mixkey
02-09-2009, 16:22
EPIDEMIE IN EUROPA NEGLI ANNI '90
Difterite - ex URSS 1990-95
Negli anni '90 le repubbliche facenti parte dell'ex Unione Sovietica furono colpite da un'epidemia di difterite che, iniziata in Russia, si diffuse in tutti i nuovi stati nati dall'URSS, sebbene per circa 30 anni questa malattia fosse stata ben controllata dopo l'adozione della vaccinazione dei bambini verso la fine degli anni '50.
Il tasso di incidenza annuale della malattia passò da 0.4/100000 nel 1989 a 16.9/100000 nel 1995 per poi diminuire drasticamente negli anni seguenti (nel 1996 si era già al 6.7/100000), soprattutto grazie alle azioni di vaccinazione di massa rivolte agli adulti. I casi di difterite passarono da 839 nel 1989 a 50142 nel 1995 per un totale, nel periodo 1990-95, di circa 125000 casi e 4000 morti; con un tasso di letalità che variava dal 2.8% (Russia) al 23% (Lituania, Turkmenistan).
Nella sola Russia, nel periodo 1990-96, i casi riportati furono circa 115000 e i morti 3000; circa il 70% dei casi riguardava persone maggiori di 14 anni; i tassi specifici per età più alti si ebbero tra i 4 e i 10, tra i 15 e i 17 e tra i 40 e i 49 anni, in quest'ultima classe si riscontrava anche il più alto tasso di mortalità. L'epidemia non è stata imputata ad alterazioni nella preparazione e conservazione dei vaccini, di cui è stata documentata un'elevata efficacia, né all'insorgenza di ceppi mutanti di C. Diphteriae. La causa principale dell'epidemia è stata la presenza di un alto numero di bambini e di adulti suscettibili; la diffusione della malattia è stata poi facilitata dal sovraffollamento (la maggior parte dei casi sono stati segnalati nelle grandi città), dalle migrazioni seguite al disfacimento dell'URSS e dalla mancata tempestiva adozione di adeguate misure di controllo.
In parte la disgregazione politica di questi paesi ha contribuito a ridurre le risorse per sostenere le vaccinazioni che vengono somministrate di routine alla popolazione. Ma un altro evento ha condizionato la situazione. Una famosa dottoressa russa ha rapidamente convinto l'opinione pubblica e molti dei suoi colleghi che una serie di condizioni che non dovrebbero impedire la somministrazione (raffreddore, allergie) dovessero essere considerate come situazioni che impediscono la esecuzione dei vaccini contro la difterite. Inoltre il timore di indurre effetti collaterali nei bambini ha portato a raccomandare la dose adulti quale ciclo di base in questo gruppo di età (che ha una potenza minore), anche se essa deve essere riservata solo come richiamo di chi ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione ed ha superato i 7 anni di vita.
Il concorrere di questi eventi ha portato ad accumulare un grande numero di suscettibili che ha permesso la ripresa della circolazione del C. diphteriae e l'insorgere di una gravissima epidemia.
L'esistenza di un alto numero di adulti suscettibili è invece un nuovo fenomeno dell'era dei vaccini: infatti queste persone, non vaccinate o incompletamente vaccinate, non si erano immunizzate naturalmente contro la difterite entrando in contatto diretto col C. Diphteriae, come avveniva in epoca pre-vaccinale, dal momento che la circolazione di questo batterio era stata bloccata proprio grazie all'efficace azione del vaccino. E' perciò molto importante identificare questi gruppi di persone ed offrire loro speciali programmi di vaccinazione. Si è stimato che il controllo della epidemia di difterite nelle repubbliche della ex Unione Sovietica richiederà la somministrazione di 70 milioni di dosi per riuscire a ristabilire l'immunità di popolazione e interrompere la ripresa di trasmissione di un germe che si credeva definitamente controllato
Poliomielite - Albania 1996
Nel 1996 è scoppiata in Albania una delle peggiori epidemie degli ultimi anni. Per un lungo periodo questo paese era rimasto isolato politicamente e quindi era estremamente difficile che i visitatori provenienti da altri paesi potessero entrare in Albania. Durante il lungo periodo di isolamento l'Albania non era riuscita a realizzare un efficiente programma di vaccinazione per la poliomielite, soprattutto per la mancanza di un sistema organizzato per la conservazione a bassa temperatura dei vaccini. Il vaccino per la poliomielite tipo Sabin è infatti molto sensibile alle variazioni di temperatura.
Dopo che per circa 15 anni non erano stati segnalati casi di poliomielite dovuti a virus selvaggio, dal maggio al dicembre 1996 l'Albania è stata colpita da un'importante epidemia che ha coinvolto 138 persone causando 16 morti (tasso di letalità 11%) e 87 casi di paralisi permanente. Altri casi furono riscontrati anche in Yugoslavia (24 casi tra gli Albanesi del Kossovo) e Grecia (5 casi in bambini Tzigani), tutti in persone non vaccinate o incompletamente vaccinate. Probabilmente solo l'alto standard delle vaccinazioni in Italia ha evitato la diffusione di casi di polio anche nel nostro paese, nonostante il grande afflusso di immigrati albanesi durante e immediatamente dopo il periodo di sviluppo dell'epidemia. L'età dei pazienti variava da 2 mesi a 52 anni ma il 78% di essi aveva tra gli 11 e i 35 anni; l'incidenza rimase invece bassa tra i bambini, a prova dell'efficacia delle due giornate nazionali di vaccinazione (NID) tenutesi poco prima dello scoppio dell'epidemia. Un piccolo picco di incidenza si ebbe tra i neonati di età inferiore ai 6 mesi, non reclutabili per le NID e non completamente vaccinati durante il picco epidemico.
Se pensiamo che l'infezione da virus della poliomielite si manifesta con sintomi evidenti solo in un caso su 100, è evidente come le dimensioni di questa epidemia siano state molto grandi e l'infezione possa aver interessato 15 mila persone.
L'alta suscettibilità all'infezione tra i giovani adulti è stata confermata anche da indagini sierologiche effettuate sugli immigrati in Italia e può essere spiegata dalle gravi carenze segnalate nelle pratiche di vaccinazione intraprese prima del 1980, dovute principalmente ad una cattiva conservazione dei vaccini. L'agente responsabile di questa epidemia fu isolato in 74 pazienti ed identificato come un virus selvaggio di tipo 1; l'analisi sequenziale del genoma ha mostrato una omologia del 95% con un ceppo isolato in Pakistan nel 1995. Il controllo dell'epidemia è stato raggiunto grazie a due sessioni di vaccinazione di massa con vaccino orale trivalente, che furono rivolte a tutta le persone di età inferiore a 50 anni raggiungendo circa l'85% di questa popolazione.
Questi dati sottolineano che l'assenza di casi per molti anni non esclude l'esistenza di gruppi di persone suscettibili all'interno della popolazione ed il pericolo rappresentato dall'importazione di poliovirus selvaggio nelle nazioni europee; rimarcano inoltre l'importanza del mantenimento della catena del freddo per la distribuzione di un vaccino efficace e l'efficacia della campagna nazionale di vaccinazione per il controllo dell'epidemia.
Poliomielite - Olanda 1992-1993
L'epidemia di poliomielite insorta in Olanda tra il settembre 1992 ed il febbraio 1993, si manifestò, come quella avvenuta nella stessa nazione nel 1978, in una comunità geograficamente e socialmente chiusa, che rifiutava le vaccinazioni per motivi religiosi. L'epidemia coinvolse 71 persone delle quali solo una non apparteneva alla comunità. I pazienti avevano un'età che variava dai 10 giorni ai 61 anni (mediana a 18 anni), 2 di essi morirono e 59 rimasero paralizzati; nessuno era stato vaccinato. L'agente causale identificato fu un poliovirus di tipo 3 il cui genoma, sottoposto ad analisi sequenziale, mostrò una notevole somiglianza (96.7%) con un ceppo isolato in India nel 1992, facendo supporre una probabile provenienza dal subcontinente indiano, anche se la differenza genomica era troppo ampia per ritenere possibile un'importazione diretta del virus in Olanda.
Le indagini condotte durante l'epidemia sia sulla popolazione che sull'ambiente, hanno mostrato che la circolazione del virus selvaggio era rimasta limitata all'interno delle comunità religiose colpite e della ristretta area geografica dove queste erano stabilite. La popolazione generale mostrava quindi di essere ben protetta nei confronti della poliomielite e di difendere, grazie all'immunità di gregge, anche gli individui suscettibili viventi al suo interno.
Considerato che nel 1978 la precedente epidemia scoppiata in Olanda (110 casi, 1 morto, 80 paralisi permanenti) si era diffusa anche in Canada (11 casi) e poi negli Stati Uniti (10 casi) a causa degli stretti rapporti tra le comunità religiose olandesi e quelle canadesi professanti la stessa fede, anche in Canada, presso un gruppo affiliato a quello olandese si condusse un'indagine che portò all'isolamento di un ceppo di poliovirus identico a quello ricontrato in Olanda nel 47% delle persone testate. Fortunatamente in questa occasione non è stato riportato alcun caso di paralisi poliomielitica, ma la documentazione di un reingresso del poliovirus in America dopo un periodo di 18 mesi di assenza da quel continente, mostra come questo virus sia capace di riapparire anche in aree dove sembrava scomparso.
Morbillo - Olanda 1999-2000
In Olanda la copertura vaccinale contro il morbillo è mediamente alta (95%), ma nelle città nelle quali è molto forte la presenza di una particolare comunità religiosa contraria alle vaccinazioni, la copertura oscilla tra il 53 e il 90% (dunque una diffusione della vaccinazione a "macchia di leopardo" che ricorda molto quella italiana).
L'epidemia è iniziata nell'aprile 1999 ed è terminata nel febbraio 2000; sono stati colpiti circa 3000 bambini, (età mediana 6 anni) il 95% dei quali non era stato vaccinato, per scelta religiosa.
Difterite - ex URSS 1990-95
Negli anni '90 le repubbliche facenti parte dell'ex Unione Sovietica furono colpite da un'epidemia di difterite che, iniziata in Russia, si diffuse in tutti i nuovi stati nati dall'URSS, sebbene per circa 30 anni questa malattia fosse stata ben controllata dopo l'adozione della vaccinazione dei bambini verso la fine degli anni '50.
Il tasso di incidenza annuale della malattia passò da 0.4/100000 nel 1989 a 16.9/100000 nel 1995 per poi diminuire drasticamente negli anni seguenti (nel 1996 si era già al 6.7/100000), soprattutto grazie alle azioni di vaccinazione di massa rivolte agli adulti. I casi di difterite passarono da 839 nel 1989 a 50142 nel 1995 per un totale, nel periodo 1990-95, di circa 125000 casi e 4000 morti; con un tasso di letalità che variava dal 2.8% (Russia) al 23% (Lituania, Turkmenistan).
Nella sola Russia, nel periodo 1990-96, i casi riportati furono circa 115000 e i morti 3000; circa il 70% dei casi riguardava persone maggiori di 14 anni; i tassi specifici per età più alti si ebbero tra i 4 e i 10, tra i 15 e i 17 e tra i 40 e i 49 anni, in quest'ultima classe si riscontrava anche il più alto tasso di mortalità. L'epidemia non è stata imputata ad alterazioni nella preparazione e conservazione dei vaccini, di cui è stata documentata un'elevata efficacia, né all'insorgenza di ceppi mutanti di C. Diphteriae. La causa principale dell'epidemia è stata la presenza di un alto numero di bambini e di adulti suscettibili; la diffusione della malattia è stata poi facilitata dal sovraffollamento (la maggior parte dei casi sono stati segnalati nelle grandi città), dalle migrazioni seguite al disfacimento dell'URSS e dalla mancata tempestiva adozione di adeguate misure di controllo.
In parte la disgregazione politica di questi paesi ha contribuito a ridurre le risorse per sostenere le vaccinazioni che vengono somministrate di routine alla popolazione. Ma un altro evento ha condizionato la situazione. Una famosa dottoressa russa ha rapidamente convinto l'opinione pubblica e molti dei suoi colleghi che una serie di condizioni che non dovrebbero impedire la somministrazione (raffreddore, allergie) dovessero essere considerate come situazioni che impediscono la esecuzione dei vaccini contro la difterite. Inoltre il timore di indurre effetti collaterali nei bambini ha portato a raccomandare la dose adulti quale ciclo di base in questo gruppo di età (che ha una potenza minore), anche se essa deve essere riservata solo come richiamo di chi ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione ed ha superato i 7 anni di vita.
Il concorrere di questi eventi ha portato ad accumulare un grande numero di suscettibili che ha permesso la ripresa della circolazione del C. diphteriae e l'insorgere di una gravissima epidemia.
L'esistenza di un alto numero di adulti suscettibili è invece un nuovo fenomeno dell'era dei vaccini: infatti queste persone, non vaccinate o incompletamente vaccinate, non si erano immunizzate naturalmente contro la difterite entrando in contatto diretto col C. Diphteriae, come avveniva in epoca pre-vaccinale, dal momento che la circolazione di questo batterio era stata bloccata proprio grazie all'efficace azione del vaccino. E' perciò molto importante identificare questi gruppi di persone ed offrire loro speciali programmi di vaccinazione. Si è stimato che il controllo della epidemia di difterite nelle repubbliche della ex Unione Sovietica richiederà la somministrazione di 70 milioni di dosi per riuscire a ristabilire l'immunità di popolazione e interrompere la ripresa di trasmissione di un germe che si credeva definitamente controllato
Poliomielite - Albania 1996
Nel 1996 è scoppiata in Albania una delle peggiori epidemie degli ultimi anni. Per un lungo periodo questo paese era rimasto isolato politicamente e quindi era estremamente difficile che i visitatori provenienti da altri paesi potessero entrare in Albania. Durante il lungo periodo di isolamento l'Albania non era riuscita a realizzare un efficiente programma di vaccinazione per la poliomielite, soprattutto per la mancanza di un sistema organizzato per la conservazione a bassa temperatura dei vaccini. Il vaccino per la poliomielite tipo Sabin è infatti molto sensibile alle variazioni di temperatura.
Dopo che per circa 15 anni non erano stati segnalati casi di poliomielite dovuti a virus selvaggio, dal maggio al dicembre 1996 l'Albania è stata colpita da un'importante epidemia che ha coinvolto 138 persone causando 16 morti (tasso di letalità 11%) e 87 casi di paralisi permanente. Altri casi furono riscontrati anche in Yugoslavia (24 casi tra gli Albanesi del Kossovo) e Grecia (5 casi in bambini Tzigani), tutti in persone non vaccinate o incompletamente vaccinate. Probabilmente solo l'alto standard delle vaccinazioni in Italia ha evitato la diffusione di casi di polio anche nel nostro paese, nonostante il grande afflusso di immigrati albanesi durante e immediatamente dopo il periodo di sviluppo dell'epidemia. L'età dei pazienti variava da 2 mesi a 52 anni ma il 78% di essi aveva tra gli 11 e i 35 anni; l'incidenza rimase invece bassa tra i bambini, a prova dell'efficacia delle due giornate nazionali di vaccinazione (NID) tenutesi poco prima dello scoppio dell'epidemia. Un piccolo picco di incidenza si ebbe tra i neonati di età inferiore ai 6 mesi, non reclutabili per le NID e non completamente vaccinati durante il picco epidemico.
Se pensiamo che l'infezione da virus della poliomielite si manifesta con sintomi evidenti solo in un caso su 100, è evidente come le dimensioni di questa epidemia siano state molto grandi e l'infezione possa aver interessato 15 mila persone.
L'alta suscettibilità all'infezione tra i giovani adulti è stata confermata anche da indagini sierologiche effettuate sugli immigrati in Italia e può essere spiegata dalle gravi carenze segnalate nelle pratiche di vaccinazione intraprese prima del 1980, dovute principalmente ad una cattiva conservazione dei vaccini. L'agente responsabile di questa epidemia fu isolato in 74 pazienti ed identificato come un virus selvaggio di tipo 1; l'analisi sequenziale del genoma ha mostrato una omologia del 95% con un ceppo isolato in Pakistan nel 1995. Il controllo dell'epidemia è stato raggiunto grazie a due sessioni di vaccinazione di massa con vaccino orale trivalente, che furono rivolte a tutta le persone di età inferiore a 50 anni raggiungendo circa l'85% di questa popolazione.
Questi dati sottolineano che l'assenza di casi per molti anni non esclude l'esistenza di gruppi di persone suscettibili all'interno della popolazione ed il pericolo rappresentato dall'importazione di poliovirus selvaggio nelle nazioni europee; rimarcano inoltre l'importanza del mantenimento della catena del freddo per la distribuzione di un vaccino efficace e l'efficacia della campagna nazionale di vaccinazione per il controllo dell'epidemia.
Poliomielite - Olanda 1992-1993
L'epidemia di poliomielite insorta in Olanda tra il settembre 1992 ed il febbraio 1993, si manifestò, come quella avvenuta nella stessa nazione nel 1978, in una comunità geograficamente e socialmente chiusa, che rifiutava le vaccinazioni per motivi religiosi. L'epidemia coinvolse 71 persone delle quali solo una non apparteneva alla comunità. I pazienti avevano un'età che variava dai 10 giorni ai 61 anni (mediana a 18 anni), 2 di essi morirono e 59 rimasero paralizzati; nessuno era stato vaccinato. L'agente causale identificato fu un poliovirus di tipo 3 il cui genoma, sottoposto ad analisi sequenziale, mostrò una notevole somiglianza (96.7%) con un ceppo isolato in India nel 1992, facendo supporre una probabile provenienza dal subcontinente indiano, anche se la differenza genomica era troppo ampia per ritenere possibile un'importazione diretta del virus in Olanda.
Le indagini condotte durante l'epidemia sia sulla popolazione che sull'ambiente, hanno mostrato che la circolazione del virus selvaggio era rimasta limitata all'interno delle comunità religiose colpite e della ristretta area geografica dove queste erano stabilite. La popolazione generale mostrava quindi di essere ben protetta nei confronti della poliomielite e di difendere, grazie all'immunità di gregge, anche gli individui suscettibili viventi al suo interno.
Considerato che nel 1978 la precedente epidemia scoppiata in Olanda (110 casi, 1 morto, 80 paralisi permanenti) si era diffusa anche in Canada (11 casi) e poi negli Stati Uniti (10 casi) a causa degli stretti rapporti tra le comunità religiose olandesi e quelle canadesi professanti la stessa fede, anche in Canada, presso un gruppo affiliato a quello olandese si condusse un'indagine che portò all'isolamento di un ceppo di poliovirus identico a quello ricontrato in Olanda nel 47% delle persone testate. Fortunatamente in questa occasione non è stato riportato alcun caso di paralisi poliomielitica, ma la documentazione di un reingresso del poliovirus in America dopo un periodo di 18 mesi di assenza da quel continente, mostra come questo virus sia capace di riapparire anche in aree dove sembrava scomparso.
Morbillo - Olanda 1999-2000
In Olanda la copertura vaccinale contro il morbillo è mediamente alta (95%), ma nelle città nelle quali è molto forte la presenza di una particolare comunità religiosa contraria alle vaccinazioni, la copertura oscilla tra il 53 e il 90% (dunque una diffusione della vaccinazione a "macchia di leopardo" che ricorda molto quella italiana).
L'epidemia è iniziata nell'aprile 1999 ed è terminata nel febbraio 2000; sono stati colpiti circa 3000 bambini, (età mediana 6 anni) il 95% dei quali non era stato vaccinato, per scelta religiosa.