easyand
03-05-2009, 18:21
Missione anti-pirati del San Marco
La San Giorgio con a bordo gli uomini del battaglione vicina al braccio di mare dove è bloccato il Buccaneer
Dal nostro inviato Massimo Alberizzi
GIBUTI - Missione segreta della San Giorgio, gioiello della nostra marina militare. Dotata di mezzi da sbarco e con a bordo 350 uomini del battaglione San Marco, la forza scelta dei fucilieri di marina, la nave è giunta al largo delle coste somale, nei pressi del braccio di mare dove i pirati tengono in custodia il rimorchiatore italiano Buccaneer. Nelle stesse ore in Puntland è arrivata l’inviata speciale per le crisi umanitarie, Margherita Boniver, ed è fallito l’ennesimo tentativo dei capiclan di ottenere la liberazione del rimorchiatore, sequestrato l’11 aprile con a bordo 10 connazionali, un croato e cinque rumeni.
L’arrivo del San Giorgio è confermato a Gibuti da ambienti militari internazionali. Qui ci sono due grandi basi, una francese e una americana, dove trovano appoggio tutte le flotte che hanno inviato navi in missione antipirateria.
Il sito della marina militare italiana recita a proposito della San Giorgio: «Oggi la forza da sbarco costituisce la componente anfibia delle forze armate italiane; uno strumento efficacissimo, capace di rischierarsi rapidamente e di operare in qualsiasi parte del mondo. Per questo la forza da sbarco negli ultimi anni ha partecipato a tutte le missioni militari italiane all’estero: dal Libano al Golfo Persico, dalla Somalia alla Bosnia, dal Kosovo all’Albania e nelle acque prospicienti l’Eritrea durante la guerra con l’Etiopia».
Margherita Boniver a Garowe, capitale del Puntland, ha incontrato il presidente Abdirahman Faroleh al quale ha chiesto di impiegare tutti gli sforzi possibili per ottenere il rilascio incondizionato del Buccaneer e del suo equipaggio, ma da bordo del rimorchiatore il leader dei pirati Omar Baqalioh, contattato al telefono dal Corriere della Sera, ha ribadito la sua richiesta: «Trenta milioni di dollari perché il rimorchiatore portava rifiuti tossici scaricati nel nostro mare». A nulla è valso ricordargli che questa è una teoria campata per aria.
Omar Baqalioh, tra l’altro, viene indicato come socio in affari dell’ex capo della polizia del Puntland, conosciuto con il soprannome di Badugaye (cioè quello che rompe tutto). Sei mesi fa per paura di essere arrestato Badugaye era scappato poi è stato perdonato ed è rientrato a Bosaso. «È un criminale – l’ha definito al Corriere il ministro della sicurezza del Puntland Abdullahi Said Samantar – con lui non si deve trattare e non si deve versare alcun riscatto». Samantar non ha escluso un’azione militare per liberare il Buccaneer ma non ha voluto scendere in particolari sbottando però: «Gli italiani non lo vogliono».
Ieri la fregata Maestrale ha lasciato le acque davanti ad Adado, dove è ancorato il Buccaneer. Il San Giorgio le ha dato il cambio, e ha raggiunto la portacontainer Jolly Smeraldo, attaccata per ben tre volte il 29 e il 30 aprile dai pirati e sfuggita grazie alla perizia del comandante, Domenico Scotto di Perta, che ha manovrato in modo tale da creare onde altissime e rendere impossibile l’abbordaggio. Il cargo sarà scortato fino a che uscirà dalle acque pericolose.
Sempre ieri i pirati hanno messo a segno un paio di colpi sequestrando un cargo greco e un altro ucraino, mentre una nave della Nato ha sventato un attacco a una petroliera norvegese, la Kition, nel Golfo di Aden, ha arrestato 19 bucanieri somali per qualche ora e poi li ha rilasciati. ù
Hussein Ali uno dei capi dei pirati di Harardhere, il villaggio di pescatori davanti al quale sono ancorate diverse navi sequestrate, ha raccontato che il cargo ucraino «trasporta materiale destinato alle Nazioni Unite, comprese automobili bianche con il logo UN sulla fiancata». Hussein ha aggiunto: «Stiamo cambiando tattiche per riuscire a catturare ancora più navi».
I banditi del mare somali ieri hanno sequestrato anche l’Ariana, un mercantile greco battente bandiera maltese. Secondo, Andrew Mwangura, che monitora da Mombasa il traffico marittimo in transito davanti all’Africa orientale, attraverso l’organizzazione East African Seafarers Assistance Programme, la nave è stata presa al largo del Madagascar. Cioè lontanissimo dalle coste somale. Un segnale preoccupante. I pirati ormai hanno infestato non solo il Corno d’Africa, ma tutto l’Oceano Indiano.
03 maggio 2009
corriere.it
http://www.marina.difesa.it/unita/pagine/navi/sanmarco/images/01.jpg
La San Giorgio con a bordo gli uomini del battaglione vicina al braccio di mare dove è bloccato il Buccaneer
Dal nostro inviato Massimo Alberizzi
GIBUTI - Missione segreta della San Giorgio, gioiello della nostra marina militare. Dotata di mezzi da sbarco e con a bordo 350 uomini del battaglione San Marco, la forza scelta dei fucilieri di marina, la nave è giunta al largo delle coste somale, nei pressi del braccio di mare dove i pirati tengono in custodia il rimorchiatore italiano Buccaneer. Nelle stesse ore in Puntland è arrivata l’inviata speciale per le crisi umanitarie, Margherita Boniver, ed è fallito l’ennesimo tentativo dei capiclan di ottenere la liberazione del rimorchiatore, sequestrato l’11 aprile con a bordo 10 connazionali, un croato e cinque rumeni.
L’arrivo del San Giorgio è confermato a Gibuti da ambienti militari internazionali. Qui ci sono due grandi basi, una francese e una americana, dove trovano appoggio tutte le flotte che hanno inviato navi in missione antipirateria.
Il sito della marina militare italiana recita a proposito della San Giorgio: «Oggi la forza da sbarco costituisce la componente anfibia delle forze armate italiane; uno strumento efficacissimo, capace di rischierarsi rapidamente e di operare in qualsiasi parte del mondo. Per questo la forza da sbarco negli ultimi anni ha partecipato a tutte le missioni militari italiane all’estero: dal Libano al Golfo Persico, dalla Somalia alla Bosnia, dal Kosovo all’Albania e nelle acque prospicienti l’Eritrea durante la guerra con l’Etiopia».
Margherita Boniver a Garowe, capitale del Puntland, ha incontrato il presidente Abdirahman Faroleh al quale ha chiesto di impiegare tutti gli sforzi possibili per ottenere il rilascio incondizionato del Buccaneer e del suo equipaggio, ma da bordo del rimorchiatore il leader dei pirati Omar Baqalioh, contattato al telefono dal Corriere della Sera, ha ribadito la sua richiesta: «Trenta milioni di dollari perché il rimorchiatore portava rifiuti tossici scaricati nel nostro mare». A nulla è valso ricordargli che questa è una teoria campata per aria.
Omar Baqalioh, tra l’altro, viene indicato come socio in affari dell’ex capo della polizia del Puntland, conosciuto con il soprannome di Badugaye (cioè quello che rompe tutto). Sei mesi fa per paura di essere arrestato Badugaye era scappato poi è stato perdonato ed è rientrato a Bosaso. «È un criminale – l’ha definito al Corriere il ministro della sicurezza del Puntland Abdullahi Said Samantar – con lui non si deve trattare e non si deve versare alcun riscatto». Samantar non ha escluso un’azione militare per liberare il Buccaneer ma non ha voluto scendere in particolari sbottando però: «Gli italiani non lo vogliono».
Ieri la fregata Maestrale ha lasciato le acque davanti ad Adado, dove è ancorato il Buccaneer. Il San Giorgio le ha dato il cambio, e ha raggiunto la portacontainer Jolly Smeraldo, attaccata per ben tre volte il 29 e il 30 aprile dai pirati e sfuggita grazie alla perizia del comandante, Domenico Scotto di Perta, che ha manovrato in modo tale da creare onde altissime e rendere impossibile l’abbordaggio. Il cargo sarà scortato fino a che uscirà dalle acque pericolose.
Sempre ieri i pirati hanno messo a segno un paio di colpi sequestrando un cargo greco e un altro ucraino, mentre una nave della Nato ha sventato un attacco a una petroliera norvegese, la Kition, nel Golfo di Aden, ha arrestato 19 bucanieri somali per qualche ora e poi li ha rilasciati. ù
Hussein Ali uno dei capi dei pirati di Harardhere, il villaggio di pescatori davanti al quale sono ancorate diverse navi sequestrate, ha raccontato che il cargo ucraino «trasporta materiale destinato alle Nazioni Unite, comprese automobili bianche con il logo UN sulla fiancata». Hussein ha aggiunto: «Stiamo cambiando tattiche per riuscire a catturare ancora più navi».
I banditi del mare somali ieri hanno sequestrato anche l’Ariana, un mercantile greco battente bandiera maltese. Secondo, Andrew Mwangura, che monitora da Mombasa il traffico marittimo in transito davanti all’Africa orientale, attraverso l’organizzazione East African Seafarers Assistance Programme, la nave è stata presa al largo del Madagascar. Cioè lontanissimo dalle coste somale. Un segnale preoccupante. I pirati ormai hanno infestato non solo il Corno d’Africa, ma tutto l’Oceano Indiano.
03 maggio 2009
corriere.it
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