blade9722
18-04-2009, 11:47
Delitto di Posillipo. La confessione:
si muovevano ancora, sembravano russare
Il thread precedente è stato chiuso con l'invito del moderatore di aprirne uno nuovo. Presto fatto:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/16-aprile-2009/cibo-sangue-villa-tracce-dell-orrore--1501190963071.shtml
Il killer: «Ho smesso di fare il giardiniere per*ché ero stanco. C'erano i lavori, pensavo che la villa fosse vuota»
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Ferlaino: con Franco sognavamo un nuovo stadio
Gaiola, leggenda «nera»
NAPOLI — Come in un classico dei gialli, l’assassino è il giardiniere. Marius Vasile Acsiniei, 22 anni, ru*meno, è l’uomo che nella notte tra martedì e mercoledì ha massacrato l’imprenditore Franco Ambrosio e la moglie Giovanna Sacco.
Aveva la*vorato per loro fino a un anno fa: una volta a settimana andava nella villa di Posillipo per curare le aiuo*le. Acsiniei è stato ar*restato ieri mattina dalla squadra mobi*le e ha fatto i nomi dei due complici, Va*lentin Dumitriu, pu*re di 22 anni, e Calin Petrica, di 24. Tutti e tre hanno confessato al pubbli*co ministero Anto*nio D’Alessio. L’ar*ma del delitto, han*no spiegato, è un gi*rabacchino a L: l’at*trezzo che si usa per svitare i bulloni del*le ruote delle auto. Hanno confessato, ma non hanno espresso una sola parola di pietà o dispiacere nei confronti delle loro vittime.
E hanno ricostruito il duplice omi*cidio in maniera diversa dalla Scien*tifica: hanno ucciso — dicono — pri*ma Giovanna Sacco, poi il marito: «Non pensavamo che la casa fosse abitata. Per prima si è svegliata la vecchia. Si è messa a gridare. L’abbiamo presa a pugni ma gridava ancora, co*sì l’abbiamo uccisa. Poi si è sveglia*to il marito e abbiamo ucciso anche lui». A quel punto, uno dei tre è ri*masto a guardare i corpi, gli altri due hanno cercato in casa gli ogget*ti preziosi. A guardare i corpi, perché erano vicini all’ingreso e poteva passare qualcuno. Ma anche perché Franco Ambrosio e la moglie non erano an*cora morti: «Li vedevamo muoversi. Li sentivamo russare». «Russare» è il verbo con cui i tre stranieri hanno frettolosamente descritto al pubbli*co ministero i rantoli che hanno pre*ceduto la morte dei due anziani. Niente lacrime, tono indifferente: «Ho smesso di fare il giardiniere in casa Ambrosio — ha detto Acsiniei — per*ché mi ero stancato. Volevo fare un altro lavoro. Ho saputo che stavano ristrut*turando la villa e ho pensato che l’avesse*ro lasciata vuota».
Nei giorni scorsi Ma*rius Vasile e i suoi complici avevano fat*to due sopralluoghi; i padroni di casa non erano comparsi, da fuori si intravede*vano mobili avvolti nel cellophan e loro si erano convinti che gli Ambrosio avessero lasciato temporaneamente la villa. Al giovanissimo giardiniere la po*lizia è arrivata attraverso il telefoni*no di Ambrosio, un Samsung che i banditi avevano portato via dopo avere ucciso i due coniugi. Acsiniei ha pensato che bastasse togliere la scheda per non venire in*dividuato: ne ha messo una sua per telefonare alla madre, in Romania. Ma, nonostante i gioielli arraffati nella villa, è stato costretto a farsi prestare il denaro per la ricarica. Appena il Samsung è stato acce*so, martedì sera, la polizia ha capito che il giardiniere si trovava nella zo*na flegrea. Poi ha ascoltato la breve telefonata tra il ragazzo e la madre. Una telefonata nella quale il giardi*niere non racconta l’orribile verità, ma dice di avere «forse» ucciso due persone in un incidente stradale: «Ho fatto un incidente, ho ucciso due persone. Io non mi ero neppure reso conto di averli feriti, ma poi la televisione ha detto che sono morti». Il tempo stringe: «Posso parlarti solo due mi*nuti, perché mi sono rimasti solo 70 centesimi di credito».
La madre lo invita a raggiungerla in Romania: «Non posso — risponde lui —, se torno mi prendono e se mi prendo*no io sparo a tutti, anche alla poli*zia ». Marius Vasile mente ma sa di averla fatta grossa; calcola la pena: «Se mi prendono mi danno 25 an*ni ». Dopo la brevissima telefonata alla madre, il giardiniere telefona an*cora, cercando qualcuno che gli rica*richi il telefono. Parla con un amico: «Fammi una ricarica di dieci euro». Alla fine ottiene una ricarica di cinque euro. Fa altre telefonate. Un amico lo invita ad essere cauto, ma poi lo rimprovera: «In casa non tene*re niente di quello che hai preso. Getta via tutto o nascondi gli ogget*ti di lavoro. Tieni solo pane, lievito e sapone, perché poi la polizia se ti rintraccia viene a controllare». Il giardiniere cerca di darsi coraggio da solo: «Non credo che mi prende*ranno ».
L’amico non è altrettanto ot*timista: «Come ti ho detto anche al*tre volte, nella vita puoi fare di tut*to, ma non togliere la vita agli altri. Questo può costarti la libertà ed è un peccato, perché sei giovane». In una conferenza stampa, il pro*curatore Giovandomenico Lepore e l’aggiunto Sandro Pennasilico si so*no congratulati con il questore, San*ti Giuffrè. Si è confermata vincente la sinergia tra la squadra mobile, guidata da Vittorio Pisani, e la Scien*tifica, coordinata da fabiola Manco*ne. I tre rumeni sono arrivati in Italia giovanissimi nel 2001. Prima non erano mai stati fermati. In provincia di Napoli avevano una vita apparen*temente normale: facevano lavoret*ti occasionali ma puliti. Acsiniei il giardiniere, ma anche il muratore e, da ultimo, il cameriere in un risto*rante di Licola. Dumitriu è bravo con i cavalli e lavora come stalliere, Petrica lavora invece come operaio in un autolavaggio. A differenza di altre storie di cro*naca nera recenti, qui non c’è un ac*campamento a fare da sfondo: i tre rumeni vivevano in tre diversi ac*campamenti tra Licola e Ischitella.
Sabato sarà eseguita l’autopsia sui cadaveri delle due vittime, mentre i funerali si svolgeranno domenica a San Giuseppe Vesuviano.
Titti Beneduce
si muovevano ancora, sembravano russare
Il thread precedente è stato chiuso con l'invito del moderatore di aprirne uno nuovo. Presto fatto:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2009/16-aprile-2009/cibo-sangue-villa-tracce-dell-orrore--1501190963071.shtml
Il killer: «Ho smesso di fare il giardiniere per*ché ero stanco. C'erano i lavori, pensavo che la villa fosse vuota»
NOTIZIE CORRELATE
Ferlaino: con Franco sognavamo un nuovo stadio
Gaiola, leggenda «nera»
NAPOLI — Come in un classico dei gialli, l’assassino è il giardiniere. Marius Vasile Acsiniei, 22 anni, ru*meno, è l’uomo che nella notte tra martedì e mercoledì ha massacrato l’imprenditore Franco Ambrosio e la moglie Giovanna Sacco.
Aveva la*vorato per loro fino a un anno fa: una volta a settimana andava nella villa di Posillipo per curare le aiuo*le. Acsiniei è stato ar*restato ieri mattina dalla squadra mobi*le e ha fatto i nomi dei due complici, Va*lentin Dumitriu, pu*re di 22 anni, e Calin Petrica, di 24. Tutti e tre hanno confessato al pubbli*co ministero Anto*nio D’Alessio. L’ar*ma del delitto, han*no spiegato, è un gi*rabacchino a L: l’at*trezzo che si usa per svitare i bulloni del*le ruote delle auto. Hanno confessato, ma non hanno espresso una sola parola di pietà o dispiacere nei confronti delle loro vittime.
E hanno ricostruito il duplice omi*cidio in maniera diversa dalla Scien*tifica: hanno ucciso — dicono — pri*ma Giovanna Sacco, poi il marito: «Non pensavamo che la casa fosse abitata. Per prima si è svegliata la vecchia. Si è messa a gridare. L’abbiamo presa a pugni ma gridava ancora, co*sì l’abbiamo uccisa. Poi si è sveglia*to il marito e abbiamo ucciso anche lui». A quel punto, uno dei tre è ri*masto a guardare i corpi, gli altri due hanno cercato in casa gli ogget*ti preziosi. A guardare i corpi, perché erano vicini all’ingreso e poteva passare qualcuno. Ma anche perché Franco Ambrosio e la moglie non erano an*cora morti: «Li vedevamo muoversi. Li sentivamo russare». «Russare» è il verbo con cui i tre stranieri hanno frettolosamente descritto al pubbli*co ministero i rantoli che hanno pre*ceduto la morte dei due anziani. Niente lacrime, tono indifferente: «Ho smesso di fare il giardiniere in casa Ambrosio — ha detto Acsiniei — per*ché mi ero stancato. Volevo fare un altro lavoro. Ho saputo che stavano ristrut*turando la villa e ho pensato che l’avesse*ro lasciata vuota».
Nei giorni scorsi Ma*rius Vasile e i suoi complici avevano fat*to due sopralluoghi; i padroni di casa non erano comparsi, da fuori si intravede*vano mobili avvolti nel cellophan e loro si erano convinti che gli Ambrosio avessero lasciato temporaneamente la villa. Al giovanissimo giardiniere la po*lizia è arrivata attraverso il telefoni*no di Ambrosio, un Samsung che i banditi avevano portato via dopo avere ucciso i due coniugi. Acsiniei ha pensato che bastasse togliere la scheda per non venire in*dividuato: ne ha messo una sua per telefonare alla madre, in Romania. Ma, nonostante i gioielli arraffati nella villa, è stato costretto a farsi prestare il denaro per la ricarica. Appena il Samsung è stato acce*so, martedì sera, la polizia ha capito che il giardiniere si trovava nella zo*na flegrea. Poi ha ascoltato la breve telefonata tra il ragazzo e la madre. Una telefonata nella quale il giardi*niere non racconta l’orribile verità, ma dice di avere «forse» ucciso due persone in un incidente stradale: «Ho fatto un incidente, ho ucciso due persone. Io non mi ero neppure reso conto di averli feriti, ma poi la televisione ha detto che sono morti». Il tempo stringe: «Posso parlarti solo due mi*nuti, perché mi sono rimasti solo 70 centesimi di credito».
La madre lo invita a raggiungerla in Romania: «Non posso — risponde lui —, se torno mi prendono e se mi prendo*no io sparo a tutti, anche alla poli*zia ». Marius Vasile mente ma sa di averla fatta grossa; calcola la pena: «Se mi prendono mi danno 25 an*ni ». Dopo la brevissima telefonata alla madre, il giardiniere telefona an*cora, cercando qualcuno che gli rica*richi il telefono. Parla con un amico: «Fammi una ricarica di dieci euro». Alla fine ottiene una ricarica di cinque euro. Fa altre telefonate. Un amico lo invita ad essere cauto, ma poi lo rimprovera: «In casa non tene*re niente di quello che hai preso. Getta via tutto o nascondi gli ogget*ti di lavoro. Tieni solo pane, lievito e sapone, perché poi la polizia se ti rintraccia viene a controllare». Il giardiniere cerca di darsi coraggio da solo: «Non credo che mi prende*ranno ».
L’amico non è altrettanto ot*timista: «Come ti ho detto anche al*tre volte, nella vita puoi fare di tut*to, ma non togliere la vita agli altri. Questo può costarti la libertà ed è un peccato, perché sei giovane». In una conferenza stampa, il pro*curatore Giovandomenico Lepore e l’aggiunto Sandro Pennasilico si so*no congratulati con il questore, San*ti Giuffrè. Si è confermata vincente la sinergia tra la squadra mobile, guidata da Vittorio Pisani, e la Scien*tifica, coordinata da fabiola Manco*ne. I tre rumeni sono arrivati in Italia giovanissimi nel 2001. Prima non erano mai stati fermati. In provincia di Napoli avevano una vita apparen*temente normale: facevano lavoret*ti occasionali ma puliti. Acsiniei il giardiniere, ma anche il muratore e, da ultimo, il cameriere in un risto*rante di Licola. Dumitriu è bravo con i cavalli e lavora come stalliere, Petrica lavora invece come operaio in un autolavaggio. A differenza di altre storie di cro*naca nera recenti, qui non c’è un ac*campamento a fare da sfondo: i tre rumeni vivevano in tre diversi ac*campamenti tra Licola e Ischitella.
Sabato sarà eseguita l’autopsia sui cadaveri delle due vittime, mentre i funerali si svolgeranno domenica a San Giuseppe Vesuviano.
Titti Beneduce