lasciare che se uno perde il lavoro debba risparmiare pure sugli alimenti fondamentali?

tdi150cv
05-09-2009, 12:56
anche in città si vedono tante, troppe saracinesche giù :(

la gente per forza di cose si trova a dover fare a meno del surplus ...
se una cosa non è strettamente necessaria si lascia sul bancone.
Facendo cosi' i negozi prima o dopo chiudono o lavorano in perdita.
In particolare quei negozi che vendono prodotti non indispensabili.

Risultato scontato e ben prevedibile a mio avviso ...


Se questo modo di comportarsi lo si fosse portato avanti molto tempo fa con tutta probabilità i commercianti non avrebbero raddoppiato i prezzi e forse non sarebbero tutti alla canna del gas insieme ai loro dipendenti ...

tdi150cv
05-09-2009, 13:22
premetto che... la crisi c'è, ma.....

un supermercato non svende ! mai specialmente i prodoti non deperibili ! sapone ecc se sconta un prodotto significa che prima ci... straguadagnava.

c'è crisi e .... hai l'abbonamento a sky ! ?:confused:

quello va.. in giro in bici.... ? ma ... ci sono anche lavori... in nero..... non è che.... non se ne trovano.... anzi ... piuttosto che girare in bici meglio il lavoro in nero ! e state tranquilli che è piu facile trovare un lavoro in nero per arrotondare la cassa che un lavoro in regola.

e l'iracheno... laureato in italia.... e fa quel lavoro? in italia se sei bravo qualcosa fai, magari non ti pagano come meriteresti ma il lavoro lo trovi anche se sei iracheno o cinese, naturalmente devi saper fare ! non uscire dall'università essendo un teorico !

questi risparmiano con la stufa a legna :confused: , io sono anni che uso la caldaia a legna e...... ho sempre risparmiato ! uso la caldaia a metano solo d'estate, e d'inverno mi arrivano bollette di 10 € ! certo che prima quelli come noi che usavano la legna erano additati come " barboni " , e quando io, i miei genitori capita che facciamo legna,.... gli altri se ne vanno a spasso, tanto il metano ti da una mano !

in veneto ho parecchi parenti.. negli anni passati facevano le.... cicale, il lavoro girava, e tutti a..... spendere e spandere, auto nuova vacanza ecc ecc, tutto a rate tanto il lavoro girava, macchinoni grossi, par farsi vedere tutti comprati a rate.... e che vogliono adesso ! chi ha risparmiato.... se la caverà, chi ha speso..... guarda in su !....

quoto tutto tranne l'ultima parte ... chi ha speso infatti non guarda in su ma punta il dito contro Berlusconi.

Detto questo mi pare che tale (http://www.tgcom.mediaset.it/economia/articoli/articolo459370.shtml) notizia sia proprio pessima certo è che anche il laureatino di turno che si crede il sapiente globale si dovra' un filo adattare alla situazione ...

Sono sicuro pero' che costoro preferiranno stare con le mani in mano , lamentandosi di non trovare lavoro e manifestare contro Berlusconi ...

io laureato a fare il cameriere ? Sia mai Berlusconi cattivo !

entanglement
05-09-2009, 16:37
Cosa intendi?

intendo dire che a nord come a sud, è parecchio diffusa l'usanza, per i professionisti, di guadagnare magari 1 milione di € l'anno e dichiararne 50-60000 se va bene.
alzando l'IVA e togliendo l'irpef, le tasse volenti o nolenti si pagano. ed ovviamente l'iva su una aston martin è giusto che sia proporzionalmente più alta che non l'iva su una punto.

coi SOLDI si fa lo stato sociale in primis


Quindi la soluzione migliore è lasciare che se uno perde il lavoro debba risparmiare pure sugli alimenti fondamentali?

la soluzione può anche essere lo stato sociale, ma su base regionale. e col presupposto che ho espresso nel primo quote... ma lo stato sociale non è una soluzione, è una pezza. un'economia forte e solida è la soluzione.

peccato che il nostro pdc sia in altre faccende affaccendato...

gozer81
06-09-2009, 18:00
Io tralascerei l'aspetto puramente elettorale: in fondo i grandi partiti di destra e di sinistra hanno pari responsabilità nell'aver contribuito a smantellare pezzo per pezzo lo stato sociale ereditato dalla seconda metà del '900, con la differenza che la destra ha fatto da maestro, il centro-sinistra da apprendista stregone.

La domanda che mi preme porre è: dove porterà in Italia tutto ciò? Quando esploderà la situazione? Chi cavalcherà un conflitto che sembra ormai inevitabile? Con chi se la prenderà la gente comune? Non penso che le televisioni e l' 'ottimismo' governativo possano ancora a lungo sedare gli animi...

Questi sono gli interrogativi angosciosi sui quali a mio avvisto dovremmo concentrarci perchè, se la crisi precipita e il conflitto esplode, gli esiti possono essere ambivalenti:da un lato potrebbe essere l'occasione per un cabiamento profondo in positivo, dall'altro di una svolta autoritaria (di cui già si intravedono i segnali) interpretata dalle istituzioni come unica soluzione per reprimere lo scontento.

blamecanada
06-09-2009, 18:46
intendo dire che a nord come a sud, è parecchio diffusa l'usanza, per i professionisti, di guadagnare magari 1 milione di € l'anno e dichiararne 50-60000 se va bene.
alzando l'IVA e togliendo l'irpef, le tasse volenti o nolenti si pagano. ed ovviamente l'iva su una aston martin è giusto che sia proporzionalmente più alta che non l'iva su una punto.

coi SOLDI si fa lo stato sociale in primis
Su questo sono d'accordo, infatti:
1. bisogna reprimere l'evasione fiscale, che dev'essere un reato grave;
2. bisogna semplificare il calcolo della tassazione, in modo da non fornire alcuna scusa;
3. bisogna inserire la detrazione per le prestazioni dei professionisti, cosicché i clienti siano indotti a chiedere la ricevuta. Se l'IVA di 100 euro di prestazione viene anche tutta restituita, comunque il professionista pagherà di IRPEF piú del 20%, e quindi c'è un guadagno per lo Stato.

la soluzione può anche essere lo stato sociale, ma su base regionale. e col presupposto che ho espresso nel primo quote... ma lo stato sociale non è una soluzione, è una pezza. un'economia forte e solida è la soluzione.
Sono contrario allo Stato sociale a livello regionale, secondo me le regioni dovrebbero occuparsi solo degli aspetti che le riguardano singolarmente, per tutta una serie di motivi.
In ogni caso è difficile capire cosa s'intende praticamente per “economia forte”. Fino a un po' di tempo fa gli U.S.A. erano l'economia forte per antonomasia, adesso qualcuno la pensa diversamente. Io non ho un'opinione precisa in merito, anche perché essendo marxista dubito che le mie (mie per modo di dire, ovviamente non mi propongo come ministro dell'economia) opinioni sull'economia saranno prese in considerazione...
Quello che credo sia certo è che il capitalismo è intrinsecamente caratterizzato da periodi di espansione e periodi di crisi, e quando arrivano le crisi non c'è “economia forte” che tenga. Sicché se si vuole evitare che la gente sia ridotta sul lastrico serve lo Stato sociale.

peccato che il nostro pdc sia in altre faccende affaccendato...
Vabbè, parlare di Berlusconi cosa si può dire... io non ho parole.

entanglement
06-09-2009, 22:47
Sono contrario allo Stato sociale a livello regionale, secondo me le regioni dovrebbero occuparsi solo degli aspetti che le riguardano singolarmente, per tutta una serie di motivi.
In ogni caso è difficile capire cosa s'intende praticamente per “economia forte”. Fino a un po' di tempo fa gli U.S.A. erano l'economia forte per antonomasia, adesso qualcuno la pensa diversamente. Io non ho un'opinione precisa in merito, anche perché essendo marxista dubito che le mie (mie per modo di dire, ovviamente non mi propongo come ministro dell'economia) opinioni sull'economia saranno prese in considerazione...
Quello che credo sia certo è che il capitalismo è intrinsecamente caratterizzato da periodi di espansione e periodi di crisi, e quando arrivano le crisi non c'è “economia forte” che tenga. Sicché se si vuole evitare che la gente sia ridotta sul lastrico serve lo Stato sociale.

DEVE essere a livello regionale, contributi INPS e IVA devono rimanere alle regioni. in teoria è sbagliato, nella pratica contrasta il vezzo italico, o per meglio dire sud italico di fare di un servizio pubblico una merce di scambio elettorale. perchè io divento verde, in tutti i sensi, quando vedo che l'autostrada siciliana ha più casellanti di quella lombarda, con un decimo dei chilometri, pagati dalla collettività.

perchè ci sia una redistribuzione dei soldi destinati allo stato sociale a livello nazionale, la conditio sine qua non non può che essere il pari servizio a livello nazionale e la pari serietà degli amministratori a livello nazionale.
così ora non è, da qualsiasi punto di vista si guardi la questione

gigio2005
06-09-2009, 23:03
povera itaglia

premetto che... la crisi c'è, ma.....

un supermercato non svende ! mai specialmente i prodoti non deperibili ! sapone ecc se sconta un prodotto significa che prima ci... straguadagnava.

c'è crisi e .... hai l'abbonamento a sky ! ?:confused:

quello va.. in giro in bici.... ? ma ... ci sono anche lavori... in nero..... non è che.... non se ne trovano.... anzi ... piuttosto che girare in bici meglio il lavoro in nero ! e state tranquilli che è piu facile trovare un lavoro in nero per arrotondare la cassa che un lavoro in regola.

e l'iracheno... laureato in italia.... e fa quel lavoro? in italia se sei bravo qualcosa fai, magari non ti pagano come meriteresti ma il lavoro lo trovi anche se sei iracheno o cinese, naturalmente devi saper fare ! non uscire dall'università essendo un teorico !

questi risparmiano con la stufa a legna :confused: , io sono anni che uso la caldaia a legna e...... ho sempre risparmiato ! uso la caldaia a metano solo d'estate, e d'inverno mi arrivano bollette di 10 € ! certo che prima quelli come noi che usavano la legna erano additati come " barboni " , e quando io, i miei genitori capita che facciamo legna,.... gli altri se ne vanno a spasso, tanto il metano ti da una mano !

in veneto ho parecchi parenti.. negli anni passati facevano le.... cicale, il lavoro girava, e tutti a..... spendere e spandere, auto nuova vacanza ecc ecc, tutto a rate tanto il lavoro girava, macchinoni grossi, par farsi vedere tutti comprati a rate.... e che vogliono adesso ! chi ha risparmiato.... se la caverà, chi ha speso..... guarda in su !....
spero tu ti renda conto di aver delineato un futuro da paese del quarto mondo:

un popolo di boscaioli che lavora in nero....

BAC! VITTORIA!
quoto tutto tranne l'ultima parte ... chi ha speso infatti non guarda in su ma punta il dito contro Berlusconi.

Detto questo mi pare che tale (http://www.tgcom.mediaset.it/economia/articoli/articolo459370.shtml) notizia sia proprio pessima certo è che anche il laureatino di turno che si crede il sapiente globale si dovra' un filo adattare alla situazione ...

Sono sicuro pero' che costoro preferiranno stare con le mani in mano , lamentandosi di non trovare lavoro e manifestare contro Berlusconi ...

io laureato a fare il cameriere ? Sia mai Berlusconi cattivo !
non ho capito perche' uno che si e' fatto il culo in quattro in all'universita' (ovviamente parlo di univ serie) debba essere apostrofato da uno, che magari non ha fatto l'uni per mancanza di voglia o di capacita' intellettuali, con appellativi tipo: laureatino di turno, sapientino etc...

il discorso di cui sopra vale anche per te:
un paese in cui un laureato in matematica/fisica/chimica/lettere/etc e' condannato a fare il cameriere o emigrare....

che dire...

CONTENTI VOI!
:muro:

dreadknight
07-09-2009, 07:53
In Veneto è un salto indietro di cinquant'anni: "Per la spesa compro pasta e poco altro", rivela Luigi: "Mangiamo pasta. Costa poco e riempie. Niente vino, niente birra, niente carne, niente spese inutili. Non devo superare i dieci euro a settimana. Magari un po' di carne me la passa mia sorella. È in pensione, se può mi dà cinquanta euro. Io ho finito i risparmi. Grariconosciuta la cassa integrazione. Ma da novembre non abbiamo ancora visto un soldo. Il Comune di Susegana tre mesi fa ha anticipato 1.800 euro. Diviso nove mesi, fanno 200 euro al mese. Con questo sto vivendo". Come passa la giornata? "Accompagno mia figlia dalla baby-sitter. Torno a casa, prendo la bici e vado in giro. Mentre pedalo, penso alla rabbia. Il lavoro c'era, il padrone ci aveva garantiti. Invece ci hanno buttati fuori"

:mbe:

blamecanada
07-09-2009, 11:06
DEVE essere a livello regionale, contributi INPS e IVA devono rimanere alle regioni. in teoria è sbagliato, nella pratica contrasta il vezzo italico, o per meglio dire sud italico di fare di un servizio pubblico una merce di scambio elettorale. perchè io divento verde, in tutti i sensi, quando vedo che l'autostrada siciliana ha più casellanti di quella lombarda, con un decimo dei chilometri, pagati dalla collettività.
A dire il vero sono anche gli elettori del Nord che continuano a votare da cinquant'anni la DC e Forza Italia...

Se si attua la politica “ognuno s'arrangi”, a breve la mafia governerà il Sud senza neanche usare dei prestanome.

Se si decide il numero dei casellanti a livello centrale, al Sud non potranno mettercene di piú, e se ciò avviene potrà scoppiare uno scandalo a livello nazionale. Se lo si decide localmente non importerà nulla a nessuno, e le persone del luogo non avranno la forza di combattere contro ciò.
Tutte le proteste a livello locale hanno molta meno rilevanza, di fatto a livello locale i cittadini hanno meno potere. Anche per questo sono contrario alle manie di decentralizzare tutto (oltre al fatto che aumenta i costi burocratici).