PDA

View Full Version : Berlusconi, la chiesa, il suk sulla RSU486 - di Paolo Farinella, prete


JoeHurias
09-08-2009, 00:59
Care Amiche e Amici,

di fronte agli ultimi eventi di questi giorni, caldi nello stesso momento in cui scrivo, vi invio una mia riflessione sui veri effetti della pillola Ru486: prima ancora di entrare in commercio pubblico, un effetto lo ha già ottenuto: rimettere in piedi il rapporto Berlusconi-Cei-Vaticano. Il farmaco è stato immesso sul mercato italiano ora perché sia coerente con il suo principio attivo: espellere l’ovulo entro le prime 7 settimane. Miracolo, in questa circostanza funziona anche dopo oltre due mesi. Ora Berlusconi è salvo, i vescovi incassano, i cattolici di base s’incazzano, ma tanto … chi ha dato, ha dato ha dato, chi ha avuto, ha avuto, ha avuto. Ora i vescovi hanno ripreso la verve logorroica. Amen.


Genova 1 agosto 2009. - Il cerchio è diventato quadrato. La pillola del giorno dopo ha fatto il miracolo. Per Berlusconi è veramente la salvezza perché in colpo solo gli fa abortire tutte le nefandezze di questi mesi, la sua politica razzista, la sua economia disastrosa , le leggi disumane e razziste contro ogni legge degli uomini e di Dio, compresa l’aberrante proposta della Lega di esami regionali per gli insegnanti “extraregionali”. La pillola tutto porta via, in modo indolore e con grande soddisfazione di tutti. Viene il sospetto che la commissione del farmaco che l’ha resa disponibile nel prontuario nazionale, sia stato attivato dal governo. Essa infatti sarà usata come piede di porco per scardinare il muro di gomma che il mondo cattolico, tra cui buon ultima la gerarchia cattolica, aveva eretto attorno a Berlusconi dopo le note vicende di immoralità pubblica e di degrado istituzionale a cui l’Italia è stata assoggettata. Il film consta di due tempi.

Paolo Farinella, prete

_____________________________________________________________________________________

La Ru486 fa abortire donne e vescovi, ma mette incinto Berlusconi

Primo tempo:

La commissione nazionale del farmaco non aveva ancora deciso la liberalizzazione della pillola Ru486 che già il Vaticano digrignava i denti, affilava le unghia e avvertiva minaccioso: «La scomunica è automatica per chi la usa e per chi la somministra» dichiara Mons. Elio Sgreccia in una intervista a Sky24 (30 luglio 2009). Appena la Ru846 è ufficialmente dichiarata lecita per l’Italia, non perde tempo Mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e «parroco di Montecitorio» (per volere del poligamo Pierderdi Casini) a dichiarare che «La Chiesa non potrà assistere passivamente a quanto avviene nella società». Da sottolineare che Fisichella scrive sull’Osservatore e Romano (31 luglio 2009), per cui il suo intervento ha l’avallo della somma gerarchia cattolica d’oltre Tevere. Il monsignore dice inopinatamente «La Chiesa», ma forse voleva dire solo «La Gerarchia cattolica». In un tempo di confusione massima, un po’ di precisione terminologica non guasterebbe, anche dal punto di vista teologico e politico, perché è una eresia identificare tout-court «gerarchia» e «Chiesa»: questa contiene quella, mai quella può esaurire questa.


a) Dove erano
Ora sappiamo ufficialmente che «lormonsignori» non potranno «assistere passivamente a quanto avviene nella società». Bene. Se questa è la loro posizione, dove erano quando imperava l’illegalità morale del presidente del consiglio che frequentava minorenni, spergiurava pubblicamente in tv, aggrediva la libera stampa (la Repubblica in Italia e tutta la stampa estera), ingannava i terremotati, sperperava denaro pubblico per circondarsi di prostitute a pagamento in sedi ufficiali? Dove era la signora gerarchia cattolica, quando il popolo cattolico nauseato da questa mare di melma in cui siamo stati tutti annegati da un uomo malato che si paragona al Messia e scherza sulla sua immoralità autoassolvendosi pubblicamente dicendo di «non essere un santo», ma di essere quello che è perché agli Italiani piace così? Dove erano i fulmini della scomunica, quando risultava incontrovertibile che per allietare le fatiche di governo del capo, i suoi magnaccia non esitano a ricorrere alla tratta delle prostitute dall’est, dall’ovest, dal nord e dal sud? Sì, Berlusconi ha unificato l’Italia nel lupanare della prostituzione. Dove erano i vescovi e il Vaticano mentre montava la grandinata della corruzione che ormai ha dilagato in tutto il paese e travolto ogni velleità morale? Dove erano quando i vescovi quando si approva la norma che riporta in Italia il denaro rubato agli Italiani dagli evasori che adesso il governo premia, non facendo pagare tasse? Dove erano e dove sono i vescovi nel momento in cui il presidente del consiglio, il suo governo e la sua maggioranza si fanno garanti della corruzione e del disprezzo del bene comune?


b) La morale elastica
I vescovi hanno taciuto, nonostante quello che pensa «Avvenire», giornale pornografico al pari del «Il Giornale» della famiglia Berlusconi: tutti e due difendono «a prescindere» i loro padroni; ma mentre il secondo sa di esserlo, il primo dovrebbe ispirarsi al criteri etici della verità, della trasparenza, della legalità e della moralità. Una bugia sul giornale dei vescovi è inammissibile perché è un peccato che ricade sui vescovi stessi che così perdono gli scampoli di credibilità che ancora gli è rimasta. Non bastano alcune affermazioni anche forti del segretario della Cei, mons. Mariano Crociata: «Assistiamo ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi ipocritamente del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere. Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto. Dobbiamo interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni» (Omelia pronunciata a Le Ferriere (Latina), nella memoria di S. Maria Goretti, 6 luglio 2009).


c) La rottura
L’omelia è del 6 luglio, cioè un mese abbondante dopo che è stata resa pubblica la mia lettera aperta a Bagnasco e circa due mesi dopo che gli eventi erano noti, privati e divulgati, anche con registrazioni autentiche non equivocabili. Mons. Crociata si rivolge a tutti e chi vuole può alludere a Berlusconi. Non è così che si fa. Doveva essere Bagnasco ad andare in tv e dire: I comportamenti del presidente del consiglio italiano gridano vendetta al cospetto di Dio. Noi lo ripudiamo e tronchiamo ogni atteggiamento di stima anche per non apparire complici davanti al nostri popolo e alla nostra coscienza. Noi chiediamo le sue dimissioni immediate e rinneghiamo tutti quei cattolici politici e non che lo hanno appoggiato, sostenuto, difeso, votato in parlamento, in quanto complici di un efferato delitto: l’uccisione diretta della democrazia e della coscienza etica dl nostro popolo che, come tutti sanno, ricade nella pena di scomunica immediata. Nulla di tutto questo è avvenuto, ma si coglie l’occasione di una omelia, sarebbe meglio chiamarla omelette, per parlare in modo generico un linguaggio applicabile a tutti e quindi a nessuno.


d) La paura fa 90 anzi Ru486
Da questo momento, Berlusconi trema: sa che il mondo cattolico, e specialmente il Vaticano e la Cei, possono determinare la sua fine politica fino alle sue dimissioni; ma sa anche che li può tenere al guinzaglio. Mette in moto tutta la sua diplomazia al di qua e al di là del Tevere per una exit-strategy che possa culminare in un incontro col papa, magari subito dopo il g8 dell’Aquila. La trama è sventata da uno sdegno polare che trova in una lettera pubblica al papa con raccolta di firme (giunte quasi a 4.000 aderenti) il suo apice e lo sconcerto per tanta impudenza. La base cattolica teme che la gerarchia della Chiesa sia disposta a coprire le vergogne del capo del governo, in cambio di concessioni legislative ed economiche.


La Cei e il Vaticano sanno che il mondo cattolico è in subbuglio e temono le conseguenze, specialmente la riduzione dell’8xmille che nel 2009 è stata una emorragia. Berlusconi trema ancora di più. Deve a tutti i costi ricucire con la gerarchia cattolica. Comincia a farlo da par suo, cioè da cabarettista da strapazzo. Va’ ad una assemblea della Confesercenti e dichiara : «Non sono un santo», ma lo dice scherzando e aggiungendo che gli italiani lo vogliono così. La pezza è peggio del buco. Aggrava la sua posizione. Pensa di farsi vedere alla fiera religiosa di san Giovanni Rotondo, dove pullula l’oscena magia del «ciarpame religioso» d’accatto che ruota attorno a Padre Pio. Durante una delle infinite conferenze stampa dichiara che come studente ex salesiano, ha imparato ed è convinto che «extra ecclesiam nulla salus» (fuori della chiesa non c’è salvezza), un vecchio principio teologico, oggi deposto nella soffitta degli armamentari superati e fuori uso perché la «salus» di cui parlano la Scrittura e la Teologia è molto più ampia di qualsiasi Chiesa storica.

Secondo tempo:

Quella espressione però ha lo scopo diretto di influenzare la gerarchia cattolica perché Berlusconi sta parlando ai vescovi e al Vaticano: Vedete, sono convinto che la Chiesa sia un pilastro e io non mi sogno di scalfirlo, anzi quando volete sono disposto a venire in ginocchio, portandovi in dote tutto quello che volete; per favore, fatemi rientrare nel novero dei privilegiati del vostro regno: «extra ecclesiam nulla salus». Il miracolo arriva improvviso come un temporale estivo, ma forse è pilotato dalla dallo stesso governo. Il miracolo si chiama «la pillola del giorno dopo, la Ru846».


Appena pubblicata, il governo per bocca del ministro Sacconi (ex socialista, ora berslusconista e baciapile), mette i paletti alla commissione, con lo stesso metodo usato con la clinica che aveva ospitato Eluana Englaro: scrivendo e mettendo in guardia dalla vendetta del governo. Questo intervento è diretto espressamente al Vaticano, quasi che dicesse: "...state calmi noi faremo tutto ciò che è necessario per impedire la pillola..."


Faremo quello che vorrete. Il Vaticano infatti, si è rivolto al governo per chiedere che vieti la commercializzazione della pillola. Ora il cerchio di fa quadrato. Berlusconi ha un motivo e una grande occasione per ricucire, senza troppi danni per lui, i suoi rapporti incestuosi con la gerarchia cattolica e il Vaticano. Non so che cosa combina la Ru486 e qui non mi interessa, so soltanto che questa benedetta pillola ha fatto abortire ogni etica nei vescovi e ha reso di nuovo incinto Berlusconi che così potrà partorire oscenità, immoralità, illegalità e corruzione senza fine. W l’Italia cattolica! W Il Vaticano, la fulgida stella del sol dell’avvenire italiota!

Paolo Farinella, prete