kierlo
23-06-2009, 20:45
Ciao a tutti, sto rileggendo la tesina e volevo un parere riguardo a una frase..
Riporto il paragrafo intero, così è comprensibile il contesto.
Il ruolo della coscienza
E' necessario considerare, però, che il gatto mentre è nella scatola è consapevole se è vivo e vegeto. Forse, allora, dovremmo concludere che nel determinare gli esiti quantistici la coscienza del gatto ha la stessa efficacia di quella umana. Ma allora dove dovremmo fermarci? Anche un verme può fare collassare la funzione d'onda? Potrebbe non trattarsi di una coscienza vera e propria, ma è ben consapevole dell'essere vivo o meno. Quale coscienza è responsabile del collasso della funzione d'onda? Questo tema è stato affrontato anche da Wigner nel cosiddetto “paradosso dell'amico di Wigner”: un professore sa che un amico nel pomeriggio farà l'esperimento del paradosso di Schrödinger, ma potrà raggiungerlo e scoprire l'esito di tale esperimento solo la sera. Prima che egli giunga in laboratorio a controllare l'operato dell'amico, egli dovrà supporre che nel caso il gatto sia morto, l'amico sarà triste e viceversa. Non avendo nessuna informazione riguardo all'esito dell'esperimento egli dovrà affermare che il sistema gatto-amico sarà in una sovrapposizione di stati (gatto vivo/amico felice, gatto morto/amico triste) o la sovrapposizione si è già risolta quando l'amico ha aperto la scatola dell'esperimento?
Consideriamo inoltre che ogni esperimento quantistico è “immerso” in un mare di radiazioni elettromagnetiche e di particelle di diversa natura. L'atto della misura viene effettuato attraverso l'uso di fotoni e ,quindi, di onde elettromagnetiche. Il collasso del pacchetto d'onda avviene, però, solo quando viene fatta una misurazione e un essere cosciente è a conoscenza del risultato della misurazione. Questa ambiguità fra coscienza e misura ha portato a elaborare moltissime interpretazioni della fisica quantistica: dall'interpretazione di Copenhagen, all'interpretazione a molte menti, a molti mondi, di Bohm e molte altre.
Riporto il paragrafo intero, così è comprensibile il contesto.
Il ruolo della coscienza
E' necessario considerare, però, che il gatto mentre è nella scatola è consapevole se è vivo e vegeto. Forse, allora, dovremmo concludere che nel determinare gli esiti quantistici la coscienza del gatto ha la stessa efficacia di quella umana. Ma allora dove dovremmo fermarci? Anche un verme può fare collassare la funzione d'onda? Potrebbe non trattarsi di una coscienza vera e propria, ma è ben consapevole dell'essere vivo o meno. Quale coscienza è responsabile del collasso della funzione d'onda? Questo tema è stato affrontato anche da Wigner nel cosiddetto “paradosso dell'amico di Wigner”: un professore sa che un amico nel pomeriggio farà l'esperimento del paradosso di Schrödinger, ma potrà raggiungerlo e scoprire l'esito di tale esperimento solo la sera. Prima che egli giunga in laboratorio a controllare l'operato dell'amico, egli dovrà supporre che nel caso il gatto sia morto, l'amico sarà triste e viceversa. Non avendo nessuna informazione riguardo all'esito dell'esperimento egli dovrà affermare che il sistema gatto-amico sarà in una sovrapposizione di stati (gatto vivo/amico felice, gatto morto/amico triste) o la sovrapposizione si è già risolta quando l'amico ha aperto la scatola dell'esperimento?
Consideriamo inoltre che ogni esperimento quantistico è “immerso” in un mare di radiazioni elettromagnetiche e di particelle di diversa natura. L'atto della misura viene effettuato attraverso l'uso di fotoni e ,quindi, di onde elettromagnetiche. Il collasso del pacchetto d'onda avviene, però, solo quando viene fatta una misurazione e un essere cosciente è a conoscenza del risultato della misurazione. Questa ambiguità fra coscienza e misura ha portato a elaborare moltissime interpretazioni della fisica quantistica: dall'interpretazione di Copenhagen, all'interpretazione a molte menti, a molti mondi, di Bohm e molte altre.