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View Full Version : MAFIA: dove si puo' nascondere un boss mafioso? ma naturalmente a...


dantes76
11-08-2009, 09:22
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“Fidanzati si nasconde a Milano”
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di Aaron Pettinari – 8 agosto 2009
Palermo. Gaetano Fidanzati, presunto reggente della famiglia mafiosa di Resuttana, starebbe trascorrendo la propria latitanza a Milano.

A rivelarlo sarebbe stato il pentito di Porta Nuova, Fabio Manno. A riportare la notizia è il quotidiano on line Live Sicilia. Il collaboratore di giustizia avrebbe dichiarato che a dare la copertura al boss sarebbero i fratelli Di Grusa, grazie alla loro parentela “milanese” con Vittorio Mangano (morto nel 2000).

“Alberto ed Enrico Di Grusa – ha detto Manno agli inquirenti - mi hanno portato nel loro ufficio di Piazzalle Corvetto a Milano, però quando siamo entrati mi hanno detto ’ssst, non parlare, cimici…cuose’” racconta il collaboratore di giustizia Fabio Manno nelle dichiarazioni rese ai magistrati. “Va bene, siamo andati a mangiare fuori e così, parlando parlando, gli ho detto ‘ma Guglielmo come sta, sta bene? Il figlio di Gaetano Fidanzati, dice si, tutto bene. Ed io ‘ma l’hai sentito il fatto di suo padre, ma dov’è? Sapete qualcosa’. Dice ‘è a Milano…che fa lo vuoi salutato?’. Gli ho detto ’salutatemelo se lo vedete’. Quindi questo significa, deduco, che loro sanno. Se non sono proprio loro che garantiscono la latitanza di Fidanzati, ma quanto meno sanno dov’è. Quindi qualche persona riconducibili a lui ci dovrebbe essere”.

Alla macchia dal 2008 il curriculum di Fidanzati è di quelli importanti. Condannato a 12 anni al maxi processo alla mafia, è uno dei boss storici di Palermo. Per avere chiarezza sul suo ruolo all'interno dell'organizzazione criminale basta un episodio: nel '70 venne fermato ad un posto di blocco mentre viaggiava in auto con i massimi vertici della mafia di allora: Buscetta, Salvatore Greco "cicchiteddu" (superlatitante, poi morto di cirrosi in Venezuela), Giuseppe Calderone, Gaetano Badalamenti, Gerlando Alberti. Fidanzati negli anni '80 era considerato il re del narcotraffico. Aveva inventato la formula del grande baratto del mercato degli stupefacenti: eroina contro cocaina. 
Così Cosa Nostra vendeva eroina alle famiglie americane (quella Gambino in particolare), facendosi pagare con la cocaina del Sudamerica. Ad un chilo di “ero” corrispondevano 3 chili di “neve”. 
Lo scambio venne scoperto dagli investigatori della Criminalpol e del FBI nella seconda tranche dell' operazione Pizza Connection. 
Un traffico che Gaetano gestiva assieme ai propri familiari più stretti, tra cui il fratello Stefano, finito agli arresti proprio nell'operazione “Eos”.
"Don Tano" usci' indenne dal processo di Catanzaro (negli anni ' 60), venne poi arrestato a Castelfranco Veneto dove si era recato per uccidere Giuseppe Sirchia, fedelissimo di Michele Cavataio, una delle vittime della strage di viale Lazio, che segno' il ricompattamento del vertice mafioso di quel tempo.
Scarcerato per scadenza termini, venne di nuovo catturato nel 1981 nella villa bunker di Assago. Tornato ancora libero, alla fine del 1987 il boss si diede alla latitanza per poi essere nuovamente tratto in arresto nel febbraio 1990 a Buenos Aires, dove dovette scontare 3 anni per detenzione di documenti falsi. 
I carabinieri lo individuarono intercettando le telefonate con la moglie, residente nei pressi di Arcore (Milano). 
Dopo avere scontato le condanne per droga e mafia, nel 2006 scontò un anno di affidamento in casa lavoro.

Il consolidamento della posizione di Gaetano Fidanzati all'interno della famiglia mafiosa di Arenella e, successivamente, del mandamento di Resuttana è evidenziato dalle operazioni “Eos” e “Perseo”. Proprio in quest'ultima, un un'intercettazione, viene data conferma del ruolo raggiunto dal Fidanzati come capo mandamento di Resuttana. Si tratta della conversazione del 15 novembre 2008 tra Pino Scaduto, Antonino Spera, Sandro Capizzi e Giovanni Adelfio e captata nell'inchiesta “Perseo”: “Dobbiamo vedere chi viene da Resuttana – dicevano – Tanino non può venire...”. 
Un'investitura confermata anche dal pentito Maurizio Spataro che agli inquirenti ha rivelato: “Al vertice del mandamento di Resuttana c’è Tanino Fidanzati, che è stato investito di tale ruolo nel corso di un appuntamento al cimitero dei Rotoli in cui era presente Totò Lo Cicero, insieme a Fabio Chianchiano e altri (forse Sandro Capizzi come aggiunge in sede di verbalizzazione)”.

Source: www.antimafiaduemila.com (http://www.antimafiaduemila.com/content/view/18574/78/) (11/08/2009) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)

Onisem
11-08-2009, 10:19
Ormai i latitanti mafiosi stanno a Milano e a Roma. Poi nelle zone dei palazzi, mica in periferia. E rispuntano Mangano e Arcore...

Franx1508
11-08-2009, 11:52
comunisti.

elect
11-08-2009, 13:14
Naaa, pivello, le due camere a Roma sono molto più sicure :O

dantes76
05-12-2009, 20:56
arrestato il boss Fidanzati...

lol:O

maledetti pentiti!!

Quasi 400 milioni di euro in sei anni, per una media di circa 65 milioni e mezzo ogni dodici mesi: tanto costano complessivamente allo Stato gli speciali programmi di protezione. Misure eccezionali riservate ai collaboratori di giustizia, più noti come “pentiti”, che al 31 dicembre 2008 erano 833, e anche ai loro 3.054 familiari. E poi certo, ai benefìci in questione sono ammessi anche i testimoni considerati a rischio, veri eroi che si presentano in tribunale a deporre nonostante minacce e pericoli, e che però rispetto ai “pentiti” sono molti meno: 73, cui vanno aggiunti 243 congiunti. Ma insomma, senza voler intavolare discussioni sui vantaggi che le rivelazioni di soggetti non proprio trasparenti hanno portato alla lotta contro la criminalità, sono numeri che colpiscono. Vale la pena di capirne.
Parere ministeriale
Anche perché questa storia dei “pentiti” è adesso, come si dice, di stringente attualità. Il riferimento è all’ex killer Spatuzza e alle sue deposizioni, che additano Dell’Utri e Berlusconi come referenti politici di Cosa Nostra. Una prima domanda: ma chi decide che vale la pena di dargli ascolto? Chi delibera che colui che fu mafioso può essere ammesso ai vantaggi riservati a chi contribuisce a svelare verità finora nascoste? Dice: i magistrati. No, non basta. Certo, loro lo interrogano, il “pentito” di turno. Ne raccolgono le rivelazioni, dispongono le verifiche. E poi è logico, forniscono un parere fondamentale: nel caso dei “pentiti” di mafia - perché la legge prevede la possibilità di accedere alla tutela anche per reati eversivi o delitti associativi legati a traffico di stupefacenti e sequestri di persona a scopo d’estorsione - nel caso dei “pentiti” di mafia, dicevamo, la proposta di ammissione al programma di protezione viene inoltrata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, con il benestare della Procura Nazionale. Ma, almeno formalmente, non può essere questa la valutazione determinante. Che invece spetta a una Commissione governativa. Una Commissione centrale che dipende dal Viminale, è infatti presieduta dal sottosegretario all’Interno, attualmente Alfredo Mantovano. Oltre a lui, i componenti sono sette: due magistrati e cinque funzionari, questi ultimi in rappresentanza delle diverse forze di Polizia. Quindi uno per i Carabinieri, un altro della Polizia, un altro ancora per la Guardia di Finanza, poi c’è il componente delegato dalla Direzione Investigativa Antimafia e, infine, uno che rappresenta l’ufficio di coordinamento delle forze di Polizia del Viminale stesso. A parte il sottosegretario, l’identità degli altri è sancita da un decreto ministeriale coperto, com’è comprensibile, da riservatezza. La legge stabilisce che le decisioni vadano deliberate a maggioranza, con la prevalenza del voto del presidente in caso di parità. Ma, storicamente, sono sempre state prese all’unanimità. O per lo meno così risulta agli atti.
Le tre fasi
Una disciplina, quella relativa ai “collaboratori di giustizia”, regolata inizialmente da una legge del ’91, poi modificata nel 2001 e integrata nel 2004. Semplificando, l’iter per arrivare ad essere “pentito certificato” attraversa tre stadi. Nell’immediato, dopo che il soggetto dichiara di voler collaborare, vengono disposte misure urgenti, per “mettere in sicurezza” la persona. Che, in pratica, viene subito allontanata fisicamente dal luogo considerato pericoloso, città o carcere che sia. E lo stesso si fa con i parenti. Poi si passa alla seconda fase, quella interlocutoria, con la collaborazione non ancora considerata “consolidata”: vengono appunto decise misure provvisorie, in genere durano sei mesi.
Infine, se i presupposti lo consentono, si passa al “programma speciale di protezione” vero e proprio. Concretamente gestito dal Servizio centrale di protezione, che ha il compito di dare fisica esecuzione alle disposizioni della Commissione. Un organismo che s’appoggia su nuclei periferici, cosiddetti Nuclei Operativi di Protezione. E comunque, tornando al “programma”, può prevedere per il “pentito” e i suoi familiari la sistemazione in una località segreta e protetta e l’eventuale pagamento dell’affitto, e poi l’utilizzo di documenti di copertura (n casi estremi persino il cambio d’identità negli stessi archivi anagrafici), e naturalmente l’assistenza personale e medica, i trasferimenti, i supporti logistici. E un assegno di mantenimento, nel caso risulti impossibile lavorare, parametrato all’assegno sociale: si parla dunque di circa 900 euro mensili. Somma che, per i testimoni, è aumentata del 50 per cento.
Accennavamo all’inizio ai numeri della questione. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, la maggior quantità di “collaboratori” s’è riscontrata intorno alla metà degli anni Novanta. Quando, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, le istituzioni decisero di reagire. Nel ’96, fra “pentiti” e relativi congiunti, le persone sotto protezione erano addirittura 7.061. Il livello si è mantenuto alto, pur diminuendo. Anche se nel 2008, ultimo anno di cui sono disponibili dati definitivi, il numero di “collaboranti” ammessi alla tutela statale è salito di 42 unità rispetto al 2007.
Un’ultima cosa: alla cessazione del programma di protezione, c’è la cosiddetta capitalizzazione: trattasi del versamento di una somma di denaro che deve servire al reinserimento, sociale e lavorativo, del collaboratore di giustizia.

Libero.it (http://www.libero-news.it/webeditorials/view/3861)[/QUOTE]


MA ANCHE NO!!!!!

MARONI: «MESSINA DENARO LO PRENDEREMO PRESTO». Grasso: «Grande danno alla mafia»

Mafia, arrestati i boss Nicchi e Fidanzati
Berlusconi: «Due colpi straordinari»

A Palermo e Milano. Il questore del capoluogo siciliano: «Vertici azzerati ma c'è rischio di "camorizzare" la città»

Source: Mafia, arrestati i boss Nicchi...dinari» - Corriere della Sera (http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_05/mafia-palermo-arrestato-boss-nicchi_1c6e9716-e1ab-11de-95f6-00144f02aabc.shtml) http://copycat.kodeware.net/16.png (http://copycat.kodeware.net)

LUVІ
05-12-2009, 21:17
Ohibò. Se li sono tenuti al caldo per giocarseli quando faceva comodo? :D

dantes76
05-12-2009, 22:08
.

arrestato il boss Fidanzati...

lol:O

maledetti pentiti!!



MA ANCHE NO!!!!!

[[/QUOTE]

Ohibò. Se li sono tenuti al caldo per giocarseli quando faceva comodo? :D


:asd:

AntonioBO
06-12-2009, 09:44
MA ANCHE NO!!!!!

[




:asd:[/QUOTE]

Arresti eccellenti all'indomani delle rivelazioni di Spatuzza e nel giorno del No Berlusconi Day. Giusto per togliere visibilità mediatica alla manifestazione... che coincidenza!!!!

choccoutente
06-12-2009, 09:56
Ohibò. Se li sono tenuti al caldo per giocarseli quando faceva comodo? :D

ho pensato la stessa cosa:asd:

cocis
06-12-2009, 10:07
arresti a orologeria .. :asd:

MadJackal
06-12-2009, 10:12
Arresti eccellenti all'indomani delle rivelazioni di Spatuzza e nel giorno del No Berlusconi Day. Giusto per togliere visibilità mediatica alla manifestazione... che coincidenza!!!!

Beh, c'è chi urla al complotto anglo-catto-masso-mafio-comunista :O
Saremo liberi di urlare anche noi GOMBLODDO! :asd: