PDA

View Full Version : il solito let motiv: Son tutti uguali


indelebile
30-08-2009, 09:48
La guerra lercia

Un assaggio della guerra che ci aspetta in autunno. Non sporca, lercia. La battaglia finale di un uomo malato, barricato nel delirio senile di onnipotenza che sta trascinando al collasso della democrazia un paese incapace di reagire: un uomo che ha comprato col denaro, nei decenni, cose e persone, magistrati, politici e giornalisti, che ha visto fiorire la sua impunità e i suoi affari dispensando come oppio l'illusione di un benessere collettivo mai realizzato. Dall'estero guardano all'Italia come un esempio di declino della democrazia, una dittatura plutocratica costruita a colpi di leggi su misura e di cavalli eletti senatori. Vent'anni di incultura televisiva - l'unico pane per milioni - hanno preparato il terreno. Demolita la scuola, la ricerca, il sapere. Distrutte l'etica e le regole. Alimentata la paura. Aggrediti i deboli.
È una povera Italia, un piccolo paese quello che assiste impotente all'assalto finale alle voci del dissenso condotto da un manipolo di body guard del premier armate di ministeri, di aziende e di giornali. L'ultimo assunto ha avuto il mandato di distruggere la reputazione del "nemico". Scovare tra le carte gentilmente messe a disposizione dei servizi segreti, controllati dal premier medesimo, dossier personali che raccontino di figli illegittimi e di amanti, di relazioni omosessuali, come se fosse interessante per qualcuno sapere cosa accade nella vita di un imprenditore, di un direttore di giornale, di un libero cittadino. Come se non ci fosse differenza tra il ruolo di un uomo pubblico, presidente del Consiglio, un uomo che del suo "romanzo popolare" di buon padre di famiglia ha fatto bandiera elettorale gabbando milioni di italiani e chi, finito di svolgere il suo lavoro, va a letto con chi vuole - maggiorenne, sì - in vacanza con chi crede. La battaglia d'autunno sarà questa: indurre gli italiani a pensare che non c'è differenza tra il sultano e i suoi sudditi, tra il caudillo e i suoi oppositori. Non è così: la parte sana di questo paese lo sa benissimo.
Un anno fa arrivavo in questo giornale scrivendo che avrei voluto diventasse "il nostro posto". Non immaginavo sarebbe stata una trincea di montagna. Mentre cresceva, l'Unità è stata oggetto di una campagna denigratoria portata avanti dal presidente del Consiglio e dai suoi alleati, da giornali compiacenti non solo - purtroppo - nel centrodestra. Anziché difendersi e reagire compatto il fronte dell'opposizione si è diviso in guerre fratricide. Mentre si alimentano i veleni e le calunnie su di noi i nostri lettori sono cresciuti, negli ultimi mesi, del 25 per cento, caso unico nel panorama editoriale. I cittadini ci sono: leggono, capiscono. Mentre l'aggressione diventava personale (scritte intimidatorie sotto casa, telefonate notturne, le nostre vite sotto scorta) ci venivano offerte da emissari dei poteri opachi videocassette e carte contenenti "le prove" di gesta erotiche dei nostri aggressori. Materiale schifoso, alcove filmate all'insaputa dei protagonisti. Naturalmente le abbiamo respinte. Il sesso tra adulti, di chi non lo baratti con seggi e presidenze, non ci interessa. Questo è quello che ci aspetta, però. Sappiatelo. Una guerra lercia.
Concita de gregorio
Unità

entanglement
30-08-2009, 10:50
non c'è differenza tra il sultano e i suoi sudditi

a parte gli schei...

first register
30-08-2009, 11:15
Il direttore si difende: un documento-montatura
Boffo (Avvenire) rivela di aver ricevuto una telefonata dal ministro Maroni. La vicenda di Terni


TERNI — Il giorno dopo Dino Boffo si difende a tutto campo. E, in un lungo articolo pubblicato oggi sull’ Avvenire , parte dal cuore del problema, dai documenti che sono stati pubblicati dal Giornale . Prende lo spunto da un passaggio preciso, quello in cui si dice che «era soggetto già attenzionato dalla polizia di Stato per le sue frequentazioni». Parole che, secondo quanto lascia intendere il quotidiano che fa capo alla famiglia Berlusconi, sarebbero contenute in un’informativa scritta dalla polizia quando ancora si era nella fase delle indagini preliminari. Frasi che hanno provocato anche le proteste della comunità gay e di diversi politici che hanno parlato di «pericolo schedatura per gli omosessuali». Secondo Boffo— tra i più critici nella ultime settimane sulla condotta morale del presidente del consiglio — si tratterebbe di un errore, di un falso, di una trappola congegnata ad arte per attaccarlo.

Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha telefonato al direttore dell’ Avvenire per esprimergli la sua solidarietà. Ed ha escluso che quella frase fosse contenuta in un’informativa di polizia e che le forze dell’ordine lo abbiano mai «attenzionato» per le sue frequentazioni. Anzi gli ha assicurato che, dopo una rapida verifica, su di lui non sarebbe emerso nulla. Cosa potrebbe essere successo?

Se non in un’informativa di polizia la frase, e forse non solo quella, potrebbe essere contenuta invece in una lettera arrivata alla Fondazione Toniolo, ente culturale di grande importanza per la Chiesa e per la Cei, la Conferenza episcopale italiana, e che ha tanta influenza anche nella scelta del direttore dell’ Avvenire . Una lettera anonima nella quale si diceva che Boffo aveva frequentazioni omosessuali e che, come tutte le lettere anonime, la fondazione ha deciso di cestinare ed ignorare. È possibile che proprio a questo si riferisse monsignor Giuseppe Betori, ex segretario della Cei ed oggi arcivescovo di Firenze, quando a proposito degli attacchi del Giornale ha parlato di «spazzatura». Su questo insiste Boffo, sostenendo che l’intera vicenda sarebbe in realtà una montatura, che tante sarebbero le incongruenze tecniche e di sostanza. E che il tutto potrebbe essere partito da chi con lui aveva qualche vecchio conto da saldare, magari per dissapori nati sul piano professionale.

Anche la condanna per molestie, secondo quanto Boffo ha ripetuto anche in passato e sostiene ancora adesso, potrebbe essere diversa da come è stata presentata. Verso la fine del 2000 il direttore dell’ Avvenire avrebbe scelto come suo collaboratore un ragazzo che era ospite della Comunità incontro, il centro di recupero per ex tossicodipendenti fondato da don Pierino Gelmini vicino ad Amelia, in Umbria. Era un modo per aiutare una persona in difficoltà a ricostruirsi una nuova vita. Ma sarebbe stato proprio quel ragazzo a fare quelle telefonate insistenti alla signora di Terni che poi ha querelato per molestie il direttore dell’ Avvenire . Boffo avrebbe deciso di proteggere il ragazzo preferendo chiudere la vicenda nel più breve tempo possibile. E sarebbe stato questo a spingerlo a patteggiare davanti al giudice per l’udienza preliminare di Terni e pagare l’ammenda di 516 euro. «La condanna — si legge nei documenti pubblicati dal Giornale — è stata originata da più comportamenti posti in essere in Terni dall’ottobre 2001 al gennaio 2002, mese quest’ultimo nel quale, a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria, si è costatato il reato ». Le telefonate insistenti, quindi, sarebbero partite dal cellulare di Boffo ma non sarebbe stato lui l’autore delle minacce, bensì il suo collaboratore, poi morto per overdose. Almeno secondo la versione dei fatti che lo stesso direttore dell’ Avvenire aveva dato già in passato, quando le prime voci cominciarono a circolare. Sempre nella comunità di don Gelmini, come ex tossi*codipendente da recuperare, sarebbe passato anche il marito della signora oggetto della telefonate moleste, cioè l’uomo con il quale — secondo il Giornale — Boffo «aveva una relazione omosessuale». Ma su queste voci nella Comunità Incontro non si trovano conferme.

Lorenzo Salvia
30 agosto 2009

http://www.corriere.it/politica/09_agosto_30/salvia_799ce4b6-9538-11de-8421-00144f02aabc.shtml


IlGiornale è sempre lo stesso...

sid_yanar
30-08-2009, 11:25
da molti anni il soggetto peggiore in assoluto cerca di dimostrare che gli altri sono come lui e pertanto di avere il diritto, in base ad una distorta ed idiota forma di ragionamento, di continuare a fottere l'italia e gli italiani. E devo dire che secondo me è riuscito alla perfezione nel suo intento.