dantes76
04-07-2009, 19:50
Parla Charles Ferguson, guru di Obama per la politica estera. "L'America non vuole che Berlusconi faccia da mediatore con Putin"
di Ignazio Panzica
oggi, 04 luglio 2009 16:14
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“Gli americani non vogliono che Berlusconi faccia il mediatore tra loro e Putin”. Lo dice Charles Ferguson, alla vigilia della “due giorni” di Obama a Mosca, e della riunione del G8 a l’Aquila. Voi vi chiederete: ma chi è questo signore? E perché è così, apparentemente, ingeneroso nei confronti del nostro beneamato premier?
Anzitutto, Charles Ferguson è capo ricercatore presso il “Council on Foreign Relations” di New York, il più importante (insieme al John Hopkins), “tink tank” (ndr: pensatoio d’eccellenza di analisi e strategie) degli States in materia di relazioni estere. E, altresì, unanimemente considerato un esperto del rapporto tra scienza e tecnologia, in particolare di quella nucleare, che conosce ma non ama essendo sostenitore dello sviluppo dell’economia verde ed ambientale, schierato su questo fronte con Al Gore ed Obama, E’ autorevole componente del “Globe Governance Monitor” (Gruppo di monitoraggio governativo sul nucleare nel mondo) e dal 2000 consulente del Dipartimento di Stato (ministero degli esteri e quarta carica di Stato negli USA) in materia di terrorismo, relazioni politiche internazionali e, specificamente, nei rapporti con la Russia e l’Europa. Del resto, la tendenza “governativa” del “Council” newyorkese si spiega meglio se si pensi che è “sponda” d’analisi, da tempo immemore, di Tim Geithner, il potente ministro del Tesoro e dell’Economia americana. Il “Council”, quindi, elabora, ufficiosamente, analisi e strategie di sviluppo degli scenari internazionali per conto del presidente Barack Obama.
Ferguson ci va subito duro: "Non c’è spazio, assolutamente, per una mediazione italiana fra Russia ed Usa. Anche se una cosa del genere sarebbe piacevole per Putin. La verità è che Russia ed Usa hanno una idea diversa del loro, rispettivo, rapporto con i Paesi membri dell’Unione Europea. La Russia punta ad usarli per il proprio tornaconto, e a dividerli politicamente tra loro. E’ il caso dell’Italia di Berlusconi, usata strumentalmente per tentare di condizionare l’Alleanza atlantica. Gli Usa di Obama, invece, vogliono costruire una Alleanza alla pari con i paesi europei, per potere andare incontro, tutti insieme più forti, all’incerto e problematico futuro politico internazionale di questo secolo”.
Ferguson, dopo, continua a spiegarsi, esprimendosi, in un farraginoso “politichese” pressoché intraducibile. Ma si riesce a capire lo stesso, che Obama ed Hillary Clinton, dopo la visita del Cavaliere a Washington, si sono, addirittura, risentiti per questa sua ossessiva insistenza nel rappresentarsi - e volersi accreditare a tutti i costi - come una sorta di rappresentante-mediatore estero di Putin con il mondo occidentale. Insistendo nell’usare con questa razza di americani colti ed un po’ snob, argomenti, a loro detta sgradevoli: Putin lo conosco bene perché l’ho frequentato privatamente; ci ho fatto un sacco di affari, e glieli ho fatti fare; i suoi figli sono stati miei ospiti in vacanza a Villa Certosa; abbiamo molti amici ”di peso” in comune. Ma, anche, surreali: Putin mi reputa un suo grande amico personale.
Vi chiederete: perché è surreale vantarsi d’essere amico di Putin? Perché il leader russo è un autentico comunista, un ex capo del KGB, per cui ha fatto da sempre la sua scelta di vita di non potere avere amici. Putin, al massimo, ha dei graditi “compagni di strada”, che vanno bene solo finché lui non decide di cambiarla.
“Non credo proprio che esista uno spazio diplomatico all’interno del quale i singoli stati europei possano accettare – spiega Ferguson – di farsi rappresentare da Berlusconi per dover dialogare con la Russia. Tantomeno è pensabile che gli Usa, per trattare con la Russia, debbano preoccuparsi delle precondizioni discriminanti che può porre Berlusconi. Mi pare una idea quanto meno balzana. Capisco, che dai miei studi universitari mi ricordo, ad orecchio, di un aneddoto latino che parlava del rapporto tra una... rana ed un bue, forse”.
Ferguson, infine, constata, ufficiosamente, che Berlusconi, invece, non ha mai voluto né parlare, né chiarire, la natura e le ragioni del suo – questo sì – fortissimo legame personale ed amicale con la coppia G.W.Bush & Dick Cheaney. Facendo probabilmente finta di non capire, che questa cosa per il nuovo inquilino della Casa Bianca, i suoi sponsor ed i suoi collaboratori, non è un argomento secondario, su quale poter glissare, facendo finta di nulla.
Altrimenti, perché gli uomini di Obama andrebbero in giro per il mondo a parlare di dover depurare la politica e la finanza internazionale dalle presenze della “Cheaney’s connection”. Altrimenti,perché più di una agenzia operativa della Sicurezza Usa sta indagando, riservatamente, su attività, soci e retroscena, dell’agglomerato finanziario “Carlyle”; e del ruolo, non del tutto chiaro, che questa società ha avuto nel promuovere “politicamente” nel mondo: l’invenzione, la produzione e la diffusione, di una parte della cultura, tristemente nota, come quella dei “titoli tossici” (derivati ed consimili). Quelli, che hanno messo al tappeto l’economia mondiale dell’Occidente, producendo una crisi finanziaria ed economica globale, ben peggiore di quella del 1929, e di cui ancora non si sono visti espletare tutti i suoi effetti catastrofici.
Ma insomma Mr. Ferguson... l’Italia allora non è considerata amica e buona alleata degli Usa ?
“Ma che diavolo sta dicendo!” Salta su dalla sedia il buon Ferguson. “L’alleanza e l’amicizia Italia-Usa c’è sempre stata, e sempre sopravviverà. Non è mai stata posta in discussione, e... non si può discutere. Le uniche differenze tra Usa ed Italia, in atto, sono quelle causate dalle scelte di Berlusconi verso Putin, ed altre quisquiglie. Ma non è nulla di irreparabilmente serio. Credetemi”.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/esteri/56914/parla-charles-ferguson-guru-obama-politica-estera-lamerica-vuole-berlusconi-faccia-mediatore-putin.htm
di Ignazio Panzica
oggi, 04 luglio 2009 16:14
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“Gli americani non vogliono che Berlusconi faccia il mediatore tra loro e Putin”. Lo dice Charles Ferguson, alla vigilia della “due giorni” di Obama a Mosca, e della riunione del G8 a l’Aquila. Voi vi chiederete: ma chi è questo signore? E perché è così, apparentemente, ingeneroso nei confronti del nostro beneamato premier?
Anzitutto, Charles Ferguson è capo ricercatore presso il “Council on Foreign Relations” di New York, il più importante (insieme al John Hopkins), “tink tank” (ndr: pensatoio d’eccellenza di analisi e strategie) degli States in materia di relazioni estere. E, altresì, unanimemente considerato un esperto del rapporto tra scienza e tecnologia, in particolare di quella nucleare, che conosce ma non ama essendo sostenitore dello sviluppo dell’economia verde ed ambientale, schierato su questo fronte con Al Gore ed Obama, E’ autorevole componente del “Globe Governance Monitor” (Gruppo di monitoraggio governativo sul nucleare nel mondo) e dal 2000 consulente del Dipartimento di Stato (ministero degli esteri e quarta carica di Stato negli USA) in materia di terrorismo, relazioni politiche internazionali e, specificamente, nei rapporti con la Russia e l’Europa. Del resto, la tendenza “governativa” del “Council” newyorkese si spiega meglio se si pensi che è “sponda” d’analisi, da tempo immemore, di Tim Geithner, il potente ministro del Tesoro e dell’Economia americana. Il “Council”, quindi, elabora, ufficiosamente, analisi e strategie di sviluppo degli scenari internazionali per conto del presidente Barack Obama.
Ferguson ci va subito duro: "Non c’è spazio, assolutamente, per una mediazione italiana fra Russia ed Usa. Anche se una cosa del genere sarebbe piacevole per Putin. La verità è che Russia ed Usa hanno una idea diversa del loro, rispettivo, rapporto con i Paesi membri dell’Unione Europea. La Russia punta ad usarli per il proprio tornaconto, e a dividerli politicamente tra loro. E’ il caso dell’Italia di Berlusconi, usata strumentalmente per tentare di condizionare l’Alleanza atlantica. Gli Usa di Obama, invece, vogliono costruire una Alleanza alla pari con i paesi europei, per potere andare incontro, tutti insieme più forti, all’incerto e problematico futuro politico internazionale di questo secolo”.
Ferguson, dopo, continua a spiegarsi, esprimendosi, in un farraginoso “politichese” pressoché intraducibile. Ma si riesce a capire lo stesso, che Obama ed Hillary Clinton, dopo la visita del Cavaliere a Washington, si sono, addirittura, risentiti per questa sua ossessiva insistenza nel rappresentarsi - e volersi accreditare a tutti i costi - come una sorta di rappresentante-mediatore estero di Putin con il mondo occidentale. Insistendo nell’usare con questa razza di americani colti ed un po’ snob, argomenti, a loro detta sgradevoli: Putin lo conosco bene perché l’ho frequentato privatamente; ci ho fatto un sacco di affari, e glieli ho fatti fare; i suoi figli sono stati miei ospiti in vacanza a Villa Certosa; abbiamo molti amici ”di peso” in comune. Ma, anche, surreali: Putin mi reputa un suo grande amico personale.
Vi chiederete: perché è surreale vantarsi d’essere amico di Putin? Perché il leader russo è un autentico comunista, un ex capo del KGB, per cui ha fatto da sempre la sua scelta di vita di non potere avere amici. Putin, al massimo, ha dei graditi “compagni di strada”, che vanno bene solo finché lui non decide di cambiarla.
“Non credo proprio che esista uno spazio diplomatico all’interno del quale i singoli stati europei possano accettare – spiega Ferguson – di farsi rappresentare da Berlusconi per dover dialogare con la Russia. Tantomeno è pensabile che gli Usa, per trattare con la Russia, debbano preoccuparsi delle precondizioni discriminanti che può porre Berlusconi. Mi pare una idea quanto meno balzana. Capisco, che dai miei studi universitari mi ricordo, ad orecchio, di un aneddoto latino che parlava del rapporto tra una... rana ed un bue, forse”.
Ferguson, infine, constata, ufficiosamente, che Berlusconi, invece, non ha mai voluto né parlare, né chiarire, la natura e le ragioni del suo – questo sì – fortissimo legame personale ed amicale con la coppia G.W.Bush & Dick Cheaney. Facendo probabilmente finta di non capire, che questa cosa per il nuovo inquilino della Casa Bianca, i suoi sponsor ed i suoi collaboratori, non è un argomento secondario, su quale poter glissare, facendo finta di nulla.
Altrimenti, perché gli uomini di Obama andrebbero in giro per il mondo a parlare di dover depurare la politica e la finanza internazionale dalle presenze della “Cheaney’s connection”. Altrimenti,perché più di una agenzia operativa della Sicurezza Usa sta indagando, riservatamente, su attività, soci e retroscena, dell’agglomerato finanziario “Carlyle”; e del ruolo, non del tutto chiaro, che questa società ha avuto nel promuovere “politicamente” nel mondo: l’invenzione, la produzione e la diffusione, di una parte della cultura, tristemente nota, come quella dei “titoli tossici” (derivati ed consimili). Quelli, che hanno messo al tappeto l’economia mondiale dell’Occidente, producendo una crisi finanziaria ed economica globale, ben peggiore di quella del 1929, e di cui ancora non si sono visti espletare tutti i suoi effetti catastrofici.
Ma insomma Mr. Ferguson... l’Italia allora non è considerata amica e buona alleata degli Usa ?
“Ma che diavolo sta dicendo!” Salta su dalla sedia il buon Ferguson. “L’alleanza e l’amicizia Italia-Usa c’è sempre stata, e sempre sopravviverà. Non è mai stata posta in discussione, e... non si può discutere. Le uniche differenze tra Usa ed Italia, in atto, sono quelle causate dalle scelte di Berlusconi verso Putin, ed altre quisquiglie. Ma non è nulla di irreparabilmente serio. Credetemi”.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/esteri/56914/parla-charles-ferguson-guru-obama-politica-estera-lamerica-vuole-berlusconi-faccia-mediatore-putin.htm