MARCA
16-07-2009, 14:24
Mina l'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini
ROMA - Una bocciatura senza appello. La Sesta Commissione del Csm lancia il suo allarme sul ddl Alfano che riforma il processo penale e che è all'esame del Senato. Viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale.
UNANIMITA' - Il no di Palazzo dei Marescialli è contenuto in un parere approvato all'unanimità, al di là di un unico punto sul quale si è registrato il dissenso del togato di Magistratura Indipendente, Antonio Patrono. Un documento molto lungo (18 pagine) e tecnico. E che sia pure in forma non esplicita pone dubbi di costituzionalità su alcune delle norme. È il caso soprattutto della disposizione che ridisegna i rapporti tra polizia giudiziaria e pm, dando alla prima ampia autonomia nell'acquisizione e ricerca delle notizie di reato, e che - secondo i consiglieri - comprime e indebolisce il ruolo del pubblico ministero. Ci saranno ricadute negative sia sul controllo di legalità sia sulla stessa obbligatorietà dell'azione penale, che la Costituzione affida al pm come organo di garanzia, avverte la Commissione.
LE VIOLAZIONI - Il parere, che in Commissione è stato approvato con procedura d'urgenza, potrebbe essere discusso già giovedì dal plenum di Palazzo dei Marescialli, dove sarà portato con procedura d'urgenza. E mette sotto accusa le norme-chiave del provvedimento che riguarda il processo penale e non le intercettazioni (oggetto di un altro ddl), a cominciare appunto da quella che ridisegna i rapporti tra pubblico ministero e polizia giudiziaria. Oltre all'obbligatorietà dell'azione penale, le norme all'esame del Senato -secondo i consiglieri- violano i principi costituzionali del giudice naturale (articolo 25), della ragionevole durata dei processi (articolo 111), e il contenuto dell'articolo 109 della Carta, secondo cui l'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. E inoltre la stessa ratio della norma su cui si appuntano i maggiori strali dei consiglieri è «in conflitto» con il ruolo che la Costituzione assegna al pm di «garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Non a caso tra le conseguenze negative del ddl, i consiglieri indicano anche la «minor tutela degli interessi della difesa», oltre alla «dilatazione» dei tempi dei procedimenti.
ALFANO: «DRAMMATIZZAZIONE» - «Avremo tempo per riflettere, comunque c’è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha risposto, durante la registrazione della puntata di giovedì di "Omnibus Estate" su La7, alle critiche rivolte dalla Sesta Commissione del Csm al ddl di riforma del processo penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, come spesso accade - spiega Alfano - in tendenza di un libero dibattito parlamentare che continuerà a essere libero».
Sempre dal Corsera:
Mancino: «Da Csm nessuna bocciatura»
Il vicepresidente: «Giusto rinviare la discussione, alcune forzature vanno eliminate e alcuni suggerimenti accolti»
MILANO - Nel parere fortemente critico sulla riforma del processo penale espresso dalla Sesta commissione ci sono alcune «forzature che andranno eliminate» durante la discussione in plenum, dunque è opportuno il rinvio della discussione a giovedì prossimo deciso dall'assemblea di Palazzo dei Marescialli. È il parere del vicepresidente del Csm Nicola Mancino, secondo cui è necessario «approfondire le valutazioni espresse in Commissione, ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che è quello della competente sede plenaria».
DIALOGO CON GOVERNO - Il termine "bocciatura", usato dalla stampa, secondo Mancino rappresenta «un'indebita forzatura», mentre è corretto il commento del ministro Alfano, ovvero che si tratta solo di un parere. Il vicepresidente fa riferimento all'invito di Napolitano, che ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura di «non dilatare i propri spazi di intervento», e sottolinea che «dialogare con il governo è necessario». Per Mancino, comunque, «sarà giusto apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere, perché sono rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del processo penale».
IL PARERE DEL CSM - Nel documento della Sesta commissione si dice che il ddl Alfano viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, c’è una drammatizzazione dei suoi pronunciamenti» aveva commentato il ministro della Giustizia.
Vi pare normale che lo stesso giornale prima scriva:
6a sezione penale CSM boccia il decreto Alfano
e poi
il vicepresidente del CSM dica: Nessuna bocciatura
?
Ogni tanto credo che qualche giornalista non comprenda bene il suo compito.
ROMA - Una bocciatura senza appello. La Sesta Commissione del Csm lancia il suo allarme sul ddl Alfano che riforma il processo penale e che è all'esame del Senato. Viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale.
UNANIMITA' - Il no di Palazzo dei Marescialli è contenuto in un parere approvato all'unanimità, al di là di un unico punto sul quale si è registrato il dissenso del togato di Magistratura Indipendente, Antonio Patrono. Un documento molto lungo (18 pagine) e tecnico. E che sia pure in forma non esplicita pone dubbi di costituzionalità su alcune delle norme. È il caso soprattutto della disposizione che ridisegna i rapporti tra polizia giudiziaria e pm, dando alla prima ampia autonomia nell'acquisizione e ricerca delle notizie di reato, e che - secondo i consiglieri - comprime e indebolisce il ruolo del pubblico ministero. Ci saranno ricadute negative sia sul controllo di legalità sia sulla stessa obbligatorietà dell'azione penale, che la Costituzione affida al pm come organo di garanzia, avverte la Commissione.
LE VIOLAZIONI - Il parere, che in Commissione è stato approvato con procedura d'urgenza, potrebbe essere discusso già giovedì dal plenum di Palazzo dei Marescialli, dove sarà portato con procedura d'urgenza. E mette sotto accusa le norme-chiave del provvedimento che riguarda il processo penale e non le intercettazioni (oggetto di un altro ddl), a cominciare appunto da quella che ridisegna i rapporti tra pubblico ministero e polizia giudiziaria. Oltre all'obbligatorietà dell'azione penale, le norme all'esame del Senato -secondo i consiglieri- violano i principi costituzionali del giudice naturale (articolo 25), della ragionevole durata dei processi (articolo 111), e il contenuto dell'articolo 109 della Carta, secondo cui l'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. E inoltre la stessa ratio della norma su cui si appuntano i maggiori strali dei consiglieri è «in conflitto» con il ruolo che la Costituzione assegna al pm di «garante della legalità dell'azione penale e dei diritti dell'indagato e dell'imputato». Non a caso tra le conseguenze negative del ddl, i consiglieri indicano anche la «minor tutela degli interessi della difesa», oltre alla «dilatazione» dei tempi dei procedimenti.
ALFANO: «DRAMMATIZZAZIONE» - «Avremo tempo per riflettere, comunque c’è una drammatizzazione dei pronunciamenti del Csm". Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha risposto, durante la registrazione della puntata di giovedì di "Omnibus Estate" su La7, alle critiche rivolte dalla Sesta Commissione del Csm al ddl di riforma del processo penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, come spesso accade - spiega Alfano - in tendenza di un libero dibattito parlamentare che continuerà a essere libero».
Sempre dal Corsera:
Mancino: «Da Csm nessuna bocciatura»
Il vicepresidente: «Giusto rinviare la discussione, alcune forzature vanno eliminate e alcuni suggerimenti accolti»
MILANO - Nel parere fortemente critico sulla riforma del processo penale espresso dalla Sesta commissione ci sono alcune «forzature che andranno eliminate» durante la discussione in plenum, dunque è opportuno il rinvio della discussione a giovedì prossimo deciso dall'assemblea di Palazzo dei Marescialli. È il parere del vicepresidente del Csm Nicola Mancino, secondo cui è necessario «approfondire le valutazioni espresse in Commissione, ma anche per distinguere il momento della formulazione del parere dal momento della risoluzione finale, che è quello della competente sede plenaria».
DIALOGO CON GOVERNO - Il termine "bocciatura", usato dalla stampa, secondo Mancino rappresenta «un'indebita forzatura», mentre è corretto il commento del ministro Alfano, ovvero che si tratta solo di un parere. Il vicepresidente fa riferimento all'invito di Napolitano, che ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura di «non dilatare i propri spazi di intervento», e sottolinea che «dialogare con il governo è necessario». Per Mancino, comunque, «sarà giusto apprezzare molti suggerimenti contenuti nello schema di parere, perché sono rivolti a razionalizzare, a semplificare e a ridurre i tempi lunghi del processo penale».
IL PARERE DEL CSM - Nel documento della Sesta commissione si dice che il ddl Alfano viola almeno quattro principi costituzionali, a cominciare da quello sull'obbligatorietà dell'azione penale, e avrà effetti «devastanti» sull'«efficacia» delle indagini. E inoltre, «rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo» e al tempo stesso «estromettendo il pm dalle indagini», potrebbe permettere al governo di controllare o quanto meno di condizionare l'azione penale. «Ciascuno deve fare il proprio lavoro e il Csm ha espresso il suo parere, c’è una drammatizzazione dei suoi pronunciamenti» aveva commentato il ministro della Giustizia.
Vi pare normale che lo stesso giornale prima scriva:
6a sezione penale CSM boccia il decreto Alfano
e poi
il vicepresidente del CSM dica: Nessuna bocciatura
?
Ogni tanto credo che qualche giornalista non comprenda bene il suo compito.