FabioGreggio
16-06-2009, 15:28
«Forti, gentili sì, fessi no», questo lo striscione che ha aperto il corteo degli abruzzesi partito da piazza Venezia per dare luogo a un sit-in a Montecitorio. La protesta, promossa dai Comitati dei cittadini abruzzesi per la ricostruzione, è stata organizzata in occasione della discussione sul finanziamento per il terremoto, che si terrà oggi alla Camera. I manifestanti, circa un migliaio secondo le forze dell'ordine, chiedono al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, che, sottolineano, «deve essere totale». A fianco dei comitati anche Legambiente e i Radicali.
Gli striscioni alla manifestazione. Dal corteo, cori di "Buffoni, buffoni!" e slogan contro il premier Berlusconi. Su striscioni e cartelli scritte come "Case a settembre? Ma chi sci? Meggaiver?". Altri dicono "Più case, meno C.a.s.e.", "Gli sfollati vi aspettano al G8", "Yes, we camp, grazie Silvio", "99 fontane, 99 chiese, 99 calci nel culo". Infine "Verità e giustizia. Comitato familiari vittime della casa dello studente".
Le forze dell'ordine hanno creato un cordone per imperdire al corteo di arrivare nella piazza. All'altezza di via di Pietra, il corteo è stato fermato dalle forze dell'ordine che hanno bloccato il passaggio verso Montecitorio. I manifestanti hanno protestato gridando: «Vergogna, vergogna!». I manifestanti hanno iniziato a spingere e alla fine il cordone è stato aperto e tutti i cittadini abruzzesi venuti a Roma sono giunti sotto Montecitorio per prendere parte al sit-in.
Due tende automontanti sono state aperte di fronte alla Camera. «Queste tende - urlano i manifestanti - sono per te, Berlusconi: vieni a vivere con noi». Un altro slogan gridato dai manifestanti è: «Rispettiamo solo i pompieri».
«Vogliamo che le promesse fatte da questo governo vengano scritte nel decreto. Abbiamo qualche dubbio, anzi, siamo seriamente preoccupati - dice Nicola Risi, sindaco di Cocullo che partecipa alla manifestazione insieme ad altri suoi colleghi - Non si sa nulla dei fondi per la ricostruzione delle seconde case, sia per i residenti che per i non residenti. Stesso discorso per il centro storico. Ripeto, vogliamo che queste misure vengano messe nero su bianco». Sullo stesso tono, anche il sindaco di Ofena, Annarita Coletti: «Il decreto prevede finanziamenti soltanto per le prime case - ha spiegato - Strano, perché prima delle ultime elezioni europee si parlava invece anche delle seconde». «Il centro storico dell'Aquila è ancora blindato», intervengono altri manifestanti. «Peraltro non è stato dato un euro a nessun comune - continua Coletti -. Tutte le spese, comprese alcune voci alimentari, sono state sostenute dai Comuni. Nulla neppure per il sussidio mensile che avevano promesso e che forse slitterà come minimo ad agosto».
Sindaco Cialente: tassa ad hoc. Per avviare e completare il processo di ricostruzione in Abruzzo «il governo dovrebbe istituire una piccola tassa ad hoc per due-tre anni. È quanto sollecita il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente durante la manifestazione. «Se il decreto sull'Abruzzo dovesse essere approvato così com'è, credo che tutti noi abruzzesi dovremmo aspettare molto per avere tempi migliori. In ogni caso se il governo dovesse porre la fiducia sul decreto ci troveremmo di fronte a un brutto segnale, peraltro imbarazzante. Ma per onestà devo dire che è stato anche imbarazzante l'astensione dell'opposizione su questo provvedimento al Senato».
Bindi: finito il tempo delle passerelle. La vicepresidente della Camera, Rosy Bindi ha raggiunto i manifestanti assicurando che dopo i ballottaggi «verrò una volta alla settimana nelle tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati». «È finito il tempo delle passerelle e della false promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro delll'Aquila e di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete pienamente ragione e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il Governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto legge».
Epifani: è emergenza anziani. Nelle tendopoli dell'Abruzzo è «emergenza anziani». La denuncia arriva dalla Cgil che parla di «cronicario a cielo aperto». «Debbono avere la priorità in una nuova sistemazione e vigileremo affinchè questa denuncia non cada nel vuoto». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Tre donne si salutano allegramente: pur abitando a L'Aquila si sono incontrate qui alla manifestazione dopo la tragedia del terremoto. «Io vivo in una roulotte che mi ha prestato mio fratello, con mio marito e due bambini - dice Mariangela, una delle tre - Per fortuna, visto che mio marito lavora nell'azienda municipale idrica, non abbiamo avuto particolare bisogno, ma non ci saremmo rivolti lo stesso alla protezione civile, a cui si rivolge sia chi ha effettiva necessità, sia chi non ne ha affatto». Francesca, invece, è stata trasferita da L'Aquila in una casa di Giulianova. «Questa soluzione, certamente all'inizio ha ridotto l'impatto della tragedia - dice - però ogni giorno dobbiamo tornare in città per lavorare e i nostri bambini spesso siamo costretti a lasciarli nelle tendopoli». Barbara invece, la casa ce l'ha ancora intatta.
«Ma ci hanno fatto rientrare soltanto da venti giorni - dice - Mi piacerebbe andare a trovare i miei amici che sono nelle tendopoli, ma non ti fanno entrare, così li invito a casa mia per fare una doccia o per tutto quello di cui hanno bisogno». La città è «esageratamente» militarizzata, sostengono tutte e tre. «Ogni 50 metri c'è un posto di blocco - dicono le tre donne - Sulle nostre teste volteggiano continuamente elicotteri e aeroplani, poi, e questo lo sottolineiamo, la protezione civile, era meglio che non veniva, tutta questa esibizione muscolare, non serve assolutamente a niente. Grande merito invece ai vigili del fuoco che hanno dato l'anima per questa emergenza e che ora si ritrovano pure senza stipendio».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=62356&sez=HOME_INITALIA
Gli striscioni alla manifestazione. Dal corteo, cori di "Buffoni, buffoni!" e slogan contro il premier Berlusconi. Su striscioni e cartelli scritte come "Case a settembre? Ma chi sci? Meggaiver?". Altri dicono "Più case, meno C.a.s.e.", "Gli sfollati vi aspettano al G8", "Yes, we camp, grazie Silvio", "99 fontane, 99 chiese, 99 calci nel culo". Infine "Verità e giustizia. Comitato familiari vittime della casa dello studente".
Le forze dell'ordine hanno creato un cordone per imperdire al corteo di arrivare nella piazza. All'altezza di via di Pietra, il corteo è stato fermato dalle forze dell'ordine che hanno bloccato il passaggio verso Montecitorio. I manifestanti hanno protestato gridando: «Vergogna, vergogna!». I manifestanti hanno iniziato a spingere e alla fine il cordone è stato aperto e tutti i cittadini abruzzesi venuti a Roma sono giunti sotto Montecitorio per prendere parte al sit-in.
Due tende automontanti sono state aperte di fronte alla Camera. «Queste tende - urlano i manifestanti - sono per te, Berlusconi: vieni a vivere con noi». Un altro slogan gridato dai manifestanti è: «Rispettiamo solo i pompieri».
«Vogliamo che le promesse fatte da questo governo vengano scritte nel decreto. Abbiamo qualche dubbio, anzi, siamo seriamente preoccupati - dice Nicola Risi, sindaco di Cocullo che partecipa alla manifestazione insieme ad altri suoi colleghi - Non si sa nulla dei fondi per la ricostruzione delle seconde case, sia per i residenti che per i non residenti. Stesso discorso per il centro storico. Ripeto, vogliamo che queste misure vengano messe nero su bianco». Sullo stesso tono, anche il sindaco di Ofena, Annarita Coletti: «Il decreto prevede finanziamenti soltanto per le prime case - ha spiegato - Strano, perché prima delle ultime elezioni europee si parlava invece anche delle seconde». «Il centro storico dell'Aquila è ancora blindato», intervengono altri manifestanti. «Peraltro non è stato dato un euro a nessun comune - continua Coletti -. Tutte le spese, comprese alcune voci alimentari, sono state sostenute dai Comuni. Nulla neppure per il sussidio mensile che avevano promesso e che forse slitterà come minimo ad agosto».
Sindaco Cialente: tassa ad hoc. Per avviare e completare il processo di ricostruzione in Abruzzo «il governo dovrebbe istituire una piccola tassa ad hoc per due-tre anni. È quanto sollecita il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente durante la manifestazione. «Se il decreto sull'Abruzzo dovesse essere approvato così com'è, credo che tutti noi abruzzesi dovremmo aspettare molto per avere tempi migliori. In ogni caso se il governo dovesse porre la fiducia sul decreto ci troveremmo di fronte a un brutto segnale, peraltro imbarazzante. Ma per onestà devo dire che è stato anche imbarazzante l'astensione dell'opposizione su questo provvedimento al Senato».
Bindi: finito il tempo delle passerelle. La vicepresidente della Camera, Rosy Bindi ha raggiunto i manifestanti assicurando che dopo i ballottaggi «verrò una volta alla settimana nelle tendopoli de L'Aquila e a Pescara dagli sfollati». «È finito il tempo delle passerelle e della false promesse. Il governo deve mettere risorse vere per la ricostruzione e dare certezze a tutti sul futuro delll'Aquila e di tutti gli altri centri colpiti dal terremoto. Avete pienamente ragione e sarebbe una vergogna se anche in questo caso il Governo decidesse di porre la fiducia, rifiutando di accogliere le vostre richieste e di cambiare il decreto legge».
Epifani: è emergenza anziani. Nelle tendopoli dell'Abruzzo è «emergenza anziani». La denuncia arriva dalla Cgil che parla di «cronicario a cielo aperto». «Debbono avere la priorità in una nuova sistemazione e vigileremo affinchè questa denuncia non cada nel vuoto». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.
Tre donne si salutano allegramente: pur abitando a L'Aquila si sono incontrate qui alla manifestazione dopo la tragedia del terremoto. «Io vivo in una roulotte che mi ha prestato mio fratello, con mio marito e due bambini - dice Mariangela, una delle tre - Per fortuna, visto che mio marito lavora nell'azienda municipale idrica, non abbiamo avuto particolare bisogno, ma non ci saremmo rivolti lo stesso alla protezione civile, a cui si rivolge sia chi ha effettiva necessità, sia chi non ne ha affatto». Francesca, invece, è stata trasferita da L'Aquila in una casa di Giulianova. «Questa soluzione, certamente all'inizio ha ridotto l'impatto della tragedia - dice - però ogni giorno dobbiamo tornare in città per lavorare e i nostri bambini spesso siamo costretti a lasciarli nelle tendopoli». Barbara invece, la casa ce l'ha ancora intatta.
«Ma ci hanno fatto rientrare soltanto da venti giorni - dice - Mi piacerebbe andare a trovare i miei amici che sono nelle tendopoli, ma non ti fanno entrare, così li invito a casa mia per fare una doccia o per tutto quello di cui hanno bisogno». La città è «esageratamente» militarizzata, sostengono tutte e tre. «Ogni 50 metri c'è un posto di blocco - dicono le tre donne - Sulle nostre teste volteggiano continuamente elicotteri e aeroplani, poi, e questo lo sottolineiamo, la protezione civile, era meglio che non veniva, tutta questa esibizione muscolare, non serve assolutamente a niente. Grande merito invece ai vigili del fuoco che hanno dato l'anima per questa emergenza e che ora si ritrovano pure senza stipendio».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=62356&sez=HOME_INITALIA