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View Full Version : Morini vs Moncalvo: Come fare informazione e satira senza cascare nella diffamazione.


ConteZero
07-07-2009, 07:15
"Incollo" a seguire un estratto del dispositivo della causa che ha visto Mirko Morini accusato di diffamazione con le (brevi) note a margine di Malvino.
Lo faccio perché viene spiegato, in modo abbastanza semplice, cos'è lecito e cosa non lo è, e visto che qui si è sempre sul filo del rasoio penso sia interessante prendere atto di quanto stabilito.
Anche se la cosa è relativa ai blog è facilmente "adattabile" ai post sui forum.

Via Malvino ( malvino.ilcannocchiale.it ):

Occorre porre molta attenzione alle motivazioni della sentenza che ha mandato assolto Mirko Morini dall’accusa di aver diffamato Gigi Moncalvo: non si tratta di un’assoluzione attinente esclusivamente al merito del contenzioso, e affermazioni assai ben argomentate su una questione di legittimità – il diritto di satira del blogger – la fanno diventare un importante precedente giurisprudenziale. I punti qualificanti sono quattro:

Del cosa sia un blog “Il blog permette a chiunque sia in possesso di una connessione internet di creare facilmente un sito in cui pubblicare storie, informazioni e opinioni in completa autonomia. […] Nel proprio blog l’autore pubblica più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i propri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni, ed altro. Il blog è un luogo dove si esprimono liberamente opinioni, le si comunicano agevolmente ad altri, si condividono pensieri, si dibatte nell’immediatezza. È un luogo ove si possono fare circolare e pubblicare, notizie, informazioni, storie di ogni genere altrimenti destinate a rimanere ignote, fornendo altresì la possibilità di rapidi collegamenti ad altri luoghi della rete. La rete internet e la blogosfera costituiscono oggi il mezzo che consente di espandere in modo illimitato il diritto ad informare e ad essere informati, aspetto fondamentale, e fino ad epoca recente compresso da limiti tecnici ed economici della libertà di manifestazione del pensiero. Questi diritti, ricompresi nella formula dell’art. 21 della Costituzione, furono riconosciuti in un tempo e in un’epoca in cui il limite tecnologico rendeva la libertà di stampa e di informazione, teoricamente accessibile a chiunque, in pratica strumento riservato e privilegio di pochi, di coloro cioè che, disponendo di ingenti mezzi per stampare riviste e giornali di larga tiratura e diffusione e successivamente per aprire stazioni radio e televisive, avevano la possibilità di informare ma anche di formare l’opinione pubblica, indirizzandola politicamente e idealmente, ed in tal modo condizionando l’effettività della democrazia che richiede un’opinione pubblica informata e competente, condizione che a sua volta esige il più largo pluralismo delle fonti informative e una concorrenza tra le stesse in condizioni di parità, da proteggere e conservare contro l’inevitabile tendenza al monopolio delle imprese produttrici del bene informazione, operanti sul mercato delle notizie e delle opinioni”.

Del cosa sia la satira “La satira è un genere letterario che condivide molti aspetti con la comicità, il carnevalesco, l’umorismo, l’ironia ed il sarcasmo: con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone; con il carnevalesco condivide la componente «corrosiva» e scherzosa con cui denunciare impunemente; con l’umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale; con l’ironia condivide il metodo dell’antifrasi decostruttiva; con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita. Essa si esprime in una zona comunicativa «di confine»; ha di regola un contenuto etico normalmente ascrivibile all’autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere. […] Diversamente dalla cronaca, la satira è sottratta al parametro della verità in quanto esprime mediante il paradosso e la metafora surreale un giudizio ironico su un fatto pur rimanendo assoggettata al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito. Nella formulazione del giudizio critico, possono essere dunque utilizzate espressioni di qualsiasi tipo, anche lesive della reputazione altrui, purché strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall’opinione o comportamento preso di mira e non si risolvano in un’aggressione gratuita e distruttiva dell’onore e della reputazione del soggetto interessato, ferma l’inammissibilità e quindi l’esclusione della scriminante di cui all’art. 51 c.p. nei casi di attribuzione di condotte illecite o moralmente disonorevoli, di accostamenti volgari o ripugnanti, di deformazione dell’immagine in modo da suscitare disprezzo della persona”.

Di quali siano i limiti “La Suprema Corte ha individuato il limite del diritto e l’abuso di esso [il diritto di critica] nella gratuità delle modalità del suo esercizio; nell’uso di espressioni offensive non inerenti al tema apparentemente in discussione, ma tese esclusivamente a ledere la reputazione del soggetto interessato, come quando ad esempio se pone in evidenza un difetto fisico, non correlato al modo di presentarsi in pubblico della persona, allo scopo di evocare su questa esclusiva base una inadeguatezza personale rispetto alla funzione pubblica svolta. (Cass. Sez. 5, n. 42643 del 12.10.2004). In questo senso viene specificamente censurato l’argumentum ad hominem, l’aggressione gratuita alla personalità morale della persona, mirata al soggetto in quanto tale, avulsa dai suoi atteggiamenti pubblici, dalla sua identità personale, desumibile dai programmi, idee, azioni (Cass. Sez. 5 n. 7990 del 19.5.1998). Il divieto è, dunque, limitato alla mera contumelia, all’ingiuria fine a se stessa, alla concreta denigrazione svincolata da qualsiasi contenuto di pensiero (Cass. Sez. 5, n. 2885 del 20.1.1992)”.

Di quanto i limiti dipendano dalla persona cui è rivolta la critica “Si ricorda come il diritto di critica si esercita attraverso opinioni che possono non essere rigorosamente obbiettive. […] Il diritto di critica ha necessariamente connotazioni soggettive ed opinabili, quando si svolge in ambito politico e, deve aggiungersi, in ambito contiguo alla politica […] La critica può esplicarsi in forma tanto più incisiva e penetrante quanto più elevata è la posizione pubblica della persona che ne è destinataria, dovendosi controbilanciare la capacità di influenza del soggetto sull’opinione pubblica con una critica che, attraverso il suo carattere corrosivo e demolitorio, tende a seminare il dubbio, a diffondere la conoscenza di opinioni e interpretazioni alternative su fatti e su persone, in modo da prevenire il rischio, incombente in democrazia, della mancanza di un’opinione pubblica pluralisticamente informata, immunizzata da qualsiasi rischio di conformazione di carattere ideologico o propagandistico”.

Mi pare che ce ne sia abbastanza: contenete gli umori più bestiali, argomentate bene – ripeto: argomentate bene – e mirate in alto. Più bassa è la mira, più si rischia che la critica possa essere considerata offesa. Ma non con una buona argomentazione.

StefAno Giammarco
09-07-2009, 01:14
Tiro su che la cosa è interessante, forse per questo è caduta nei bassifondi.

Maxmel
09-07-2009, 01:47
Nella formulazione del giudizio critico, possono essere dunque utilizzate espressioni di qualsiasi tipo, anche lesive della reputazione altrui, purché strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall’opinione o comportamento preso di mira e non si risolvano in un’aggressione gratuita e distruttiva dell’onore e della reputazione del soggetto interessato

interessante

La critica può esplicarsi in forma tanto più incisiva e penetrante quanto più elevata è la posizione pubblica della persona che ne è destinataria, dovendosi controbilanciare la capacità di influenza del soggetto sull’opinione pubblica con una critica che, attraverso il suo carattere corrosivo e demolitorio, tende a seminare il dubbio, a diffondere la conoscenza di opinioni e interpretazioni alternative su fatti e su persone, in modo da prevenire il rischio, incombente in democrazia, della mancanza di un’opinione pubblica pluralisticamente informata, immunizzata da qualsiasi rischio di conformazione di carattere ideologico o propagandistico”.

questo sarebbe da mettere in firma...