indelebile
24-06-2009, 11:11
Amministrative: Gli scenari
Veneto, Milano e lotta ai clandestini
La Lega ora detta le condizioni al Pdl
Accuse di «disimpegno» a Venezia. E Salvini: Moratti attenta, nella «Capitale» non si può perdere
MILANO — «Se la Lega vuole con*tarsi fino in fondo, benissimo: contia*moci. Vedremo per davvero cosa fa il Carroccio quando corre da solo. Io, di questo gioco delle poltrone sono stu*fo marcio. Raso». A Venezia, Giancar*lo Galan sbotta. Sin da domenica il go*vernatore veneto va allineando i lanci di agenzia e i servizi televisivi basati sulle dichiarazioni euforico-bellicose del Carroccio. E ieri, in tarda serata, il presidente arriva a sfidare il rampan*te alleato. A Milano, Roberto Formigo*ni sembra un po’ meno esasperato, forse perché in Lombardia il differen*ziale di voti tra Pdl e Lega è ancora si*gnificativo. Comunque sia, anche lui mette le mani avanti: «Se qualcuno vuole scommettere — dice al Giorna*le —, punti sull’uno fisso». Cioè lui. Per il Carroccio uscito vincitore dal*le urne, i prossimi mesi sono fonda*mentali, quelli in cui trasformare il consenso conquistato in sonante mo*neta politica.
E per i loro alleati, il prezzo sembra assai più alto che non prima delle elezioni. Il primo fronte è appunto quello delle Regioni. Tutte le presidenze della «Nord-nazione» van*no a scadenza l’anno venturo. E la Le*ga oggi ne pretende addirittura tre. Roberto Calderoli dimostra il perché more geometrico: «Abbiamo un quar*to dei voti della coalizione, un terzo dei voti del Pdl. Quindi, se l’anno prossimo si vota in tredici Regioni, ne vogliamo noi almeno tre del Nord». Ma dove la pressione è fortissima, anche perché alimentata da un partito altamente propulsivo, è proprio il Ve*neto. Basta guardare la dichiarazione apertamente minatoria del vice di Ga*lan, Franco Manzato, infuriato per il mancato successo a Rovigo, unica Pro*vincia mancata all’en plein: «La Lega ha fatto un’analisi attenta sull’anda*mento della campagna elettorale e sul*l’esito del voto. Non siamo stupidi, e il passaggio non sarà indolore». L’accu*sa a carico del Pdl è quella di aver fat*to mancare il suo impegno e i suoi vo*ti. Il detonatore è stata la vittoria delle roccaforti rosse di Venezia e Belluno. Qui, c’è il «partito laburista» di cui parla il ministro Luca Zaia. Quello che, dati alla mano, ha sostituito il vec*chio Pci nelle città «fordiste» di Mira, Dolo, Marghera. Un partito che, pro*prio come il vecchio Pci, sembra far fa*tica ad entrare nelle grandi città, di cui però conquista i quartieri popola*ri.
La nuova icona è la vincitrice della Provincia di Venezia, la «Thatcher» pa*dana Francesca Zaccariotto a cui Zaia ieri ha scritto una lettera di ringrazia*mento in cui il sentimento del Carroc*cio riguardo al momento epocale è esplicito: «La tua vittoria ha il conno*tato di una vera e propria rivoluzione. Abbiamo vinto in tante altre parti del**l’Italia, ma vincere qua, grazie a una donna, e ad un programma sottoscrit*to da migliaia e migliaia di lavoratori, significa che non esistono luoghi inac*cessibili al nostro progetto». Ma Galan scuote la testa: «Io non ho alcuna intenzione di mollare. An*che perché la realtà è assai diversa da come la sento raccontare in queste ore. Ed è che la Lega vince soltanto quando è in coalizione». E se le «pri*marie per le regionali erano le euro*pee, ebbene, il Pdl resta il primo parti*to ». Il governatore sbuffa: «In ogni ca*so, la sfida non sarà su questo. Sarà sul modello di Veneto che i veneti vo*gliono. Ve lo ricordate? Loro erano contrari all’alta velocità, al Mose, ai ri*gassificatori, ai termovalorizzatori... E il neopresidente di Belluno? Vuole ancora unirsi al Trentino? È l’ora, io credo, di uscire da certi equivoci: il Ve*neto sarà ancora una Regione di acco*glienza e integrazione per i lavoratori di cui abbiamo bisogno? Sarà ancora una terra di manifatturiero? Di questo bisogna parlare». Un altro fronte che si è aperto, è Mi*lano. Il segretario padano Matteo Sal*vini esprime il pensiero leghista con una sorta di sillogismo: «Milano è la capitale. E noi, nella capitale, non sia*mo disposti a perdere. Tra due anni, si torna al voto e il sindaco Letizia Mo*ratti dovrà rifletterci». Il fatto è che nel capoluogo Filippo Penati (Pd) ha battuto il candidato del centrodestra Guido Podestà. Ma nel concreto, che cosa chiede Salvini? «Un cambio di passo, e anche di uomini. Io non lo di*co per la Lega, non sto chiedendo pol*trone. La questione vera è che questa amministrazione sul territorio c’è po*co. Peccato che, per noi, il territorio sia tutto».
Se Salvini sostiene di non essere interessato alle poltrone comu*nali, è certo che, nella trattativa per la formazione della nuova giunta, le ri*chieste non saranno basse: «Noi — conclude Salvini — abbiamo portato Podestà alla presidenza, e ora ci augu*riamo che ci sia consentito di occupar*ci dei temi che abbiamo più a cuore: sicurezza, sport e, visto che di cemen*to in giro ce n’è già troppo, tutela del territorio». Ma, sul fronte politico, c’è chi si sta preparando a un altro match. Roberto Calderoli nei prossimi giorni dovrà vedere Silvio Berlusconi insieme a Umberto Bossi per dare sostanza alla promessa del premier di metter ma*no in tempi rapidi alle riforme istitu*zionali che piacciono alla Lega. Prima fra tutte, la riforma del Parlamento con la nascita del Senato delle Regio*ni: «In questo momento — spiega il ministro alla Semplificazione — c’è un solo modo per sollevarsi dal piano del fango che in questi giorni riempie i giornali: continuare ad essere il go*verno dei fatti. Da domani comincere*mo a dare corpo alla Finanziaria, con i nuovi provvedimenti per far fronte alla crisi, e subito dopo dovremo ra*gionare delle riforme». Di una cosa Calderoli è convinto: le fibrillazioni post elettorali non avran*no ripercussioni sul governo, il patto che dall’ormai lontano 2000 blinda la politica italiana è saldo: «Bossi senza Berlusconi non può fare le riforme, Berlusconi senza Bossi non governa. Dopo queste elezioni, è più vero che mai».
Marco Cremonesi
Allora la lega alza il tiro ora vuole 3 regioni , ma probabilmente lo fa per prendersene almeno 1, il veneto dove l'anno prossimo anche se galan vuole andare al 4 mandato (e c'è chi si lamenta delle regioni rosse, qua nel veneto governa uno da 15 anni e punta a 20) la lega punta su Tosi, o se va male perchè troppo razzista su Zaia (l'enfat prodige di bossi, probabilmente il suo delfino)
Poi c'è milano, anche qua tra 2 anni si punta e se continua cosi , si avrà un leghista
Veneto, Milano e lotta ai clandestini
La Lega ora detta le condizioni al Pdl
Accuse di «disimpegno» a Venezia. E Salvini: Moratti attenta, nella «Capitale» non si può perdere
MILANO — «Se la Lega vuole con*tarsi fino in fondo, benissimo: contia*moci. Vedremo per davvero cosa fa il Carroccio quando corre da solo. Io, di questo gioco delle poltrone sono stu*fo marcio. Raso». A Venezia, Giancar*lo Galan sbotta. Sin da domenica il go*vernatore veneto va allineando i lanci di agenzia e i servizi televisivi basati sulle dichiarazioni euforico-bellicose del Carroccio. E ieri, in tarda serata, il presidente arriva a sfidare il rampan*te alleato. A Milano, Roberto Formigo*ni sembra un po’ meno esasperato, forse perché in Lombardia il differen*ziale di voti tra Pdl e Lega è ancora si*gnificativo. Comunque sia, anche lui mette le mani avanti: «Se qualcuno vuole scommettere — dice al Giorna*le —, punti sull’uno fisso». Cioè lui. Per il Carroccio uscito vincitore dal*le urne, i prossimi mesi sono fonda*mentali, quelli in cui trasformare il consenso conquistato in sonante mo*neta politica.
E per i loro alleati, il prezzo sembra assai più alto che non prima delle elezioni. Il primo fronte è appunto quello delle Regioni. Tutte le presidenze della «Nord-nazione» van*no a scadenza l’anno venturo. E la Le*ga oggi ne pretende addirittura tre. Roberto Calderoli dimostra il perché more geometrico: «Abbiamo un quar*to dei voti della coalizione, un terzo dei voti del Pdl. Quindi, se l’anno prossimo si vota in tredici Regioni, ne vogliamo noi almeno tre del Nord». Ma dove la pressione è fortissima, anche perché alimentata da un partito altamente propulsivo, è proprio il Ve*neto. Basta guardare la dichiarazione apertamente minatoria del vice di Ga*lan, Franco Manzato, infuriato per il mancato successo a Rovigo, unica Pro*vincia mancata all’en plein: «La Lega ha fatto un’analisi attenta sull’anda*mento della campagna elettorale e sul*l’esito del voto. Non siamo stupidi, e il passaggio non sarà indolore». L’accu*sa a carico del Pdl è quella di aver fat*to mancare il suo impegno e i suoi vo*ti. Il detonatore è stata la vittoria delle roccaforti rosse di Venezia e Belluno. Qui, c’è il «partito laburista» di cui parla il ministro Luca Zaia. Quello che, dati alla mano, ha sostituito il vec*chio Pci nelle città «fordiste» di Mira, Dolo, Marghera. Un partito che, pro*prio come il vecchio Pci, sembra far fa*tica ad entrare nelle grandi città, di cui però conquista i quartieri popola*ri.
La nuova icona è la vincitrice della Provincia di Venezia, la «Thatcher» pa*dana Francesca Zaccariotto a cui Zaia ieri ha scritto una lettera di ringrazia*mento in cui il sentimento del Carroc*cio riguardo al momento epocale è esplicito: «La tua vittoria ha il conno*tato di una vera e propria rivoluzione. Abbiamo vinto in tante altre parti del**l’Italia, ma vincere qua, grazie a una donna, e ad un programma sottoscrit*to da migliaia e migliaia di lavoratori, significa che non esistono luoghi inac*cessibili al nostro progetto». Ma Galan scuote la testa: «Io non ho alcuna intenzione di mollare. An*che perché la realtà è assai diversa da come la sento raccontare in queste ore. Ed è che la Lega vince soltanto quando è in coalizione». E se le «pri*marie per le regionali erano le euro*pee, ebbene, il Pdl resta il primo parti*to ». Il governatore sbuffa: «In ogni ca*so, la sfida non sarà su questo. Sarà sul modello di Veneto che i veneti vo*gliono. Ve lo ricordate? Loro erano contrari all’alta velocità, al Mose, ai ri*gassificatori, ai termovalorizzatori... E il neopresidente di Belluno? Vuole ancora unirsi al Trentino? È l’ora, io credo, di uscire da certi equivoci: il Ve*neto sarà ancora una Regione di acco*glienza e integrazione per i lavoratori di cui abbiamo bisogno? Sarà ancora una terra di manifatturiero? Di questo bisogna parlare». Un altro fronte che si è aperto, è Mi*lano. Il segretario padano Matteo Sal*vini esprime il pensiero leghista con una sorta di sillogismo: «Milano è la capitale. E noi, nella capitale, non sia*mo disposti a perdere. Tra due anni, si torna al voto e il sindaco Letizia Mo*ratti dovrà rifletterci». Il fatto è che nel capoluogo Filippo Penati (Pd) ha battuto il candidato del centrodestra Guido Podestà. Ma nel concreto, che cosa chiede Salvini? «Un cambio di passo, e anche di uomini. Io non lo di*co per la Lega, non sto chiedendo pol*trone. La questione vera è che questa amministrazione sul territorio c’è po*co. Peccato che, per noi, il territorio sia tutto».
Se Salvini sostiene di non essere interessato alle poltrone comu*nali, è certo che, nella trattativa per la formazione della nuova giunta, le ri*chieste non saranno basse: «Noi — conclude Salvini — abbiamo portato Podestà alla presidenza, e ora ci augu*riamo che ci sia consentito di occupar*ci dei temi che abbiamo più a cuore: sicurezza, sport e, visto che di cemen*to in giro ce n’è già troppo, tutela del territorio». Ma, sul fronte politico, c’è chi si sta preparando a un altro match. Roberto Calderoli nei prossimi giorni dovrà vedere Silvio Berlusconi insieme a Umberto Bossi per dare sostanza alla promessa del premier di metter ma*no in tempi rapidi alle riforme istitu*zionali che piacciono alla Lega. Prima fra tutte, la riforma del Parlamento con la nascita del Senato delle Regio*ni: «In questo momento — spiega il ministro alla Semplificazione — c’è un solo modo per sollevarsi dal piano del fango che in questi giorni riempie i giornali: continuare ad essere il go*verno dei fatti. Da domani comincere*mo a dare corpo alla Finanziaria, con i nuovi provvedimenti per far fronte alla crisi, e subito dopo dovremo ra*gionare delle riforme». Di una cosa Calderoli è convinto: le fibrillazioni post elettorali non avran*no ripercussioni sul governo, il patto che dall’ormai lontano 2000 blinda la politica italiana è saldo: «Bossi senza Berlusconi non può fare le riforme, Berlusconi senza Bossi non governa. Dopo queste elezioni, è più vero che mai».
Marco Cremonesi
Allora la lega alza il tiro ora vuole 3 regioni , ma probabilmente lo fa per prendersene almeno 1, il veneto dove l'anno prossimo anche se galan vuole andare al 4 mandato (e c'è chi si lamenta delle regioni rosse, qua nel veneto governa uno da 15 anni e punta a 20) la lega punta su Tosi, o se va male perchè troppo razzista su Zaia (l'enfat prodige di bossi, probabilmente il suo delfino)
Poi c'è milano, anche qua tra 2 anni si punta e se continua cosi , si avrà un leghista