Dona*
25-05-2009, 12:20
E' da settimane che si parla di Fiat che compra l'auto americana...in realtà è l'america che compra la Fiat auto.
Ben poco in realtà è cambiato dal marzo 2000:
13 marzo 2000. Salutato dalla stampa internazionale come ''una svolta per l'Auto europea'' e una ''mega-alleanza'', l'accordo viene firmato a Milano. Detroit acquista il 20% di Fiat Auto e, in cambio, Fiat spa entra con il 5,15% nel capitale di Gm, diventando il primo azionista privato della casa americana.
Al Lingotto viene riconosciuto un diritto di opzione per cedere il restante 80% a General Motors.
Ebbene, 9 anni dopo....la storia si ripete...
Ecco quello che scrive il Sole 24 ore a pagina 5 (sabato) nell'articolo: la newco dell'auto può valere 8 miliardi:
"La famiglia Agnelli resterebbe con il 30% della Fiat Spa (una volta scorporata l'auto) e con il 10% nella newco per effetto del ruolo mgiocato da investitori americani.
OVVERO...NON E' LA FIAT CHE COMPRA CHRYSLER E OPEL, MA L'AMERICA CHE COMPRA LA FIAT...
Poi..fra pochi anni Marchionne verrà sostituito e un americano prenderà il posto...
La Newco, statene certi...avrà un nome nuovo....e da FIAT scomparirà sicuramente la I (Italia) e la T (Torino).
Ho trovato un blog molto interessante che sposa al 100% la mia idea.
L'articolo l'ho riportato in quanto lo reputo a dir poco illuminante.
La domanda è: E I POLITICI ITALIANI COSA FANNO?
http://lakesidecapital.wordpress.com/2009/05/12/grande-fiat/
Grande Fiat
12 Maggio 2009
Pagine e pagine di quotidiani in Italia per lodare l’attivismo di Fiat, e la nuova centralità dell’Italia nell’industria dell’auto. Per un’operazione che realizza cosa, esattamente?
Fiat prenderà il 20% di Chrysler, senza sborsare un centesimo (paga infatti in know-how), con la possibilità di acquisire una ulteriore quota del 15% e di salire, con un ulteriore 16%, sino al 51% dal 2013 qualora le cose dovessero andare bene, con un’operazione che, nei documenti fallimentari, è indicata così:
For almost two and a half years, I have pursued all manner of business transactions so as to secure Chrysler’s future. Now, in the midst of worldwide economic problems unparalleled in my lifetime, and having fully considered the proposed transaction with Fiat, it is my judgment that this deal will provide Chrysler, its 55,000 employees, and the hundreds of thousands of people who, in their work as suppliers, dealers, or support personnel, substantially rely on Chrysler for their livelihood an opportunity to move forward.
The proposed deal is the only one I am aware of that can be accomplished. It has come about through hard-nose, determined negotiations, as well as the shared sacrifice of all of the company’s employees, including members of the UAW and CAW, the company’s owners Cerberus and Daimler, and the public at large, through the necessary support of the U.S. government. With Fiat, Chrysler has a way forward.
La lettura delle pagine da 79 ad 83 della domanda di ammissione al Chapter 11 è illuminante: nel 2008 Chrysler ha provato a vendere la propria azienda a qualsiasi produttore di auto mondiale, a produttori di componenti e chiunque potesse essere interessato. Al tavolo è rimasta solo Fiat, l’ultima spiaggia; dopo due anni e mezzo di tentativi di cessione falliti. Insomma, si è cercato di tutto, ma non c’era niente di meglio: Chrysler era messa talmente male che non l’ha voluta nessuno. E, d’altronde, se Daimler l’ha scaricata un motivo ci sarà.
Fatta l’operazione con Chrysler, Fiat vuole prendersi Opel da GM, e, non contenta, pure Saab e le attività sudamericane della stessa GM. Ovviamente Fiat non può pagare, e tutto questo shopping sarà “pagato” costruendo una nuova società di cui gli Agnelli avranno circa il 10%, mentre il 30% andrà….. a GM! Il resto è lecito presumere arriverà da una quotazione del titolo della nuova società.
In barba a qualsiasi conflitto di interessi, dunque, GM cerca di vendere Opel e Saab, sperando in generosi contributi dai governi tedeschi e svedesi in cambio di una ristrutturazione non troppo drastica dal punto di vista occupazionale, ad una società di cui sarà l’azionista di controllo.
In definitiva, Fiat riuscirà nell’impresa di vendere Chrysler a General Motors, scaricando nella confezione pure Fiat Auto, adeguatamente impacchettata ed infiocchettata, in cambio di una partecipazione di minoranza al nuovo gruppo, beneficiando di aiuti di stato in Italia, Germania, Stati Uniti e magari Svezia. E chi può dirlo, magari pure i governi sudamericani si sentiranno in obbligo di mostrare la propria riconoscenza.
In questo modo, tre società da anni sull’orlo del baratro si mettono insieme, sperando su generosi contributi pubblici, senza serie prospettive di riorganizzazioni industriali, dato che nessuno dei governi dei Paesi coinvolti pare disposto ad accettare tagli significativi ad impianti ed occupazione; le prospettive di sinergie sono limitate: difficile che i modelli che Chrysler non vende possano colmare l’eccesso di capacità produttiva di Fiat, dato che, appunto, non si riesce a venderli, né è lecito sperare che, vendendo la 500 negli Stati Uniti, Chrysler possa risollevarsi (quante 500 bisogna vendere, per ottenere il valore aggiunto di una sola Chrysler?).
In Italia nascerà il secondo gruppo auto mondiale: controllato da un azionista americano, con fabbriche prevalentemente all’estero, in cui Fiat avrà un ruolo marginale. Ma per l’Italia l’immagine è tutto, e indubbiamente Fiat oggi è su tutte le prime pagine per il suo attivismo. La sostanza? Eh, la sostanza, roba da filosofi.
Ben poco in realtà è cambiato dal marzo 2000:
13 marzo 2000. Salutato dalla stampa internazionale come ''una svolta per l'Auto europea'' e una ''mega-alleanza'', l'accordo viene firmato a Milano. Detroit acquista il 20% di Fiat Auto e, in cambio, Fiat spa entra con il 5,15% nel capitale di Gm, diventando il primo azionista privato della casa americana.
Al Lingotto viene riconosciuto un diritto di opzione per cedere il restante 80% a General Motors.
Ebbene, 9 anni dopo....la storia si ripete...
Ecco quello che scrive il Sole 24 ore a pagina 5 (sabato) nell'articolo: la newco dell'auto può valere 8 miliardi:
"La famiglia Agnelli resterebbe con il 30% della Fiat Spa (una volta scorporata l'auto) e con il 10% nella newco per effetto del ruolo mgiocato da investitori americani.
OVVERO...NON E' LA FIAT CHE COMPRA CHRYSLER E OPEL, MA L'AMERICA CHE COMPRA LA FIAT...
Poi..fra pochi anni Marchionne verrà sostituito e un americano prenderà il posto...
La Newco, statene certi...avrà un nome nuovo....e da FIAT scomparirà sicuramente la I (Italia) e la T (Torino).
Ho trovato un blog molto interessante che sposa al 100% la mia idea.
L'articolo l'ho riportato in quanto lo reputo a dir poco illuminante.
La domanda è: E I POLITICI ITALIANI COSA FANNO?
http://lakesidecapital.wordpress.com/2009/05/12/grande-fiat/
Grande Fiat
12 Maggio 2009
Pagine e pagine di quotidiani in Italia per lodare l’attivismo di Fiat, e la nuova centralità dell’Italia nell’industria dell’auto. Per un’operazione che realizza cosa, esattamente?
Fiat prenderà il 20% di Chrysler, senza sborsare un centesimo (paga infatti in know-how), con la possibilità di acquisire una ulteriore quota del 15% e di salire, con un ulteriore 16%, sino al 51% dal 2013 qualora le cose dovessero andare bene, con un’operazione che, nei documenti fallimentari, è indicata così:
For almost two and a half years, I have pursued all manner of business transactions so as to secure Chrysler’s future. Now, in the midst of worldwide economic problems unparalleled in my lifetime, and having fully considered the proposed transaction with Fiat, it is my judgment that this deal will provide Chrysler, its 55,000 employees, and the hundreds of thousands of people who, in their work as suppliers, dealers, or support personnel, substantially rely on Chrysler for their livelihood an opportunity to move forward.
The proposed deal is the only one I am aware of that can be accomplished. It has come about through hard-nose, determined negotiations, as well as the shared sacrifice of all of the company’s employees, including members of the UAW and CAW, the company’s owners Cerberus and Daimler, and the public at large, through the necessary support of the U.S. government. With Fiat, Chrysler has a way forward.
La lettura delle pagine da 79 ad 83 della domanda di ammissione al Chapter 11 è illuminante: nel 2008 Chrysler ha provato a vendere la propria azienda a qualsiasi produttore di auto mondiale, a produttori di componenti e chiunque potesse essere interessato. Al tavolo è rimasta solo Fiat, l’ultima spiaggia; dopo due anni e mezzo di tentativi di cessione falliti. Insomma, si è cercato di tutto, ma non c’era niente di meglio: Chrysler era messa talmente male che non l’ha voluta nessuno. E, d’altronde, se Daimler l’ha scaricata un motivo ci sarà.
Fatta l’operazione con Chrysler, Fiat vuole prendersi Opel da GM, e, non contenta, pure Saab e le attività sudamericane della stessa GM. Ovviamente Fiat non può pagare, e tutto questo shopping sarà “pagato” costruendo una nuova società di cui gli Agnelli avranno circa il 10%, mentre il 30% andrà….. a GM! Il resto è lecito presumere arriverà da una quotazione del titolo della nuova società.
In barba a qualsiasi conflitto di interessi, dunque, GM cerca di vendere Opel e Saab, sperando in generosi contributi dai governi tedeschi e svedesi in cambio di una ristrutturazione non troppo drastica dal punto di vista occupazionale, ad una società di cui sarà l’azionista di controllo.
In definitiva, Fiat riuscirà nell’impresa di vendere Chrysler a General Motors, scaricando nella confezione pure Fiat Auto, adeguatamente impacchettata ed infiocchettata, in cambio di una partecipazione di minoranza al nuovo gruppo, beneficiando di aiuti di stato in Italia, Germania, Stati Uniti e magari Svezia. E chi può dirlo, magari pure i governi sudamericani si sentiranno in obbligo di mostrare la propria riconoscenza.
In questo modo, tre società da anni sull’orlo del baratro si mettono insieme, sperando su generosi contributi pubblici, senza serie prospettive di riorganizzazioni industriali, dato che nessuno dei governi dei Paesi coinvolti pare disposto ad accettare tagli significativi ad impianti ed occupazione; le prospettive di sinergie sono limitate: difficile che i modelli che Chrysler non vende possano colmare l’eccesso di capacità produttiva di Fiat, dato che, appunto, non si riesce a venderli, né è lecito sperare che, vendendo la 500 negli Stati Uniti, Chrysler possa risollevarsi (quante 500 bisogna vendere, per ottenere il valore aggiunto di una sola Chrysler?).
In Italia nascerà il secondo gruppo auto mondiale: controllato da un azionista americano, con fabbriche prevalentemente all’estero, in cui Fiat avrà un ruolo marginale. Ma per l’Italia l’immagine è tutto, e indubbiamente Fiat oggi è su tutte le prime pagine per il suo attivismo. La sostanza? Eh, la sostanza, roba da filosofi.