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View Full Version : Dall’evasione alla porno tax: la politica fiscale miope del governo


dantes76
13-07-2009, 16:10
Dall’evasione alla porno tax: la politica fiscale miope del governo
oggi, 13 luglio 2009 13:29
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Le tasse non sono mai piaciute a Silvio Berlusconi e anche durante la campagna elettorale del 2008, evidenziò la loro immoralità. Evidentemente si riferiva ad un eccesso della pressione fiscale, che comunque durante il suo governo non è scesa, mentre le entrate si. Ma cosa è cambiato nel sistema fiscale italiano? Quali provvedimenti sono stati adottati? Perché è stata depotenziata la lotta all’evasione
fiscale?



Le risposte si trovano nell’analisi lucida ed obiettiva condotta da Sebastiano Callipo, segretario del salfi.



Le norme che hanno depotenziato la lotta all’evasione fiscale

In Italia, l’evasione fiscale è pari al triplo di quella presente nei paesi europei più abili nella lotta al nero, e il doppio della media europea. L’Istat ha stimato che, solo per l’anno 2007, sono state evase tasse per un importo di 100 miliardi di Euro. Più di tre manovre finanziarie.



In realtà, l’evasione di tasse e contributi ha segnato nel 2007 un buon arretramento rispetto all’anno precedente, quando l’importo delle somme sfuggite alle casse dello Stato aveva sfiorato quota 115 miliardi. Si tratta dl un dato incoraggiante, conseguenza delle politiche anti-evasione adottate dal precedente Governo, che inverte una tendenza di tre anni consecutivi di crescita dell’economia sommersa.

La strada tracciata dal Governo in questo anno nella lotta all’evasione fiscale, ha previsto la cancellazione di alcuni adempimenti e, nel contempo, l’introduzione di nuove modalità dl accertamento.



In realtà, “la cancellazione di alcuni adempimenti” si traduce nell’abolizione di una serie di misure anti-evasione introdotte nella passata legislatura che, in base ai dati pubblicati dall’Istat, hanno contribuito, anche se non sappiamo in quale misura, a portare dei benefici in termini di riduzione dell’evasione fiscale (15 miliardi di Euro sottratti all’evasione fiscale nel 2007, rispetto al 2006). Di seguito sono elencati i principali adempimenti cancellati e/o modificati dal Governo:



Eliminata la tracciabilità dei Pagamenti - Articolo 32, Finanziaria 2008 -

E’ stato cancellato l’obbligo per i professionisti di incassare i compensi con strumenti finanziari «tracciabili», cioè con assegni non trasferibili, bonifici, o con altre modalità di pagamento bancario o postale e sistemi di pagamento elettronico (rimasto in vigore dal 12 agosto 2006 al 24 giugno 2008). L’obbligo per i lavoratori autonomi era duplice: tenere un conto corrente dedicato all’attività e separato da quello privato ed incassare i compensi superiori a determinate soglie solo tramite strumenti finanziari tracciabili. La tracciabilità era considerata dal precedente Governo un forte disincentivo all’evasione fiscale, in particolare verso i professionisti che non rilasciano la fattura e percepiscono i compensi “in nero”.



Innalzamento del tetto per i trasferimenti in contante

- Articolo 32, Finanziaria 2008 -



E’ stato elevato da 5mila a 12.500 euro il tetto per i trasferimenti di contante, di libretti di deposito bancari o postali o di titoli al portatore. Gli assegni bancari e circolari al di sopra dei 12.500 euro (e non più 5mila) dovranno indicare la clausola della non trasferibilità, Il saldo dei libretti bancari o postali al portatore non può essere superiore a 12.500 euro (prima 5mila euro). E’ stato abolito il bollo per gli assegni trasferibili. In sostanza, sono state eliminate tutte le norme introdotte nel 2006 che miravano a minimizzare il flusso di denaro contante, disincentivare l’utilizzo di assegni trasferibili spesso utilizzati per il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, incentivare l’utilizzo di assegni non trasferibili, aumentare la tracciabilità dei movimenti di denaro. La norma che disincentivava l’utilizzo di assegni trasferibili era stata introdotta per combattere riciclaggio e criminalità dietro precisa richiesta dell’Unione europea. L’obiettivo comune di tutte le norme eliminate era quello di aumentare il controllo e la rintracciabilità dei movimenti di denaro per combattere l’evasione fiscale.



Eliminato l’obbligo degli elenchi Clienti Fornitori - Articolo 33 Finanziaria 2008 -

E’ stato cancellato l’obbligo da parte dei titolari di partita IVA di presentare gli elenchi dei clienti e dei fornitori, introdotto dall’anno 2007; questo obbligo è rimasto in vita solo due anni, il 2007 (per fatture del 2006) e il 2008 (fatture del 2007).



L’obbligo Consente l’incrocio dei dati delle fatture emesse e di quelle ricevute. Con l’incrocio telematico dei dati Iva si possono evidenziare comportamenti illeciti, obbligando chi ha emesso una fattura a registrarla tra le operazioni attive, mentre chi l’ha ricevuta l’ha detratta.



Eliminato l’obbligo di inviare i corrispettivi percepiti - Articolo 16, Decreto anti crisi 2008

– E’ stato cancellato l’obbligo di invio telematico dei corrispettivi giornalieri percepiti da commercianti al dettaglio, ristoratori e artigiani (obbligo soppresso prima di entrare in vigore).



In altre parole, con questa disposizione si rende obbligatorio l’invio telematico dell’ammontare giornaliero dei corrispettivi, distintamente per punto vendita, a tutti i soggetti che certificano le operazioni mediante scontrino/ricevuta fiscale. Sono obbligati all’invio telematico dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate i commercianti al minuto, bar, ristoranti, pizzerie, alberghi, barbieri, parrucchieri, artigiani per i servizi resi nell’abitazione dei clienti, ecc.



Questa misura, pur essendo costosa in termini di risorse umane impiegate e complessa dal punto di vista operativo, aveva un effetto sia deterrente che di controllo analitico verso chi tende ad evadere attraverso la mancata certificazione dei corrispettivi (scontrini, ricevute).



In sintesi, sono stati aboliti tutti i controlli sui movimenti di cassa introdotti dall’ex Ministro Visco.



Inoltre è da segnalare la seguente norma, introdotta unicamente per fare cassa, anticipando entrate che comunque sarebbero arrivate:



Dimezzamento delle sanzioni in caso di adesione ai verbali di constatazione – Articolo 83, Finanziaria 2008

- Viene data la possibilità di adesione ai verbali di constatazione redatti dall’agenzia delle Entrate e dalla Guardia di finanza a seguito di verifiche fiscali. In questo caso si prevede l’applicazione delle sanzioni ridotte a metà di quanto stabilito negli altri casi di accertamento con adesione. Una scelta criticabile perché invece di puntare sull’adesione volontaria e sul ravvedimento spontaneo si finisce con l’incentivare l’evasione, divenuta ancora più attraente dopo che si sa di poter contare, nell’improbabile ipotesi di essere scoperti, su una forte riduzione delle sanzioni.



A questi provvedimenti si è aggiunta la norma presente nel recente decreto anti-crisi, che disincentiva il ricorso alla detrazione del 55% per le spese sostenute sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti (riscaldamento, raffreddamento, ventilazione, illuminazione), incentivando di fatto il ricorso al lavoro nero.



La “manovra estiva” ha introdotto l’adesione ai processi verbali di constatazione.

Si tratta, in sostanza, della possibilità, offerta ai contribuenti sottoposti ad accessi, ispezioni e verifiche, di definire la loro posizione aderendo al contenuto del verbale di constatazione. Di definire così la loro posizione in una fase addirittura precedente all’accertamento. Condizione per fruire del beneficio dell’abbattimento delle sanzioni è l’adesione al contenuto integrale del processo verbale; cioè un atto dell’ufficio dell’Agenzia (o della Guardia di Finanza) che è tipicamente rivolto alla mera constatazione delle violazioni, ma non alla loro valutazione in ordine alla determinazione del debito di imposta, che è invece tipica della successiva attività di accertamento. Così facendo, in definitiva, il contribuente rinuncia alla tutela giudiziale e, soprattutto, al contraddittorio con l’amministrazione.



Con il successivo “decreto anti-crisi”, la possibilità dell’adesione è stata estesa a tutti i moduli procedimentali dell’accertamento. L’intervento ha interessato, innanzitutto, l’accertamento con adesione, introducendo la possibilità per il contribuente che riceve un “invito a comparire” di prestare immediata adesione ai contenuti dell’invito, mediante un’apposita comunicazione.



Inoltre, in sede di conversione, per armonizzare i nuovi istituti deflattivi, è stata prevista la riduzione a un ottavo delle sanzioni applicabili anche per l’ipotesi dell’acquiescenza all’accertamento, ossia la rinuncia all’impugnazione. Tutte queste novità sono accomunate dal fine di deflazionare il contenzioso, di anticipare il momento dell’incasso per il Fisco, di fare risparmiare all’amministrazione finanziaria risorse umane ed economiche. Stando almeno alla relazione tecnica al decreto legge n. 185/2008, ciò dovrebbe poi consentire ulteriori accertamenti e, quindi, in prospettiva, maggiori entrate tributarie.



Indubbiamente, i vantaggi per il contribuente che derivano dalle nuove forme di adesione sono significativi:



Abbattimento a un ottavo del minimo edittale delle sanzioni, quando nel caso di accertamento con adesione e acquiescenza ordinaria l’abbattimento è a un quarto (un terzo in caso di conciliazione giudiziale);



Possibilità di pagamento rateale senza dover prestare alcuna garanzia, altrimenti richiesta nell’accertamento con adesione;

Preclusione per l’ulteriore attività accertativa dell’amministrazione (entro precisi limiti) anche nei casi in cui non dovrebbe operare (accertamento condotto con gli studi di settore).



Il tratto comune dei nuovi istituti è l’adesione del contribuente alla proposta unilaterale dell’amministrazione, indipendentemente da ogni valutazione relativa alla sua correttezza.



Tant’è che il contribuente non può beneficiare dell’abbattimento delle sanzioni se, potendo aderire alla proposta in una fase antecedente, non lo ha fatto: ad esempio, non può aderire all’invito al contraddittorio, se ha ricevuto un verbale e non vi ha aderito. Nella sua concezione originaria, invece, l’adesione del contribuente è stata pensata come un’adesione a una determinazione del tributo raggiunta in sede di accertamento a seguito di un contraddittorio, in base al convincimento che solo in questo modo l’amministrazione è in grado di accertarne la reale capacità contributiva; ciò soprattutto quando la pretesa è fondata su strumenti meramente presuntivi come, tra gli altri, gli studi di settore.



In particolare per questi strumenti, l’adesione “incondizionata” del contribuente realizza una interruzione della fase accertativa, che impedisce all’amministrazione di giungere a una determinazione precisa della imposta dovuta, come accade invece per la generalità dei contribuenti. Il modello ipotizzato dai nuovi strumenti di fatto contraddice la volontà di una determinazione dell’imponibile e dell’imposta misurata sulla reale capacità contributiva, a favore di un modello in cui ciò che importa è l’adesione intesa come non contestazione. E, soprattutto, pagamento immediato (anche nella forma rateale).



Se a questo si aggiungono le franchigie previste per la attività di accertamento, è possibile configurare una, quantomeno parziale, “rinuncia all’accertamento” da parte dell’amministrazione finanziaria, in grado di porre dei seri problemi in ordine al rispetto del principio di uguaglianza nell’attuazione del tributo. Non è superfluo ricordare che proprio in base alla valutazione della natura discriminatoria di una simile rinuncia all’accertamento, la Corte di Giustizia ha ritenuto contrario al diritto comunitario, il condono italiano Iva.



Tali interventi hanno una connotazione ambigua, confondendo esigenze operative con altre più contingenti, come il fare cassa. Da qui il sospetto che le novità celino, di fatto, una sorta di condono “diffuso” (nei diversi moduli procedimentali) e a “regime” (perché previsto in modo stabile). La riduzione delle sanzioni a un ottavo del minimo edittale significa una sanzione del 12,5 per cento che, sommata agli interessi, rappresenta il “prezzo” dell’evasione. E un prezzo con ogni evidenza contenuto, se si tiene conto del fatto che va altresì scontato del rischio, tradizionalmente basso, di essere scoperti e che potrà condurre i contribuenti a strategie ricavate dalla “teoria dei giochi” piuttosto che a comportamenti basati sulla lealtà fiscale.



Probabilmente tutto questo non indurrà nessuno ad affiggere tesi sui portali delle Chiese; vero è che un condono a regime, depotenziando il rischio dell’evasione, è come la vendita delle indulgenze: rende sostanzialmente superflua, se non addirittura disincentiva, l’osservanza di comportamenti (fiscalmente) virtuosi.



PROVVEDIMENTI



Dal suo insediamento a oggi, il governo è intervenuto massicciamente in campo fiscale; a questo attivismo non si è accompagnata una diminuzione della pressione fiscale.



Dopo l’abolizione dell’ICI - prima casa e la detassazione di straordinari e premi di produzione, allo scopo di dare seguito alle promesse elettorali di riduzione delle imposte, il governo ha introdotto nuove forme di prelievo (la cosiddetta “Robin tax”) per esigenze di gettito - il finanziamento della “manovra triennale”.



È stata poi la volta delle misure “anticrisi”, del novembre 2008 e del gennaio 2009, con una molteplicità di interventi in campo fiscale, di vario segno: entrambi i decreti sono infatti a saldo pressoché nullo e le minori entrate e maggiori spese previste sono finanziate in larghissima parte con aumenti di imposte. E di varia natura: a volte nuovi, a volte riedizioni del passato, temporanei o permanenti, rivolti a diversi soggetti (famiglie o imprese) e con obiettivi diversi.



Si possono citare, in un elenco certo non esaustivo:



1) la deduzione del 10 per cento dell’Irap dall9mponibile Ires e Irpef: uno sgravio fiscale, a carattere permanente, rivolto prevalentemente alle imprese, attuato allo scopo principale di prevenire o ritardare un intervento sanzionatorio da parte della Corte Costituzionale in materia;



2) la detrazione del 20 per cento dall’Irpef per l’acquisto di alcuni beni durevoli, come frigoriferi, mobili e computer: un incentivo fiscale temporaneo, che ha affiancato i bonus per l’acquisto di autovetture, allo scopo di aiutare i settori economici maggiormente in crisi;



3) il concordato preventivo per i distretti: una riedizione, con qualche modifica, di un incentivo già tentato, ma senza concreta attuazione, dal passato governo di centrodestra;



4) gli incentivi fiscali alle riorganizzazioni aziendali, come le fusioni e scissioni: riedizione, con modifiche, di un incentivo di carattere temporaneo alle imprese;

5) le imposte sostitutive connesse a riallineamenti contabili da parte delle società e delle imprese: un aumento di prelievo di natura “volontaria”, che consentirà alle aziende, pagando di più oggi, di pagare meno in futuro, con simmetrici effetti sul bilancio dello Stato;



6) la “pomo tax”: riedizione di un tentativo, in passato abortito, di prelevare imposte più elevate sui redditi generati da vendita di materiale pornografico, esteso ora anche a chi guadagna abusando della credulità popolare tramite trasmissioni televisive o numeri telefonici a pagamento.



Infine, alcuni provvedimenti si sono resi necessari per fronteggiare l’emergenza del terremoto in Abruzzo.

Per non “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, come hanno ripetutamente rassicurato Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, si è fatto ricorso, dal lato delle entrate, a imposte sui giochi, da cui ci si attende un ammontare complessivamente pari a 1,5 miliardi fra il 2009 e il 2011, in grado di fornire, da solo, quasi il 75 per cento della copertura delle spese previste per il medesimo triennio. Si tratta di imposte a carattere regressivo e “sugli stupidi”, come ebbe occasione di definirle Einaudi, proprio perché basate su aspettative irrazionali, dal punto di vista probabilistico, di vincita.



Tra gli interventi fiscali del governo andrebbero poi sottolineati i nuovi orientamenti nel campo delle azioni di contrasto all’evasione: hanno smantellato un insieme di importanti provvedimenti di prevenzione messi a punto dal governo precedente a favore di riedizioni aggiornate del redditometro e di altre forme di accertamento sintetico. Hanno anche ampiamente rivisto, riducendole, le sanzioni in caso di mancato o ritardato pagamento delle imposte.



EFFETTI



È difficile, se non impossibile, valutare gli effetti economici sui comportamenti dei contribuenti e gli effetti distributivi di questa miriade di difformi interventi. Nell’insieme, l’impressione è negativa, non solo perché si aumenta la pressione fiscale complessiva nonostante la congiuntura economica sfavorevole, ma soprattutto perché gli interventi non sembrano “mirati” e adeguati neppure dal punto di vista micro o settoriale, né per affrontare la crisi, né per migliorare la struttura e razionalità del nostro sistema tributario.



L’abolizione ICI prima casa, oltre ad avere effetti redistributivi negativi, pone problemi all’attuazione di un federalismo responsabile, che come è noto dalla letteratura e dalle esperienze internazionali ha come cardine proprio l’imposta immobiliare, anche sulla prima casa.



La “Robin tax” non esprime un sistema organico e coerente di tassazione degli extraprofitti come era la DIT, con lo scopo di detassare il rendimento normale, in caso di finanziamento con capitale proprio, ma è una sorta di tassazione arbitraria di alcuni settori produttivi dove si “riteneva” più facile poter prelevare gettito: l’imperfetto è doveroso, perché questi settori - petrolifero, bancario e assicurativo - hanno poi particolarmente sofferto la caduta del prezzo del petrolio e la crisi finanziaria e, nel caso delle banche, sono anche stati oggetto di successivi interventi di sostegno.



Col senno di poi, anche la detassazione degli straordinari, introdotta sull’onda del successo elettorale, si è presto rivelata anacronistica. Detassazione degli straordinari e dei premi di produzione (quest’ultima ancora in vigore) aprono inoltre un vulnus nella struttura dell’Irpef alterandone equità ed efficienza, in quanto tassano in modo agevolato un particolare segmento della sua base imponibile - il reddito complessivo del contribuente - e si prestano ad abusi. Il più recente intervento sull’Irap, un intervento di struttura, è quantitativamente ben poco rilevante ed è impensabile attribuire ad esso effetti economici di rilievo, ad esempio sulla riduzione del costo del lavoro. Gli incentivi all’acquisto di beni durevoli presentano alcune complessità di attuazione e, se si esclude un qualche effetto sul mercato dell’auto, è difficile ritenere che abbiano un impatto di rilevo sulla domanda.



Si potrebbe continuare, ma nel complesso si tratta comunque di interventi frammentari, mai ispirati a un disegno o a un percorso coerente di riforma, per lo più rivolti a rispondere a specifiche esigenze, a volte confidando sul solo effetto annuncio. Continuano poi a riemergere incentivi che da temporanei tendono nel tempo a diventare permanenti e a cui se ne affiancano di nuovi, che pur nascendo temporanei, rischieranno a loro volta, con modifiche e interruzioni, di divenire permanenti. Nonostante ciò, non ne vengono a posteriori mai monitorati o resi noti i relativi effetti, e la loro importanza, rispetto ai costi che comportano in termini di mancato gettito. Il fisco, intanto, si riempie di eccezioni, diventa meno comprensibile e certo per il contribuente e perde le sue caratteristiche originarie di equità ed efficienza.



Sebastiano Callipo



http://www.siciliainformazioni.com/giornale/economia/57820/dallevasione-alla-porno-politica-fiscale-miope-governo.htm

ion2
13-07-2009, 16:14
La porno-tax?
Allora devono tassare tutti gli utilizzatori della banda larga.:D

cocis
13-07-2009, 16:26
La porno-tax?
Allora devono tassare tutti gli utilizzatori della banda larga.:D

e anche le ESCORT e le "TORTE" :asd: