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View Full Version : IRAN: Parla il Popolo Iraniano


chesim
15-06-2009, 19:54
IRAN: PARLA IL POPOLO IRANIANO
DI KEN BALLEN E PATRICK DOHERTY

The Washington Post
15.06.2009

I risultati elettorali in Iran potrebbero riflettere la volontà del popolo iraniano. Molti esperti stanno sostenendo che il margine di vittoria del presidente in carica, Mahmoud Ahmadinejad, è stato il risultato di frodi o manipolazioni, tuttavia il nostro sondaggio dell’opinione pubblica iraniana (http://www.terrorfreetomorrow.org/upimagestft/TFT%20Iran%20Survey%20Report%200609.pdf) a livello nazionale tre settimane prima del voto mostrava Ahmadinejad in testa con un margine di oltre 2 a 1 – superiore a quello con cui apparentemente ha vinto nelle elezioni di tre giorni fa.

Mentre i servizi giornalistici da Tehran nei giorni che hanno preceduto il voto rappresentavano una opinione pubblica iraniana entusiasta del principale avversario di Ahmadinejad, Mir Hossein Mussavi, il nostro campionamento scientifico in tutte e 30 le province dell’Iran mostrava Ahmadinejad in testa di parecchio.

I sondaggi nazionali indipendenti e non censurati dell’Iran sono rari. Di solito, i sondaggi pre-elettorali vengono condotti o monitorati dal governo, e sono notoriamente inaffidabili. Invece, il sondaggio realizzato dalla nostra organizzazione no-profit dall’11 al 20 maggio era il terzo di una serie negli ultimi due anni. Condotto per telefono da un Paese confinante, le rilevazioni sul campo sono state eseguite in Farsi da una società di sondaggi il cui lavoro nella regione per conto di ABC News e della BBC ha ricevuto un Emmy Award. Il nostro sondaggio è stato finanziato dal Rockefeller Brothers Fund.

L’ampiezza del sostegno per Ahmadinejad era evidente nel nostro sondaggio pre-elettorale. Nel corso della campagna elettorale, ad esempio, Mussavi ha sottolineato la sua identità di azero, il secondo gruppo etnico in Iran dopo quello dei persiani, per cercare di accattivarsi gli elettori azeri. Il nostro sondaggio indica, tuttavia, che gli azeri preferivano Ahmadinejad a Mussavi nel rapporto di due contro uno.

Gran parte dei commenti hanno rappresentato i giovani iraniani e Internet come precursori del cambiamento in queste elezioni. Ma il nostro sondaggio ha scoperto che solo un terzo degli iraniani hanno accesso a Internet, mentre, di tutti i gruppi di età, quello dei giovani fra i 18 e i 24 anni comprendeva il blocco di voti più forte a favore di Ahmadinejad.

Gli unici gruppi demografici nei quali Mussavi era in testa o competitivo rispetto ad Ahmadinejad, secondo i risultati del nostro sondaggio, erano gli studenti universitari e i laureati, e gli iraniani con la fascia di reddito più alta. Quando è stato realizzato il nostro sondaggio, inoltre quasi un terzo degli iraniani erano ancora indecisi. Tuttavia, le distribuzioni di riferimento che abbiamo trovato allora rispecchiano i risultati riferiti dalle autorità iraniane, il che indica la possibilità che il voto non sia il prodotto di frodi diffuse.

Alcuni potrebbero argomentare che il sostegno dichiarato per Ahmadinejad da noi rilevato riflettesse semplicemente la riluttanza degli intervistati impauriti a fornire risposte oneste ai rilevatori. Tuttavia, l’integrità dei nostri risultati è confermata dalle risposte politicamente rischiose che gli iraniani erano disposti a dare a un sacco di domande. Ad esempio, quasi quattro iraniani su cinque – compresa la maggioranza dei sostenitori di Ahmadinejad – hanno detto di voler cambiare il sistema politico per avere il diritto di eleggere la Guida Suprema, che attualmente non è soggetta al voto popolare. Analogamente, gli iraniani hanno definito libere elezioni e una libera stampa come le loro priorità più importanti per il governo, praticamente alla pari con il miglioramento dell’economia nazionale. Non propriamente risposte "politically correct" da esprimere pubblicamente in una società generalmente autoritaria.

Anzi, e coerentemente in tutti e tre i nostri sondaggi nel corso degli ultimi due anni, più del 70 % degli iraniani si sono detti favorevoli a dare pieno accesso agli ispettori sugli armamenti, e a garantire che l’Iran non sviluppi o possieda armi nucleari, in cambio di aiuti e investimenti esterni. E il 77 % degli iraniani era favorevole a rapporti normali e commercio con gli Stati Uniti, un altro dato in accordo con i nostri risultati precedenti.

Gli iraniani considerano il loro sostegno a un sistema più democratico, con rapporti normali con gli Stati Uniti, in armonia con il loro appoggio ad Ahmadinejad. Non vogliono che lui continui con le sue politiche intransigenti. Invece, gli iraniani apparentemente considerano Ahmadinejad il loro negoziatore più tosto, la persona meglio posizionata per portare a casa un accordo favorevole – una sorta di Nixon persiano che va in Cina.

Le accuse di frodi e manipolazioni elettorali serviranno a isolare ulteriormente l’Iran, e probabilmente ne aumenteranno la belligeranza e l’intransigenza nei confronti del mondo esterno. Prima che altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, saltino alla conclusione che le elezioni presidenziali iraniane sono state fraudolente, con le conseguenze serie che accuse di questo tipo potrebbero portare, essi dovrebbero valutare tutte le informazioni indipendenti. Potrebbe darsi semplicemente che la rielezione del presidente Ahmadinejad sia quello che voleva il popolo iraniano.


Ken Ballen è presidente di "Terror Free Tomorrow: The Center for Public Opinion", un istituto senza fini di lucro che si occupa di ricerche sugli atteggiamenti nei confronti dell’estremismo. Patrick Doherty è vice direttore dell’"American Strategy Program" presso la "New America Foundation". Il sondaggio condotto dai due gruppi dall’11 al 20 maggio si basa su 1.001 interviste in tutto l’Iran, e ha un margine di errore di 3,1 punti percentuali.

Traduzione di Ornella Sangiovanni per Osservatorio Iraq

Titolo originale: "The Iranian People Speak"

Fonte: http://www.washingtonpost.com
Link (http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/14/AR2009061401757.html?hpid=opinionsbox1)
15.06.2009

Varilion
15-06-2009, 22:18
Potrebbe darsi semplicemente che la rielezione del presidente Ahmadinejad sia quello che voleva il popolo iraniano.


Probabile, visto che a "dimostrare" sono solo gli studenti di Theran, mentre nelle sterminate campagne reazionarie dell'Iran tutto va bene. Li probabilmente nemmeno sanno che succede nella capitale.

...ma il punto è che è irrilevante, l'elezione del presidente iraniano funziona come il programma "veline" dove i candidati sono preselezionati ed in ogni caso il "regista" fa in modo che vinca quello che preferisce lui.

...MA mi sembra (leggendo qua e la tra Times, BBC etc...) che ad alcuni Ayatollah non vada troppo a genio l'accoppiata Khamenei & Ahmadinejad, accusati di fare troppo "team" tra di loro mettendo gli altri "colonnelli" da parte. Ovviamente una divisione, anche nascosta, all'interno dei vertici lascia spazio alle proteste in piazza.

più del 70 % degli iraniani si sono detti favorevoli a dare pieno accesso agli ispettori sugli armamenti, e a garantire che l’Iran non sviluppi o possieda armi nucleari, in cambio di aiuti e investimenti esterni.
Essendo stati gli ispettori espulsi più volte e stando l'Iran portato avanti un programma di sviluppo nucleare alquando losco...possiamo concludere che questo 70% conta assai poco.

chesim
16-06-2009, 10:52
BRZEZINSKI DIETRO LE RIVOLTE IN IRAN ?
DI PAOLO FAIS

Dalle urne un verdetto che pare inaccettabile per l’alta finanza.

Il recente viaggio di Obama in Medio Oriente, culminato nel discorso in Egitto, mostrato da tutti i media del pianeta come un gesto di apertura al mondo musulmano, all’insegna della discontinuità con l’Amministrazione George W. Bush, ha colto nel segno. Il tentativo di fomentare indirettamente le opposizioni tanto minoritarie quanto storiche negli Stati maggiormente non allineati alla politica atlantica (su tutti l’Iran degli Ayatollah) pare essere riuscito: la destabilizzazione libanese col recente scossone che ha consentito alla enorme coalizione filo occidentale di sconfiggere le forze di Hizbollah, ha fatto da preludio alla destabilizzazione stavolta soltanto verbale e “morale” del voto in Iran, poco dopo un attentato molto strano avvenuto pochi giorni or sono nel nord del Paese mediorientale, per cui sono stati già condannati a morte tre sedicenti membri di una cellula fondamentalista sunnita.

Un’operazione mediatica abile e manipolante ha inculcato nelle teste dell’opinione pubblica di quasi tutto il Pianeta che Ahmadinejad, legittimo presidente della Repubblica Islamica, fosse in netto calo e che l’affluenza di moltissimi giovani alle urne avrebbe quasi certamente garantito la vittoria almeno al secondo turno al riformista e moderato Mussavi. Chiaramente tutto ciò si è rivelato falso, tanto che, stante la grande affluenza, nessun sondaggio né alcuna proiezione a spoglio iniziato, hanno lontanamente confermato i proclami deliranti dello sfidante filo occidentale, che a due ore dalla chiusura del voto, si è persino dichiarato vincitore.

Nel 2007 un tuonante Zbigniew Brzezinski, storico stratega della geopolitica statunitense, asseriva, durante un'audizione della Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti d'America, che era evidente “il fallimento [del governo] iracheno nell'adempiere ai requisiti [posti dall'amministrazione di Washington], cui faranno seguito le accuse all'Iran di essere responsabile del fallimento, indi, mediante qualche provocazione in Iraq o un atto terroristico negli Stati Uniti attribuito all'Iran, [il tutto] culminante in un'azione militare 'difensiva' degli Stati Uniti contro l'Iran”, lasciando esterrefatti un buon numero di addetti ai lavori. Di fatto, veniva legittimata all’interno dell’Amministrazione d’oltre oceano, l’idea di poter “orchestrare” un attentato a proprio vantaggio, manipolandone gli effetti in termini di opinione pubblica, costruendo dal nulla un fertile terreno di liceità per un eventuale attacco. Non è una novità nemmeno l’osservazione dello stesso Brzezinski a proposito del caso riguardante il falso dossier inglese usato per mostrare l’esistenza di un armamento anticonvenzionale nell’Irak di Saddam Hussein, che mise nei guai di un vero e proprio scandalo la coppia Bush/Blair. Egli affermò che “al Presidente venivano attribuite preoccupazioni per il fatto che avrebbero potuto non esserci in Iraq armi di distruzioni di massa, che si sarebbero dovute mettere in piedi altre basi per sostenere l'azione bellica” sostenendo implicitamente che la pratica di costruire “teoremi ad hoc” non era certo inedita.

Brzezinski, Soros e Roathyn, ovvero gli agenti primari della geo-economia e della finanza mondiale, tra i principali sponsorizzatori della campagna che ha portato Obama al risultato "storico" e alla elezione alla prima carica degli Stati Uniti, da decenni muovono le fila dello scacchiere geopolitico. Dopo aver fondato Al Qaeda in funzione antisovietica, dopo aver finanziato il terrorismo degli indipendentisti ceceni in funzione anti Putin, dopo aver organizzato, assieme ai suoi sodali, tra cui ben 4 figli tutti impiegati nell'establishment della Nato e dell'intelligence yankee, le rivoluzioni "democratiche e arancioni" in Ucraina e in Georgia, il polacco Brzezinski, punterebbe dritto verso l'obiettivo finale: la distruzione della Repubblica Islamica e la conquista dell'Iran.

Il suo libro "La grande scacchiera", scritto nel 1996, sembrava ai più un delirante saggio di politica internazionale, piuttosto fantasioso nonchè cinico e spietatamente in grado di delineare un globo sempre più americanocentrico, indicando nel cordone eurasiatico i punti centrali in materia strategica ed energetica per la sopravvivenza del Capitalismo e dei suoi paesi-modello. Invece, pian piano, in pochi anni il quadro si è rivelato quanto mai reale tanto da mettere un certo spavento, per la geometrica perfezione con cui si è concretizzato. Oggi in Iran le manifestazioni dell'opposizione nettamente sconfitta, ed il quadro neo-golpista che ne potrebbe emergere, saranno da soppesare con la dovuta cautela: Ahmadinejad ha già lanciato pesanti e lecite accuse contro la vergognosa disinformazione che l'Occidente ha portato avanti, paventando inesistenti brogli da due mesi e annunciando un vantaggio dell'opposizione nei sondaggi che nei fatti non ha mai trovato alcuna minima conferma.

Le delegazioni dei giornalisti olandesi e di quelli spagnoli son state espulse dal Paese, e le manifestazioni sono state nei fatti vietate. E' incredibile come, malgrado il risultato non lasci dubbi e sia nettamente a favore del presidente iraniano (andato ben oltre il 60% dei consensi), l'opinione mondiale sia ancora critica e nutra dubbi: mai visto per dire tanto fervore per elezioni in Paesi assolutamente non democratici come Arabia Saudita o Egitto, che però hanno il "pregio" di essere Stati "amici" nei confronti degli Stati Uniti d'America. Basterebbe pensare che mentre, anche dall'Italia piovono critiche contro il governo di Tehran, qui da noi, a Roma, andava in scena un patetico siparietto di strisciante accoglienza nei confronti di Gheddafi, un personaggio che non ha mai rappresentato sicuramente un "democratico esempio" di leadership politica, ma che negli ultimi anni si è progressivamente e palesemente aperto all'Occidente e alla sua "libera economia".

Siamo alle solite: due pesi e due misure. E mentre Ahmadinejad paventa ai mezzi di informazione la presenza di "forze esterne" che stanno fomentando un clima irreale di tensione, la Guida Suprema Ayatollah Alì Khamenei ha assicurato che partirà un'inchiesta per approfondire la questione dei presunti brogli elettorali. Brogli sempre più fantomaticamente sbandierati da un leader riformista fermo al 32% dei consensi, e mai dato in vantaggio da alcun organo o istituto mediatico in alcun dato parziale durante lo spoglio, ad eccezione di sè stesso, autoproclamandosi vincitore a due ore dalla chiusura delle urne, in pieno svolgimento delle operazioni elettorali. Un'arroganza e una presunzione che suonano sospette: chi e cosa si cela dietro l'opposizione filo occidentale di Mussavi?

Andrea Fais
Fonte: www.controventopg.splinder.com
Link: http://www.controventopg.splinder.com/post/20765562/Brzezinski+dietro+le+rivolte+i www.controventopg.splinder.com
15.06.2009